sabato 22 ottobre 2016

Io ho a Bovo, molto vicino Favara (vi confina), una villa che battezzai ironicamente MERYCAL.

Son di Racalmuto; vi nacqui. Emigrai. Ma non certo per espatrio alla 'non c'è pace fra gli ulivi'. Ero bravo. Volendo, restavo: un posto di insegnante di francese in questa scuola anche allora precariata non me lo negava nessuno. Persino sotto casa. Di fronte al catoio di mia nonna- A 'lu Cannuni'.

Ci potevo andare se volevo di rado (come le brave precarie di ora) e frattanto fare l'avvocato, Stattene certi che avrei dato filo da torcere anche al mito leguleio dell'epoca a me non ostile ma manco amico. Totò Marchese.

Quante risse al Circolo di Cultura. Lui voleva la bandiera tricolore (faceva l'anarchico il rivoluzionario il socialista ma socialdemocratico). Ma ad andare oltre si veniva discriminati.

Ed invero suo malgrado fu discrimiato. Avvenne che tra i piagnistei dei film di Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, noi all'Arena del professore Lauricella sghignazzavamo. Il piccolo ma virulento signor Tarallo un tempo fascista ma ora fisarmonicista dì eccellenza si portò dal maresciallo a protestare. Il pacioso e panciuto tutore dell'ordine - invero anche lui piangente - dovette alzarsi e venne a redarguirci: - Piccio!, carmativo. Abbiate rispetto per gli atri.

Toto' Marchese come capu-banda non poteva ammettere. - Signor maresciallo, lei sta presumendo! - Presuntuoso a me! grido il Maresclallo venga in caserma.

Totò spavaldo lo seguì. Presero le sue generalità. Sembrò finita. Ma invece, no! Quando Totò fece domanda per partecipare al concorso a magistrato - bravo com'era avrebbe stravinto. - si vide rigettata la domanda. Quel marescialo lo aveva asteriscato come sovversivo dei partiti bolscevichi. E questa è storia.

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Codesta Villa Merycal che è pure scritta in Bangladesc con un microbugnato di alabatrino indigeno nella fiancata della torretta mozza per mancato completamento e dovrebbe servire come spogliatoio dell'annesso solarium senza piscina, è troppo ampia ed è in definitiva INUTILE.

Vorrei destinarla a qualcosa di meno effimero . Penso a fare dell'ampio P.T. la sede con suite d'accoglienza di una smunta fondazione cacofonicamente titolabile.

FONDAZIONE DOTTORE CALOGERO TAVERNA, Racalmutese sicano.

In primis già penso ad una ardita

Fototeca Floreale dei fiori spontanei sui Colli Sicani.

E chi meglio del Linneus Racalmutensis e della animatrice di I FIORI SPONTANEI potrebbe concepirla, prospettarla, impiantarla, animarla?

Sto tornando a Racalmuto usufruendo di due settimane di congedo da parte di mia moglie. Chiederò al Sindaco Messana - se mi riceve - .di darmi almeno quache benestare ufficiale del Comune. Senza aggravi economici di sorta per la colletività.

Voi pensate che mi accontenterà? Io ne dubito forte assai. Se non si tratta di monnezza selettiva tutto il castrum nostro amministante non si muove, figurarsi commuoversi.

La suite di due stanze contigue e due bagni a lato tutta a disposizione gratuita come decorosa ma non pomposa foresteria. Pettenati cantante mio amico ha mostrato interesse.

Da Milano, Busto Arstizio, Brescia,Varese,Opera, potrebbero venire da ospiti graditi. Mostrerei angoli ignoti di obliata testimonianza archeologica; potrei farli navigare nell'nfomatizzato intero archivio parrocchiale della Matrice dell'Annunziata di Racalmuto.

Ma anche potrebbro respirare l'aprica aria della mia Villa Merycal e magari stendere le mani per gustare fichi saporitissmi o acini di uva moscato. O di 'sti tempi tra caki genuini e noci schiette colte dal grande noce, non certo quello di Sciascia, gustarsi una melagrana come impone la corretta lingua italiana che non credo sia alla portata del presuntuoso precario di questa affannosa e affannata scuola pubblica. Forse spero in ospiti ardimentosi. Oggidì in effetti senza confort canonici non si muove più nessuno.

la notte dopo uno scambio di post con GIANNI PETTENATI, con cui ho già avuto un loquace alterco politico, vado sognando un gran Cantante alla moda come lui che prima ci rallegra a Bovo con Bandiera Gialla (e noi aggiungiamo giallo-rossa come i colori del nostro vessillo racalmutese disegnato da Pietro D'Asaro nella chiesetta sepolcrale dell'Itria; poi ripercorra l'incipit artistico di Leonardo Sciascia alle prese con le sue favole della dittatura ma edizione Bardi, nella rievocazione pittorica di Agato Bruno e con le nenie avvolgenti del fratello Beppe Bruno.

Avverrà una siffatta inaugurazione? Il signor Sindaco avvocato Emilio Messana mi degnerà della sua presenza con fascia tricolore? Il gagliardetto comunale non più dedito alla maddalena del nisseno. accaparratrice del Parco Letterario Leonardo Sciascia, potrò ostenderlo nella sala P.T.di Bovo, ing. Cutaia pemettendo? Calogero Taverna.

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