giovedì 6 ottobre 2016

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MAMBO

Nel fronte del 'No' cresce il maccartismo di sinistra

Anche se ti chiami Benigni o Pisapia, se non la pensi come loro sei al soldo di Renzi.

06 Ottobre 2016
Massimo D'Alema.
(© Imagoeconomica) Massimo D'Alema.
Il referendum sta dividendo antiche e recenti famiglie politiche. Non già il quesito in sé, quanto il modo in cui viene vissuto lo scontro. È evidente che se si pensa che la vittoria dell’uno sull’altro deforma la democrazia, c’è da essere poco indulgenti con chi la pensa diversamente. Peccato che non sia così.
Se vince il 'Sì' la riforma è perfettibile. Se vince il 'No' non se ne parla più. Se vince il 'Sì' Renzi governa ancora a lungo in solitudine. Se vince il 'No' si apre una crisi al buio in cui l’unico ad avere un aggregato politico compatto è il segretario Pd. Io la vedo così. Le teste finissime del 'No' gli stanno costruendo un piedistallo incredibile.
Da qui al referendum, tuttavia, le antenne vanno puntate sui comportamenti delle parti in causa. Essendo per l’una o per l’altra il centro della “lite” la democrazia, bisognerà vedere chi delle parti è più intransigente ovvero più autoritaria.
DAL 'SÌ' POSE ANTIPOLITICHE, DAL 'NO' TANTA INTOLLERANZA. Il 'Sì' ha un messaggio semplificato e di profilo grillino. Non so quanto giovi al premier vincere con un messaggio di antipolitica pura. Questi nuovi politici credono che la vittoria sia un valore in sé, indipendentemente dagli argomenti usati in battaglia. Non è così. La rivolta di Reggio del ’70 era un vero moto popolare ma pieno di contenuti fascisti, fu quindi una rivolta di destra e fascista. Se si vince dicendo che si sconfigge la casta, poi bisognerà pagare dazio a questa resa di posizione.
Il 'No' sta rivelando, dal canto suo, livelli di intolleranza veramente indecenti. Per questa parte chiunque possa potenzialmente dire 'Sì', ovvero si astiene ora dallo schierarsi, è già passato dall’altra parte. E dall’altra parte non vuol dire «con Renzi», ma con il «mostro Renzi».
Siamo dentro una campagna criminalizzatrice che supera quella contro Craxi e Berlusconi, a riprova che non si raschia mai abbastanza il fondo del barile.
A Benigni non viene contestata la presa di posizione, ma l’artista viene degradato sul campo. Ha fatto male lui a impegnarsi? Me perché porsi questa domanda? Ormai oltre i tribunali civili e penali, c’è un tribunale speciale costituito da ultras del 'No', giornalisti e gente di spettacolo varia che mette all’indice antichi amici, ma anche rivali e concorrenti.
Chi volesse osservare le cose con una certa larghezza di vedute non potrebbe negare che siamo di fronte a una campagna intimidatoria senza precedenti. Un mondo giornalistico che ha esaltato il mito di un uomo di ultra-destra come Montanelli, giornalista valente ma nemico della sinistra e della sua gente, solo per gli ultimi mesi antiberlusconiano, oggi vuole gettare fuori dal vivere civile e dal vissuto degli italiani gente del valore di Benigni.
VEDO TROPPE DEMONIZZAZIONI E MACCARTISMO. E non finirà qui. Il sospetto che si infila è che chiunque non sia sul 'No' di tipo dalemiano o travagliesco è in confidenza col nemico.
Hai fatto bene, anzi molto bene il sindaco di Milano? Non conta un cazzo, il problema della tua intera vita politica è che non sei contro il 'Si'. Sei un candidato del tutto opposto a Renzi al punto che vuoi prendere il suo posto per la segreteria del Pd? Trucco, sei collaterale a Renzi.
Non vorrei scomodare lo stalinismo, cosa tragica e grandiosa, né fare la citazione classica di ciò che da tragedia diventa farsa, ma questo Minculpop del 'No' è agghiacciante.
Con questa cultura il dopo diventa complesso. È giusto aver paura delle prepotenze di Renzi in caso di sua vittoria, ma ormai è legittimo aver paura del revanscismo del 'No' dopo la sua vittoria.
La domanda da fare ai protagonisti del 'No' che non siano fascisti, leghisti o grillini, è che cosa intendono fare dopo, non per la politica ma per riappacificare gli italiani. Credo che non potranno fare nulla. Sono apprendisti stregoni. Consapevoli apprendisti stregoni. Amano il rischio della cattiva compagnia e dei cattivi comportamenti. È un maccartismo di altro segno quello che vedo avanzare.
Leggo demonizzazioni sui social che fanno accapponare la pelle. Ne ho viste tante, ma una così diffusa demonizzazione mai.
Mi dispiace vedere in questa compagnia di “guardiani” della Costituzione tanti compagni e compagne miei con cui credevo di aver vissuto intere stagioni nel culto della democrazia e nella lotta allo stalinismo che c’era in noi. In loro c’è ancora.

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