sabato 24 ottobre 2015

Parlatene




mercoledì 23 ottobre 2013




Calogero Taverna A caval donato non si guarda in bocca .. e figuratevi se mio mi metta a contestare un buono spot pubblicitario televisivo su RACALMUTO. Parlatene, parlatene come vi pare, con tutti gli strafalcioni che volete, ma parlatene bene. E qui una volta tanto non si parla di Racalmuto MAFIOSA o perniciosamente infiltrata. Certo è flash di famiglia, stantio, fallace. Ma che ci importa. Almeno se ne parla quasi in positivo. Quasi: panzana la faccenda del Comune responsabile dell'accidiosa conduzione di una Fondazione, mera cattedrale nel deserto, per non avere dispensato cinquecento milioni di vecchie lire (o forse cinquecento mila euro). Mi vien fatto di pensare. ma perché il Comune doveva dilapidare quei soldi pubblici per una istituzione di famiglia che ancora deve ricevere tutte le carte che Sciascia ha lasciato in dotazione alla istituenda fondazione a suo nome. Non è vero? cito due carteggi, quello relativo al vescovo Ficarra e quello relativo al duo Joe Macaluso-Sindona. Mi vien da ridere quando sento che i guai del teatro regina Margherita si sarebbero attenuati per due panacee Camilleri e Catalano. Aggiungo che Racalmuto non è mai stata la meschinella che si dice in TV o che magari s'inventò Sciascia per rendere consone le sue parrocchie alle mode neorealiste degli anni '50-60. Là di vero c'è solo l'abulìa sciasciana nell'insegnare nelle scuole fasciste (perché messe sù pretenziosamente dal podestà don Enrico Macaluso9. Iolanda Salemi chiede che fine hanno fatto i soldi del vittorioso Parco Letterario Leonardo Sciascia. La Signora è giovane per sapere. Preciso: ci fu una svendita del prestigioso nome di Leonardo Sciascia a Caltanissetta. A Racalmuto quindi vennero pochi soldi e questi furono benissimo utilizzati da uomini coscienziosi come Aldo Scimè, il prof. Salvatore Restivo o lo stesso Di Grado a me non gradito direttore artistico della fondazione Sciascia. L'inghippo non è dunque nell'uso dei soldi ma a monte nel non essersi adoperati per un proficuo sfruttamento racalmutese del prestigioso nome del grandissimo scrittore appunto racalmutese.

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