domenica 3 gennaio 2016

Lo preciso con tanto accoramento: il dottore Salvatore Grossi non è più da oltre un anno.


Lo preciso con tanto accoramento: il dottore Salvatore Grossi non è più da oltre un anno

AVE SASA'!

Aspra contesa fra due amicissimi nella vita, ed opposti nell'amore -odio per le banche.

Lo confesso: tra me e il dottore Salvatore Grossi – già ispettore superiore della vigilanza bancaria della Banca d’Italia ed oggi apprezzato controllore di banche di un Nord obbediente e consulente atto a creare intese proficue e moralizzatrici tra Vigilanza e alcune banche vigilate – non c’è intesa alcuna.

Lui difende ed apprezza il “sistema” così come mirabilmente spiega in uno scritto che pubblichiamo qui sotto.

Io, non solo ho il massimo disprezzo per il sistema, anche per ritrosia ideologica (mi è ideopaticamente odioso) – ma ove posso cerco di stroncarlo e qualche volta per miopia dei miei dirigenti di un tempo della Banca d’Italia, vi sono riuscito. Reo confesso, dunque, più e con diversa peccaminosità di Geronzi.

Pubblico comunque lo stesso - e con ingordigia – il pensiero dell’avversario (amicissimo nella vita).

Avrò modo di spiegare dove lui sbaglia e dove io ci azzecco. Mi dimostrerà lui il contrario, accidia meridionale permettendo, e voglie dialettiche residue oltre gli ottant’anni alimentabili.

Dunque: lasciamo stare la storia: non ha insegnato nulla. Caro Dini sei venuto dall’America per scoprire la Banca Mista che i massoni del fascismo avevano debellata oltre mezzo secolo prima. Cari Patalano, De Robbio e loro nipotini che non conosco volevate l’accortezza operativa scopiazzando i vari algoritmi anglosassoni e celiando addirittura i modelli macroeconomici di signorine sposate in Inghilterra. Vi proteggeva prima Sarcinelli ( e mal gliene incorse) e dopo de Sario che da mio retroposto riuscì a divenire persino Direttore generale della Banca d’Italia violentando il giudizio di un certo gobbetto di piazza dei Filodrammatici di Milano alias Cuccia. Venne Basilea, orgia di miracolati di don Antonio Fazio. Il risultato? Lasciamo perdere.

In parole povere: Il fascismo volle una funzione di pubblico interesse per l’intero sistema bancario; Carli genialmente lasciò lo statuto fascista e rese tutto su in piano di gentleman agreement (inglese, certo: ancora tollerabile. Ricordo però il mio caro amico Conte reduce dalle segreterie particolari bifonchiare contro Carli che troppa confidenza, anche notturna, dava ad un certo squallido e dimesso giornalista;  mi pare – diceva – si chiamasse Eugenio Scalfari [giudizio suo non mio che il mio è opposto].

Nel palazzetto di Santo Spirito in via Milano ci limitavano a cercare un patrimonio ancora “sano” (ci sono arrubbamenti – chiedeva il vice direttore generale Occhiuto, che del resto non ce ne frega niente. Guai a noi se sollevavamo una qualche questioncella di correttezza tributaria. Le norme fiscali nn avevano diritto di esilio. Del resto c’era il segreto bancario anche con la Gialla). Dopo Carli Baffi, quello che pianse una sola estate, e dopo il signor Ciampi che mi risultava più angosciato nel mese di maggio se si doveva dire “constatare” o “costatare”. A me raccomandò un certo Lascialfare. “Ma se è reo confesso?”, mi permisi di dire. Dovetti lasciare la Banca d’Italia anzitempo – molto anzitempo.

E Fazio? Lo vidi in una chiesa di San Silvestro la mattina prestissimo con la dormiente giardia del corpo : si confessò, si comunicò, pregò e si avviò per le scale  a piedi verso Via Nazionale, sempre con la guardia del corpo a piede, ovviamente.

I giudici l’hanno condannato fra una guastedda e l’altra. Io ho certezze: a lui l’assolvo. In effetti condannato per un Tulb inventato dal mancato cancelliere Lamanda, oggi nostro tartassatore al Comune di Roma otto Alemanno). Hanno privatizzato tutto anche la figura del governatore e quindi non è più sopra le parti (come ancora scrive il mio amico Grossi) ma sotto le parti e se si oppone ad una truffaldina opa spagnola (invero massone) turba il mercato e lo mettono in galera. Se la prenda con Lamanda e con la consulenza legale(invero). Mi dispiace per l’amico Sasà, ma un patrimonio “adeguato” è puttanata. Adeguato a che? Ai numeri fasulli di un attivo che previo sbilanciamento delle tante cifre sotto la linea deve quadrare col passivo. Bisognerebbe leggere i numeri. In Vigilanza si sa tutto. L’unica cosa che non si sa (perché nessuno la insegna) è la ragioneria. E le banche, tutte le banche un solo linguaggio hanno: quello dei numeri. O li sai leggere o se non li sai leggere dici che le cattiverie la banca d’Italia non le sapeva (e le sapeva .. le sapeva) perché “fuori contabilità” . No,  cari miei  ex colleghi: non fuori contabilità, ma artatamente fuori posto e voi non ve ne siete accorti. Meno male che i giudici ne sanno meno di voi quanto a contabilità e inorridiscono se sentono dire che la tal banca ha sballato la “contabilità di magazzino”. Altrimenti chissà quante incriminazioni per omissione di rapporto!

 

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