giovedì 16 luglio 2015

la primissima colazione dei mietitori di Baccarecce (ormai solo un vago ricordo)

la primissima colazione dei mietitori di Baccarecce (ormai solo un vago ricordo)


Il linguaggio del Cicolano mi affascina, quello originale antico autentico. Sono siciliano e spesso colgo assonanze tra il mio dialetto e questo delle terre che circondano il Lago del Salto. Regno delle due Sicilie insomma che qualche traccia l'ha lasciato. Ma qui dominò anche Federico Secondo, lo Stupor Mundi abbandonò la Sicilia e scorribandando di qua e di là nei pressi edificò L'Aquila, addosso allo Stato Pontificio ancora adesso sorge Girgenti.



Dai parenti di mia moglie qui persino stanziali colgo taluni detti, termini, espressioni che esulano dalle lande del comune dissertare per acquisire valenze di grande civiltà, di costumi specifici. di inobliabili passioni.



Ecco un termine, ad esmpio: U SDIUNU,



Tempo di mietitura, lavori defaticanti, estenuanti. Contadini in stato di grande miseria. Il grande proprietario terriero (mio suocero lo era a Baccarecce frazione di Pescorocchiano) radunava quei contadini bisognosi. La mattina presto, tutti nell'accogliente caseggiato che il Lugini jr. vorrebbe derivazione della villa rustica romana. Per il Lugini il facoltoto proprietario terriero metteva sù casa per le sue necessità anche per il suo decoro. Egli aveva un ambiente sola a mo' di torretta da dove dominava i suoi terreni, i suoi vigneti in digressioni a terrazzamenti, le "prata": agiva da praetor, vigilava, dirigeva, richiamava; era autorevole ma suo modo generoso.



Ed in effetti mio suocero, il sor Costantino Benedetti, ne aveva di questi tratti dominatori.



I mietitori dunque del borgo (Baccarecce) si radunavano nel palazzo del signorotto e subito avevano modo di ristorarsi. Subito vi era U SDIUNU. una precolazione ove abbondava il pane, il pane di grano: il mietitore ne mangiava una piccola parte, il resto lo conservava per i suoi figli per la sua famiglia. Tempi duri di fame e di miseria che durarono sino al primo dopoguerra. Dopo il grande esodo a Roma e quindi la crisi dell'agricoltura nel Cicolano che Mussolini con quel lago artificiale aveva molto rastremato di terre coltivabili. ç

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