venerdì 17 ottobre 2014

Paraggio o paragio?

si dice paraggio o paragio, quando si tratta di doti del diritto feudale? Mi pare che il mio amico e maestro padre Adamo voglia come redarguirmi per il mio uso ortografico del termine. Infatti lo scrive in entrambi i modi. Nei testamenti delle nobili donzelle spesso virgines in capillis sino alla morte lo trovo in entrambe le forme. Si vedano ad esempio le acidule volontà testamentarie di donna Aldonza del Carretto.
 
Qui ad esempio il notaio Giuseppe Nesci di Sasà  di Monteleone traduce in "paragio" il latino "paragium".
 
Spero che padre Adam mi risparmi un segnaccio di matita blu, come se avessi commesso un errore ortografico grave.
 
 
 
 
 
Dote di paraggio
 
La dote che il padre o il fratello avevano l’obbligo di dare alla donna nella misura pari alla legittima ad essa spettante; era concessa a saldo di ogni futura pretesa ereditaria, tanto che chi la riceveva doveva contestualmente rinunciare a pretendere altro, anche sotto pretesto di lesione enorme, o enormissima, nonché a qualunque eredità di qualunque congiunto, per i tempi passati ab intestato ed ex testamento, e per l’avvenire ab intestato solamente.  “… dovendosi detta futura Sposa dichiarare contenta di detta dote, come dotata di paragio, et ultra paragium, sicché non possa più pretendere cosa veruna essa e suoi descendenti in futurum ab intestato…”  (Nr Giuseppe Nesci di Sasà/ Monteleone, 19.2.1715). “… e finalmente esso Codicillante Don Lodovico Colacchio dichiara come, con detto Suo Testamento,istituì Sue Eredi particolari nella Legitima, seu Dote di paraggio, le due Sue figlie femine Donna Catarina, e Donna Marianna Colacchio in docati mille per cadauna, colli patti, e vincoli come da detto Testamento…” (Nr Girolamo Maria Catalano di Mileto, 27.3.1805).

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