domenica 5 giugno 2016

Lillo Taverna ha condiviso il post di Ornella Pennacchioni.
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Ornella Pennacchioni
-IO DONNA SENZA PALLE- (Sono e scrivo)
di Ornella Pennacchioni.
Qualcuno mi spieghi, vi prego, ho un problema di comprensione che mi assilla. Come mai le sovras...timate sfere maschili, hanno collocazione impropria nella donna per vantarne la forza, che di suo ha la meraviglia delle ovaie, le riserve di latte, la casa che risponde al nome di utero? A me, tutto ciò basta, seppure notoriamente immodesta! Parola di ex follicolaia già passata per due sospensioni. La prima, quella naturale che ti solleva quanto meno dai tampax, la seconda, passata per le armi da un ospite invasivo che venne senza essere invitato, e bramava portarmi con sé. S'era innamorato, ma non era il mio tipo. Non sono, non voglio essere una donna con le palle. Non voglio. Che già gli uomini ne subiscono l'orgoglioso, spesso inutile, ingombro.
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Lillo Taverna
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Ornella Pennacchioni con Brigida Liparoti e altre 31 persone.
PRO(ec)CESSO ad Ornella Pennacchioni
di Ornella Pennacchioni.
E' consapevole di essere indegna di comprensione, tanto meno di tolleranza? Lei è un sortilegio. ...Una mistificatrice arrogante. Lei, si, proprio lei, che demonizza la cultura. Ammetta di non essere colta, e facciamola finita prima di cominciare. Si rende conto quanto sia pericoloso il suo pensiero? Sostiene il principio dell'illegalità letteraria, impone quasi di farne un uso etico. Usa le parole come fossero tritolo. La sua mente dispotica, irascibile alla forma comune di fare letteratura, andrebbe severamente interdetta. Qualcuno deve fermare il suo delirio creativo. Dove vuole arrivare? “Farei una battuta, ma no.” Personalmente la trovo debordante nell'accezione peggiore del termine. Lei è incontenibile, presuntuosa, di un narcisismo stomachevole. Piacersi, si, ma così è la strage della vanità stessa. Mai impegno le fu più gradito, è evidente. In questo tribunale del paradosso, l'opulenza creativa in pasto all'accusa, è il massimo del rigore che le serve per abbassare le penne. “Farei una battuta sul mio cognome, ma no.” A lei non bastava chiamarsi Penna, ha aggiunto ...cchioni! “Farei una battuta, ma no.” L'ho letta, sa, cosa crede?! Fosse lineare, snella, nessuno di noi starebbe qua a farsi carico dei suoi temi lardosi, direi. Avevo altro di più serio da fare che mettere a dieta una disfunzione visionaria come la sua. “Mi è venuta voglia di scrivere.” Come le è venuto in mente di scrivere? “Mi legge nel pensiero?” Come può pensare di avere un seguito se scrive romanzi senza un finale? Chi è lei fra tutti i personaggi? C'è gente, gente nei suoi romanzi, lei chi è? E' davvero invadente. Non riesce starne fuori. Entra nella trama a farsi i fatti loro. Solo fandonie ad effetto e basta, lo sa? Il lettore la detesta, la subisce, ha soggezione, l'attore la odia, lo sa? Imbambolati e basta. La sua mira al successo, poi, è volgare. Alla sua età dovrebbe scrivere favole per bambini, niente temi scollacciati. Invece lo è oltre il senso comune del pudore. Erotismo, odori, sapori. Si dia alle torte, al ricamo, alla settimana enigmistica. Ora, ce ne andremo tutti col suo odore addosso, un malsano appetito, e una pessima necessità di lei. Metta il tappo alla penna. Ora, subito!!! Lo faccia col silenziatore che il suo esibizionismo ha vuotato il parco. Persino l'uomo dell'impermeabile ha messo la maschera, stretto la cinta. Io, solita battuta, scandalosamente innocente, innocentemente colpevole : “Ho tolto le mutande al pensiero.”
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Lillo Taverna
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Ornella Pennacchioni
da -L'immorale della favola-
romanzo di Ornella Pennacchioni.
Accovacciate, in una curva sgangherata, le fatine e le streghette ascoltano incantate e devastate... da ogni cosa, fregandosene. Intanto la storia è già altrove come una cosa usuale dal solito finale. Un’unica linea di capelli in baruffa fra loro, strette come segmenti saldati, dita gialle da tabagiste, confezionano ghirlande mentre pippano l'infinito corto del copione e amen.
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Lillo Taverna
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Ornella Pennacchioni con Bolero Patrizia Masi e altre 15 persone.
- IL PRESEPIO DI MAGGIO-
di Ornella Pennacchioni.
Le cose belle non lasciano il segno, perché non tagliano, non dividono, sono silenti e perenni come l'acqua d...el presepio. Si archiviano da sole nel portagioie del cuore, e là restano, sottili come polvere d'oro. Le cose brutte sono longeve, presenzialiste, volgari. Studiano da amorali, mostrano il culo, pisciano nei vicoli, nelle piazze, nei santuari. Nel mezzo c'è una sorta di atelier per anime eleganti ed esclusive. Quello è il mio posto.
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