martedì 22 novembre 2016

Lillo Taverna Carissimo Giorgio, innanzi tutto grazie. Nella mia foga polemica forse ho finito col dare inesatte informazioni. Certo che a Racalmuto il bello (o brutto) monumento ai caduti di tutte le guerre ci sta. Racalmuto di tributo di sangue a questa che chiamano Patria ne ha dato a non finire. Un passato sindaco (Eugenio Napoleone Messana) spulciando negli archivi (allora ben tenuti) di Racalmuto all'appendice XXXI enumera ben 196 "militari morti in guerra per causa della guerra (1915-1918)". Alla appendice XXXII due "militari morti nella guerra di Etiopia 1935-36". All'appendice XXXIII 40 "morti in guerra (1940-1943)" con una sotto appendice di 35 "militari dispersi in guerra (1940-1943". Invero questa sotto appendice è da ridimensionare in quanto taluni di codesti "dispersi" furono furbetti che in Russia salvarono la pelle. e tornarono a Racalmuto, ma lasciarono integra la dichiarazione di morte presunta per consentire alle loro famiglie di continuare a percepire la pensione di guerra. Il cippo funereo di Piazza Castello li accomuna tutti e anonimante li onora tutti. A dire il vero anche quell'altra sotto appendice di "militari dispersi in guerra (1915-1918" che per me ha importanza saliente. Vi si citano anodinamente mio nonno e un bel ragazzo ventenne "Falci Calogero nato a Racalmuto il 12-1-1895 disperso il 5-12-1915" (sic). Era un fratello di mia nonna. Ancora viene dichiarato DISPERSO. Come disperso dopo un secolo a maggio del prossimo anno viene burocraticamente dichiarato il mio omonimo nonno di cui alle mie feroci contestazioni. Il Messana duplicando un "disperso" ci dice che questi TRENTADUE popolani un secolo dopo sono per il Ministero della Guerra (ora Difesa?) DISPERSI. Non hanno un avello, non c'è un posto ove nipoti con indomabile memoria familiare possano portare un fiore, rivolgere a Dio una prece una invocazione di PAX- Sono 32 derelitti che derelitti erano in vita e derelitti risultano ancora in morte- Non MORTI per la patria (non posson cantare chi per la Patria muore vissuto è assai). Sono DISPERSI e ringrazino Iddio che non figurano come spregevoli DISERTORI. Pericolo questo che poteva capitare (se non è capitato) a mio Nonno per essere stato illecitamente intruppato nella famigerata (per Cadorna) Brigata Catanzaro. Da superispettore voglio sapere la verità. Il Ministero da me vessato mi oppone la sua omertà di Stato. Finita la guerra del 1918, i Reduci e i Combattenti a destra, i socialisti a sinistra cercarono di sapere la verità. Cadorna poteva finire sotto processo come criminale di guerra. Pare che per fuoco amico abbia giustiziiato con i mitra dei carabinieri appostati dietro le truppe scalcinate costrette all'attacco qualcosa come 600 mila fanti italiani. Poi il FASCISMO trionfante mise la museruola e nulla potè più acclararsi. Mio nonno era contadino trentasettenne di Racalmuto, con un fratello già morto in guerra, con uno cognato già 'disperso' in guerra, con un primo cugino già morto in guerra. Aveva cinque figli. Non era stato addestrato alle armi. Per le falcidie umane note in quella guerra infame mal condotta da Cadorna mio nonno contra legem viene prelevato dalla famiglia. Gli si fa fare un patetico addestramento militare in quel di Adernò (Sicilia) e quindi inquadrato nel 142° Rerggimento della malfamata e scalcagnata Brigata Catanzaro. Mio nonno ancora il 9 marzo 1917 scrive una patetica lettera alla miglie; ha un pensiero speciale per il suo fìigliolo maggiore mio padre. E' analfabeta e fa scrivere sotto dettatra ma alla fine una incertissima firma "calogero taverna" la appone. La Catanzaro che raccoglie coscritti di tarda età e di palese inidoneità guerresche non dovrebbe andare al fronte. Far servizi sedentari e simili astuzie in cui non sono molto addentro. Ad Adernò mio nonno è sicuro di non finire al fronte, anzi comincia a pressare la moglie di adare da sua madre perchè si adoperi a far riconoscere a questo figlio maritato la debita esenzione dalla chiamata alle armi. Mia bisnonna no se ne diede mai per inteso e mia nonna la odiò per tutta la sua vita. Sia come sia già il 25 aprile 1917 mio nonno può dettare la sua prima cartolina postale fornita gratis per la 'corrispondenza del R. Esercito' quale "soldato Taverna Calogero reggimento 142 - 9 compagnia fanteria - ZONA DI GUERAA". Ove era questa Zona di Guerr? In base alle mie puntigliose ricerche e avvelendoni di certe soffiate anonime qui in FB penso che sia in Slovenia e in quella che un tempo aveva terrificante nome italiano ed ora figura nelle carte geografiche come Hudi Log. Tu carissimo Gioirno come frequentatore di quelle bellissime montagne forse potrai farvi una capatina e ragguagliarmi. A me risulta che là la Catanzaro bicaccò in quelle fetidissime doline, tra topi e feci umane, per tutto il mese di maggio o meglio sino al 25 maggio 1917. Quindi si ritirò nella riposante pianura veneta. Dopo si volle imporre il ritorno al fonte ad onta del fatto che erano state promesse ferie congedi e beefici. Vi fu una rivolta armata e quindi una decimazione deprecata persino da D'Annunzio. Ma Mio nonno era già DISPERSO. Dsperso come?- Il 25 maggio una ritirta sgangherata, disorganizzata, micidiale. Di sicuro mio nonno impallnato dai cecchini austriaici rimase abandonato a Hudi Log. Senonché i nostri nell'agosto 1917 con il 246° reggimento ritornarono in quelle trincee maledette. Vuoi caro Giorgio che non abbiano raccolto i nostri morti? Le tregue per onorare i caduti in guerra risalgono ai tempi dell'Iliade. Che ne hanno fatto di quelle salme? Non son pratico di cose militari. Ma ogni morto ha la sua piastrina indelebile anche alle granate che spappolano i soldati. Tu caro Giorgio mio pare che mi abbia detto che nei tanti sacelli che si trovano nelle Dolomiti vi sono tante iumuli di militi ignoti. Mio nonno può essere finito là. Mi chiedo ma là davvero vi sono tumulati militi ignoti? Non avevano piastrine? Va a vedere che se apriamo quelle tombe scopriamo che quei morti sono tutt'altro che ignoti.
Lillo Taverna
Lillo Taverna Intanto non lascerò in pace questo sonnolento sindaco racalmutese fino a quando non appronta a Santa Maria di Jesu un sacello con un elenco sobrio e paritario che ricondi quei 32 'dispersi' di Racalmuto, quei 32 figli del popolo che dopo un secolo non hanno ancora una sepoltura anche ideale su cui porgere un fiore o per chi crede deporre una prece di pace eterna.
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