mercoledì 23 settembre 2015

GAETANO SAVATTERI. LA REGOLA DELLO SVANTAGGIO. Un libro tutto suo era più personalizzato. La Sellerio è ridota così male per cui o scrittura di gruppo o niente?

Non son tipo da comprare libri al supermercato. Quei volumacci là desueti e stantii che i francesi grandi mercanti i vogliono rifilare a CARREFOUR, quei  libracci alti e densi di romanzieri americani che così fan soldi a palate li disdegno sino a denegar loro un pur distratto sguardo.  Invero neppure nelle librerie d'alto bordo compro più libri. La cecità ad 81 anni progredisce e leggere mi stanca. Anche mentalmente mi stanco a leggere.  Mi bastano le battutelle di donne senescenti in amore o di medici in andropausa per svegliarmi dai miei crescenti torpori senili.
Ma una eccezione oggi l'ho fatta. A Carrefour tra via Agnelli, viale Portuense e Isaac Newton  vedo tra una piccola catasta di libri fuori moda un parsimonioso testo della Sellerio sprecato per parlare di TURISTI IN GIALLO  a nome (in stretto ordine alfabetico) di Giménez-Bartlett  Malvaldi, Manzini, Piazzese, Recami che non mi dicon nulla e SAVATTERI che mi dice tutto.
Il sapido meneghino di Racalmuto alto e grosso come suo bisnonno Borsellino (quello che poveraccio non poté più dare impunito una masciddrata a lu so' mitateri come si cantilenò al Circolo Unione) in questa mia congiuntura di critico poetico mi ha donato un suo appetitoso "mi piace" in FB e debbo ricambiare.
Sfoglio e vado subito a pag. 117 per cercare di capire quale è la "regola dello svantaggio".
Il desso ora scrive davvero bene, fluido, tutta ironia, sottile, tutto un prendere per il culo  tutto. Persino il padre. Certo una qualche sensazione me la fa provare pensare che il figlio possa davvero credere che Liddru Savatteri se  ne stesse a Ganci pronto a mandare bonifici al suo stravagante "giornalaio" - come lo chiamava - e tanto mi risulta ostico.
Ma Tano oggi, ormai cinquantenne non è più l'ardimentoso fanciullone che amava deridere ciclostilando su un illeggibile MALGRADOTUTTO:
Scorro le prime dieci pagine. Tano alle prese con le maioliche di Caltagirone per una inutile cucina che penso lassù alla Montagna dinanzi alla mia casa paterna di via Filippo Villa non mi convince  granché. Fluida scrittura. elegante dialogo. Spiritoso. Qualche tocco dialettale. Ancora l'influsso di Camilleri. Mi soffermo su "ti scanno" della madre arrabbiata col figlioletto discolo o sull'accenno mnemonico a drammi giovanili quando succedeva di "essere alunno ripetente di terzo liceo".. Quella sparata "gli spacco sulla tempia un volume della piccola enciclopedia Treccani" mi fa però temere un risveglio do ancestrale DNA.
Ma Tano oggi è persona civilissima. Gli tocca  scriver libri per campare. E gli editori si fregan tutto loro. E Tano manco il padre riesce ad ingannare.
Brio, spumeggiante intelletto, noia e voglia di grandi cibi. Ma alla fine solo un paio di uova strapazzate.
Una perla qua, un brillio là. Per dieci pagine va bene. Altre ottanta pagine? Un po' troppe per me!- Mi perdoni il buon Tano se chiudo qui. Solo una piccola malizia: allungando qui divagando là a un centinaio e mezzo di  pagine non poteva arrivare? Un libro tutto suo era più personalizzato. La Sellerio è ridota così male per cui o scrittura di gruppo o niente?

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