martedì 19 gennaio 2016

Ettore Messana monarchico di ferro

Giuseppe Casarrubea morto l'anno scorso fu senza dubbio uomo dal grande impegno politico. Discepolo di Danilo Dolci a dire il vero mi appare più un uomo di grande passione sociale di integerrima moralità ma non certo storico obiettivo ed avalutativo. I suoi sono giudizi etici duri pesanti spesso infamanti. Giornalista abile ed informato non è affidabile quanto ad inveramento di reali vicende storiche. Il post che abbiamo pubblicato è zeppo di falsità, di errori, di pettegolezzi di bassa lega. Tanti ne abbiamo potuti ricontrare. In qualche modo glieli abbiamo fatti presenti nella nostra biennale conversazione. Non potè spesso smentire ma non ebbe la forza di annuire.

Invero, dopo il rinvenimento della documentazione NARA passatagli da Tranfaglia, nel suo libro STORIA SEGRETA DELLA SICILIA finge di non accorgersi che citando fatti nuovi emergevano verità che spazzavano via verità che con enfasi e persino livore aveva martellato.

Cerchiamo qui di coglierne alcune di queste topiche storiche del Casarrubea.

A pag. 29 del citato libro che vantava l'introduzione di Nicola Tranfaglia, il Casarrubea si sbilancia ed ammette che "ci sono i rapporti dello stesso ispettore [rectius: generale] di Pubblica Sicurazza che danno giuliano in contatto con agenti americani."
Noi quei raporti li abbiamo trovati al ACS tra le carte del SIM finalmente versate. Non si tratta di un diversivo innocuo, quasi un pettegolezzo: ne vien fuori tutto l'imbarazzo, l'intralcio, il boicottaggio che l'organo supremo della Polizia siciliana subisce dalla America più che un alleato un vero e proprio invasore della Sicilia.
I giudizi alla Li Causi che vorrebbe il Messana il capo del banditismo (politico, bontà sua) siciliano o sa di ottusa disinformazione o di subdola astuzia politica.

Il Casarrubea quindi a pag. 42, ignaro o fingendo di ignorare quell'arlecchinata titina di voler far passare tutti i funzionari civili della annessa provincia di Lubiana come criminali di guerra e pensare che si fossero dati alla latitanza, quando nel 1945 ricoprivano ruoli egemoni, si azzarda a scrivere di Messana:   "funzionario di vecchio apparato , in un primo tempo ricercato dagli Alleati come criminale di guerra a Lubiana, [...] fece una scelta opportunistica le cui motivazioni furono, in realtà, in parte ideologiche e politiche, in parte legate al sistema produttivo latifondistico".

In realtà mi paiono oltre che un processo alle intenzioni, bizzarrie politichesi senza costrutto. Chi come me ha seguito le vicende esistenziali del Messana  sa bene che l'unica sua fede era la fedeltà allo Stato qualunque fosse il colore del regime politico e la sua devozione a Casa Savoia che ebbe a conferirgli la commenda prestigiosa di San Maurizio e San Lazzaro.

Solo in una occasione il Messana ebbe un tentennamento nel suo ingenuo credo politico, quando dopo l'8 settembre c'era da scegliere tra la fedeltà a Casa  Savoia o alla novella Repubblica Sociale Italiana fascistissima. Ma il Messana scelse Savoia e rimettendoci posto e stipendio fuggì da Trieste in cui era in subordine   l'Ispettore Generale di PS e per diversi mesi si nascose oltre Tevere correndo il rischio di venire impiccato dai tedeschi che avevano ancora in pugno Roma.

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