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    Lillo Taverna Lillo Taverna Questo libro da pag. 37 a pag. 140 l'ho scritto io nell'autunno del 1979. Ho corso il rischio di venire incriminato per violazione dei segreti di stato e di stati. Ma Imposimato nei sotterranei dell'EUR fece finta di ignorare. Calogero Taverna

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    1Fausto Di Bartolomeo

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    Lillo Taverna

    Lillo Taverna Spifferavo a pag. 142: "Nel setembre del 1979 il quotidiano 'Lotta Continua' pubblica il fitto elenco di enti pubblici che hanno depositato soldi presso lo sportello di Via Veneto della Banca Privata Finanziaria, già sede del Credicomin, l'azienda di credito in liquidazione coatta di cui era presidente il principe nero Iunio Valerio Borghese".

    Ne avevo sussurrato a don Peppino D'Alema, il padre di Masimo D'Alema, allora Presidente ella commissione Finanza e Tesoro. Don Peppino, spirito salace e libertario .si era conservata la castagna e quando venni convocato a San Macuto per l'inchiesta parlamentare sul caso Sindona me la sparò per sapere l'inosabile. Ma fui subito bloccato dal Vicepresidente dell'Inchiesta, il compagno allora feroce Emmanuele Macaluso. Fui intimato a mantenere il massimo segreto. Non si andò avanti. Perché mi chiedo ancora? Per salvare l'onore di Franco Evangelisti cui il compagno Emmanuele teneva tanto? Ma che c'entrava con Iunio Valerio Borghese?

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    Lillo Taverna

    Lillo Taverna La risposta mi va affiorando adesso proteso alla ricerca della verità sul caso Ettore Messana. Iunio Valerio Borghese ebbe tante responsabilità - e diciamolo chiaro: criminali - nell'eccidio di Portella delle Ginestre. Si addossò la colpa a Giuliano, magari coinvolgendo Scelba e Messana. Invero oggi le carte dell'OSS americano Nicola Tranfaglia pare le abbia rintracciato e si tratta di carte altamente rivelatrici e sovvertitrici di tanti luoghi comuni su certi ancora scottanti segreti di stato. Ma se ne disfece subito passandole all'incandescente Casarrubea. Senonché non si privò del piacere di scrivere a pag. 7 della sua introduzione al libro del Casarrubea 'Storia segreta della Sicilia' del 2007: vi fu "in tutta l'Italia meridionale l'appoggio ai fascisti che si riorganizzarono e in particolare agli uomini della Decima Mas di Junio Valerio Borghese, il principe pontificio salvato dagli americani e arruolato con molti suoi ufficiali direttamente dall'OSS di James Jenis Angleton, per azioni coperte contro gli esponenti del partito comunista italiano." E il sospetto corre subito a Portella delle Ginestre. Nel luglio del 1947 si ebbe il rutilante comizio parlamentare di Girolamo Li Causi. La vittoria recente del 20 aprile del 1947 lo aveva reso irrefrenabile. La sconfitta del 18 aprile del 1948 spinse Togliatti ad esautorarlo con il 'di vino' Bufalini coadiuvato da un esuberante nisseno sindacalista: Emmanuele Macaluso.

    Quale passò da un compromesso all'altro in Sicilia sino a divenire alfiere dell'agrario Milazzo. Si dà il caso che Valerio Borghese Junio invece di venire processato e condannato ritorna a Roma e viene remunerato persino con una licenza bancaria a Via Veneto come abbiamo visto.

    Senonché si mise o lo misero a finanziare il falso colpo di stato del colonnello della Forestale di Cittaducale (si fa per dire) e finì in LIQUIDAZIONE COATTA per atto provvidenziale di Carli in definitiva avallante il passaggio del mistero bancario di Via Veneto nelle più accorte documentazioni della sindonana Banca Privata Finanziaria cui mi vanto di avere dato l'estrema unzione nel settembre del 1974.

    Con D'Alema padre potevo contribuire a san Macuto al disvelamento di quest'altro rancido mistero di Stato. Macaluso ce lo impedì. Gli sovvenivano sue indulgenze milazziane degli anni 'Cinquanta e s'indusse a quell'ira funesta vicepresidenziale, dormiente De Martino, che mi risuona ancora alle orecchie, per non fare emergere il passato siciliano dei tempi del bandito Giuliano e soprattutto dell'OSS americano?