sabato 22 ottobre 2016

IL GIORNO DELLA CIVETTA
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Il giorno della civetta

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LO SPETTACOLO

Autore: Leonardo Sciascia
Regia: Fabrizio Catalano Sciascia Genere: drammatico Compagnia/Produzione: Laros di Gino Caudai Cast: Sebastiano Somma, Gaetano Aronica, Morgana Forcella, Roberto Negri, Alessio Caruso, Maurizio Nicolosi, Paolo Gattini, Luca Marianelli e con la partecipazione di Orso Maria Guerrini
Date repliche a cura di
Roberto Mazzone
Scheda spettacolo a cura di
Roberto Mazzone

LA LOCATION

REGINA MARGHERITA
Via Vittorio Emanuele, 16 - Racalmuto (AG)
Tel: 0922 949579
Sito Web: www.teatroracalmuto.net

Dati mappa
Map data ©2016 Google
Dati mappaMap data ©2016 Google
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LE REPLICHE Posizionati sulla data per conoscere orario e prezzo max

Repliche passate (dal 17/12/2010 al: 17/12/2010)

LE RECENSIONI


La recensione di Francesco Principato

Questa civetta vola alto
La commedia Il giorno della civetta approda al teatro Regina Margherita di Racalmuto, nella città natale di Leonardo Sciascia, l’autore del romanzo che decretò la nascita di un caso letterario internazionale e l’inizio dell’ascesa di un intellettuale a quel tempo scomodo ma da allora ad oggi, e sicuramente anche per il futuro, amato e rispettato, ancorché discusso.
Grande attesa quindi e richieste al botteghino superiori ai posti disponibili. A rimediare ci ha pensato il produttore Gino Caudai che ha concesso una replica straordinaria, straordinaria anche perché l’incasso della rappresentazione fuori programma, in accordo con tutto il cast, è stato devoluto in beneficenza alla famiglie povere della città di Sciascia.
Diciamo subito che la riduzione teatrale di Gaetano Aronica, diretta da Fabrizio Catalano, ha riscosso un successo senza precedenti (e per precedenti intendiamo anche i passati allestimenti).
Gli applausi commossi tributati alla fine dello spettacolo hanno richiamato il cast sulla scena per svariati minuti e fra il pubblico c’era chi tentava di nascondere una lacrima.
Perché dalla platea si è compreso il rovello logico dell’impostazione illuministica del capitano Bellodi che come 'quel cretino del professor Laurana' cerca la verità ma soprattutto cerca di comprendere. Di comprendere la Sicilia e i siciliani ma soprattutto cerca di capire i sentimenti delle persone: la tragedia nei termini di Parrineddu, per il suo essere al contempo siciliano e confidente dei carabinieri, che per poter effettuare la sua spiata ha bisogno delle minacce dei militi, della violenza costrittiva e infine il sopraggiungere della sentenza di morte; lo strazio della vedovanza di Rosa Nicolosi e del suo scendere a patti con i carnefici del marito; la filosofia fatalista del’assassino Zicchinetta con la quale costui si autoassolve da ogni nefandezza; la probità del maresciallo Di Natale, dalla camminata forzatamente marziale, che non rinuncia e non può rinunciare ad essere carabiniere e persona, persecutore e coabitante dei perseguiti, duro ma con la speranza di poter essere qualche volta remissivo. Il capitano cerca di comprendere anche il piccolo mafioso Pizzuco e il mammasantissima don Masino, perfino l’onorevole Livigni, politico senza scrupoli.
L’incalzante progressione degli accadimenti scenici, la recitazione ispirata e sicura degli attori ha creato un pathos palpabile fra un pubblico sempre attento. Merito della regia, merito di un cast che oltre ad annoverare un Sebastiano Somma ispirato fino al coinvolgimento nel ruolo del capitano Bellodi, di un Orso Maria Guerrini molto verosimile e autoritario nel ruolo del mafioso pezzo da novanta, di un Gaetano Aronica veramente tagliente nel ruolo dell’equivoco politico, comprende una Morgana Forcella commovente nel ruolo di Rosa Nicolosi, la straordinaria interpretazione di Parrineddo da parte di Maurizio Nicolosi e i bravissimi Roberto Negri e Massimo Cimaglia, oltre che del regista stesso Fabrizio Catalano, in scena nel doppio ruolo dell’autista del pullman e dell’alto ufficiale dei carabinieri. Insomma, un cast che si è rivelato una catena solidissima e priva di anelli deboli.
Il lavoro di adattamento scenico fatto da Gaetano Aronica è stato molto apprezzabile. L’autore-attore agrigentino ha smontato il romanzo pezzo per pezzo e l’ha rimontato in una processione nella caserma dei carabinieri, vero e proprio confessionale delle grettezza siculo-mafiosa. E’ qui che incontriamo esecutori e mandanti dell’assassinio di Colasberna, imprenditore onesto e per questo insopportabile, insopportabile per tutta la società che lo circonda. Il testo teatrale mantiene il ritmo e le aspettative del giallo atipico, come è sempre negli scritti del caro maestro di Racalmuto. Con dialoghi serrati e l’incalzante susseguirsi delle scene, Aronica riesce a rimanere fedele alla penna di Leonardo Sciascia ‘tradendo’ lo scrittore solo per il seme di speranza che questo adattamento teatrale ci regala: il maestro di Regalpetra era convinto (o forse l’ha semplicemente enunciato) che per i siciliani non esistesse convinzione che le idee potessero cambiare la società, ligi al proverbio siculo ‘munnu ha stato e munnu è’. Aronica lancia un segnale di speranza: che qualcosa possa cambiare. E sicuramente la sua fiducia nasce dal fatto che qualcosa concretamente sta cambiando, dopo quaranta anni.
Il dramma si chiude con una registrazione originale di Leonardo Sciascia che ci ammonisce dell’italianizzazione della Sicilia e della mafia, della globalizzazione del fenomeno e soprattutto della mancanza di idee, definendo la Sicilia come metafora del mondo. E purtroppo… anche in questo Sciascia è stato vate.
Stasera la civetta ha volato alto sopra ogni miseria umana e non solo quella mafiosa.

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