venerdì 23 ottobre 2015

la Repubblica - Martedì, 22 ottobre 1985 - pagina 15
di FABRIZIO RAVELLI

Al processo Sindona parla il pentito americano che impresse una svolta alle indagini
"SI' , ARICO' HA ASSASSINATO AMBROSOLI"

Henry Hill ha detto di averlo appreso direttamente dal suo compagno di cella: "Mi fece vedere un ritaglio di giornale italiano: c' era una foto, mi disse che era quello che aveva ucciso". Lavorava per conto di Sindona e per quell' omicidio gli avevano dato 15 mila dollari"


MILANO - Ecco alla ribalta il pentito americano, l' oggetto misterioso del processo Ambrosoli. Fino a questo momento era soltanto un nome sui verbali: Henry Hill, il gangster che aveva dato una svolta alle indagini, facendo arrestare il killer William Aricò, suo ex-compagno di cella. Qualcuno pensava addirittura che quel nome fosse fasullo, un regalo dell' Fbi per la sua sicurezza di "testimone protetto". Invece eccolo qui, con il passaporto in mano: Henry Hill, nato a New York l' 11 maggio 1943, libero, amorosamente accudito dai funzionari Criminalpol che sono volati negli Usa a prenderlo in consegna. Come personaggio non ha nulla di pittoresco. Veste come un bancario: blazer blu e pantaloni beige, camicia rosa pallido e cravatta a righe, scarpe marron e fazzoletto al taschino. Gli occhiali, fumè invece che neri "da pentito", se li toglie subito. I fotografi, ad ogni modo, sono stati tenuti fuori dall' aula. I difensori, soprattutto quelli di Michele Sindona (assente anche oggi) e di Robert Venetucci, lo aspettano al varco. Vogliono fare il possibile per appannare la credibilità, per farlo passare come un merlo addomesticato al servizio di ogni eventuale disegno poliziesco. E tanto per fargli capire che non saranno tutte rose e fiori, chiedono che venga indiziato di importazione di armi in Italia e di concorso morale in omicidio. Il pubblico ministero Guido Viola interviene: "La posizione del teste è già stata valutata in istruttoria, e archiviata. Il teste gode del programma di protezione federale negli Stati Uniti, e deve sapere che comunque verrà restituito a questa protezione. Questi sono gli impegni presi con gli Stati Uniti. La difesa tenta di intimorire il teste". La Corte d' Assise decide, in camera di consiglio, di procedere senza indiziare Hill. Lui, un po' intimidito in effetti, chiede attraverso l' interprete se "può essere incriminato". "Per quello che ha già detto negli Stati Uniti, no", spiega il presidente. "Allora ripeterò quello che ho già detto là", replica pronto Hill. Rumoreggiano i difensori: "Allora ce ne andiamo a casa tutti". Alla fine non se ne va nessuno, e cominciano le domande. A forza di risposte laconiche, Hill mette insieme il suo racconto. "Ho conosciuto Aricò e Venetucci nel 1974, nel carcere di Lewisburg. Fuori, ho ripreso i contatti con loro. Aricò ha cominciato a lavorare con me nel traffico di droga. A un certo punto Aricò prese a fare viaggi in Italia. Mi disse che lavorava per conto di Sindona, che aveva alcuni assassinii da commettere. Che lo avevano pagato 15 mila dollari per venire qui ad ammazzare una persona. Una volta mi fece vedere un ritaglio di giornale italiano: c' era una foto, mi disse che era quello che aveva ucciso. Sì, credo proprio che mi abbia fatto il nome di Ambrosoli". Quando gli chiedono delle armi che ha detto di aver venduto ad Aricò, si rifiuta di rispondere. Poi ci ripensa: "Sì, confermo di avergli venduto delle pistole. Lui mi disse che le avevano portate in Italia dentro la valigia di Rocco Messina". Fin qui il succo delle sue risposte sul processo. Ma i difensori di Sindona e di Venetucci cercano di metterlo in difficoltà su altre faccende, per "definire la personalità del teste". E' un' arma a doppio taglio, perchè ne vien fuori che Henry Hill è un fior di delinquente, e che convincerlo a testimoniare è stato per l' Fbi un colpo importante. Hill è sotto la protezione governativa dal maggio 1980 (due anni prima delle sue rivelazioni sul caso Ambrosoli), e ha già testimoniato per più di mille ore. E oltre a proteggerlo, gli uomini dell' Fbi lo pagano: uno stipendio di millecinquecento dollari al mese, più i rimborsi spese.

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