giovedì 29 settembre 2016

De profundis

DE PROFUNDIS

Una mia compaesana, donna di eccelso valore, mesi fa gridò qui il suo disperato dolore. Quattro o cinque sue amiche si agitarono alquanto ma dopo non ne seppi più nulla. Sia chiaro: io non ho alcun disperato dolore da gridare con stentorea voce. Cònstato che le mie quattro ventine e tre coccia si fan sentire. Sono di acuto intelletto per non sapere che anche l'occaso si sta del tutto dissolvendo. Amici e nemici parenti ed affini e miei estimatori (pochi ma ci stanno) sappiate che io voglio morire  sereno o in beffarda serenità. Nè fiori né opere di bene e soprattutto niente prefiche o irritanti pianti. Mi raccomando. Calogero Taverna 

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