venerdì 15 aprile 2016

Ok
Allora vedo di stimolare i nostri amici ad attivarsi
12/02/2016 12:28
Ma è possibile ce tu non trovi tutti gli atti processuali sui fatti di Riesi?
Se non ci riesci tu non ci riesce nessuno.
[object] [object]12/02/2016 12:28
Si
Un processo l'ho trovato ed è quello contro Giuseppe Butera...ma parla di Messana spina della strage...
Prima
Debbo ancora approfondire la questione
12/02/2016 12:33
Questo direicheè scontato. mamolto interessante sarebbe trovare il rapporto de generale dei carabinieri Dunca (mi pare) di cui parla Li Causi. Sono sicuro che Li Causi aveva otto mano il rapporto di questo gnerale dei carabiieri anzichèquello tartufesco di quell'ispettore Trani che seondo me ha fatto sberllare Gigi restivo i malgrado Tutto.
12/02/2016 12:44
Densa non Dunga. Scusami. Analizziamo il passo del Licausi in quella torrida seduta del Lugliodel 1947: "Ma è possibile che il Ministro Scelba si possa fidare di un uomo di cui si presume che conosca anche il passato? Lasciamo stare che Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!", ma Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato.
[object] [object]12/02/2016 13:14
Rino è questo l'intervento di Licausi
Quale??
12/02/2016 13:21
Dove è questo rapporto Densa? Abbiamo lo stralcio (attenzione solo uno stralcio rabberciato a Roma del rapporto Trani. Per me resta ancora irrisolto il punto chiave: premette il grilletto della mitragiatrice, come in definitiva vorrebbe far credere il pastore Ferri, il Messana? Se non lo premette falsa e calunniosa è la vulgata che il Messana sarebbe stato uno stragista di stato alla Bava Beccaris come ha fatto comodo all'ANPI di Palermo di far credere (magari avvalendosi di tronfie invettive del defunto Ccasarrubea, avvelenato contro Messana per ragioni di famiglia) e in ciò io congetturo malevolmente una perversa strumentalizzazione per lucrare su quel fallace cippo a Riesi con fasullo documentario cinemtofrafico; se sì, dovrei scoprire chi ordinò qulla sparatoia essendo impensabile che un midesto e non ancora protetto vice commissario di polizia si possa mettere a sparare su pacicifici manifestanti di colore socalista quando imperava Cagossi (o Nitti che dir si voglia) che flirtava con i socialisti magari quelli chiamat ufficiali. Se era stato un atto folle e criminale di Messana si può essere certi che altro che quella folgrante carriera faceva ma finiva se non licenziato sicuramente processato. Comunque valga l'una o l'altra tesi tutto si ridurrebbe ad una meschinella questioncina se si può intestare meno una strada a Racalmuto a questo mio decantato poliziotto di Stato. Spero che tu non mi faccia tanto imbecille. Mi sto leggendo il trattatoo della Storia di Sicilia dell'Einaudi (le Regioni - la Sicilia): testi tosti del Lipo, Barone Mangiameli. Non tantissimo ma abbastanza mi pare ci sia che almeno dà le coordinate della realtà politica sociale ed economica di codesta Procincia di Caltanissetta in questo biennio, come chiamarlo? rosso?. tra Orlando e Nitti. Mi sorprendono tante erratiìcità, diversità specificità. Annoto però lacune dispersioni disorientamenti: materia davvero importante per una rivisitazione storica volta ad una ricostruzione storia presso i centri culturali di Caltanissetta con apporti nuovi intemerati avalutativi di studiosi della statura di un Gero Difrancesco. Spero bene!
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Io lavoro... Senza pregiudizi...
12/02/2016 13:26
stralciodi quediscorso famosissimo che Li Causi fece alla Costituente a metà luglio del 1947. Lo cito in parte integro e vaie volte in quel mare di post de mio blog CONTRA OMNIA RACALMUTO
Lo soMa spesso sono i pregiudizi altrui che ci sommergono.
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Io penso a primo acchito che bisogna trovare la sentenza della sezione d'accusa della corte d'appello di Palermo che scagiona l'avvocato Carmelo Cali
La cercherò
12/02/2016 14:21
ho l'impressione che saràapara cula come i tanti processi di Montalbano di Casarrubea di Gianlombardo. Chissà poi perché Messana non mi risulta mai imputato sono al 1963. Ma non voglio mettere le mani avanti. Mi chiedo: tu hai trovato un numero del Giornale di Sicilia ove si parla di Messana in ordine ai fatti dell'8 ottobre 1919. Perché quel Giornale di Sicilia non si trova nell'emeroteca della Biblioteca Nazionale di Roma ove per legge devono affluire tutte le pubblicazioni, giornali compresi? Il Calì è poi figura minore. Ma io vorrei sapere quale ruolo vi recitò Rosario Pasqualino Vassallo. E per allargare l'orizzonte stralcio dal Lupo (Sicilia Einaudi): "simile fisionomia aveva pure lo schieramento che nel Nisseno sosteneva Ernesto Vassallo nel riuscito tentativo di contrastare il 'prominente? giolittiano della zona, Rosario Pasqualino Vassallo." " ..... le nuove strutture clientelari legate ai leaders combattentistici mantennero una loro fisionomia solo laddove la lotta per la terra lasciava un più solido retaggio organizzativo sull'asse Agrigento-Caltanisetta, dove si ebbe una felice convergenza tra i settori del cattolicesimo militante e il radicalismo massonico di Ernesto Vassallo.".
16 marzo
16/03/2016 16:45
lunedì 11 gennaio 2016 La Nuova Alabarda
20 giugno •
APPUNTI SU ETTORE MESSANA. Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa persona.
Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana, che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a giugno 1943.
Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”.
Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a pene minori.
Messana e gli altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”.
Il 21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA (ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone), il cui risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa, dalla quale citiamo alcuni passaggi.
“Il Messana era preceduto da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui aveva ricavato lauti profitti.
Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo.
Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia, che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato di Trieste, fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare.
A fronte di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un “Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un “organo creato per la repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il “bandito” Salvatore Giuliano, n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte altre.
“L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”, Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”.
Quanto a Messana leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed insistette nel negare di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”, sarebbe stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per farlo catturare; Ferreri sembra essere stato tra gli organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti a Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro di Portella della Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di fronte all’affermazione del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e, ferito, il Ferreri stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era un agente segreto al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma definito come pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già condannato in contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di rapinare una vettura automobile”.
Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso fece in modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si dissolvesse sotto i riflettori”.
Per approfondire la questione dei rapporti tra la “banda” Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi segreti statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”.
La Nuova Alabarda certo che no!
1 • 22 giugno alle ore 8.34

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