martedì 29 dicembre 2015

Giunone e il peccato di nefando


Lillo Taverna Giove non tornerà mai indietro da Giunone perché quella gli negava il piacere del suo dispiacere. Parafrasi per dire quella cosa innominabile che se le donne concedono mai tale peccato contro natura confesseranno.

Ad Agrigento il più bel tempio anche se non il migliore quanto a conservazione  è quello dedicato a Giunone.

 Appena eletto papa, papa Giovanni io ero a Roma con le Acli. Fummo ricevuti dal nuovo pacioso (all'apparenza) papa.

Tutti in ginocchio però. Arrivato a me, ripiegato ai suoi piedi, mi domandò di dov'ero. Allora Racalmuto  Sciascia non aveva ancora resa celebre (in negativo).. Dissi di Agrigento. Si irradiò.  “Ah! Lo splendore della Valle dei Templi”  - esclamò -  “Si viene dalla tetraggine della Rupe Atenea ed ecco questo lembo di cielo!”.

 La sera ora si accende all'apice di Nord Est il tempio della pingue Giunone,

Da Era andavano le piangenti donne akrakantine rese cornute dagli sposi che andavano dalle riedizioni dell'epoxa delle Ninfe, quelle sodomizzate da Giove anche se non si era ad Erice.

Piangevano le attempate spose tradite. “ Tu Era ben ci comprendi. Noi i nostri coniugi abbiam perduto”. “Che mai vi successe?” “il mio nefando marito voleva da me quello che tu negasti al sommo Giove”. “Ebbene?” “Mi sono guardata bene dall'esaudirlo”. “E che successe”. “Ci hanno abbandonato per delle impudiche giovani  ninfe” . “Ben comprendo”. “Ma tu che ci consigli?”  ”Date loro quel che loro spetta, anche questo fa parte dei doveri coniugali”. “Giammai! :noi siamo donne serie e timorate di Dio!” “Allora tenetevi le corna al femminile e non piangete. Chi è causa del proprio male pianga se stessa”. Proverbio non greco però ben siu attaglia a quei tempi di Magna Grecia.

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