lunedì 5 gennaio 2015

L'incontro di due inconsci, mi pare che acutamente annoti Maria Pia che di arte veramente si intende. Lo scontro di due inconsci a me vien fatto di dire: la sublimità dell'incoscio di Accursio avverso la sublimità del mio. Poetico, astratto, cromatico lui; flemmatico, sonnolento, immanente il mio sottofondo spirituale. Due mondi che alla fin fine si guardano in cagnesco, il bello e il positivo di Accursio non accettato dal mio ringhiante nullismo. La poetessa si bea delle ardue crepe di luce, il mio intellettuale dissidio si bea di tutto quel graffiare i grandi valori, quella voluttà nello squarciare le distese cromaiche della divina creatività, quel frantumare la luce, quel gioire per lo scintillio del kaos. Il credente che si adugia sui sofà di chi a nulla crede; chi nulla crede che mira quanto c'è di onirico nel soffrire di chi tenta di divinizzarsi con la fede nell'assurdo.

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