sabato 30 gennaio 2016




Di questi tempi debbo battagliare con incolti ma saccenti mei compaesani.  A Racalmuto, paese di mafia  di pluriomicidi di pervertiti di biscazzieri di strade dedicate a nefandi, da che l'ANPI di Palermo ha fatto erigere un cippo a Riesi in onore di chissà quale sedicente sindacalista trucidato da chissà quale Polizia di Stato,  è divenuto di moda dare addosso alla fulgida figura di Ettore Messana, un avvocato del primo dopoguerra 1915-‘18 divenuto capo apicale della Polizia di Stato, consigliere principe di De Gasperi dal 1947 (luglio) sino alla sua morte avvenuta il 26 novembre 1963. Morì austero in una casa dell'INGIC e fu sepolto fra i grandi al Verano.





 

 Partito all'attacco il dirompente ex sindaco Petrotto (subito però ravvedutosi) non sembrò vero a mio cugino Gigi Restivo imbrattare le paginette informatiche di Malgrado Tutto con gli isterici dileggi del Casarrubea.

 

 

Da ispettore eccelso quale fui ed ancor mi sento sono partito al  contrattacco ed ancora non ho smesso di far ricerche d'archivio e appunti di storici seri per mettere alla berlina tali sedicenti storici da strapazzo, da Montalbano a Li Causi, dalla Cernigoi al Ricciardelli e sia pure con la cautela che bisogna avere quando si combatte contro i defunti lo stesso Casarrubea, che ormai con mio accoramento, non è più fra noi.  Aspetto l'uomo politico di Sutera per capire se anche lui vuole aggregarsi ai detrattori del Messana in forza di qualche insignificante stralcio di giornale antico.

 

 

Ultimamente ho fatto un atto di misericordia: ho fatto sì che il mio compagno comunista Calogero Alaimo Di Loro non si esponesse al ridicolo con un esile e superato libretto approvato da Mangione di A grigento ma bocciato sonoramente dalla CGIL romana.

 

 

E così oggi mi imbatto in Eugenio Napoleone Messana che nel suo rigonfio tomo sulla storia di Racalmuto parla di Messana e ne parla anche bene.

 

 

Il testo di Eugenio Napoleone Messana fu snobbato da Leonardo Sciascia.

 

 

Sornionamente divaga Il Racalmutese: “negli anni la richiesta e ricerca del libro di Tinebra Martorana ... divenne tanto intensa quanto vana. E non la spense nemmeno la pubblicazione nel 1969 , della terza storia del paese ‘Racalmuto nella storia della Sicilia' di Eugenio Napoleone Messana ... voluminosa, fitta di notizie."

 

 

Soggiungiamo noi  che altrettanto la pubblicazione  di E.N. M.  era "richiesta e ricercata .... [ma] era fatica intensa quanto vana" per certe delusioni dell'autore.  Ma Sciascia se all'opera "letteraria” del Tinebra dette il placet al suo pur amico Messana, no: “ voluminosa e fitta di notizie";  e dire  che per il romanziere del “giorno della civetta"  "limitato è il numero delle notizie che si possono estrarre  da libri e da manoscritti, moltissime e di sottili e lunghi i tentacoli sono quelle che si posso estrarre dalla memoria. Dalla galassia della memoria”.

 

 

Per Sciascia dunque le fitte notizie del Messana non avevano il luccichio della "galassia della memoria".

 

 

Ma noi che manco storia vorremmo fare ma semplici cronache antiche del paese nostro, troviamo notizie ghiotte nella immane fatica di Eugenio Napoleone Messana.

 

 

Questo, sindaco folkloristico di Racalmuto, approfittò della carica per rovistare nei faldoni e nelle carte comunali. E statene certi che quello che lui scrive sulla seconda metà dell'Ottocento sino ai suoi giorni (sino al 1969) è impareggiabile.

 

 

Si abbandona certo a stravaganti  giudizi di valore;  lui piuttosto bigotto e clericale, deve atteggiarsi per calcolo  politico a comunista.  Eppure inventarsi meriti sindacali e politici rossi a Racalmuto è blasfemìa. Dare uguale peso a traumi sociali e dispetti paesani e giulivi può disturbare il ricercatore storico ed obiettivo. Ma le notizie ed informazioni che dà Eugenio Napoleone Messana sono impagabili e insostituibili.

 

 

E così, e proprio oggi, veniamo a scoprire  nel testo del Messana che "fra gli intellettuali del paese che in questo periodo (attorno al 1918) si affermarono meritano particolare attenzione l'avv. Giuseppe Scimé, l'avv. Salvatore Petrone e l'AVV.  ETTORE MESSANA  (v. pag. 357)". Passando a pag. 359 leggo: "Allorché il fascismo soppresse la libertà ed instaurò la dittatura, Calogero Picone Chiodo dovette fuggire da Racalmuto. .... Dopo  tanto girare riparò  a Bolzano in casa di ETTORE MESSANA, suo amico d'infanzia ed ex compagno, già vice questore in quella città. I due erano tanto intimi che si chiamavano compari. Ettore Messana intanto una mattina arrivato in questura trovò un telegramma firmato dal Ministro dell'Interno, così concepito: 'dicesi ricercato antifascista Calogero Picone Chiodo aggirarsi presso codesta città, pregasi disporre accurati servizi onde assicurarlo giustizia prima che valichi frontiera.'  ... Il ricercato era l'ospite compare e suo paesano. Tornatosene a casa, aspettò che finisse il pranzo, poi si chiamò in disparte il compare e glielo esibì. Il povero Liddu Chiovo non seppe che dire. Ettore Messana gli assicurò che lo avrebbe messo in salvo lui oltre il confine . Verso sera gli procurò un passaporto con false generalità e lo fece scortare sino a Insbruk da due agenti."

 

 

Sappiamo pur bene che Geniu era fantasioso e non ci giureremmo sulla totale attendibilità delle notazioni che ci fornisce. Intanto non sappiamo in che anno siamo. Davvero in quell'anno (che dovrebbe essere alla fine degli anni Venti) Ettore Messana era Vice Questore a Bolzano?. Se era così, in poco più di undici anni Ettore Messana sarebbe passato da Vice Commissario di Mussomeli a Vice Questore di Bolzano. Ma se è così, il Messana che faceva svelta carriera in combutta con la mafia di Sicilia e che nel 1919 era stato persino un fanatico fascista della "prima ora” diventa una frottola dell'ANPI di Palermo magari condita e condivisa dal Malgrado Tutto di mio cugino Gigi Restivo.

 

 

Conosco la settimana scorsa questo simpatico personaggio, Gero Difrancesco, già sindaco comunista di Sutera, attore nelle vesti di Caifa, ed ora valente archivista in Caltanissetta. Mi omaggia con un suo libro "Storie scordate". Prosa fluida ed elegante, conoscenza storica non indifferente, sagacia archivistica. Nel tracciare la biografia piuttosto laudativa di un equivoco personaggio fascista, il senatore Giuseppe Mormino, riporta un anonimo - non confidandoci la fonte - di data incerta (ma dovrebbe essere una delazione vergata tra il 1933 e il 1936 – noi pensiamo,  poco prima del 31 luglio 1936) dove per incidens apprendiamo: "... quando il Mormino fu chiamato da voi  come capo di gabinetto il questore di Palermo era stato nominato nella persona di Giuseppe Messana,  funzionario di valore sacrificato dal  Mormino per dar posto al Lauricella  suo fiduciario .."

 

 

Giuseppe non è Ettore ma può trattarsi di topica della memoria. L'anonimo npo è siciliano (così almeno si dichiara). Dice di essere un non isolano "inviato in Sicilia con una alta carica , [aveva cercato] di ristabilire il costume ed evitare tutte le più impure speculazioni e le più vergognose solidarietà, [ma aveva trovato] nel personale dipendente un fronte unico ed [era] stato soverchiato".  Succedeva che  "alla maffia bassa e volgare si [era]  sostituita una nuova maffia  che imperversava nell'Isola". Ovvio che per l'anonimo Messana non era di codesta congrega: a suo giudizio "era funzionario di valore" degno già nel 1933 di fare il questore a Palermo.

 

 

Se non dovesse trattarsi di Ettore il nostro dire ha scarso rilevo, ma se quel Giuseppe dovesse leggersi  Ettore  quante diffamazioni, insolenze, sospetti, denigrazioni dell'ANPI di Palermo e di storici di recente formato riesino (ivi compreso il duo Cernigoi-Casarrubea) dovrebbero andare al macero.

 

Si dà  il caso però che io  non faccio agiografia di nessuno, cerco solo la verità. 

Calogero Taverna  

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