martedì 8 novembre 2016


Carissimo figlio selettivo Alfredo Sole,

 

ricevo la tua ultima e molto ho indugiato prima di scriverti quello che forse scriverò qui e forse no. Non ne ho voglia. Temo di sfasciar tutto.

 

Ho il terrore che nello scrivere il curriculum della tua defunta vita (come bene dici tu) tu abbia disegnato un profilo che da filosofo ti stai inventando creando simulando dissimulando.

 

Ti capiranno? IL papa Cicciu cosa mai capirà?

 

Io la conosco dall’esterno la tua vita. Non sono Tanu Savatteri che nulla sapendo s’inventa patetici ragazzi di regalpetra che poi sarebbero criminali appendici di inesistenti STIDDRARA in lotta feroce con quel culo chiatto di mio zio Alfonso.

 

Tu che un mio nipote tuo coetaneo ricorda come bambino “spregevole” per violenza cattiveria malizia. Lo so che tu ora non sei più lui. Ma quale obiettività quale terzietà puoi avere nel descrivere quel bambino delinquente in nuce.

 

Io lo so che tu eri coartato deviato sobillato esaltato indiavolato deturpato da una che devesi pur sempre chiamare “cultura”. Già. la sgangherata cultura mafiosa e non  potevi che essere quello che sei stato quello che tutti ricordano quello che alla fine ha traviato. Ma come? Davvero tu hai ucciso? Grido no e poi no. Posso testimoniarlo. Ma ove? spero in un processo di revisione.

 

Non è che scrivendo quel birichino curriculum non è che sfogandoti con una AUTOBIOGRAFIA che poi è una eterobiografia tu finisca con darti in pasto a giudici professionisti dell’antimafia  cui non sembrerà vero di incrudelirsi ancor di più. L’hai confessato tu, diranno.

 

Non continuo. Domani parto per Racalmuto. Tornerò a Roma il sei Novembre, Ti abbraccio.  C. Taverna

 

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