sabato 16 luglio 2016


MUSCIARA' EMIRO di CULMITELLA



Nella nostra maniacale dedizione alla ricerca della veridica storia di Racalmuto - non quella inventata dalle presunte nobiliari famiglie a maggior gloria del loro supposto grande casato - ci siamo incontrati in un toponimo che molto ci ha incuriosito: MUSCIARA'. La fonetica è quella che ci hanno fornito oralmente. Non troviamo riscontri documentali. Il toponimo viene attribuito ad una vasta tenuta in contrada Culmitella. E là vi è una "gebbia" che la dice lunga sulla presenza araba in quel territorio. Quella tenuta con relativa gebbia oggi risulta da dotata di un cascinale agricolo piuttosto vasto con terrazza coperta ad archi in muratura per controllare senza essere avvistati. Mi si dice essere stata fattoria conventuale di grosso momento. Chi mi ha informato mostrava di sapere il fatto suo. Mia colpa non avere registrato o appuntato quel che mi si andava sciorinando. Ora mi trovo del tutto scoperto. Ma basterebbe poco per ricostruire questo importante aspetto della fondata storia racalmutese.



Mi domando cosa o chi potesse essere MUSCIARA'? Propendo per uno dei tanti emiri arabi che poterono insediarsi in fertili località agricole per metter sù fattorie che gli arabi sapevano ben coltivare. La zona è quella di Culmitella. E Culmitella è parte di una grande estensione freatica di chilometri quadrati ove sotto terra ristagnano laghi acquiferi inesauribili, sfruttati da parenti di arcipreti, da sacerdoti faccendieri di Canicattì e da ultimo violentati dalle imprese appaltanti della 630, ma mai tesaurizzati dalle indolenti anche se litigiose autorità locali.



I ritrovamenti archeologici di contrada Culmitella come delle altre contigue contrade sono stati indubbiamente molteplici, ma nulla è stato mai recuperato dalle varie Soprintendenze. Peppe Cipolla, mio caro amico da anni defunto, mi diceva che acquattatosi dietro a quegli archi terrazzati della sua villa a Musciarà aveva visto romani che impiantavano vigne nei dintorni portandosi via camionate di reperti archeologici, nell'assoluta indifferenza della autorità provinciali e locali. Vero o non vero non sappiamo, ma paiono notizie attendibili.



Da lì, peraltro, passava la via romana che collegava Akrakas con il Casale di Piazza Armerina. Per quei ritrovamenti di cui si ha notizia, fondata ci pare la tesi che vi fosse una 'statio', che dovette essere persino molto abitata. Tombe in porfido giacciono sepolte e segrete nei dintorni.



So di parlare al vento. Vox clamantis in deserto. Ma chissà, a forza di gridare al lupo, non è da escludere che qualche cacciatore ci renda giustizia.



Appunto perciò, con un po' di fantasia, MUSCIARA' fu di certo un emiro arabo, alto , barba fluenre, carnagione olivastra ed ammalianti occhi verdi. Penso che quelle lastre in porfido rinvenute e trafugate allo Zaccanello contenessero il maestoso corpo dell'arabo Musciarà, emiro del subfeudo di Culmitella.



Calogero Taverna



Emiro




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Emiro (in arabo: أمير, amīr), significa letteralmente "comandante", persona cioè che detiene l'autorità per emettere un ordine (amr) e per vederlo eseguito.
Esso è utilizzato come titolo reale per i monarchi arabi in alcuni paesi islamici. In passato era utilizzato anche per il sovrano del Bahrein.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine, che di per sé non avrebbe alcuna valenza spirituale, acquista un significato del tutto particolare quando si fa riferimento all'espressione araba Amīr al-muʾminīn, cioè "Comandante dei credenti" che, dall'epoca del secondo Califfo, ʿUmar ibn al-Khaṭṭāb, divenne il perfetto sinonimo di "Califfo".
Il termine ha poi acquisito un significato caratterizzato dalle sole valenze militari o politiche e quindi servì a indicare regnanti anche di grandi entità statali, ma teoricamente posti su un gradino inferiore comunque al Califfo.[1]
Tale sostantivo viene anche adoperato dal XXI secolo da varie organizzazioni terroristiche gihadiste per indicare un militante posto a capo di un'area sotto il controllo dell'organizzazione.

Emirati esistenti[modifica | modifica wikitesto]



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