martedì 8 dicembre 2015

Questo è un TAVERNA, della schiatta dei Taverna, della mia schiatta: i Taverna laboriosi e protervi, liberi pur nelle ristrettezze. Proveniamo da un antenato che portava anche il mio nome: i preti, i vicari foranei alla Matrona, e persino il Tirone arciprete plebeo ma vestito a nuovo gli affittarono una stamberga dietro la Matrice. Il notaro rogante nel citarli tutti si prona dando altisonanti titoli; al mio povero omonimo bisnonno, zolfataio e contadino, analfabeta riservò quel notaio la specifica che "non firmava" per "non saperlo e non averlo mai appreso".

Ora con tutti quei discenent di cotali famiglie di "galantuomini" al Circolo Unione son io a vantare superiorità letterarie scrittorie e cuturali.

Ma mio nonno mio omonimo, anch'esso analfabeta, venne da Cadorma sottratto alla sua terra alla gìovane e bella moglie, alla sua mula e mandato a morire, impallinato da un cecchino austriaco, nelle alte doline slovene.

I "galantuomini" tutti renitenti alla guerra del '15-'18.

I disumani signori della guerra di italiaca fattura, anche quelli fascisti continuano a dichiaralo insolentemente "disperso in guerra nel '15-'18" e gli negano insieme ad altri 32 "dispersi in guerra" figli del popolo racalmutese.

A anche i due discendenti di quei "galantuomini" - il sindaco e il suo assessre alla cultura - non hanno tempo per affiggere una sia pur modesta lapide in flex a ricordo e per un dimesso omaggio floreale.

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