domenica 8 febbraio 2015

vecchia desueta antiquata mia lettera

VECCHIA LETTERA


Grazie per le belle parole che in qualche modo mi rinfrancano. Sa? la voglia di dire: ma andate a quel paese, è tanta. Credo di saperne qualcosina più di tutti: il pessimismo della ragione è totale. Davvero Giove rende folli quelli che vuol perdere. Ma nella mia militanza politica mi imponevano un disperato ottimismo della volontà. Il guaio di Racalmuto è che i grandi cervelli (come quello suo, quello di un Lo Re, di un Giuggiu Liotta, di un Filippo Mustica dei nuovi giovani che non conosco, del notaio Schillaci Ventura, del questore Messana etc.) non essendo lo spazio vitale (quello di cui parla Forsthoff) di Racalmuto adeguato alla latitudine del loro ingegno, quello spazio vitale l'hanno cercato e trovato a Milano, a Roma, forse in Francia, forse non so dove (già gli avventurosi siciliani diceva un tale scrittore, e non tutti vogliono essere il Bell'Antonio di Brancati per tornare nell'accidia di Catania). Racalmuto mai e poi mai può essere il monastero di santa chiara, al massimo quello di santa maria, ma quello può forse destare un qualche interesse in un ottantenne come me. Sciascia è stato tanto fortunato da inventarsi un suo idilliaco spazio vitale alla Noce. Ma quello spazio vitale con nessun racalmutese l'ha voluto condividere: non con Gaetano Savatteri, un potenziale grandissimo scrittore afflosciatosi poi in riduttive denigrazioni del grandissimo Rosso di San Secondo (a mio avviso più grande di Pirandello) o di favolette, esiziali per il turismo, su giovanetti capimafia racalmutesi, con un Felice Cavallaro grintoso ingegno ridotto a capo cronaca sia pure del Corrierone di Palermo, ad un Macaluso che non conosco ma che quando scrive su Malgradotutto (per esaltare l'indifendibile Sciascia contro Berlinguer) la grafia ce l'ha forbita e bella.
Per converso - torno al mio stile buracratico, da ex ispettore B.I. - Bufalino Di Grado Sciarelli Caruso il deretano di una editrice il fotografo alla moda, tutti alieni, ebbero accesso, gloria e lancio in quel minuscolo "spazio vitale" controluce rispetto alla vetusta Casina di Matrona, nei cui verzicanti dintorni il Nostro, in una delle pochissime sue pagine lubriche, vedeva culeggiare erici tizianesche. Visioni forse appartenenti alla sua pubertà, come le cartoline a don Pidduzzu fanno pensare, crediamo per quegli "atti impuri" per i quali i preti ti ossessionano nei confessionali dei giovinetti. E le giovinette? Beh! lasciamo perdere. Sapesse quello che mi confidano a proposito di taluni mistici confessori racalmutesi!

E Consolo? Questo me lo conservo per ultimo. Io sono un pessimo lettore, leggo la prima pagina, capisco la musica, mi annoio, e passo oltre .... a pag. 27, mi annoio, a pag. 50 così via. Se mi si chiede dopo qualche tempo se ho letto quel libro, risponderò: mai letto. In totale buonafede: lo giuro. Dopo l'orgia commemorativa di REGALPETRA LIBERA, sfoglio Vincenzo Consolo: le pietre di Pantalica, anno 1988. E sfogliando sfogliando, mi soffermo a pag. 93. Oddio! mi son detto, se pubblico il mio romanzetto LA DONNA DEL MOSSAD ed il mio censore arriva alla parte finale del capitolo terzo "cavatieddi cu sucu di cunigliu sirvaggiu e sanzizza aggliannariata e antri cosi bboni", se non la galera per plagio almeno la causa per danni non me la toglie nessuno. Vero è che il mio ES s'incazzò gridandomi: ma chi cazzu dici Calì, il tuo è un passo sublime. Sì, ccia arrispunniu il mio EGO, vaglielo a raccontare a "Genitore incazzato".

Per questo non Le mando il file del romanzetto. No! Mi incute rispetto il Suo taglio ad alta cifra etica (direi giansenista). Peraltro mia moglie non vuole che io firmi quelle sconcezze (non lo nego) che vi stanno. Ed io il disgusto di mia moglie e l'altero cipiglio che mi sembra Lei assuma in materia de sesto e de nono, mi mettono in imbarazzo. Quanto alla droga - e Lei, mi pare ultimamente, vi è ritornato - anni fa, avendone gli accessi, ho scandagliato il cash flow dei racalmutesi quale inesorabilmente passa per le banche (e la posta) di Racalmuto e sappesse cosa ho scoperto? I veri ricchi non stanno a Milano ma a Racalmuto: qualcuno importando - quanto regolarmente, non so - bici cinesi (sic!). Ma crede davvero Lei che le mille e più auto che servono anche per andare da San Griguoli a lu Culleggiu ( e tante sono nuove e potenti) sono state comprate con la pensioncina della nonna (che il passaggio alla moneta unica ha polverizzato) o ai magri proventi dei "Socialmente Inutili"? Se le dico che il nero della DROGA si aggira a qualche miliardo (di Euro, sì), mi dirà che sono troppo esagerato? E sono franco! certo che poi qualcuno è costretto a girarsi dall'altra parte se in macchina a farsi è la propria ormai forse poco verginella figlioletta (un mio carissimo amico si è suicidato per cose del genere) 

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