sabato 26 dicembre 2015

Padre Giovanni Casuccio

Padre Giovanni Casuccio
 
 
Dissento da un grand'uomo e pio medico che telefonandomi a tarda ora l'altra sera mi elogia per essere una voce discorde quanto ai vari giudizi su questo arciprete della non sempre amata famiglia Casuccio. Infine , però, anche lui  scade nell'ingenerosità verso questo prete che andrebbe santificato vantando  vere doti spirituali e non  cicaleccio miracolistico alla padre Elia Lauricella.
 
 
L'arciprete Casuccio deve in un primo momento lasciare il seminario vescovile di Agrigento, perché sospetto di modernismo Buonaiutiano. Non so manco se il padre Nalbone il famoso Papa Nero per detto popolare anche se non per apicale ruolo generalizio dei gesuiti, ebbe a riguardare inquisitorialmente il fascicolo personale del seminarista Giovanni Casuccio.
 
Ma se non vera la diceria è verosimile.
 
 
Padre Giovanni Casuccio amò spasmodicamente i giovani anche se non ricambiato.
 
Era austero, dignitoso, fiero di essere un unto del signore. Voleva istruire educare, rammentare ed emendare. Il suo però era un catechismo non indulgente, non permissivo, non maniestici, non popolaresco.
 
Era presbitero, direi un "senatore" del Signore e i giovani preferivano distrarsi con il bigliardino della sagrestia anziché con la didattica aspra e formante del facondo arciprete Casuccio.
 
 
Inizia la sua attività pastorale a san Pasquale fra i giovani, in  quella che dopo sarà l'Azione Cattolica.
 
 
Si differenzia dal vacuo anche se musicale atteggiamento di padre Chiarelli.
 
 
Padre Chiarelli attira perché confabula, canta suona, è giulivo. Ma quanto formativo?
 
Il giovane prete Casuccio: ha altre mire: formare rassodare le coscienze spingere la gioventù racalmutese di quell'inizio di secolo strano, il ventesimo, verso serietà prima ignote, verso onestà prima vilipese, verso giocondità spirituali prima sconosciute.
 
Riesce, non riesce ma è encomiabile: certo il vescovo Peruzzo, grande intenditore di uomini e cose lo fa arciprete  preferendolo al cupo padre Farrauto.
 
E nel dopo guerra, ancor prima che padre Puma venisse consacrato al suo del Te Deum disteso per terra nella cattedrale di Agrigento. Eccolo qui tra giovani, in un momento teatrale, filodrammatico. Annuente e paterno.  
 Se oggi mi ritrovo anch’io con una coscienza arcigna ,non compiacete, rigorosa ciò lo debbo a questo mio primo aio, inflessibile, pensoso, indisponile, all'arciprete Giovanni Casuccio di Racalmuto, non certo ad altri più simpatici amici miei preti,  di sicuro più ilari e condiscendenti ma di scarso cemento formativo.






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