sabato 18 ottobre 2014

Lampedusa per me è l'isola accanto all'Isola Sicilia, che cinge l’intero mondo ma subito scendendo per li rami diviene persino essere singolo come canta l’amara prosa del mio Sciascia senza amicali cantori. La vecchia Sciascia, la vecchia Nalone e la vecchia Taverna stavano prossime ma ormai dannatamente sterili darrieri la Matrice di allora quando era la contorta cupola dell'Annunziatella della Racalmuto del ‘600. Né donne né nonne del grottese Vinti vi stavano. Ecco quello che mi divide dal ciclopico Accursio, il pittore del colore espanso dei giorni nostri.


 
 
LA LAMPEDUA DI ACCURSIO, i perlacei versi di Loredana, la mia cupa naca dal blasfemo dire.
 
 
Lillo Taverna:  Lampedusa, cosa è mai Lampedusa? Ho voglia di dire Isola accanto all’Isola.  E l’isola discosta accanto all’Isola madre. Ma accanto a chi? Ma alla Trinacria, questa isola a tre cosce, divaricate, aperte e pronte ad accogliere tutti i peripatetici vogliosi di sesso, tutti i falli erti di ogni policroma sporgenza.

Lillo Taverna. -  Ora le femministe dicono: no! Ci dicono che se mi permetto di spingerle a fare quello che a loro è tanto gradito e di cui sono ghiotte, ci castrano.

 

Lillo Taverna: -  Guardate questo groviglio immaginifico di questo grande e non ancora debitamente compreso  Accursio Vinti e se siete intelligenti, se non ebeti, se non di oscuro intelletto, come fate a non fulminarvi a non rintracciare la trama che prima vi tracciai?

 

Lillo Taverna: -  Accursio Vinti, il pittore bizzoso maschile e maschilista ecco come vi traccia questo strambo filo di Arianna della nostra atavica tessitura dell’assurdo, dell’inconscio, della vita e della morte. Trama diabolica ed al contempo angelica: eppure né angelica né mefistofelica: solo istanti del guazzabuglio del cuore umano.  


 Tranquilla di giorno,
agitata di notte.
Sei vento tra le mani
e culle di sorrisi
lasciate al tempo.
Non importa quante
navi, hanno toccato
le tue sponde,
le tue scogliere
sono speranze.
Di notte il cielo chiude
gli occhi, non ha più
senso il tempo, quando
è il silenzio a parlare.
E quando appare il giorno,
una lacrima cade giù,
è l'alba che si affaccia
al domani!.....

Lillo Taverna: - Cara Loredana Cioffi, certo versi lucidi, perlacei i tuoi ma io li sovvertirei, li graffierei, li sfracellerei in una notte di luna sopra un giaciglio osceno. Accursio è altro, io sono altro. E soprattutto Lampedusa è altro. Qualche volta la farò emergere dai mei incupiti sogni, dalle mie memorie per farvela vedere per quella che è. E' stata nuda e glabra per millenni, è stata violata come colonia penale, il giallo Giudice cercò di farvi  un porticciolo ascoso per fughe anzi tempo. Berlusconi non sapendo o sapendo cercò di comprarla per un qualche suo furtivo esodo; così come Pippo Baudo vi visse scomposti amori con la sua rissosa Alida: proprio là ove poi Modugno amava immergersi violando amori e uova di carrette a tartaruga quasi imponenti. Ed ora funge da approdo di predaci carrette del mare per una ipocrita transizione di esodi biblici. E non vedere tutto questo in tale trama insensa ma folle di Accursio è folle ed insenso. Io vedo e intelligo. Ma la mia intelligenza vetusta e satirica e repulsiva vede anime angeliche, donne dal petto procace, fanciulle dalle cosce accessibili, cantare inni di umana pietà. Lampedusa per me è l'isola accanto all'Isola Sicilia, che cinge l’intero mondo ma subito scendendo per li rami diviene persino essere singolo come canta l’amara prosa del mio Sciascia senza amicali cantori. La vecchia Sciascia, la vecchia Nalone e la vecchia Taverna stavano prossime ma ormai dannatamente sterili darrieri la Matrice di allora quando era la contorta cupola dell'Annunziatella della Racalmuto del ‘600. Né donne né nonne del grottese Vinti vi stavano. Ecco quello che mi divide dal ciclopico Accursio, il pittore del colore espanso dei giorni nostri.

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