venerdì 5 febbraio 2016

giovedì 4 febbraio 2016


Ma se ce l'hai giurata a Sciascia , ad Andrea Camilleri gli daresti fuoco allora! Emoticon grin


Antonio Salamone sull' <<io glie ne dissi ma lui me ne dette>> mi hai ricordato un mio caro amico che non c'è più che mi diceva sempre : <<per andare in guerra contro chiunque bisogna portare un bastone ed un sacco...il bastone per darle, il sacco per prenderle! >> Emoticon smile


Lillo Taverna Eh! stavolta, ho di che difendermi. Questo è gergo. Se ti avventuri in diplomi, escatolli, brevi o motu proprio o bolle o magari nelle giuliane della matrice tra onciale e semionciale corsivo etc qualcosa di paleografia devi apprenderla ed ogni scienza ha la sua lingua, la sua terminologia. Quindi se tu ingegnere come mio fratello mi spari la formula di prostaferesi io un po' mi adonto ma abbozzo. e se il grande clinico mi diagnostica un male ideopatico non si tratta di dire antiquato da fare inorridire la maestrina messinese Donna Siracusa. Ti mostro questo bel provvedimento del Trecento che impone tasse tra il sacro e il profano alla nostra Racalmuto (allora la tronfia Favara manco esisteva) e quanti segni brachigrafici ci trovi? e come chiamarli se no? Per farti un esempio, qui saresti portato a leggere NOIA ed invece quel taglio brachigrafico sopra ti mette sull'avviso: pur in un proclama tassaiolo della cancelleria dei Chiaramonte (in questo caso il domicellus di tutte qualle TERRAE là a dire della cancelleria papale ancora avignonese) devi leggere NOMINA alla latina.
Insomma c’è da pigliare per il culo (l’antitesi della minchia) se ne hai voglia, ed un dadaista come me ne ha spesso voglia. Quindi vado a nozze con il tuo contro canto. Figurati, uno come me che vive CONTRA!
Non sapeva nulla di brachigrafia Sciascia, odiava la polvere degli archivi storici, ed infatti di fronte ad un JAC° sbarella, non lo sa leggere e lo confessa. Ma semplice: un restringimento brachigrafico per dire JACOBO l'ablativo di JACOBUS il nostro volgarissimo Giacomo.
Beh! altra cosa è il mio sviamento nell’impervio dire antiquato che fa arricciare il naso alla maestrina in disuso Donna Siracusa.
Ti racconto. A suo tempo m'imbatto - leggendo Mommsen- in un AUTOSCHEDIASMA. Lì per lì non so che significa. Consulto un buon vocabolario, capisco ed archivio nella mia allora più vivace memoria. Entro in conflitto con il Governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi. Io gliene dissi ma lui me ne dette. Emigrai. Il buon Reviglio - l'unico ministro delle Finanze che stimo senza se e senza ma - mi accoglie in uno strano suo SECIT. Ho poteri inquisitori urbis et orbis. Acchiappo il bilancio della Banca d'Italia e le contesto che oltre 250 miliardi di spese in vecchie lire per vigilanza bancaria non sono "inerenti". Una bella verifica (allora si diceva così) e apriti cielo. Con spocchia mi contesta il commercialista della Banca d'Italia il professore universitario Antonini. “Cosa potete capire voi del fisco dell'operato giuspubblicistico della Banca Centrale e come osate addentrarvi nella strategica modulistica di settore (diciamo 81 vig. 31 vig. "sussidiari del conto economico" e così di seguito). Gli rispondo "ma non si avventuri in autoschediasmi". Ci rimase proprio male il prof, Antonini. Consultò vari dizionari, anche il Treccani, e non trovò il LEMMA. Scattò d'ira e in una replica al Ministero delle Finanze (allora c'era) mi diede del "borghese gentiluomo". Ancora rido. Solo che ora non posso più tirare siffatte birbonate. C'è wikipedia che mi frega.
Dottore Calogero Taverna


Lillo Taverna

Nessun commento: