martedì 7 luglio 2015

primi passi nella storia di Racalmuto per conto di Malgrado Tutto

[articoletto n.°22]

GLI ESORDI STORICI DI RACALMUTO

di Calogero Taverna]


Su interessate segnalazioni dei canonici agrigentini, il Pirri non aveva, attorno al 1630, dubbi che la più antica chiesa di Racalmuto fosse S. Margherita Vergine - che secondo postumi documenti appare contigua e collegata con la chiesa di S. Maria di Gesù - e che essa fosse stata fondata nel 1108 da Roberto Malconvenant. Purtroppo, la notizia si base su un documento dell’Archivio Capitolare agrigentino, che, come ebbe a dimostrare Mons. Paolo Collura, si riferisce a ben altra località, molto probabilmente sita nei pressi di S. Margherita Belice. Sappiamo di certo che S. Maria di Gesù non è chiesa del XII secolo: dobbiamo risalire alla prima metà del XVI secolo per averne indubbi dati documentali.
I primi cenni sulla comunità religiosa di Racalmuto risalgono alle decime avignonesi del 1308 e 1310. Nell’abitato racalmutese vi erano almeno due chiese: quella parrocchiale retta da tale presbiter Angelo di Montecaveoso,  e quella forse conventuale dedicata alla Vergine Maria, i cui carichi tributari ricadevano su un certo Martuzio Sifolone (divenuto poi il moderno Scicolone?).
Altra pagina storica insieme civile e religiosa è quella rinvenibile negli archivi avignonesi dell’Archivio Segreto Vaticano sulla presenza a Racalmuto dell’Arcidiacono Bertrando du Mazel per numerare i fuochi, stabilirne la capacità contributiva e raccoglierne l’imposta per togliere l’interdetto che si originava dalla rivolta dei Vespri Siciliani. Era l’anno 1375.
Nel 1375 Racalmuto doveva essere un piccolo centro agricolo con non più di 900 abitanti. Nell’archivio segreto Vaticano è reperibile il resoconto delle collette redatto in quell’anno dall’arcidiacono du Mazel (cfr. Reg. Av. 192). Questi era stato mandato in Sicilia per raccogliere il sussidio che  doveva servire alla rimozione dell’interdetto. Il sussidio andava ripartito in ciascun abitato per case, in rapporto alle condizioni economiche: 1 tarì per le famiglie più povere, 2 per le ‘mediocri’, 3 per le agiate  e cioè ‘qualsiasi fuoco di ricchi abbondanti in facoltà’ (cfr. Peri I.: la Sicilia dopo il vespro  - Laterza, 1982, pag. 235). Il 29 marzo del 1375, il pio  collettore (o suoi emissari) giungeva a Racalmuto e trovatovi 136 fuochi raccoglieva il ‘sussidio’ e scioglieva l’interdetto  (cfr. AVS - Reg. Av. 162 f.419v). Dato che per ogni fuoco è calcolabile un nucleo familiare medio di 4-5 persone, ne deriva una popolazione di circa 610 abitanti, aumentabile sino a 7-800 se pensiamo ad evasori o a soggetti resisi irreperibili.   In un secolo e tre quarti - dal 1375 al 1548, la popolazione di Racalmuto - se le nostre congetture e i dati del Tinebra Martorana hanno una qualche attendibilità - si sarebbe accresciuta di quasi tre volte e mezzo. Nel successivo eguale  lasso di tempo, la crescita si è invece limitata solo al  48,32%, che in ogni caso è tasso di sviluppo normale.         
Che cosa sia avvenuto tra il 1375, quando Racalmuto era una modesta terra del potente Manfredi Chiaramonte, e la metà del XVI secolo non è chiaro. Il salto nell’intensità abitativa testimonia comunque un massiccio afflusso di forestieri.
Abbiamo motivo di congetturare che tanti sono giunti dalle terre marine vicine, fuggiti per la paura dei pirati. L’improvviso sviluppo della coltura granaria ha esaltato il fenomeno della immigrazione intensiva. I tanti La Licata  sembrano convalidare la prima ipotesi. I molti cognomi di   paesi e terre del circondario scandiscono la provenienza di numerosi agricoltori accorsi nei feudi racalmutesi che talora sostituiscono e talora si aggiungono ai patronimici. 

Tanti immigrati nel campo dei mestieri, ma ancor più in quello delle mansioni pubbliche, acquisiscono come cognome di famiglia la peculiare attività o funzione svolta. I non pochi Xortino denunciano l’antica carica di maestri di xurta. I maestri xurteri erano al tempo di Carlo d’Angiò i soprintendenti alla sicurezza notturna. Se ne riscontra traccia in documenti del 1270 e se ne ha conferma nel 1282-1283 sotto Pietro d’Aragona.                             

Nessun commento: