sabato 19 dicembre 2015

giovedì 17 dicembre 2015

Cantarella e Monti e poi io e il MPS


Carissima Tina
mi rivolgo a te per tante ragioni ma soprattutto perché sapendoti in questo campo di convinzioni persino opposte alla mie mi puoi essere di contraddittorio competente salace e sapendo peraltro bene usare la penna. Poi dicono che la cultura classica non serve a niente.
Dunque, ieri sera ho seguito (non tutto) Monti alle prese con la Gruber o magari la Gruber alle prese con Monti. Poveraccio! tratto fuori dall’università (e che razza di Università) per tappare le supreme defaillances della politica professionale, diciamo che se la cava. Ma si vede lontano un miglio che non è il suo campo.
Ho pensato che la Gruber, che non agisce di testa sua, ha invitato Monti perché là dove si puote si reputa di richiamar lui per evitarci di finire come la Grecia.

Oggi comincio ad avere dubbi. Mi pare che Renzi troppo fesso non sia, e se gli riesce l'inciucio con M5S non ci sarà bisogno del Professor Massone: è più indicato lui come marionetta del divisato gran salvataggio di tutto il sistema bancario italiano.
 

L'ho detto e lo ripeto: questa quadriglia di ex cooperative cattoliche o simili andata a catafascio è solo uno straccetto finito per aria. Se l'Unicredit non ha soldi per fare un modestissimo movimento fondi a Santa Luca di Fiamignano e far funzionare quell'unico sportello di prelievo per un circondario di 10 chilometri di raggio altro che campanello d'allarme ma è tutto un dispiegamento di sirene di campane e di altro che preannunciano tsunami finanziari e bancari in Italia.

Non può essere una leggina salva tresca Renzi-Boschi quella dello schiarimeno di sì turbolenze temporalesche.

Ai miei tempi era facile: una bella fusione per incorporazione della banca da salvare con quella prescelta al salvataggio e nessun patema d'animo per incombente carcerazione, nessun dipendente licenziato, nessun azionista fregato (un bel concambio come fu tra Mediterranea e Capitalia di Geronzi) e tutto finiva in allegria.
 

Già! e tutte le perdite (crediti inesigibili, debiti sottostimati, pertugi colossali qua e là nel bilancio, impieghi più che incagliati più che in sofferenza, posizione fiscale traumatizzante, donazioni politiche e religiose camuffate , l'ira di Dio insomma)?

Si faceva un’operazione di "ristoro". Fino al caso Sindona in modo molto pacchiano. I titoli del debito pubblico erano ad interesse a doppia cifra. La Banca d'Italia che allora stampava soldi, ne prendeva a iosa e li prestava a tasso irrisorio (come prestatrice di ultima istanza) alla banca "assorbente" che immediatamente li girava al Tesoro sottoscrivendo i titoli a lungo termine guadagnando cifre colossali sul gap degli interessi.

Debiti bancari da restituire alla scadenza dei titoli. Il conto economico ci guadagnava e gli obbrobri ereditati si potevano brillantemente seppellire data l'opulenza del conto redditi rigonfiato con la tecnica che goliardicamente ho tratteggiato.
 

Ma in quel giorno di settembre che ben ricordo Occhiuto furibondo disse che con Sindona lui quell'operazione non la faceva, non aveva voglia di finire in galera. Vi fu il decreto Sindona e il regresso incipiente della BI da tali forme di sepoltura indolore di banche infedeli ebbe inizio.

Certo non fu operazione indolore. Alla fine Carli ci rimise la testa, ma Occhuto dovette lasciare la sua banca all'odiata mammoletta Ciampi, (cose di casa nostra, insomma, cara Tina).

Senonché operazioni di salvataggio bancario continuarono con forme sempre più sofisticate (o magari sempre meno robuste), sino alla moneta unica, sino all'assorbimento e subordinazione della BI di Draghi alla BCE di Draghi.


Oggi la Banca d'Italia non può salvare nessuno; se continua così manco se stessa.

Ora, però, l'incombente tsunami impone come un ritorno all'antico. Io penso a mega salvataggi cinesi, della Banca Centrale cinese, che presta soldi a tassi regalati alle mega banche italiane e queste sottoscrivendo titoli di Stato a tasso un poco più ritoccato (del resto anche l'America oggi ha innalzato il suo modesto tasso ufficiale), e il gioco sarebbe fatto.

Tutto facile allora? La Banca d'Italia nella sua dissennata vigilanza "prudenziale" impedisce sostanzialmente alle banche italiane di sottoscrivere titoli "governativi italiani" (come li chiama Vicenzo Cantarella) per le ragioni di cui al rilievo n° 1 della sua ispezione al Monte dei Paschi di Siena (che poi finì con una sanzione di 5 miliardi di euro applicata a tutte le rosse deputazioni della senesità di Ciampi). Operazioni di salvataggio dunque non più.

Eppure mi pare che Monti ne fece una di 500 miliardi di euro per salvare stavolta il Tesoro Italiano che non era risuscito a tacitare l'agenzia privata americana pur avendo sborsato oltre tre miliardi di mazzette senza risultato (se è vero quello che si vocifera a Trani).

Io avrei chiesto a Monti: sì lei ha il gran merito di avere salvato nel 2011 il Tesoro Italiano. Mi dicono che l'avrebbe fatto facendo una triangolazione tra BCE, banche italiane e tesoro (e se non capiva sarei stato più preciso). In questa triangolazione c'è entrato il MPS? Se sì, con le autorità di vigilanza come l’ha messa, stanti i rilievi dei loro ispettori come quelli che qui tra un detto inglese e una aggettivazione insolente per l'Italia sciorina Cantarella? Lei si è lasciato scappare che aveva una bella intesa con Via Nazionale. Via Nazionale non le confidò che tipo di rapporto navigava tra le indulgenti commissioni consultive delle sanzioni a mezzo tra Vigilanza ispettiva e Vigilanza amministrativa, all'epoca allogata in via Nazionale a lato dello studio di consulenza Gnudi ove pare che Draghi lasciò in segretissimo un mare di carte tanto riservate quanto scottanti?



Per fortuna a me non mi chiamano e per mia sfortuna manco mi interrogano. Mi ha fatto ridere un mio censore che ride beffardo per il fatto che a me della appartenenza alla massoneria di Monti non me ne sbatte un baffo.
 
 
 
 
 

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