mercoledì 30 dicembre 2015

Chi fu il commendatore di San Maurizio e san Lazzaro Ettore Messana? un grande gran commis della Polizia di Stato d'Italia; e ha attraversato la storia patria dal sindacalismo siciliano dell'ultimo Nitti dell'ottobre del 1919 sino alla sua morte in quel di Roma nei primi anni del '60.

Chi fu il commendatore di San Maurizio e san Lazzaro Ettore Messana? un grande gran commis  della Polizia di Stato d'Italia; e ha attraversato la storia patria dal sindacalismo siciliano dell'ultimo Nitti dell'ottobre del 1919 sino alla sua morte  in quel di Roma nei primi anni del '60.
E vi lasciò in crescendo forti impronte: impronte mal viste, mal giudicate, mal conosciute.
Ebbi ad interessarmi di codesto signore che in quel di Racalmuto si indicava come il Questore Messana allorché il sempre vivace  e irrefrenabile sindaco Petrotto si mise a scorticarlo sull'onda dell'ANPI di Palermo che ebbe voglia di sospingere Riesi a riesumazioni vendicative e declassanti.
Rintuzzai il Petrotto che invero subito abbandonò la preda. Ma ecco  Malgrado Tutto riecheggiare una denigrazione del Messana nientemeno del compianto grande storico Casarrubea.
E qui mi prenda la mia mania dell'indagine contro corrente.
Scopro che il Messana era ancora vittima delle invettive passionali del compagno on.le Li Causi.
 Erano i tempi infuocati della strage di Portella delle Ginestre. In casa comunista nessun dubbio: Scelba e Messana i mandanti di quella esecuzione di massa anticomunista.
Li Causi rievoca la i tentativo di implicazione giudiziaria del Messana nei fatti ormai sbiaditi della fucilazione alla Bava Beccaris del 10 ottobre del 1919 in quel di Riesi.
Si avvale dei  rumores al Min Interni e proclama Messana criminale di guerra per quell'anno in cui Messana fu questore a Lubiana facendosi eco delle pretese titine di condannare quel questore come CRIMINALE d GUERRA.
E in quel trambusto che la strage di Portella delle Ginestre suscitò il Li Causi non ebbe pudore a fare di questo racamutese poliziotto niente meno che ul capo della mafia  banditesca di Sicilia.

Sono ormai tre anni che indago, spulcio articoli di giornale, archivi di stato ed ho raccolto una voluminosa documentazione.
Io non ho dubbi: in tutte e tre queste accuse a me sembra di vedere deliranti superfetazioni politiche da abbandonare se si ama la verità storica magari sotto veste di obiettività weberiana, spinti a conseguire l'obiettività delle scienze sociali cui non sempre intelligentemente mi sono ispirato.
Calogero Taverna

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