venerdì 23 ottobre 2015


FRA TECNOLOGIA E NATURA, L’UOMO

Per Agato Bruno

Questa non è una presentazione né, tanto meno, un saggio critico, vuole essere solo una lettera ad un amico che si accinge ad inaugurare una mostra.

Ho proprio pensato a te in questi giorni di primavera, mentre, curioso, scrutavo il giornaliero germinare delle foglie del mio giardinetto; mi sono tornati alla mente i tuoi girasoli sempre più protesi nel loro divenire vegetale, con quei petali rotanti verso spazi che si moltiplicano e si distendono, che inglobano nel continuo ritmo di crescita le testimonianze di una civiltà ogni giorno più fossile.

Ed ecco che acquistano significato le rotelline e gli ingranaggi delle macchine ormai inutili mentre il cigolio diviene flebile in questo strano cambio di natura e tecnologia. Ma riaffiora, a questo punto, la mano dell’uomo tesa ad annodare funi e gomene quasi a voler imbrigliare il mondo nella volontà dell’azione, per riportarlo a valori ancora possibili per un recupero civile dell’umanità.

Cos’ questi nodi mi sembrano diventare emblemi anche di un modo di agire, del quotidiano scontro della realtà, di una insoddisfazione di fondo che ha bisogno della tela o del foglio di carta per tramutarsi in linguaggio e verifica di se stessi.

Venezia, aprile 1977

                                                                                                                                    Marcello Colusso



.. E la pittura che non muove da empirismi critici o letterari, ma invita alla contemplazione, indicando al pensiero di chi guarda remote forme che per forza del colore si identificano in oggetti; essi formano il quadro in quella sola calma atmosfera di chi persegue in un linguaggio comune agli altri, l’unica linea chiara per una più ampia comprensione.

Anche uscendo da un linguaggio comune, farsi capire dai più come oltre che far pittura fosse un messaggio interiore per un suo preciso scopo: queste sue ultime cose denunciano chiaramente questa sua volontà e i non pochi punti raggiunti.

1976

                                                                                                                                            Mario Abis



Agato Bruno è la dimostrazione, nella sua più recente produzione, di come sia possibile fondere due culture regionali e di come da tale fusione possa nascere un prodotto pittorico sicuramente interessante. Infatti la acquisizione del colore veneto dà un calore via via sempre più caldo alla tematica che il Bruno ha assorbito dalla scuola di Napoli.

Forse è per questo che il fiore esce ad invadere la superficie e domina nella sua “traamutazione”, qui ancora in fase di religiosa o “freudiana” iniziazione, il groviglio, la confusione e la esasperazione della “prima morte ecologica”; ovvero, cioè, l’essere umano che prima è sempre presente nell’opera (partecipe o contrito – in Primis-, o rappresentato  dalla materia meccanica, ora sostituita dalla forza  sconosciuta che “il grande fiore nuovo” emana, o dalla farfalla: simbolo fallico, se vogliamo, ma simbolo di un bisogno amoroso che sia concettualmente amorale, nel sens di negazione del presente…

1976


                                                                                                                                     Mario Marconato



Al di là della presenza plastica e cromatica, al di là delle forme perentorie che si situano nello spazio con il loro connotato preciso e comune, c’è un discorso che Bruno si impegna a sviluppare con coerenza e decisione; cioè un discorso che travolge/supera il senso grafico, l’aspetto coloristico, l’epidermide di quanto sostanzia laa realtà – la realtà fisica.

In effetti la ricerca di  Agato Bruno è essenzialmente un puntuale (e puntiglioso) confronto con il mondo di oggi, meglio una investigazione della realtà. E l’operatore che conserva una notevole carica di umanità, non può assumere, è chiaro, se non una posizione polemica: muovendosi attraverso la visualizzazione di momenti – elementi tipologici della civiltà delle macchine, della civiltà dei consumi, così ricche di abbaglianti presenze, tanto prodighe di miti…

1975

                                                                                                                              Vincenzo Perna


* i testi di Marconato e Perna sono estratti di precedenti presentazioni

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