giovedì 2 aprile 2015

Spulciando e rovistando negli archivi altrui, mi sono permesso di fare un taglia e cuci dalle cose di Scimé. Petrotto qui scrive pagine che dovrò risucchiare nella mia storia critica della Racalmuto di questi anni. La faccenda poi della minoranza che deserta una riunione centrale del consiglio comunale con la scusa che non reputa di imbrattarsi con le diatribe interne tra sindaco e sua maggioranza sarà un domani un bel punto di riferimento. Io faccio storia rectius microstoria, mica faccio politica.

Spulciando e rovistando negli archivi altrui, mi sono permesso di fare un taglia e cuci dalle cose di Scimé.  Petrotto qui scrive pagine che dovrò risucchiare nella mia storia critica della Racalmuto di questi anni. La faccenda poi della minoranza che deserta una riunione centrale del consiglio comunale con la scusa che non reputa di  imbrattarsi con le diatribe interne tra sindaco e sua maggioranza sarà un domani un bel punto di riferimento. Io faccio storia rectius microstoria, mica faccio politica.



REGALPETRA LIBERA ((( blog Racalmuto)))

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mercoledì 20 luglio 2011

   
Il diario di Salvatore Petrotto - Cap.2 - le persone che frequentavo, chi sono i Di Gati, l'incendio alla Vecchia Nina, la morte di Simone, la scomparsa di Delfino


Salvatore Petrotto, nota facebook 20 luglio 2011
Leonardo Sciascia anche vestendo i panni del parlamentare nazionale ed Europeo, come è risaputo si batte per affermare quel quanto mai necessario ed opportuno sano garantismo, per tutti i cittadini.
E queste battaglie le conduce non solo a partire dal caso Tortora che è qui forse superfluo e pleonastico ricordare.
 Si pensa giustamente, subito a Tortora, quando si vuol porre l’accento su che cosa significa per un uomo od una storia, patire l’onta, il discredito ed il disprezzo della gente, non solo per il sol fatto di essere ingiustamente incarcerato o perseguito penalmente.
 Ma è la gogna mediatica quella che subito ti brucia ogni singola fibra del tuo essere uomo, magari educatore, padre o semplicemente un cittadino, meritevole di un po’ di rispetto.
 Subire un trattamento mediatico anche di parziale denigrazione pubblica sulla scorta sempre di presunti reati che magari non hai commesso ti rode dentro, ti macera il cervello, ti fa sopravvivere con la morte nel cuore!
 E ciò capita quando sei certo di non aver commesso alcun reato!
 E questi ultimi miei casi giudiziari, che si aggiungono agli oltre tredici, conclusisi con delle piene assoluzioni, sono ben più pesanti in quanto alla loro portata astutamente, terribilmente ed atrocemente calunniosa!
 Sono il segno che troppi poteri forti e mi riferisco ad alcuni gruppi imprenditoriali, dovevano, per forza di cose sferrare il colpo finale contro un vero ed autentico rompicoglioni come me!
 Credo di essere semplicemente un povero e disgraziato Don Chisciotte che ha combattuto contro i mulini al vento.
 Spero che l’aver denunciato, all’inizio di quest’anno, dei precisi reati consumati ai danni non solo della collettività racalmutese che ho amministrato sino al 23 giugno del 2011, ma di mezza provincia di Agrigento, compresa la Città dei Templi, almeno sortisca qualche effetto.
 Mi riferisco alla denuncia relativa all’affidamento diretto, da parte dell’ATO Rifiuti GE.SA. AG 2, senza gara, per 40 milioni di euro l’anno e per due anni, del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, alle stesse ditte che ci fanno sopravvivere in mezzo a cumuli di rifiuti.
 Eppure paghiamo le bollette tra le più care d’Italia.
 Un qualsiasi amministratore pubblico non può affidare in Sicilia, ma anche nel resto d’Italia, un servizio pubblico senza gara se il costo di quel servizio supera i ventimila euro l’anno.
 E questa è la legge e la conoscono tutti: funzionari, tecnici ed amministratori pubblici.
 Ne caso nostro stiamo parlando di un servizio pubblico del costo di 40 milioni di euro, lo ripeto 40 milioni di euro l’anno, affidati, per due anni senza gara!
 Con i risultati che sappiamo, immondizia in mezzo alle strade, quasi sempre, problemi igienico-sanitari gravissimi e costi delle bollette tra le più care d’Italia!
 Io questi reati ho denunciato all’inizio di quest’anno alla Procura della Repubblica di Agrigento.
 Adesso io che devo rendere conto prima di tutto alla mia coscienza, ai miei figli, ai miei alunni a scuola, ai miei concittadini che mi hanno da sempre affettuosamente amato ed ammirato per la mia correttezza morale, per la mia onestà e non solo quella intellettuale che cosa gli racconto?
 Che sono stato inquisito e per mia fortuna sempre assolto perché la Giustizia in Italia trionfa sempre, e va bene:
 Io ci credo tantissimo nello Stato, nelle sue Istituzioni, nell’Amministrazione della Giustizia.
 Ero considerato addirittura un giustizialista, visto che ho maturato le mie prime esperienze politiche dirette con la Rete di Leoluca Orlando, un Movimento Antimafia di cui ne fecero parte, quando andò in pensione persino il compianto grande Giudice, sopravvissuto alle stragi, Nino Caponnetto, capo di quel pool di cui facevano parte Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
 A quei tempi, ai tempi a cui si riferiscono questi nostri concittadini criminali, per loro stessa ammissione ed oggi pentititi di mafia, io non frequentavo loro, non li ho mai frequentati, io andavo in giro con Leoluca Orlando, il Giudice Nino Caponnetto, ospitavo il Giudice Giancarlo Caselli, mi incontravo con il figlio del grande Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Nando, comiziavo con Alfredo Galasso, Carmine Mancuso, Franco Piro, Gaspare Nuccio, Giuseppe Taverna, Nino Vassallo che è stato anche assessore ed ha amministrato assieme a me, Giuseppe Scozzari, con Mario Picone, Ignazio Marchese, Alfonso Lo Sardo e la cugina Giusy Lo Sardo, Michele Taibi, Lillo Montante, Salvatore Restivo, il primo Carmelo Sferrazza, prima del suo sposalizio con una nipote dei Di Gati, i fratelli Lillo e Salvatore Conte, i fratelli Vincenzo e Salvatore Maniglia, i miei compagni di scuola Angelo Iannello, Calogero Giglia, Tonino Falletta, che hanno amministrato anche loro assieme a me, lo scultore Giuseppe Agnello, anch’egli mio compagno di scuola, l’istruttore di volo Nicola De Liguori, i professori Nicolò Macaluso, Gaspare Arrostuto ed il figlio di quest’ultimo, Carmelo, un ragazzo ieri, un uomo oggi di un’eccezzionale forza creativa, e poi mio fratello Nicola, la mia compianta madre, Nicoletta, la mia più sfegatata fans, mia cognata Lucia Guagliano ed il fratello Angelo, mia moglie Carmela, sempre a soffrire spesso assieme a me ed a patire le pene dell’inferno quando, Lei in cinta dei mie figli, Nicoletta, Liliana ed Eduardo, era costretta a patire le pene dell’inferno, terrorizzata da quei continui attentati, dai frequenti terribili risvegli di soprassalto, di quando mi incendiarono per due volte la mia vecchia Tipo rossa e lei era in cinta di Liliana ed oltre al fuoco ed alle fiamme , doveva sopportare le frequenti telefonate anonime di minacce.
 Non voglio commuovere od impietosire nessuno, ma è questo ciò che merita chi si è battuto contro questi, non saprei come definire, se non criminali, per loro stessa ammissione?
 Ed oggi sono diventati addirittura dei personaggi, grazie alla penna ed all’estro letterario di Gaetano Savatteri, figlio di mia cugina Pina Petrotto.
 Anzi quei ragazzi terribili, i ragazzi di regalpetra, sono dei personaggi teatrali che girano per l’Italia, attraverso una piece teatrale, tratta dal libro di Savatteri.
 E chi li smonta più!
 Erano famosi, quando, da latitanti si scoprì che avevano commesso stragi ed omicidi e comandavano, con le pistole in pugno ed a loro dire dettavano la legge del terrore, uccidendo o minacciando di uccidere chi li contrastava.
 Diventano dei personaggi da film oggi, attraverso i loro racconti, veri o falsi e comunque, ritengo sibillini, tanto per minimizzarne la devastante portata delle loro frequenti menzogne.
 E tutto ciò oggi, in maniera globale e stratosferica ha una visibilità planetaria grazie anche ad internet. e che fecero, ilo giro d’Europa e del mondo attraverso, soprattutto, gli ultimi romanzi e saggi dello scrittore di Racalmuto, non ultimi ovviamente Porte Aperte o Una Storia Semplice.
 Come dimenticare la fine che hanno riservato al povero, simpatico, bello come il sole ed affascinante Simone Farrauto, figli di una madre, Liliana Papaianni che, da quando lo hanno ucciso, ad oggi, continua a piangere ed a mettere i soldi da parte per costruire la tomba al figlio.
 E sapete perché glielo hanno ucciso quello splendido ragazzo, perché li derideva, li sfotteva li chiamava mafiosi di merda che non contavano nulla e che per lui, erano niente e nessuno.
 Ebbene lo hanno ucciso solo perché li aveva insultati!
 E dopo averlo ucciso ne hanno bruciato il corpo!
 E chi è stato secondo il racconto di Maurizio Di Gati ad uccidere a cazzotti il povero Simone che era anche un ragazzo robusto ed aitante, ma il fratello Roberto, quello che si è ucciso in carcere.
 Da solo, Roberto uccide Simone e ne brucia il corpo nei pressi del cimitero di Racalmuto.
 E sempre da solo, Roberto, il loro fratello suicida, che fa, nel 2004, dà fuoco al ristorante Alla Vecchia Maniera perche, niente poco di meno che, 5 o sei anni prima di incendiare quel ristorante, un cuoco, sempre secondo il racconto del nostro Maurizio, spacciava droga là dentro a loro insaputa, senza il permesso di Maurizio!
 Ve lo immaginate che incendio a scoppio ritardato!
 Aspettano 5 anni, il 2004, per incendiare quel locale e rivendicare il controllo del territorio a scoppio notevolmente ritardato.
 Ed incendiano il locale, ovviamente lo incendia l’ormai defunto Roberto Di Gati, mentre c’era una lite in corso tra aderenti allo stesso partito che culminò poi in tribunale con una querela presentata contro il sottoscritto e di cui sarebbe giusto chiarire gli esatti dettagli.
 Sono stato querelato per avere condannato pubblicamente che quell’incendio era stato perpetrato ai danni del gestore di quel locale che era anche un aderente ad Italia dei Valori, il partito di Di Pietro, di cui io ne ero il Coordinatore Provinciale di Agrigento.
 Dissi semplicemente allora che quelle liti tra membri dello stesso partito deponevano male e soprattutto che quel clima infame che si era venuto a creare faceva il paio con l’atto delittuoso, consistente nell’incendio di quel ristorante gestito da un aderente di Italia dei Valori.
 Sono stato, dopo sette anni di processo, condannato in primo grado, a duemila euro di multa per presunta diffamazione, c’è il ricorso pendente in appello e spero che si chiarisca che l’avere espresso un’opinione, una valutazione di severa condanna, contro un crimine perpetrato ai danni di una persona, non significa, automaticamente accusare gli altri aderenti del partito, con i quali il gestore di quel ristorante ed io personalmente avevamo avuto motivi di attrito politico.
 Tranne che quell’incendio che ha distrutto completamente quel ristorante non era e non è da collegare a quanto raccontato, tra il 2006 ed il 2007 da Maurizio Di Gati.
 Ed anche in questo caso, come è molto probabile, mente e spudoratamente.
 Non ci si vendica dopo 5 anni per un presunto spaccio di droga che a suo dire, avveniva dentro quel locale!
 Se il Di Gati aveva interesse anche nel mondo dello spaccio, poteva far incendiare 5 anni prima e non nel 2004, quel locale.
 Non vi sembra più logica questa mia considerazione.
 E poi, sempre e solo Roberto compiva tutti i crimini di cui parla Maurizio!
 Il povero Simone Farrauto lo uccide da solo a cazzotti il defunto Roberto e sempre da solo ne brucia il corpo vicino al cimitero di Racalmuto!
 Sempre Roberto e solo Roberto, incendia e distrugge il ristorante Alla Vecchia Maniera.
 Ma Roberto è morto e non può parlare più, si è portato i segreti nella tomba.
 Così come non può parlare il Geometra Alfonso Delfino, scomparso per lupara bianca.
 Ed anche il Delfino non può confermare se ha truccato o no, quella famosa gara della rete idrica comunale del valore di due miliardi e mezzo di vecchie lire, per favorire Maurizio Di Gati e la sua ditta di riferimento.
 Ed il tutto, il Delfino, lo avrebbe fatto, lo ricordiamo, solo per amicizia, si intende, secondo sempre il suo , ritengo, poco credibile racconto, quello di Maurizio Di Gati.
 Ci riferiamo sempre e non ci stancheremo mai di ribadirlo, a quella famosa gara che il Delfino non voleva presiedere e che il segretario comunale dell’epoca, Antonio Calì, con un regolamento da lui proposto e poi fatto approvare in fretta e furia dal Consiglio Comunale, di fatto, regolamento approvato alla mano, il Calì, obbligò il Delfino a presiedere proprio quella gara che non voleva presiedere.
 Tra l’altro il Delfino se ne stava andando in pensione ed anzi, pensava che nel novembre di quel 1996, avrebbe già dovuto essere in pensione.
 E poi mi ritorna in mente il racconto dell’altro tecnico, Francesco Puma che subentrò al Delfino, nel settore dei lavori pubblici, meno di anno dopo la sua scomparsa, avvenuta nell’aprile del 1998.
 All’epoca dei fatti relativi alla conduzione di quella gara d’appalto, anche il Puma faceva parte di quella commissione di gara che aggiudicò i lavori per il rifacimento di quella rete idrica.
 E sempre il Puma mi ha riferito, qualche giorno prima che io venissi interrogato dai magistrati di Palermo Vittorio Teresi e Fernando Asaro, davanti a mia moglie che, il Delfino chiamò il segretario comunale Antonio Calì per farsi aiutare nell’espletamento di quella gara.
 E che, anzi fu proprio il Calì, a seguire tutte le procedure di gara, compresa l’incriminata aggiudicazione alla ditta Falzone a cui fa riferimento il Maurizio Di Gati.
 Circostanze queste ultime che vengono smentite dal Calì, da me contattato telefonicamente a casa sua, una decina di giorni dopo l’interrogatorio a cui sono stato sottoposto dalla DDA di Palermo, avvenuto il primo di luglio di quest’anno.
 Spero che il ricordare le contraddittorie ed intricate vicende raccontate dal nostro Sciascia non arrechi danno alcuno all’accertamento della verità, soprattutto se ricordo i suoi ultimi sconsolanti messaggi contenuti in opere quali Porte Aperte o Una Storia Semplice.
 Con tutto il mio sconfinato spirito di tolleranza ed il mio profondo rispetto anche verso degli incalliti criminali, spero ancora, pescando e ripescando anche tra le più arcane profondità del mio animo e della mia coscienza di riuscire a rendere materia vivente, quel valore estremo e tautologico principio che Sciascia amava definire Giustizia Giusta
Sciasciamercoledì, 20 luglio, 2011
l'amico petrotto dice sempre mezze verità e gioca sempre con carte diverse per gli anni novanta prende il mazzo con NIno Vassallo, Giuseppe Agnello,Leoluca Orlando, Mario Picone ecco per il 2007 Diego Sberna, Vinvenzo e Salvatore Milioto, Alfredo e Giovanni mattina, Gueli, Di Naro, Burruano, Sardo del pd, Penzillo Campanella, morgante, spalanca Scibetta Adile Falco ma a che gioco giochiamo totò Poi continua a infangare il paese con queste storie così non se ne esce più a noi non interessa proprio ne di lui ne di altri, io nenti aviva e nenti aiu il paese sorco era e sporco e rimasto, la piscina incompleta era e incompleta e i parenti prima li sistemavano i politici di prima republica poi quelli seconda repubblica ora tutti forse in pochi leggeranno questo commento di uno che non capisce nulla di politica ma essere preso per il culo proprio no.
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Sciascia 2mercoledì, 20 luglio, 2011
Totò ma di tutte quelle persone che hai nominato tra amici veri o presunti, parenti, opportunisti, persone realmente serie e non, oggi chi ti è rimasto vicino?
Tutti questi non mi sembra che oggi abbiano grande stima di te.
Molti non li hai nominati perchè, semplicemente, hanno avuto il "coraggio" apetamente di prendere le distanze dal tuo -modus operandi- (questo non ti fa onore)
Come dice giustamente lo Sciascia di sopra non puoi giocare con due mazzi di carte.
Nel campo della morale e dell'etica comportamentale non esiste il potere transitorio.
<Non si è persone per bene perchè si e stati vicini con persone per bene.
Non si può essere assolti per lo stesso motivo.
Altrimenti per lo stesso pricipio non si dovrebbe essere persone per bene e quindi condannati quando si scorre l'elenco di altre persone (non certo per bene) con cui si ha avuto a che fare e a volte si è andati a ricercare senza averne di bisogno.
Quello che mi auguro e che tutto quello che ti viene imputato (e non parlo solo di mafia) non sia, minimamente, vero altrimenti come potresti continuare a guardarti in faccia?
Tutto quello che hai combinato in combutta con l'avvocato (uso di cocaina in primis) e tutte le dicerie che aleggiano in paese non depongono certo a tuo favore.
Per tutto questo dovresti vergognarti e chiedere scusa al Paese, alle persone per bene che hai menzionato in precedenza e anche a quelle (sempre per bene) che hai volutamente dimenticato.
Probabilmente una prima assoluzione ti potrà arrivare da questi!
Anonimomercoledì, 20 luglio, 2011
Petrotto dovrebbe spiegare, come mai tutte qulle brave persone citate, nel corso degli anni, si sono dissociati da lui politicamente, addirittura qualcuno si è pure schierato contro.
Candido Munafògiovedì, 21 luglio, 2011
Comportamenti come quello di Petrotto portano le persone per bene ad allontanarsi dalla politica e dai politici. E' un vizio di tutti i politici di oggi quello di strumentalizzare l'amicizia di persone per bene, specie se socialmente o professionalmente ben inserite. Per tale motivo io personalmente non solo ho deciso di non fare politica, ma anche di evitare di avvicinarmi a quei fastidiosi capannelli che si formano in piazza o presso il distributore ESSO. Già il Web è un posto più sicuro, specie se ci si presenta in forma anonima. Quello che ha fatto Petrotto cercando di circondarsi durante la prima candidatura di persone "per bene", lo ha fatto successivamente anche Restivo con il famoso manifesto in cui elencava tutte le persone che lo sostenevano (molte delle quali per gentilezza, cortesia o amicizia alla richiesta se si poteva far comparire il proprio nome, non ha saputo dire di no).
Non vorrei che nel futuro, visti i nuovi mezzi di socializzazione, qualche candidato sindaco proponesse come suoi sostenitori tutte le amicizie che ha su Facebook.
Mi viene da dire alla racalmutese: "scornatevi fra di voi" e lasciate stare in pace le persone per bene che non vogliono avere nulla da spartire con la politica locale.
Un'altra interessante alternativa per non essere strumentalizzati è "non essere persone per bene", e molti tristemente a Racalmuto hanno scelto questa strada.
Racalmutese Igiovedì, 21 luglio, 2011
caro Candido ma chi ti ha chiesto niente... fai bene! anzi, mi scuso se qualche volta partecipando a discussioni in piazza ti ho arrecato fastidio.
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