giovedì 10 settembre 2015

demoliamo il palazzo di Gammigglieddra

Carissimo Roberto, comiuffata da una stima reciproca incommensurabile noi due navighiamo su opposti e inconciliabili mari. Io sono vetero comunista tutt'altro che pentito e gramscianamente considero i socialisti in eterna dissociazione tra i programmi sonori e i fatti miserabili. Ma poi, alle prese con la dicotomia risibile tra il pessimismo della ragione e l'ottimismo della volontà davvero vorrei incatramare quella parte del cervello dedito all'ostativo e accidioso pessimismo. E nei miei furori volitivi vorrei demolire l'intero palazzo di Gammiglieddra, così umido, becero, frutto di abigeati "signorili", di ignobilissimo sfruttamento dei "carusi". di ributtante usura diviratrice delle iniziatice solfifere altrui. E se mio fratello ci rimetterebbe il negozio paterno non me ne fotterebbe un cazzo. E lì sì vi farei una novella "piazzetta" con un bel monumento al grande racalmutese che non piace a Malgrado Tutto e a Giggi Restivo, il "positivo" ISPETTORE GENERALE DI P.S: commendatore di San Lazzaro e San Maurizio ETTORE MESSANA, magari mentre mira la collabente casa di sua cugina Elettra Messana con la quale FORSE ebbe una storia di amore. Quanto alla chiesetta dei mariti delle fedifraghe o alla necropoli di monache figlie in esubero dei "galantuomi", imprigionate nella Badia di donna Aldonza dei del Carretto , mi asengo per ora dalle mie invettive contumeliose. Chi mi ha letto sa bene a cosa alludo.

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