domenica 15 marzo 2015

accutufatu secondo Camilleri

L'ACCUTUFATU DI CAMILLERI

Il Camilleri-linguaggio

Ecco un breve dizionarietto dei termini siciliani piu' usati dal SOMMO, per orientarsi meglio nel Camilleri-linguaggio.


A B C D E  F  G  H  I  J K  L  M  N  O  P  Q  R  S  T  U  V W X Y  Z 

A
A mia
a me.
A pampera
a visiera.  
A patrasso
eufemismo per "a puttane", detto di cosa o intrapresa che finisce molto male.  
A pedagna
a piedi. Sembra siciliano ma non lo è: Dizionario della lingua italiana Palazzi - Folena, editore  Loescher (da qui Diz.): "Latino tardo: pedanea, che riguarda il piede".  
A taci-maci
di nascosto.  
A tia
a te.  
A tinchitè
in abbondanza, a iosa.  
A vacante
a vuoto, senza motivo.  
Abbacato
abbassato, placato, scemato. Detto di luce, di vento, di mare, di incendio. Il verbo è abbacari, e significa anche: lenire, mitigare la sofferenza. Nella zona metanifera della provincia di Enna ( Gagliano, Castelferrato) significa anche: lavorare con assiduità, dedicarsi con solerzia (Vocabolario Siciliano edito dal Centro studi filologici e linguistici siciliani a cura di Giorgio Piccitto; da qui: Voc. Sic.).  
Abbanniare
Bandire per vendere la mercanzia. Fig., significa: diffondere in pubblico notizie riservate, da cui: diffamare, svergognare. Significa anche: urlare, sgolarsi.  
Abbascio
giù, dabbasso.  
Abbrusciare
bruciare, incendiare. La grafia è: abbruòiari "La lettera ò è una sibilante prepalatale sorda, come nella  pronuncia fiorentina di pece, pace, bacio. Anche: abbuòiari, bbruòiari". (Voc. Sic.)  
Abento (Abbentu)
esiste nel Diz. come vocabolo di origine dialettale meridionale: significa quiete, riposo, tempo di   raccapezzarsi. Stesso significato nel dialetto siciliano.
Modi dire: aviri u mal'abbentu
avere l'argento vivo addosso; tèneri abbentu: lasciare in pace. Nel Nuovo dizionario scolastico della lingua italiana di Policarpo Petrocchi (edizione 1908) la parola è definita "fuori d'uso".  
Abossìa
a vossìa, ehi voi (espressione di richiamo).  
Accanuscenza
conoscenza. Il verbo in siciliano è: canùsciri. 
Acchianare
salire, portar su. Acchianari mura lisci: equivale a arrampicarsi sugli specchi, cioè tentare di tutto pur di raggiungere lo scopo.  
Acchittato
vestito accuratamente.  
Accia
sedano.  
Acciuncare
azzoppare, troncare, stroncare.  
Accumenzari (Accuminzari)
cominciare; terza persona indicativa: accumenza.  
Accusì
così.  
Accuttufare (Accutufari)
ammaccare, pestare, bastonare, malmenare. Ma anche: accoccolarsi, rannicchiarsi nel letto,  imbacuccarsi. 
Accutufatu
malazzato, pieno d'acciacchi.  
Santu accutufatu
chi vive appartato dal consorzio civile. Nel personale glossario di Camilleri - Montalbano: "Altro  verbo che gli piaceva. Significava tanto essere preso a legnate quanto allontanarsi dal consorzio civile". 
Acito
acido  
Acqua di cielo
pioggia
Adascio (Adajiu, arajiu)
adagio.  
Addannarsi (Addannarisi)
dannarsi, arrovellarsi, rodersi, arrabbiarsi, ammattire. Anche: andare all'inferno.  
Addrevo (Addevo)
Camilleri lo usa dandogli significato di: scolaro. "Neonato, bambino lattante o comunque assai piccolo.  Piccolo di animale prima che venga separato dalla madre. Ragazzo; fig.: bamboccio (Catania)";(Voc. Sic.).  
Addrìtta
eretto, all'impiedi.  
Addrivare (Addivari)
allevare, educare. Allattare.  
Addivàrisi a varva
farsi crescere la barba (Voc. Sic.).  
Addrumare (Addumari)
accendere. Provocare bruciore.  
Addrummiscire (Addurmisciri)
addormentare.  
Addubbare
saziare, rimpinzare. Governare gli animali, farli pascolare finché siano sazi. Riempire. Accomodare,  aggiustare alla meglio. Rimediare a un errore, cercare di sistemare una faccenda. Soccorrere. Contentarsi, abbozzare,  fare buon viso a cattivo gioco. Sistemare bene i propri affari, specie in maniera illecita. 
Addubbata
fornita, equipaggiata.  
Addunarsi (Addunarisi)
accorgersi.  
Adenzia
dari adenzia "prestare attenzione, dare ascolto, curarsi di qualcosa. Dare assistenza, accudire, badare a qualcosa "specie della moglie nei confronti del marito e i figli". (Voc. Sic.)  
Affaticoso
a fatica. Neosiciliano camilleriano.  
Affruntarsi (Affruntarisi)
vergognarsi.  
Affruntato
vergognato.  
Aggiarniare
diventare giallo di paura, di rabbia.  Impallidire.  
Aggilàta
gelata.  
Aglino   (più spesso Aglini)
Helix aperta, chiocciola commestibile.  
Agliuttìri (Agghiùttiri)
inghiottire. Tollerare senza poter reagire, mandar giù un rospo.   Agghiùtiri a sputazza
tacere per paura di fronte a qualcuno frenando l'impulso di rispondere per le rime.  
Agniddruzza
agnellini.  
Aieri a sira
ieri sera.  
Aiola
pesce "bianco" della famiglia degli sparidi, quella del sarago e del dentice, Mormora (Linneo: Lithognathus   mormyrus, Pagellus mormyrus). 
Aipazzi
gabbiani: "Aipa. Uccello acquatico che ha il becco dentellato, a lesina, quasi cilindrico e alla sommità   uncinato. Smergo. Gabbiano comune". (Dizionario siciliano - italiano di Vincenzo Mortillaro, marchese di Villabena,  terza edizione riveduta e corretta del 1876 (da qui: Mort.). Ma il gabbiano è il gabbiano e lo smergo, secondo  Mort. una specie di anatra. Spesso, come si vedrà, in siciliano una parola indica uccelli di specie e razze diverse. Camilleri, gli aipazzi li fa gracchiare.Alla ghiotta: "Agghiotta: vivanda marinaresca fatta di pesci, cipolle ed olio cotti insieme. 
Fari n'agghiotta
metafora, fare inavvertitamente un'imprudenza. Gliotta è, (Voc. Sic.) parola usata nell'Agrigentino invece che gghiotta.
Fari la gghiotta a unu
far la pelle a uno, spacciarlo.  
Alla scurata
all'imbrunire.  
Alla sfaccialata
a viso scoperto. Sfaccialatu si dice anche di cavallo che presenta una macchia bianca sulla fronte o longitudinale sulla faccia (Voc. Sic.). Alla spajacarretto.  
Astutacannila
posizioni erotiche del Kamasutra siculo.  
Spajare
significa togliere un animale dalle stanghe. Astutare significa spegnere;   cannila significa candela
astuitacannili significa sia spegnitoio e che sacrestano, cioè colui che spegne le candele
  Astutaccannili
cicala, falena.  
Allazzatu
allacciato, legato.  
Badda allazzata
insieme di due palle unite con catena che, sparate, producevano distruzione senza scampo, da cui, per estensione, a badda allazzata significa procedere superando qualsiasi ostacolo e allazzatu è "lanciato senza curarsi degli ostacoli".  
Alliffarsi
imbellettarsi, farsi bello.  
Alliffari
blandire, adulare, prendere con le buone. Alloccato ( Alluccatu, alluccutu): stordito, intronato,  rimbecillito. 
Alloppiare (Alluppiari)
addormentare profondamente.  Etimologicamente, significa oppiare, metter l'oppio in una bevanda. Alloppiarsi vale addormentarsi profondamente. 
Allordare (Allurdari)
sporcare.  
Allurdàrisi i manu
lasciarsi corrompere, prendere parte a affari disonesti.  
All'urbina
alla cieca. Ma forse nel testo c'è un refuso: all'urbigna o all'urbisca. (?)  
Ammammaluccuto
da mammalucco, voce popolare di mamelucco solo nel senso di sciocco, goffo. Perciò, potrebbe valere: chi rimane sbalordito con faccia da sciocco.
Ammaraggiarsi
avere il mal di mare.  
Ammaraggiari
confondere, turbare. Nel Siracusano: fare lo specchietto a qualcuno, abbagliandolo. Nel Messinese: guastarsi del tempo  (Voc. Sic.).  
Ammatola (Ammatula)
invano, inutilmente.  
Ammattunato
letteralmente : assodato con ghiaia, smaltato.  
Metonimia
termine gastronomico che indica una pietanza stufata in un recipiente di terracotta smaltata (Mort.). Secondo il Voc. Sic.  
Ammuttunari
lardellare la carne.  
Amminazzare
minacciare. 
Amminchiare
avvilirsi, scoraggiarsi. Rincitrullire temporaneamente, non afferrare un concetto, un ragionamento che ad altri sembra semplice (Mort.). Camilleri, in Il gioco della mosca, raccolta di aneddoti, dà questa definizione: “Si dice che una persona amminchia quando si intestardisce su una posizione difficilmente sostenibile a lume di ragione”.  
Ammuccare
inghiottire; per metafora, prendere per buona una notizia non necessariamente veritiera.  
Il Voc. Sic. registra ventisei significati leggermente diversi della parola.   
Ammucciare
nascondere.  
Ammucciùni
di nascosto.  
Ammuttare
spingere. Stimolare: istigare qualcuno contro altri. Forzare, costringere a fare qualcosa. Varare un'imbarcazione. Nel Ragusano: dare sottomano una somma di denaro a qualcuno per corromperlo (Voc. Sic). Subire,  
sopportare.   
Analfabetichi
analfabeti. Neosiciliano camilleriano.  
Angileddro (Ancileddu)
angioletto.  
Angileddu
rondine.  
Anichi
qualche. Ma in quale lingua?  
Annacare
cullare. Farsi beffe di qualcuno. Prendersela con comodo, perdere tempo gingillandosi. Assumere atteggiamenti mafiosi, vantarsi. In alcune zone del Catanese e dell'Ennese (Voc. Sic.) significa, a ribaltone: affrettarsi. Camilleri, in Il gioco della mosca, dà alcune delle diverse definizioni in uso nella parlata siciliana:”E’ universale convinzione che una donna che si "annaca" tutta nel camminare, pubblicamente proclama la sua scarsa serietà”. Per un uomo il discorso si fa più complesso. “Io domandai un favore al sindaco e lui mi annacò per un anno senza concludere: mi illuse, mi cullò nella speranza, in definitiva, mi prese in giro”.  
Appagnarsi (Appagnari)
spaventare, far adombrare le bestie. Essere in sospetto, temere. “Insospettirsi, temere.  
Comunemente si dice di animali. Ombrare”. (Mort.) Per il Diz: “Ombrare.... Figurato arcaico: adombrarsi”. Nel Messinese: cucinare verdure messe crude nel tegame con acqua, a cui si aggiunge poi l'olio (Voc. Sic.).   
Appattarsi
mettersi d'accordo.  
Appinnicarsi
appisolarsi.  
Appinnicunato
appisolato.  
Appizzare
appendere, attaccare. Conficcare. Affiggere. Compiere o dire qualcosa all'improvviso Dirigersi con sveltezza e decisione verso un luogo. Cominciare.  
Appoiato
appoggiato. Ma anche: di persona, avanzato negli anni; di vino, carico di colore.  
Apprigare (Appriari, apprigari)
pregare.  
Apprisintarsi
presentarsi. Anche: costituirsi. 
Apprisintari l'armi
abbandonare una carica, dimettersi (Voc. Sic.).  
Arbulo
albero.  
L'arca e l'amerca
di origine oscura. Arca è, in senso figurato, un luogo dove si allevano molti animali. Arca (e arga) è anche alga. Camilleri spiega nel suo ultimo La scomparsa di Patò, che si tratta di “espressione popolare che significa ogni cosa”).  
Ardosa
piccante.  
Armàlo
animale.  
Armiggi
arnesi.  
Armuar
armadio, dal francese armoire.  
Arraggiunata
ragionevole, ben pensata.  
Arrassarsi
allontanarsi, mettersi da parte. Ma nella forma riflessiva, il Voc. Sic. registra: stabilirsi, domiciliarsi.  
Arravuglio
detto di mani: torcersi. Il verbo arravugghiari, imbrogliare.  
Arrè
dietro. In alcuni testi, darrè.  
Arrefutarsi
rifiutarsi.  
Arregordo
ricordo.  
Arricamparsi
tornare, rincasare. Il Voc. Sic. registra questo significato al settimo posto. Prima, dà i significati di: raccattare, fare raccolto, mettere insieme delle cose per rassettarle, radunare e portare nella stalla gli animali. 
 Arricampàrisi a unu
chiamare a sé qualcuno, di Dio o della morte.  
Arricogliersi
rincasare, ma anche ripresentarsi dopo un certo tempo.  
Arricriarsi
ricrearsi, trarre piacere da qualcosa. Nella provincia di Enna, come accade a volte a certe espressioni e verbi siciliani, il significato è esattamente capovolto: coprire di improperi
Arridì
terza persona singolare del passato remoto del verbo arrìdiri: ridere.  
Arriminare
mescolare.  
Arriminarsi
muoversi.  
Arrinanzato
arricchito, rifatto.  
Arriniscì
riuscì, da arrinésciri.  
Arrisaccare
“Muovere e agitare una cosa violentemente” (Mort.); scuotere per compattare ciò che è contenuto in un sacco. Il Voc. Sic. per la provincia di Agrigento registra: scherzoso, di persona che, dopo aver mangiato, si prepara a un nuovo pasto, smaltendo con una passeggiata la pienezza di stomaco. 
Arrisbigliare
svegliare.  
Arrisorbuto
deciso, risoluto  
Arrispunnere
rispondere.  
Arriversa
al contrario.  
Arrizzelarsi (Arrizzilàrisi)
aggricciarsi, risentirsi, aversi a male di qualcosa (Voc. Sic.).  
Arrizzillàri
sobbalzare, di carro o di imbarcazione.  
Arroposo
riposo.  
Arrubbatina
furtarello.  
Arrunchiare
ammucchiare mettendo di lato. Anche: ritrarre un arto, scorciare una tonaca o una veste troppo lunga, corrugare della fronte, arricciare (il naso), accartocciarsi delle foglie, rannicchiarsi per il freddo, ritirarsi da un'azione, e infine, scherzoso, rincasare (Voc. Sic.).  
Arrussicare
arrossire per la vergogna.  
Arruttari
eruttare, emettere rutti.  
Asciddre
ascelle.  
Ascutato
ascoltato.  
Assammarare
bagnare abbondantemente, inzuppare. Originariamente, era verbo proprio delle operazioni di bucato.  
Assicutare
inseguire.  
Assintomare
svenire, ma anche rimanere di stucco. Sintomo può significare anche colpo apoplettico o, più modestamente, svenimento.  
Assistimare
sistemare; in senso metaforico, dare il fatto  suo a qualcuno o qualcosa.  
Assittarsi
sedersi.  
Assufficare
soffocare, mandare il cibo per traverso.  
Assugliare
aizzare il cane contro qualcuno, assaltare; affollarsi attorno a qualcuno con domande insistenti.  
Assuperarsi
superarsi.  
Assuperchiare
sopravanzare.  
Assuppato
inzuppato, imbevuto.  
Astreco
austriaco. Da non confondere, non si sa mai, con astricu, che significa terrazza che costituisce il tetto della casa; ballatoio, pianerottolo alla sommità della scala esterna. In un'isola delle Eolie, per locale e indecifrabile questione di punto di vista, il significato viene capovolto e astricu sta per pavimento.  
Accattarsi
acquistare.  
Acconsolata
consolata.  
Aggrancuto
rattrappito, participio passato del verbo aggrancari, “non poter distendere i membri per ritiramento di nervi”(Mort.).  
Ammazzatina
uccisione. In Sicilia si usa la parola quasi sempre al plurale,ammazzatine, con senso frequentativo, come a voler indicare la biasimevole ma incorreggibile propensione di certi tempi, certe contrade e certe persone alla reiterata esecuzione di omicidi.  
Arraggiato
irato, infuriato.  
Arramazzarsi
a senso, sembra significare girarsi e rigirarsi nel letto. N‚ il Mort. n‚ il Tra. registrano la parola.  
Arriccamato
ricamato.  
Asciucato
asciugato, consunto, dimagrito.  
Asciucarisi a unu
uccidere qualcuno. 
Assugliare (Assugghiari)
 il Tra. rimanda alla voce 
Assaiari
incitare un cane o un uomo contro qualcuno, aizzare. Intransitivo passivo: ardirsi, osare. 
Assummata
participio passato del verbo assummari, venire a galla e, anche, sommare. In un testo di Camilleri c'è assumata, ma forse la m mancante è da mettere in conto al monoglotta correttore di bozze. 
Astutato
spento. Ma anche metafora per ucciso. 
Attaccare turilla
attaccare bottone o attaccar briga. 
Attagnare
spalmare di vernice vitrea una superficie, rendere stagno un recipiente di legno, fermare un'emorragia, interrompere una perdita d'acqua. In senso riflessivo, esaurirsi di una sorgente, arrestarsi di un'emorragia, normalizzarsi dell'intestino dopo un attacco di diarrea 
Attanata
rintanata. 
Attisare
tendere, tirare una corda, rizzarsi del membro virile, ringiovanire; irrigidirsi. 
Attrassato
arretrato. “Indugiato. 2. Parlandosi di pagamento, vale non eseguito. 3. Dicesi ancora chi rimane molto indietro nelle lettere. 4. Per chi è stato posposto ad altri meno degni nelle promozioni". (Mort.). Il Voc. Sic. registra anche: antiquato, fuori moda, disordinato, trasandato nel vestire. 
Attriv¡to
temerario. Sfacciato. Ardito (Mort.). Ringalluzzito, vivace e così via, accrescendo il significato fino a: cattivo, Perverso (Voc. Sic.).
Aver gana
avere intenzione e voglia. 
avuto (Autro)
alto. 
Azzalori (Azzalora)
frutti dell'azzaruolo o lazzeruolo. Anche la pianta stessa: arboscello delle Rosacee, con fiori bianchi e profumati e frutti piccoli rotondi, rossi o gialli, di sapore acidulo, commestibili 

B ^
Bajardo
“Bajardu. Strumento portatile fatto di tavole per comprimere la vinaccia sotto il torchio”. (Mort.) Che sarebbe definizione di ardua attribuzione a un equino, come Camilleri fa nel romanzo La mossa del cavallo: infatti, ha anche il significato di cavallo eccellente, che il Voc. Sic. registra come voce citata per la prima volte da Giuseppe Vinci nel suo Etymologicum siculum del 1759. 
Babbiata
presa in giro, scherno. 
Balàte
pietroni, anche basole del selciato. 
Bannera
bandiera. 
Baschiare
agitarsi, smaniare per la febbre o per difficile digestione, ansimare dopo una lunga corsa. 
Battarìa
fracasso. 
Biastemio
blasfemo, forse neosiciliano camilleriano; il Voc. Sic. non registra la parola. Quindi, biastemia  significherebbe bestemmia. 
Billizza
bellezza. 
Biunno/a
biondo/a. 
Bonarma
la buonanima. 
Borgise (Burgisi)
“Colui che tiene le altrui possessioni in affitto” (Vocabolario Siciliano - Italiano di Antonino Traina, 1868, da qui Tra.). Ceto della società contadina equivalente al “ceto medio” cittadino. 
Botta d'accupa
improvvisa difficoltà di respiro; traslato: repentina sensazione di cupezza, sia fisica che mentale. 
Brioscia
piccolo dolce di pasta soffice e leggera. Brioche, dall'antico normanno brier, impastare. 
Brìpito
brivido. Significato a orecchio, non registrato dai dizionari consultati. 
Bumma
bomba. 
Bummulo
orcio di terracotta, che se fatto e cotto secondo l'arte mantiene fresca la temperatura dell'acqua. 
Burdello
bordello, anche metaforico. 

C ^
C'inzertò
ha indovinato. 
Ca
particella enfatica a inizio di frasi interrogative o esclamative; a volte sta per ma: ca quali: ma quando mai!  macché! 
Cabaré
vassoio, dal francese cabaret, che però non significa vassoio ma “taverna con spettacoli di varietà”, Dizionario Francese - Italiano di Raoul Bloch, ed. Zanichelli. In francese, vassoio è plateau. 
Cabasisi
eufemismo per coglioni. 
Cacciare
andare verso qualcosa. Fig. cacciari a una, insidiare l'onestà di una donna (Voc. Sic.). 
Cacarsi
oltre all'ovvio significato, sta anche per: prendersi una gran paura, tale da... 
Cacòcciola
carciofo. 
Cadì
terza persona del passato remoto del verbo càdiri o càriri, cadere: cadde. 
Cajorda
sozza, sordida. Figurato: puttanaccia. 
Calannario
calendario. 
Calati juncu ca passa la china
letteralmente, calati giunco finchè non passa la piena (del fiume). Espressione che si vuole “adottata” dal lessico “tattico” della mafia, a indicarne l'estrema adattabilità a qualsiasi situazione avversa. Passata la piena, il giunco ritorna dritto, così la mafia fra un'operazione di polizia, o una “campagna antimafia”, e la successiva, e così via. 
Calatina
secondo il “dizionario” redatto dal The Camilleri's fan club, significherebbe: companatico. Origine non specificata. 
Càlia e simenza
misto di fave, ceci e arachidi tostate e semi di zucca secchi e salati o non salati. 
Calorio
Calogero. 
Calumare
termine marinaresco che significa allentare,  mollare (una cima, un cavo), tirare lentamente da un luogoall'altro una barca. In alcune zone marinare dell'Agrigentino, calumare significa spingere qualcuno sott'acqua; a Agrigento, ha il significato di inghiottire, mangiare con voracità. 
Camiare
scaldare il forno; infiammarsi, scaldarsi, ardere di febbre o di passione. E’ anche termine pescatorio e significa spargere sul mare una poltiglia di mollica e pesce marcito per attrarre i pesci; in senso figurato: sedurre, allettare. 
Càmmara
camera. 
Cammarino di commodo
gabinetto 
Camminari a pedi lèggio
camminare in punta di piedi. 
Càmmisi
camice; cammìsi significa invece camicie. 
Camurria
grossa scocciatura. Eufemismo per storpiamento della parola gonorrea, malattia venerea fastidiosa, e per  tale origine veniva considerata una parola da non pronunciare in società. Ma di ciò nessuno si ricorda più e camurria è di uso comune e disinibito. 
Campiere (Camperi)
Colui che è preposto alla custodia dei campi, guardiano (Mort.). Nell'organizzazione della società  contadina mafiosa, il campiere era se il guardiano, ma degli interessi della mafia piuttosto che di quelli del proprietario; non era sempre chiara, tuttavia, l'appartenenza del proprietario. Il prefetto Mori cercò di tirarli dalla parte della Legge ed organizzò per e con loro adunate antimafiose e gli conferì attestati di lealtà civile e decorazioni al valore. Partito Mori... 
Canala
tegole. 
Cangiare
cambiare. 
Cannalivari
carnevale. 
Cannarozza
esofago. 
Cannìlere
candeliere. 
Càntaro (Cantaru)
vaso da notte. Per metafora, persona stimabile come un vaso da notte... 
Cantàro (Cantàru)
vecchia misura di peso equivalente a cento rotoli, cioè circa ottanta chilogrammi. Anche:  quintale. 
Cantoni (Cantuna)
conci di tufo. 
Canùscire
conoscere. 
Capozziare
tuffarsi, precipitare. 
Càppisi
capsule, proiettili. 
Carcarazzo/a
Gazza. Ma Camilleri sembra adoperarla anche per indicare cornacchie e corvi. 
Cardascioso
esageratamente apprensivo, fastidioso, molesto, seccante, impaziente, pruriginoso, che si da briga  e mostra zelo eccessivo e inopportuno. "Cardaciusu: Fastidioso, molesto (Mort.)" Da cardacèa, che significa mal 
di cuore. 
Carriche
cariche. 
Carta d'intinnirintà
carta d'identità. Non è espressione di dialetto: deriva da storpiamento di parola, come accade  spesso nel dialetto con i termini burocratici, medici, scientifici ecc. 
Carusi
ragazzini ma anche sarbadanari, salvadanai. 
Carzaro
carcere. 
Cascione
cassetto. 
Cassariarsi
pavoneggiarsi passeggiando per il cassaro, cioè il corso principale del paese che parte dal palazzo dove si gestisce il potere. Cassaro dall'arabo qasr, castello. 
Catafero
cadavere. 
Catafottere (Catafuttiri)
strapazzare, rovinare, sciupare. 
Catafriccicare
rafforzativo del verbo friccicari: suscitare intenso desiderio di cosa che piace; premere, stare a cuore, frizzare, prudere. Rifl.: stare sulle spine o, solito capitombolo siculo, prendere gusto (Voc. Sic.). 
Cataminare/rsi, Cataminiari/si
smuovere, spingere con sforzo, spostare continuamente, muoversi, agitarsi,  dimenarsi camminando, tentennare di cose che non stanno ben ferme, muoversi lentamente o indugiare a bella posta,  maneggiare. 
Cato
catino, secchio. 
Catojo
monolocale al livello stradale, abitazione misera. 
Catùnio
noia, molestia. 
Cavagne
sinonimo di fascedda, cestino in cui si tiene la ricotta. 
Càvucio
calcio. 
Càvudo
caldo. 
Càvusi
pantaloni. 
Cazzarola
casseruola. 
Cazzicatùmmolo
capitombolo. 
Centilimetro
centimetro. 
Che ci accucchia?
che c'entra? L'ex pubblico ministero on. Di Pietro traducerebbe: "Che ci azzecca?" 
Chiacchiariare
chiacchierare. 
Chiangìri
piangere. 
Chiantare
piantare. 
Chiapparina
capperi della qualità più fine. 
Chiarchiàro
dosso pietroso. Leonardo Sciascia, in Occhio di capra, lo descrive così: “E’ una collina rocciosa, un  sistema di anfratti, di crepacci,, di tane. Pauroso rifugio di selvaggina, di uccelli notturni, di serpi... Al chiarcàru, dunque, è come dire agli Inferi, a un luogo di morte in cui tutti ci incontreremo. E senza dubbio vi agisce la memoria delle antiche necropoli scavate nelle colline rocciose”.E Vincenzo Consolo, in Di qua dal Faro, aggiunge: “Non solo la memoria ancestrale, ma vi agisce la conoscenza, l'esperienza: il chiarcàro era spesso il luogo dove si occultavano i cadaveri dei morti ammazzati dalla mafia”. Camilleri, nel Gioco della mosca, ne da questa definizione: “Luogo impervio, desolato di sassi e di saggina, soprannome ideale per uno iettatore”. 
Chiazza
piazza. 
Chiddru (Chiddu)
quello 
Chiesastrica
donna di chiesa. 
Chiffare
faccenda, occupazione, daffare. 
Chiù
più. 
Chiummo (Chiummu)
piombo. Detto di persona o di circostanza: noiosa. 
Ciàvula
cornacchia grigia; ma anche gazza, ghiandaia marina, taccola, corvo nero; di persona, specialmente donna, che ciarla molto (Voc. Sic.). 
Cicarone
accrescitivo di cicara, chicchera, tazzina. Cicarruni significa anche: maschio della capra; uomo grossolano. 
Ciciri
ceci. Parola del mito siculo: si tramanda che, costringendoli a pronunciarla, gli insorti dei Vespri Siciliani scoprissero così i francesi, per i quali era parola impronunziabile "alla siciliana", e ne facessero mattanza. 
Cimiàre
pendolare, oscillare, andare da un capo all'altro di un luogo. Fare come la cima di un albero quando c'è vento. Il Voc. Sic. registra solo il significato di: attendere a qualcosa, tramare. 
C'inzertò
ha indovinato, ha colto nel segno. 
Ciriveddru
cervello. 
Ciruso
detto di uovo: bazzotto; detto di uomo: scontroso; detto di terreno: argilloso (Voc. Sic.). 
Civare
cibare, imboccare. Ha anche il significato di: adescare. 
Cizziòn
eccezione, in neosociliano camilleriano. 
Cocou
Il Voc. Sic. registra cocò, nel significato di stupido, credulone. 
Coffa
sporta. Avirini cu (con) li (le) coffi: avere abbondanza di qualcosa e anche, non poterne più. 
Dari coffa
rispondere con un diniego ad una profferta amorosa. Col palmo e la gnutticatùra: "Gnutticatùra: l'atto del  raddoppiare i panni, la carta, e altro. Fig. vale apparenza, sembianza, nascondimento del vero. Copertura"; "Palmo: spazio di quanto si distende la mano dall'estremità del dito grosso a quella del mignolo. Spanna, palmo   (Mort.)". Ripagare col palmo e la gnutticatùra: ripagare con il doppio del favore ricevuto. Nel romanzo La mossa del  cavallo, Camilleri spiega l'espressione così: "E’ la misura del panno: un palmo e un pollice ripiegato per buon peso".  Il verbo è gnutticari: in senso figurato, vale: raggirare qualcuno, persuaderlo, tirarlo dalla propria parte. 
Comarca
combriccola, compagnia di sodali o congiurati. Niente a che vedere con la parola italiana, che significa  marca, provincia di confine, regione; o anche, grado di funzionario bizantino. 
Comerdioni
nella lingua italiana esiste la parola comedone, dal francese comedon che è dal latino comedo - onis: mangione. Nel linguaggio medico, rilievo puntiforme di colorito nero, comunemente detto punto nero della pelle, 
determinato dall'accumulo di sebo all'interno del follicolo pilifero. 
Conzare (la tavola)
apparecchiare. 
Cunzari
significa anche condire. 
Coria
cuoio. 
Farisi un corio
uccidere qualcuno. 
Correre trìnguli mìnguli
correre barcollando, tentennando (Voc. Sic.). 
Cortiglio
cortile. 
Cozzo
occipite. Più in generale, la parte posteriore di qualcosa: cozzu du libru, dorso del libro (Tra.). 
Crasticeddru
piccolo crasto, cioè piccolo agnello castrato. 
Criata
creata, ma anche cameriera. 
Cristiani
 uomini. 
Crita
creta. 
Cu
chi. 
Cumanno
comando. 
Cummigliare (Cummigghiari)
coprire. 
Currùta
corsa. 
Custureri
sarto. 
Custura è
cucitura. 

D ^
Dammùso
il tetto di un tipo di costruzioni siciliane antiche, soprattutto campagnole, costruito in modo da raccogliere l'acqua piovana e convogliarla dentro una cisterna. Per sineddoche, un certo tipo di costruzione. Isola dei dammusi per antonomasia è considerata Pantelleria. 
Desi
terza persona singolare del passato remoto del verbo dari, dare. 
Didoppo
poi, dopo. 
D'incollo
addosso. 
Discurruta
conversazione. Anche: colloquio, per stabilire un accordo o appianare una divergenza. 
Distrubbàre
disturbare. 
Donchi
dunque, in siculo - italiano maccheronico. 
Dragunara
tromba marina, ma anche tempesta, bufera in senso figurato. 
Dugno
prima persona del presente indicativo del verbo dare, dari. 

E ^
Ebica
epoca. 
Elasso
trascorso, uscito di regola, passato, scaduto. 
Erbaspada
Specie vegetale non registrata da nessuno dei vocabolari consultati e neppure da Flora Sicula, Dizionario trilingue illustrato, di Filippo Maria Provitina, Edizioni Kefagrafica.

F ^
Fàcchisi
traslitterazione della pronuncia deformata della parola fax. 
Faccia stagnata
faccia di bronzo. 
Facenna
faccenda. 
Fagliare (Fagghiari)
in Siciliano, si modica il significato della parola italiana (rara, più usata è sfagliare), che significa: scartare una carta da gioco. Sfaglio (Voc. Trec.) è sia lo scarto improvviso di un animale sia il balzo di un grosso capo di selvaggina e, quindi, le tracce che, fuggendo, lascia sul terreno. 
Fagghiu
mancanza di un seme della carte da gioco. Fagghiari è sia lo scartare l'ultima carta di un seme sia l'essere privo di quel seme. Per estensione, essere fagghiu significa: mancare di qualcosa. Camilleri usa fagliare per mancare. 
Fannu tutte accussì
l'opera di Mozart Così fan tutte 
Fare come una maria
piangere a dirotto (Voc. Sic.). 
Fare il noccentino
fare l'innocentino, lo gnorri. 
Fare voci
vociare. 
Farfantaria
furfanteria, bugia dopo una marachella. 
Farlacca
asse di legno. 
Farsi sangue
detto di persone, sentirsi in sintonia vicendevole, provare sentimenti reciproci. Fare sangue (a  qualcuno): suscitare ardente e impellente desiderio. 
Fastuca
pistacchio, pianta e frutto. Fig.: donna che cerca marito accanitamente (Voc. Sic.). 
Favuso
falso. 
Fera
delfino. Nella Mossa del cavallo, Camilleri usa l'espressione: "Fare più danno di una fera in una tonnara",  dando l'impressione di identificare la fera con uno squalo, esso se pericoloso dentro una tonnara. 
Fèto
puzza. 
Fìcato
fegato. 
Ficazzana
albero di fico: Nome di una delle varietà dell'albero, o del frutto, del fico. "Ficazzana vera è quella che porta i frutti più grandi di tutte le altre specie, si matura sul fine di giugno, ha la scorza nera e la polpa dolce, sugosa e bianchiccia rosea, con minutissimi granellini. 
Fari stari a unu comu na ficazzana
malmenarlo; parlando di cosa: ripiegarla male, gualcire. 
Ficazzana cu l'ossu ruci (dolce)
è un detto volgare, che si usa per accennare una negativa, poichè questo frutto con osso non esiste, dunque si accenna un impossibile" (Mort.). 
Ficcata
coito, "scopata". 
Filàma
fama, reputazione, Camilleri la usa spesso nel significato di: diceria calunniosa, accusa ingiusta. 
Finire a schifìo
finir male. 
Finuta
finita. 
Firetto
furetto. 
Firriare
girare, sia in senso transitivo che intransitivo. 
Firrigna
ferrigna. 
Firticchio
estro, voglia, capriccio. 
Fissa
fesso, stupido. Ma anche vulva, organo sessuale esterno della donna. 
Fissiarsela
indugiare, perdere tempo. 
Fitinzìa
schifezza. 
Flabbicato
fabbricato, in "maccheronico". 
Fodetta (Faudetta o fadetta)
gonna, sottana, sottoveste. 
Fofò
diminutivo di Alfonso. 
Fora
fuori. E' anche, ma quasi obsoleto, il condizionale del verbo essere: sarebbe. 
Forasteri
forestiero. 
Foravìa (di...)
di straforo. Venire di foravia: arrivare da un luogo estraneo, o da una direzione inaspettata, non  consueta. 
Fratre
fratello. 
Friccicari
piacere, allettare. Friccicàrisi: “Baloccarsi, muoversi qua e là ciondolando” (Mort.). Camilleri sebra  dare al verso il signoificato di graffiarsi. 
Friscanzana
tempo fresco senza vento; tempo umido. 
Frisco frisco
fresco fresco, detto di qualcuno che ostenta disinvoltura. 
Friscoliddro
freschetto (detto di tempo). 
Frivaro
febbraio. 
Frussione
raffreddore. 
Fuitìna
fuga. Per antonomasia, fuitìna in Sicilia è la fuga consensuale di due giovani che vogliono sposarsi contro la volontà delle famiglia: basta una notte passata insieme per rendere "obbligatorio" il matrimonio. Pratica non più molto diffusa ma non del tutto scomparsa. Talvolta, solo una messa in scena - perfino con un "rapimento" spettacolare quanto concordato tra le famiglie - per risparmiare le ingenti spese per una festa di matrimonio regolare. 
Fumol¡zzo
esalazione di fumo, vapore acqueo. 
Funnuto
profondo. 
Furgarone
grosso petardo pirotecnico. Termine settecentesco non più usato dai "pirotecnici" siciliani (secondo Ignazio Buttitta jr, antropologo, che su fuochi e fuochisti pirotecnici siciliani sa, praticamente, tutto). Nell'Agrigentino significa anche: uomo di alta statura (Voc. Sic.). 
Furiare
aizzare, far montare in furia bestie o persone, dare in escandescenze, infuriarsi, dare la baia, sgridare, sbandare un gregge (Voc. Sic.). 

G ^
Gaddr¡na
gallina. 
Gammi
gambe. 
Garrusiare
comportarsi in modo astuto e ambiguo. Da garruso, che però significa "omosessuale passivo". Nell'Agrigentino il Voc. Sic. registra il detto popolare: garruso a ccridenza, persona che si intromette inopportunamente nei fatti degli altri. Di metafora in metafora, misteriosamente... 
Gastime
imprecazioni, maledizioni, recriminazioni lamentose. Verbo: gastimari; in alcuni testi di Camilleri è lastimare. 
Gattigliare
fare il solletico. 
Giarno
giallo, impallidito. 
Giarre
grandi recipienti di terracotta. 
Gilecco
gilè. 
Girgentana
agrigentina. Agrigento si chiamava Girgenti fino al periodo prefascista. 
Gnuri
cocchiere, vetturino. 
Grancio
granchio. 
Graste
vasi da fiori. 
Grecchia
orecchia. 
Grevia
detto di persona, pesante, senza spirito; chi non voglia dare soddisfazione all'interlocutore; di condimento,  scipito. 
Guàllara
ernia. 
Guttera
stillicidio dal tetto. 

H ^
Havìri chi fari
essere occupato.  

I ^
Iddru (Iddu)
egli. 
Immeci
invece. 
Imparpagliato
imbarazzato, chi rimane senza parole 
Impiccicata
appiccicata. 
Imprenare
ingravidare. 
In prìmisi
in primis, innanzi tutto. 
Inca
inchiostro. 
Incaniato
arrabbiato come un cane. Da incaniarsi. 
Incaprettato
uomo ucciso e poi impacchettato, con le gambe ripiegate dietro la schiena e legate a un capo di una cordicella, a volte un filo di ferro, il cui altro capo è rigirato attorno al collo. Sistema preferito dagli assassini mafiosi per lo stivaggio modulare di un cadavere nel portabagagli di un'auto. Secondo alcuni esegeti, l'incaprettamento verrebbe eseguito dal vivo, e la morte avverrebbe a poco a poco, in sincronia con il progressivo afflosciarsi delle gambe ripiegate che causerebbe la tensione della cordicella e perciò lo strangolamento. A volte, l'incaprettato è tale per comodità di trasporto, in vista del successivo incenerimento insieme con il contenitore; altre volte, deve servire come messaggio e  monito. Negli anni '70 - '80, tale dettagliata spiegazione sarebbe stata superflua, essendo l'incaprettamento pratica frequente e ben descritta dai cronisti di nera. Oggi sembra sistema poco utilizzato, ma non si può mai dire e da quegli  anni remoti s'è alfabetizzata e arrivata all'età della ragione almeno una generazione ignara di quegli scellerati rituali...  
Incarcare
calcare, premere, spingere con forza; anche metafora dell'atto sessuale. 
Incatricchiato
sarebbe il participio passato del verbo italiano incatricchiare, che però non è registrato da nessuno dei vocabolari della lingua italiana consultati ed è citato solo dal Vocabolario Siciliano - Italiano di Antonio Traina, come traduzione del verbo siciliano incatriculari, nel significato di avvolgere, arruffare, avviluppare. Camilleri cita Pirandello, che usò la parola italiana in una sua novella. 
Inchìre
riempire. 
Incignare
inaugurare, mettere per la prima volta, togliere la verginità. Il verbo è identico, a parte la desinenza siciliana in ari, sia nella lingua italiana che nel dialetto. Vocabolo dotto, deriva dalla parola greca kainòs, nuovo (Voc. Trac.) 
Incocciare
incappare. 
Incupatissimo
occupatissimo. 
Incuponarsi
coprirsi. 
Infaccialate
con il volto coperto. 
Infatato
fatato, miracoloso. 
Infuscarsi
rabbuiarsi, alterarsi. 
Inganzato (Ngarzatu)
amante. 
Ingrasciato
lurido. 
Inguelìno
inquilino. 
Insallanuto (Nsallanutu)
stordito, attonito, dubbioso. Anche: ubriaco. 
Insèmmula
insieme 
Insitarsi nell'agro
essere di cattivo umore, inacidirsi: detto di persona. 
Insugnate
sognate. Nulla a che fare con sugna, che è lo strutto. 
Insunsuniare
il Voc. Sic. registra il verbo, usato in alcune zone dell'Agrigentino, nzusizzunari: insaccare qualcosa dentro una fodera o dentro un contenitore a orma di budello (salsiccia); montare una persona contro un'altra. 
Intifico
identico. 
Intollarsi
nel dialetto siciliano esiste l'aggettivo ntollu, stupido, sciocco; ubriaco. Far'u ntollu, fare il nesci. Intollarsi di qualcosa, può stare quindi sia per istupidirsi che per imbottirsi, in senso traslato, per esempio, di pillole. 
Intordonuto
stordito, intontito. 
Intortati
storti, incurvati. 
Intreppete
interprete. Il gruppo di lettere rpr è di ardua pronuncia per qualsiasi siciliano, perciò si aggira l'ostacolo. 
Inzertare
indovinare. 
Isare
alzare 
Itivìnni
andatevene. 
Ittàre
gettare. 

J ^
Jènniro
genero. 

L ^
Lagnusìa
pigrizia, svogliatezza. 
Laido
brutto, malconcio. 
Lanna
latta. 
Lastrico
deformazione, per elastico. 
Latata
lato ma anche parentela. 
Lebbro
lepre. 
Lèggio
leggero. 
Lento d'incascio
chi abbia diuresi frequenti. Metafora per chi non riesca a tenere un segreto. 
Liccasapone
coltello a serramanico. 
Liggiùto (il) e lo scrivùto
il saper leggere e scrivere. 
Limmita
confini agrari. 
Limosìna
elemosina. 
Limitu
termine, confine. Pietra o segnale di confine. 
Linzòlo
lenzuolo. 
Lippo
erbe, muschi o alghe, sulle rive di corsi d'acqua o sugli scogli a fior d'onda. 
Livari u (il) pilu (pelo)
percuotere duramente qualcuno. 
Lòzio (Lùzziu)
bonaccione ma lento nei riflessi (Voc. Sic.). 
Luffarìa
pigrizia. 

M ^
M'avi a scusare
le chiedo di scusarmi. 
Macàri
anche, perfino. 
Maceriarsi
arrovellarsi, tormentarsi. In Siciliano esiste anche il verbo maciriari: “Trattar con mano la farina da  impastare fregandola sulla madia” (Tra.). 
Magàra
strega, fattucchiera. I vocabolari siciliani ottocenteschi danno: maliarda, ammaliatrice e il Tra. riporta questa singolare versione: “I più rozzi montanari così chiamano anche il convoglio della ferrovia”. 
Magarìa
magia. 
Malacunnùtta
mascalzone e, in generale, uomo di pessimo carattere; fannullone, dedito ai piaceri della carne. 
Mallitto
maledetto. 
Malostare
miseria; incubo. 
Mammalucchigne
le parole usate negli esorcismi, ma anche sbigottite, meravigliate. 
Mammana
levatrice. 
Mandillo
una delle trappole che maliziosamente Camilleri. dissemina fra le sue parole dal siciliano. Questa è, in  realtà, parola dotta, dottissima, con un pedigree che parte dal latino e arriva fino al greco bizantino: come mandilio indica il fazzoletto su cui, secondo una leggenda del 4° o 6° secolo, sarebbe rimasto impresso il volto di Cristo. Come mandillo, indica il fazzoletto che le donne di alcune regioni meridionali portavano in capo, annodato sotto la gola e ricadente sulle spalle, oppure inamidato e disposto come un vero copricapo. Entrambe le definizioni sono copiate dal Voc. Trec. Per quel che vale, il correttore ortografico inserito nel programma del computer segna entrambe le parole con la linea zigrinata rossa, che indica errore ortografico. 
Mangiuga
mangiatoria, pappatoria. 
Maniàre
maneggiare, toccare con le mani. 
Maniàta
gruppo di persone; traccia di selvaggina seguita dai cani. 
Mànnara
recinto in cui si rinchiude un gregge. 
Manopera
manovra. 
Manu cu manu
da una mano all'altra (può usarsi per indicare consegna di oggetti o somme di denaro senza formalità, equivalente dell'espressione latina brevi manu. 
Masannò
altrimenti, in caso contrario. 
Mascuiliddru
maschietto. 
Masculo
maschio. 
Matapollo
una qualità di tela di cotone; imbroglio, imbroglione, bugiardo. F…risi u vudeddu a matapollo, torcersi le budella per disappunto o rabbia o dispiacere. 
Màzzara
masso di pietra usato come ancora, ma anche per far colare a fondo, e perchè ci rimanga, un assassinato del  quale non si voglia lasciare traccia. 
Mènnula
mandorla. 
Mèusa
milza. Pani ca' mèusa: panino imbottito con la milza. Secondo Camilleri (Il Cane di terracotta) la mèusa  sarebbe: “Interiora d'agnello bollite e cosparse di caciocavallo”, invece la milza è fritta nell'olio ed è di bue. Interiora d'agnello arrotolate e cotte alla brace sono invece le stigghiola. Ma Camilleri non è palermitano. 
Midicàno (Miricanu)
americano. 
Minchia
organo sessuale maschile. Iterazione fin troppo frequente nel parlato dei siciliani: esprime meraviglia, apprezzamento, disprezzo, e qualsivoglia altro stato d'animo. 
Minna
mammella. 
Minnitta
vendetta, ma anche scempio. 
Mischineddru
poverino. 
Misirizzi
Altra trappola camilleriana. Chi se l'aspetterebbe? E’ parola italiana, entrata nell'uso fin dal 1629, come autorevolmente registra il Diz.: “Da mi si rizzi, giocattolo consistente in una figura di legno o altro materiale leggero che, appesantito alla base, comunque si getti non può non restare dritta. Figurato: uomo politico che riesce a sopravvivere a ogni cambiamento”. Queste le definizioni della parola che, si confessa, non s'era mai udita o letta prima. E che sia parola rara o dimenticata, lo proverebbe il fatto che, in questi anni di continuo gioco politico ai quattro cantoni, mai sia accaduto di ascoltarla né di leggerla nel suo significato figurato. 
Moccaro
moccio. 
Mocconelli
piccoli bocconi o piccoli sorsi 
Momento di virivirì
vivamaria, momento di estrema confusione. 
Mormoriarsi
borbottare. 
Morsi
prima persona singolare del passato remoto del verbo murìri, morire. 
Moschitta
zanzara. 
Motuperio
menzogna, falsità, impostura; frottola; grande quantità di qualsiasi cosa. Camilleri ne deriva, forse, il verbo mutuperiare, a cui in un testo sembrerebbe attribuire il significato di: muovere ritmicamente la testa, o in su e giù. Ma chissà. 
Muffoletto
piccolo pane molto morbido, che si confezionava in certe ricorrenze festive. 
Munnizzaro
discarica, ma anche "operatore ecologico", che sarebbe la definizione politicamente corretta per  identificare quelli una volta erano chiamati spazzini, netturbini ecc. 
Murmuriari
borbottare ma anche: spettegolare, insinuare, fare maldicenza sul conto di qualcuno. 
Murritiare
infastidire, ma anche scherzare con le mani o con le parole. Camilleri, nel Gioco della mosca: "Stuzzicare, provocare. Ma se il provocare si tramuta in dileggio si dice scuncicari". Cincischiare. 
Murritiuso
che non sta mai fermo, che tocca tutto. Anche chi soffre di emorroidi. 
Muschittera
carta moschicida. 
Mutànghero
silenzioso, ma anche chi abbia difficoltà di parola. 
Mutriarsi
cambiare umore, dal buono al cattivo. Mutria è parola della lingua italiana: "Grugno, muso"; figurato:  atteggiamento del volto che mostra orgoglio o sdegno" (Diz.). Il verbo non esiste. 

N ^
Na picca
un po'. 
Na poco
alcuni. 
Nànfara
costipazione nasale, raffreddore. "Infreddatura,  spezie di malattia nella quale vi è intasamento di naso, o  distillazione di moccio liquido. Corizza (coriza)", (Mort.). In un testo, Camilleri la definisce così: "Quel particolare modo di parlare che viene quando uno ha il naso chiuso e stracangia (vedi) la pronuncia delle consonanti". 
Narrè (variante: darrè)
dietro. 
Narreri
indietro. 
Nasche
narici. 
Ncaniato
adirato, fuori dai gangheri, insomma incazzato. 
Ncasciata
letteralmente: incassata. E’ anche termine culinario: pasta 'ncasciata: timballo di pasta al forno. 
Neglia
nebbia. 
Nenti
niente.
'Ngiuria (Inciuria)
offesa, oltraggio. Ma soprattutto usato in Sicilia per indicare il soprannome, non necessariamente spregiativo o ridicolo, attribuito a un "capostipite", i cui discendenti se lo trasmettono di generazione in generazione: nei paesi, è più facile essere conosciuti e identificati dalla inciuria piuttosto che dal cognome. Se vi accadesse di cercare qualcuno, tuttavia, usate qualche cautela: può capitare che essere chiamati da un estraneo con la inciuria non sia gradito. 
Nglisa
inglese. 
Nguliate
appetitose, che sollecitano la gola, 
Nibba
no, niente affatto, a vuoto, inutilmente. Il Voc. Sic. lo definisce termine antiquato: lo usò anche il poeta Giovanni Meli. Più correnti, nìbbisi e nisba. 
Nicareddru
diminutivo di nico (vedi). 
Nico
piccolo. 
Nirbuso
nervoso. Il nirbuso: attacco di nervi. 
Nìvuro
nero. 
Non appattare
non combaciare, non capirsi. 
Non lasciare di corto
non farsi sfuggire chi si pedina, a qualunque costo. 
Nonsi
contrazione per nossignore. 
Notòmia
anatomia. 
Nuciddre americane (Nucidde)
semi di arachide tostati nel baccello. Nucidda, è la nocciola. 
Nuddru (Nuddu)
nessuno. 
Nunnàto
neonato. Nunnata è il novellame di pesce, in genere di sarda. 
Nuovaiorca
New York. 
Nzmà
non sia mai, Dio ne scansi. 
Nzinga
cenno. Nei primi testi di Camilleri: zinga 

O ^
Occhi sgriddrati
occhi spalancati. 
Oglio (Ogghiu)
olio. 
Omo di panza
uomo che sa tenere un segreto (nella pancia). Camilleri lo definisce così, nel Gioco della mosca:  "Persona pronta ad affrontare temerariamente situazioni rischiose". Si vuole sia stata una "qualità" mafiosa, per  cui l'espressione indica, tout court, un mafioso 
Onze
monete del Regno delle Due Sicilie. Un'onza era divisa in dodici tarì. Un tarì nel 1861 era pari a 0,425  lire, equivalenti a circa 2.900 lire attuali. 
Opira dei Pupi
Opera dei Pupi, spettacolo di marionette sui temi del ciclo di Carlo Magno e dei suoi Paladini  contro i Mori. 
Orliare
girare attorno. 
Osso pizziddro
malleolo. 

P ^
Pagnottuna
schiaffoni. 
Palìco
stecchino; metaforicamente, cosa o persona di poco conto. 
Palloneddro di acqua saponata
bolla di sapone 
Palumma
colomba. 
Pampèra
visiera. 
Pampineddra
letteralmente, piccola foglia. 
Pàmpini pàmpini
detto degli occhi, occhi a pampinedda: quando gli occhi si socchiudono e le palpebre sbattono (come una fogliolina per la brezza, appunto)per stanchezza o sonno. Pampina significa foglia; pampino, nella lingua italiana, è la foglia della vite. 
Papè
babbeo, minchione; termine infantile per indicare le scarpe (Voc. Sic.). Più sbrigativo, Camilleri usa la parola come contrazione di papellu: lunga lettera; rapporto disciplinare, denuncia. 
Papòre
piroscafo a vapore. 
Pappatacio
pappataci, che in italiano è invariabile, piccolo insetto dei Ditteri, ("che punge e vola senza far rumore" (Diz.). 
Parannanza
non è una parola siciliana, ma del dialetto romanesco, dal Voc. Trec.: grembiule da lavoro o da cucina. 
Parr¡no
prete; padrino. 
Passiàre
passeggiare. 
Passiddrà
passa da là, cioè cambia strada, vattene. 
Passuluna
olive nere appassite. 
Patangelo
vantaggio che si concede all'avversario in una corsa. 
Pattiare
mercanteggiare, convenire. 
Pazinziuso
paziente. 
Pedi leggio (a)
in punta di piedi. 
Peju
peggio. 
Perciale
brecciame. 
Pertuso (Pirtuso)
pertugio, buco. 
Petrafèrnula
torrone, durissimo, di zucchero tostato e mandorle. 
Petrosino
prezzemolo. 
Picca
poco. 
Piccamora
per adesso. 
Picciliddro
bambino. 
Picinosamente
picinusu significa: fastidioso, pignolo. Il verbo piciniari: bisbigliare; chiacchierare; fare pettegolezzo; borbottare o mostrare disappunto con insistenza e monotonia; discutere animatamente a voce alta. Sta anche per piovigginare (Voc. Sic.). Pici significa pece. 
Picuna
picconi. 
Pifanìa
Epifania. 
Pigliare il fujuto
prendere la fuga. 
Pilacchio
blatta delle cucine, scarabeo stercorario. 
Pilaja
spiaggia. Ma nel dialetto siciliano corrente si usano, indifferentemente, praia e plaia. Camilleri scrive sempre pilaja; si incontra plaja solo a partire dal racconto La revisione del volume Gli arancini di Montalbano. 
Pilere
pilastro. 
Pinnotizzata
ipnotizzata. 
Pinnuli
pillole medicinali. 
Pircoco
albicocco/a. 
Piriazzola
peretta/e. 
Pìrita
scoregge. 
Pirrettu
grosso limone. 
Pirsùna
persona. 
Pirriatore
minatore nelle cave di pietra. 
Pirtusa
buchi. 
Piscariggio
peschereccio. 
Piscipàino
pitch-pine, legno di pino americano che, ben stagionato, è di qualità particolarmente adatta all'ebanisteria e alla carpenteria edile e navale. 
Pistiàre
pestare, ma anche mangiare (pestare con i denti). 
Pistiato e ripistiato
spiegato e rispiegato. 
Pitin(i)oso
pitìnia significa eczema, verruca. In senso figurato, sta per: persona fastidiosa, puntigliosa all'eccesso, di carattere agro e sospettoso. 
Pititto
appetito. 
Pitroglio, pitrolio
petrolio. 
Ponno
terza persona plurale dell'indicativo del verbo putiri. Pozzo: idem, prima persona dell'indicativo. 
Prena
incinta. 
Pribenna
privativa, privilegio, concessione. 
Primentìo
"Primintiu. Si dice del frutto della terra che si matura di buon'ora" (Mort.). Luce primentìa: alle prime luci (del giorno). 
Primisso
permesso. 
Prisenza
presenza. 
Proì
passato remoto di pròiri , porgere. Camilleri usa anche: pruì. 
Pròtico
prodigo. Figliò pròtico: figliol prodigo. Deformazione del linguaggio popolare. 
Pruvulazzo
polvere. 
Pulìsi
poliziotti, storpiamento in americano-brooklyno della parola Police. 
Puliziare
pulire. 
Puliziatina
l'atto del lavarsi, ma con moderazione. 
Pupi pupi
detto degli occhi; fari pupi pupi: l'annebbiarsi e lo sfocarsi della vista per cui le righe di un libro sembrano oscillare. Insomma, quando “balla la vista”. 
Purmonìa
polmonite. 
Purrito (Purritu)
marcio, fradicio. Dal francese: pourri. 
Putìa
bottega. 

Q ^
Quacìna
calce. 
Quadane
“Subito calore che invade la persona per paura, confusione, (emozione) o altra causa” (Mort.). 
Quadiare (Quariari)
riscaldare. 
Quartarella
piccola anfora di terracotta 
Quartiarsi
cautelarsi, prendere delle precauzioni, non esporsi. 
Quasette
calze. 
Quatelosi
cauti. 
Quatrare
convincere, detto di gente della quale non si riesca a inquadrare la personalità. 
Quatrigliè
quadrettato. 

R ^
Racina
uva. Dal francese raisin. 
Radica
eufemismo per il membro sessuale maschile. 
Raggia
rabbia. 
Ralogio
orologio. 
Ranto ranto
tutt'attorno. Ranto, da solo, significa: radente a, accanto. “Ranti ranti: rasente, allato, ben  accosto. Italiano: a randa a randa, voce derivata dal Provenzale” (Mort.). “Randa: arcaico, margine, estremità:  Nella locuzione avverbiale "a randa", rasente” (Diz.). 
Raprire
aprire. 
Retr‚
gabinetto. 
Revorbaro
revolver. 
Rifardiarsi
tirarsi indietro; prendere le distanze; non tener fede a un impegno. Camilleri usa anche: arrifardiarsi. 
Riperticare
rintracciare. 
Rispostiare
rispondere in maniera sgarbata o aggressiva, per avere l'ultima parola. 
Rivotare
rivoltare, girare.
Rizzetto
sistemazione. 
Rrinèsciri
riuscire. 
Rumorata
rumore.
Rusciana
rubiconda, sanguigna. 

S ^
Saccarolo
scaricatore. 
Sacchetta
tasca. 
Saccio
iò saccio, tu sai, iddu sape: prime tre persone dell'indicativo presente del verbo sapiri, sapere. 
Sanfasò
alla rinfusa, senza ordine, alla carlona. 
Santarma
anima santa. 
Santione
bestemmia. 
Sarsa
salsa. Fari a sarsa: fingere per simulare o dissimulare qualcosa. Anche: irridere. 
Sasizza
salsiccia. 
Satare
saltare. Sauta un torzolu e va in culu all'ortolano: salta un torsolo e... 
Sàvuto
salto. 
Sbalanco (Sbalanzu)
dirupo, precipizio, torrura. 
Sbariare
distrarre da pensieri gravosi, rasserenare. 
Sbarracato
spalancato. Dal verbo sbarrachiari. 
Sbergie
nocepesche. 
Sberginato
sverginato. 
Sbinchiare (Sminchiari)
Guastare, disordinare, ma anche storpiare, malmenare duramente. 
Sbinturato
sventurato, anche nel senso di senza cervello. 
Sbinùto
svenuto. 
Sbirrittare
salutare togliendosi il cappello. Sbirrittiata vale anche: contesa verbale, diverbio. 
Sbommicare (Sbummicari)
dall'antica parola italiana bonicare, vomitare: trapelare, manifestarsi all'improvviso,  per esempio, della febbre. Anche: sfogarsi. 
Sburrare
eiaculare. 
Scaffa
buca stradale, avvallamento del terreno. Anche: scaffale, ripiano. 
Scagno
ufficio commerciale, anche scrivania. 
Scampare
spiovere. 
Scanata
il battere la pasta o l'impastarla con le mani. 
Scanato
detto del pane, pane biscottato. Il verbo scanari significa anche: parlare per frasi pungenti e allusive (Voc. Sic.). 
Scangio
cambio. 
Scantato
impaurito. 
Scanto
paura. 
Scantuso
pauroso. 
Scappacavallo
calesse. 
Scappottarsela
sgusciar via, evitare, dribblare un imprevisto, un fastidio. 
Scarfaglio
scarafaggio. 
Scarmazzo
aria calda e soffocante; nuvole tipiche del vento di scirocco, sparse e rade (Voc. Sic.). Camilleri fa  dire al commissario Montalbano che significa "movimento d'acqua". 
Scarpàro
ciabattino. 
Scarso
povero. 
Scasciare
mancare, ma anche cedere, riferito a un meccanismo. 
Scascione
cagione, causa. 
Scatasciante
part. pres. di scatasciari, verbo dai molteplici significati: dire ciò che non si sarebbe dovuto; confessare spontaneamente; fare la spia; dare in escandescenze; millantarsi; ridere a crepapelle; piovere a dirotto; togliere collosità alla tela; scuocersi della pasta; dissodare un terreno (Voc. Sic.). 
Scatàscio
come il verbo, sostantivo polivalente: denuncia; temporale; flusso d'acqua d'irrigazione; dissodamento del  terreno. In un testo, Camilleri sembra attribuirgli il significato di: gran fracasso. 
Scattusarìa
dispetto. 
Scàvuso
scalzo. 
Scecco
asino. 
Schetto
celibe. 
Schifìo
disgusto. Finire a schifìo: vedi finire. 
Schina
schiena. 
Schiticchio
pasto in compagnia. "Di quelli che si definiscono: scialare il tempo: oziare con spensieratezza" (Voc. Sic.). 
Sciarra
lite. 
Sciauro (Ciauru)
odore 
Sciccaroli
conducenti di asini. 
Sciddicuso
scivoloso. 
Sciddricare
scivolare. 
Scìnnire
scendere. 
Scioppo (a volte scioppetto)
è una misteriosa parola che, unita a birra, significa: una bottiglia di birra, piccola.  e’ espressione usata solo in Sicilia, e non sono neppure sicuro che sia ormai capita da tutti i baristi. Probabilmente deriva da una parola di slang americano, udita e chissà come storpiata dai siciliani ai tempi dell'occupazione americana della Sicilia, o importata con il "brooklyno" degli emigrati di ritorno. In inglese - americano chop significa tante cose, ma la radice riporta  sempre al verbo tagliare: può darsi che i soldati americani, chiedessero una chop-beer quando volevano una bottiglia Piccola (tagliata rispetto alla misura standard?). Il Voc. Sic. registra scioppa come parola del linguaggio degli italo -americani tornati al paese: fabbrica di capi d'abbigliamento e anche piccolo negozio senza pretese; lavoro continuativo ben pagato. 
Scocciare i fìlleri
scucire i soldi, pagare senza fare tante storie. 
Scocco
fiocco. 
Scòncica
scherno, provocazione. 
Sconcicare
infastidire (vedi: murritiare). 
Scopetta
fucile da caccia. Scopettata, fucilata. 
Scoppo
serratura a scatto. E' voce onomatopeica, in quanto scoppu significa anche scatto, rumore, fracasso. 
Scorcia
scorza, buccia. 
Scrafazzare
schiacciare. 
Scrùscio
rumore. 
Scugnare il naso
battere violentemente il naso tanto da farlo sanguinare. Scugnare significa cavare, togliere da un incastro; mandar via, cacciare.
Scumazza
schiuma. Fari scumazza: pavoneggiarsi. 
Scuratina
imbrunire. 
Scursuna (plurale di scursuni)
varie specie di serpenti,  velenosi e no; cravatta; denaro o tesoro nascosto; uomo furbo e astuto, o scontroso e insocievole (Voc. Sic.). 
Sdisonorato
disonorato, ma anche astuto senza troppi scrupoli. 
Sdunare
uscire di senno. Camilleri lo usa nel senso di uscire, uscire dalla tana" perchè in un testo aggiunge: "come fa un coniglio quando viene assugliato (vedi assugliare) dal furetto". 
Secundis (in)
in secondo luogo. 
Seggia
sedia. 
Sentirsi la bocca allapposa
impappinarsi. 
Serbatici
selvatici. 
Sfagliare
indietreggiare. 
Sfondapiedi
buca coperta e mimetizzata con frasche per farne una trappola; tranello. 
Sgallumata
scolata, detto di bottiglia. Detto di persona: dal corpo o dal portamento sgraziato. 
Sgriddati
detto di occhi "Quasi fuori dall'orbita" (Tra.).  Sgriddari significa scappare via, sfuggire alla presa,  scampare, liberarsi. 
Si votava e rivotava
si voltava e si rivoltava. 
Sicarro
sigaro. 
Sicutare
inseguire. 
Si-donna
forma sincopata e enfatica per: signora donna. E' l'equivalente del cosiddetto titolo d'onore premesso alle  nobili e presunte tali. Può prendere intonazioni ironiche. Espressione in uso nell'Agrigentino. 
Signo
segno, segnale. 
Simàna
settimana. 
Sinibbio
questa è una parola toscana, che secondo il Diz. significa vento con neve, neve che il vento polverizza.  Forse dal latino volgare subnibulus, oscuro, tenebroso; in uso nell'Italiano dal 1891. 
Sìnnaco
sindaco. 
Sisiàta
parlarsi con il sé, cioè mettersi d'accordo. 
Smàfari
enormità. 
Smèuso
"Dicesi di chi ha la pancia vuota. Smilzo; 2. Detto di uomo meschino, e senza moneta. Asciutto; detto di composizione come di versi, e simili, vale languida. Smilzo. (Mort.). Può anche significare scialbo. 
Smorcare lo sbromo
modo di dire non facilmente interpretabile. Smorcare (vedi). Sbromo (o bromo), è l'agglomerato di minuscole meduse e di altri celenterati urticanti che si attacca alle reti o ai palancari e irrita le mani di chi maneggia quegli attrezzi. Camilleri spiega l'espressione così: "Voglia di pigliare per il culo  l'interlocutore". Appunto. 
Smorcata(?)
Participio passato dell'indecifrato verbo smorcare, usato per definire sia la fame sia la febbre: a senso, sembrerebbe indicare l'insorgenza sia dell'una che dell'altra (ma anche esattamente l'opposto). 
Smurritiare
frugare; provocare. 
Soprassutta
sottosopra. 
Soru
sorella. 
Spacchio
sperma 
Spaccimme
sperma, nel dialetto napoletano. 
Sparatina
sparo. L'uso della parole nel dialetto sicilianao è analogo a quello descritto per la parola ammazzatina (vedi). 
Sparagnare
risparmiare. 
Spardare
sprecare. Spardatu ha il significato di  malconcio, lacero. 
Sparla
pettegolezzo malizioso. 
Sparlare
parlar male di qualcuno. 
Sparluccicare
brillare. 
Sperciare
avere voglia. 
Sperto
astuto, abile. 
Spiare
chiedere. 
Spicato
sviluppato 
Spiega
spiegazione 
Spinasanta
Astragalus siculus. Nessuna paura, è una pianta leguminosa delle Papillonacee, i suoi semi vengono (venivano?) usati come surrogati del caffè (Flora Sicula). 
Spinno
voglia; anche: nostalgia. 
Spirt¡zza
astuzia, ma anche bravata. 
Spirtusato
bucherellato. 
Spitàli
ospedale. 
Splàpita
Parola non registrata da nessuno dei vocabolari consultati. Usata da Camilleri nel Cane di terracotta, come aggettivo sia di “curiosità” sia di “luce” (specificatamente, di un acciarino), sembrerebbe significare scialba, scarsa, moderata. 
Sponza
spugna. 
Squasciariate
detto, da Camilleri, di voci durante una lotta. 
Squieta
inquieta. 
Squietare
spazientire, infastidire. 
Stacciùto
robusto. 
Staminarìa
inclinazione a fare dispetti. 
Stascionale
lavoratore stagionale. 
Stascione
stagione. La parola usata isolatamente significa, per antonomasia, l'estate. 
State
estate. 
Sticchio
organo sessuale femminile. 
Stigliolo (Stigghiola)
budello. Stigghiola sono le budella di capretto arrotolate a uno spiedino e arrostite sulle brace. Recentemente bandite dalle norme igienico-sanitarie europee, facevano, fanno - e faranno? - parte del variegato assortimento di “cibo stradale” palermitano. 
Stimpagnare
sfondare, sturare. Per estensione: sgorgare. 
Stinnicchiato
disteso. 
Stoccare
spezzare. 
Stracangiare
stravolgere, cambiare radicalmente. 
Stracangiarsi
mutare l'espressione del volto, per una sorpresa non sempre gradita. 
Strammato
disorientato, stupefatto. 
Strammo
strambo. 
Stràneo
estraneo. 
Stranuto
starnuto. 
Strata
strada. 
Strazzare
stracciare. 
Strubbo
mancamento, deformazione dialettale di: sturbo, disturbo, definito “raro, voce popolare” dal Diz. 
Strucciulerìe
pettegolezzi. 
Strucciulèro
pettegolo. 
Strumentiare
armeggiare, escogitare ma anche mettersi all'opera. 
Strumentìo
il darsi da fare; può valere anche: macchinazione. 
Struppiare
far male a qualcuno. 
Stufficante
noioso. 
Stunare
stonare, distrarre. 
Sucarsi la vita
gustarsi la vita. Ma sucari la vita: togliere a qualcuno la forza vitale, inaridirlo. 
Suffol¡zio
spiffero d'aria. 
Sugnu
prima persona dell'indicativo presente del verbo essere. 
Sulfaro
zolfo.
Sullenne
solenne. 
Sunnu
terza persona plurale dell'indicativo presente del verbo essere: sono. 
Superchiare
avanzare. 
Supra a (la) pasta mi(e)nnulicchi
sulla pasta mandorline, come dire: piove sul bagnato. 
Supra u seriu
sul serio. 
Surdìa
sordità. 
Surruschi
baleni; “Quel chiaro, e momentaneo, mostrarsi della luce prodotto dal vapore elettrico, che trapassa da  una parte all'altra dell'atmosfera per mettersi in equilibrio. Ci su surruschi, fig. vale vi sono dei guai”. (Mort.)
Susciare
soffiare. 
Susìrisi
alzarsi. Sùsiri: alzare. 
Susùto
alzato, sollevato. 
Svacantare
svuotare. 

T ^
Tabbutu
bara. 
Tacimaci
“Si dice del fare checchessia in compagnia ma pagando ciascuno il proprio scotto” secondo il Vocabolario siciliano - italiano di Antonino Traina (1868), che cita il Vocabolario etimologico italiano e latino del filologo palermitano F. A. Pasqualino, barone della Rocchetta (1785), secondo cui la parola sarebbe composta da tascia e mangia “quasi dire si pegni quanto si mangia”. 
Tavola sconsata
tavola sparecchiata. 
Tempi di conseguenza
i tempi dell'Inquisizione. 
Tiatro
teatro, usato nel senso di: messa in scena, anche in senso figurato. 
Timbulata
schiaffo. 
Timpa
piccolo poggio. 
Timpagno
fondo della botte. 
Tinnirume
cime della pianta di zucchina lunga. 
Tirarsi sparte
farsi da parte, cedere il campo. 
Tirribìlio
“Qualità di ciò che è terribile. 2. Figurato. Dicesi per dinotare moltitudine di persone, e grande quantità di cose e simili. 3. Per fracasso, confusione. Scompiglio. (Mort.)”. 
Tistiare
crollare il capo. 
TR
indicata come sigla della provincia di Trapani, è invece quella di Terni. Potrebbe essere un refuso tipografico. 
Tradimentosa
ingannevole, fuorviante. 
Tragediatore
chi metta zizzania, anche simulatore e  dissimulatore. 
Tràsere
entrare (da cui trasùto). 
Trazzera
sentiero campestre. 
Tredicino
tredicenne. 
Trentino, quarantino, cinquantino ecc
che è sui trenta, quaranta, cinquanta ecc. anni d'età. 
Trimoliàre
tremolare. 
Tripistiàre
pestare e ripestare. 
Trispa
cavalletti, trespoli. 
Troffa
cespuglio. 
Trovatura
scoperta casuale di un tesoro: Secondo la tradizione favolistica siciliana, il tesoro consisteva in genere, di una pentola piena di monete d'oro sepolta sotto un albero o murata dentro una parete. 
Trubbato
turbato. Stessa radice di trùbbolo (vedi). 
Trùbbolo
torbido, non chiaro. In Inglese e in Francese trouble ha lo stesso significato. 
Truniata
rumore del tuono. 
Truppicare
inciampare. 
Tumazzo
formaggio. 
Tuppuliare
bussare alla porta. Anche: tuppiare. 
Trusciteddra
fardellino, fagottino. Diminutivo di truscia, rotolo di panni da trasportare. 
Tussiculiàta
colpettini di tosse. 
Tutt'insèmmula
all'improvviso. 

U ^
ùmito
umido. 
Ummira
ombra. 
Unni
dove.
Uogner
il musicista Wagner, che fra i siciliani descritti da Camilleri nel Birraio di Preston, non era molto conosciuto. 
Urbigna
alla cieca. 

V ^
Vagnare
bagnare. 
Vagnaticcio
bagnaticcio. 
Varba (Varva)
barba. 
Vardedda
l'imbottitura posta sotto la sella. 
Variare
stare malfermo sulle gambe, barcollare. 
Vasalicò (Bbasilicò)
basilico. 
Vasannò
altrimenti. 
Vasata
bacio. 
Vascio
basso. 
Vastasi
volgari, maleducati. 
Vastoniata
bastonata. Da vastuniari. 
Vavaluci
lumache. Bava (vava) di luce. 
Vesparo
vespaio, focolaio di infezione. 
Vestemmia
bestemmia. 
Vestia
bestia. 
Viddrano
villano. 
Vidiri e svidiri
in un battibaleno. 
Vidìri
vedere. 
Vigilante
presente a se stesso. 
Vigliante
sveglio. 
Virivirì
parapiglia. 
Virrina
trapano; “strumento a forare, che ha la punta a spire” (Tra.), anche con il significato di “persona che fa imbrogli e rigiri”. 
Visazza
bisaccia. 
Vìviri
bere. 
Voscenza
contrazione di Vostra Eccellenza. 
Voscienzabinidica
Vostra Eccellenza benedica. Formula di saluto rivolta da un uomo di condizione sociale inferiore a uno di condizione superiore. Il dislivello è, come si capisce, incolmabile. 
Vossia
contrazione di Vostra Signoria. 
Vrazza
braccia. 
Vrigogna
vergogna. 
Vucceri
macellaio. 
Vurza
borsa.

Z ^
Zammù
essenza alcolica di anice che in Sicilia si spruzza nel bicchiere d'acqua. 
Zara zabara
iterazione che, secondo Camilleri, equivale a mutatis mutandis. Zabàra è il fusto dell'agave e, per estensione, tutta la pianta. 
Zaurdo (Zaurru, zagurdu)
zotico, incivile. 
Ziano
zio di parentela remota. 
Zirlìo
trappola, ultima in ordine alfabetico ma forse la prima fra quelle disseminate da Camilleri nei suoi racconti, in ordine di tempo se non di pubblicazione.  Zirlìo è infatti parola della lingua italiana, e deriva dal verbo, onomatopeico, zirlare, che indica il verso dei tordi e di altri uccelli. Usata in senso traslato o metaforico, la parola può indicare un'idea o una concatenazione di idee, che rimangono nel sottofondo di un ragionamento e che si acuiscono o scemano a seconda che esso tenda a coincidere con esse. Può essere significativo che il Voc. Trec. citi l'uso della parola in due frasi di autori siciliani. “Oh, stelle splendenti di quella notte zirlata dai grilli!”, di Rosso di San Secondo. ”S'udiva un lontanissimo zirlìo di grilli”, di Luigi Pirandello. Naturalmente, il correttore ortografico compreso nel programma del computer visualizza la solita riga zigrinata rossa, segnale di errore. Nel dialetto siciliano esiste la parola zurrìu, che significa mormorio, ronzio (Vocabolario italiano - siciliano di Salvatore Camilleri, edizioni Greco). 
Zitaggio
fidanzamento. 
Zito/a
fidanzato/a. 
Zorbi
sorbe. 
Zuppiàre
zoppicare.  

    
Avvertenze e abbreviazioni
Le parole in carattere corsivo e tra parentesi immediatamente dopo il neretto, indicano la grafia corretta del vocabolo. I finali di parola, che nel dialetto parlato contengono la consonante “r”, nel dialetto scritto vanno scritti ddu.: la desinenza dei verbi Š quasi sempre in iri e le vocali “o” ed “e” sono quasi sempre “u” e “i” , e così via. 
Diz: Dizionario della lingua italiana Palazzi-Folena, editore Loescher.
Voc.Trec: Vocabolario della lingua italiana Treccani.
Voc. Sic: Vocabolario Siciliano-Italiano edito dal Centro studi Filologici e Linguistici Siciliani, a cura di Giorgio Piccitto.
Mort. Dizionario Siciliano-Italiano di Vincenzo Mortillaro, marchese di Villabena, terza edizione riveduta e corretta del 1876.
Tra. Vocabolario Siciliano - Italiano di Antonino Traina, 1868.



Dizionario Camilleriano/Italiano raccolto da Mario Genco per il Giornale di Sicilia


 

Last modified Sunday, December, 09, 2001 



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