lunedì 15 settembre 2014

Savatteri



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QUADRI PROSOPOGRAFICI:


 

 

LA FAMIGLIA SAVATTERI DI


 RACALMUTO.


 

 

 

 

 

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QUADRI PROSOPOGRAFICI:


LA FAMIGLIA SAVATTERI DI RACALMUTO.


 

 

Introduzione


 

Dalle brume dell’archeologia locale affiora, flebile ma con contorni alquanto netti, l’insediamento sicano di quattromila anni fa lungo l’intero arco collinare sud est e sud ovest racalmutese.

Verso il 13° secolo a.C., quella civiltà sembra eclissarsi, forse per l’esodo, dovuto a paura per i naviganti micenei, verso le più protettive montagne di Milena, Bompensiere e Montedoro. Arrivano quindi i greci, ma Racalmuto è ancora deserta ed impervia per attirare i coloni agragantini. Solo verso il VII secolo la moneta con il granchio di Agragas sembra far capolino nelle fertili plaghe del nostro altipiano. Poi, si diventa meri subalterni della potente polis, così come per tutta l’epoca romana. Tra il II ed il IV secolo d.C., da Commodo in poi, le risorse solfifere vengono apprezzate e sfruttate, come stanno a documentare le tegulae o tabulae sulfuris, che l’avv. Giuseppe Picone ebbe la ventura di scoprire per primo verso la fine del secolo scorso.

Allo spirare dell’Impero romano, la feracità del suolo racalmutese sembra avere attirato sia pure fugacemente le brame espoliatrici di Genserico e dei suoi Vandali; ma tocca ai Bizantini stabilire insediamenti significativi in località Grotticelle e dintorni. Monete di Tiberio II e di Heracleone saranno poi rinvenute, nel 1940, in contrada Montagna, ma per caso ed in luogo che all’epoca era sicuramente disabitato: un nascondiglio, dunque, sicuro e lontano da occhi indiscreti.

Giungono gli Arabi: sono guerrieri, disdegnosi di sede fissa, violenti e ladroni. A Racalmuto trovano ben poco e subito si dileguano. Subentrano i Berberi, contadini e pacifici: ebbero forse a convivere con i mansueti bizantini del luogo.

I Normanni del Conte Ruggero, 600 cavalleggeri - pare, depredarono il territorio dell’altipiano ove sembra sorgesse un imprecisato Racel... a dire del Malaterra. Nell’XI secolo, il gaito saraceno Chamuth, signore della vicino Naro, con molta probabilità aveva il dominio del nostro Altipiano e forse vi eresse un fortilizio, un Rahal: da qui il toponimo Rahal Chamuth, a seguire l’acuta congettura del Garufi. I Saraceni furuoo, specie sotto Federico II, ribelli e violenti: imprigionarono persino il vescovo agrigentino Ursone. Federico II non fu tenero verso di loro, deportò a Lucera i caporioni; gli altri - i più pavidi ed i meno appariscenti - si dispersero assumendo nomi latineggianti o fingendo antica professione di fede cattolica. Per uno o due decenni Racalmuto rimase comunque deserta. Un tale della famiglia Musca - forse Federico Musca - poté appropriarsi del territorio, portarvi fuggiaschi, verosimilmente ex saraceni, dotarli di terra e mezzi di lavoro e far sorgere un nuovo casale. Il suddetto Federico Musca finì però con l’osteggiare il vincitore Carlo d’Angiò e costui lo spoglio di quel casale ed assegnarlo nel 1271 a tal Pietro Negrello di Belmonte: un diploma degli archivi angioini  ne specifivaca - prima di esser distrutto dai nazisti nel 1943 - termini, modalità e dettagli. Finiva, per altro verso, quella che possiamo considerare la preistoria racalmutese: un periodo buio ed incerrto che ebbe a protrarsi per 3271 anni. Quel che per tal periodo si è scritto - ed è tanto ed anche dalla penna più illustre del luogo - è solo cervellotica congettura. Possiamo solo credere a quei radi reperti archeologici di cui si ha conoscenza ed a quel poco, spesso nulla, che riescono a svelarci di tanto defluire umano degli antichi racalmutesi.

Con i Vespri Siciliani, il casale di Racalmuto acquisisce importanza e ruolo perché può fornire tasse e balzelli alla famelica pirateria di un Pietro d’Aragona. Il centro abitato non contava più di 75 fuochi (circa 265 abitanti). Nel 1376 i fuochi erano aumentati a 136 (circa 480 abitanti). Frattanto da Pietro Negrello di Belmonte, Racalmuto - a dire del Fazello - era stato requisito da Federico di Chiaramonte che pare vi abbia costruito le torri del castello nella prima decade del 1300. Si sa che Costanza Chiaramonte, unica figlia di Federico, fu l’erede universale. Che abbia sposato prima il girovago ligure Antonio del Carretto e poi, divenuta vedova, l’avventuriero Brancaleone Doria - forse quello dannato all’inferno da Dante - si dice e qualche documento degli archivi di Stato palermitani sembra confermarlo. Rsta comunque certo che sino al 1396 Racalmuto è dominio dei Chiaramonte, in particolare del celebre figlio illegittimo Manfredi Chiaramonte - lo attestano le carte dell’Archivio Segreto Vaticano.

Tocca a Matteo del Carretto rimpossessarsi del feudo, farne una baronia e farsene riconoscere titolare dal re Martino, naturalmente previo esborso di sonanti once. Il figlio Giovanni primo del Carretto è ancor più rapace del padre: commercia in grano, compra porzioni di feudi a Mussomeli, sfrutto il caricatoio di Siculiana per le sue speculazioni e i suoi commerci con l’estero. Ha un bel da dire Bresc che nel 1422 - anno in cui Giovanni era già morto - il rampante barone racalmutese era ... caduta in miseria. Una miseria post mortem  per uno storico che si reputa ineguagliabile è davvero una davvero una fastidiosissima topica.

Nel 1404, Racalmuto è ancora fermo a 150 fuochi (540 abitanti). Un secolo dopo nel 1505, al tempo della “venuta” della Madonna del Monte, la sua popolazione sale a 473 fuochi (1670 abitanti). Ora domina il barone di Racalmuto Ercole del Carretto. Il figlio Giovanni II esordisce con un delitto: commissiona a tal Giacchetto di Naro la strage dei Barresi di Castronovo per vendicare l’uccisione del fratello Paolo, antenato di Vincenzo di Giovanni che nei primi decenni del 1600 scriverà una complessa trattazione su Palermo Restaurato, ove rammenterà quei truci e letali eventi. Dopo, rimorsi e crisi religiose spingeranno quel del Carretto a costruire chiese e conventi ed a chiamare a Racalmuto carmelitani e francescani per una redenzione spirituale sua e del suo popolo. Certo, mero e misto impero, terraggio e terraggiolo ed una pletora d’imposte e tasse feudali fioccarono sui racalmutesi. Un notaio venne chiamato da Agrigento per i tanti atti del barone (e dei suoi vassalli): era quel tale Jacopo Damiano che alla morte di Giovanni II del Carretto finì sotto l’Inquisizione.

A metà del secolo, nel 1548, la popolazione sale a n.° 896 fuochi (3163 abitanti), segno che la politica del barone non era poi così devastante come sembra voler far credere Leonardo Sciascia.

 Quello che non fa il barone, lo fa invece la peste del 1576: la popolazione racalmutese viene decimata. Se crediamo ad un documento del fondo Palagonia, dai 5279 abitanti del 1570 si sarebbe passati ad appena n.° 2400 abitanti nel 1577. Ciò non è credibile e si deve alla voglia tutta fiscale di impietosire il viceré per una contrazione delle “tande” in mora e di quelle in atto. Di sfuggita, va detto che la tentata evasione fiscale del 1577 non ebbe effetto. Le “tande” si basavano sulla tassa del macinato: la drastica contrazione della popolazione non consentiva un gettito bastevole a fronteggiare la soffocante tassazione del governo spagnolo. Questo non ebbe pietà e la Universitas fu costretta ad indebitarsi con gli stessi esattori, al contempo strozzini.

Sia come sia, nel 1593 Racalmuto sembra risorta: gli abitanti ora sono in numero di 4448: ovviamente molti fuggiaschi erano rientrati e, soprattutto, si doveva trovare conveniente emigrare dai centri viciniori per sistemarsi nella neo-contea di Racalmuto, le cui condizioni sociali, economiche e giuridiche in definitiva tornavano appetibili.

I Savatteri da Mussomeli a Racalmuto.


 

Dovette essere in tale frangente che alcuni membri della famiglia Savatteri emigrarono da Mussomeli a Racalmuto. Il Sorge, valente storico di quel centro, dispone di scarne notizie su quell’importante famiglia mussomelese: a pag. 131 del secondo volume della sua opera ([1]) annota: «350. Savetteri (1582), di cui un ramo prese più tardi il soprannome di Lo Muto (1738).» Per converso, l’Archivio parrocchiale di Racalmuto  supplisce con non poche notizie.

In Matrice si conserva un patrimonio archivistico di capitale importanza anche per la storia dello sviluppo demografico del paese ... e non andrebbe disperso come, purtroppo, va profilandosi.

Gli atti di battesimo - i primi a venire raccolti in libri (liber baptizorum) - partono dal 1554, se crediamo ad un’apocrifa annotazione e, saltuariamente all’inizio, arrivano fino ai nostri giorni. La raccolta sembra dunque precedere la stessa riforma tridentina. Seguono poi le raccolte degli atti di matrimonio e quindi quelli di morte (viepiù descrittivi).

La pretesa nobiltà dei Savatteri.


 

Il primo Savatteri che sono riuscito a rintracciare è del 1580: il 14 febbraio 1580 Antonella Savatteri di Jo: (Giovanni) di Mussomeli e di Joanna sposa a Racalmuto tal Scarlata Paolo di Favara. Quel Giovanni resta vedovo ed il primo novembre del 1580 convola a seconde nozze con  Juannella Castrinovo.

Nel fondo Palagonia di Palermo, che raccoglie anche le carte relative ai del Carretto di Racalmuto, ci si imbatte in uno dei capostipiti dei Savatteri: Geronimo Savatteri. Trattasi della “Transactio  pro Ill.mo don Hieronimo del Carretto Comite huius terrae Racalmuti  cum Universitate dictae terrae Racalmuti.” [2]  Il 15 gennaio 1580, a seguito di una istanza dei naturali di Racalmuto, il viceré dà particolari disposizioni per la risoluzione di un’annosa controversia tra vassalli e di locali feudatari. Si esordisce:

 

Philippus etc. Vicerex in hoc Siciliae regno Magnifico Eustachio Protopapa U.J.D. sindacatori degenti in civitate Agrigenti fideli reg: salutem: Imperoche ad istanza di Bartolo Curto et altri infrascritti personi della terra di Racalmuto è stato supplicato, e per noi provisto del tenor che siegue videlicet:

 

e si prosegue richiamdo il testo dell’istanza che era stata stilata in questi termini:

Illustrissimo et eccellentissimo Signore, Bartolo Curto, Pietro Barberi, Giacomo Capobianco, Angelo Jannuzzo, Antonuzio Morreale, Cola Macaluso, Pietro Macaluso, Antonio Lo Brutto, Vito Bucculeri, Pietro d’Alaymo, Joan Vito d’Amella, Antonio Gulpi e Giacomo Morreale, li quali furo deputati eletti per consiglio congregato circa la questione e lite vertenti tra l’altri, e l’illustris.mo Conte di Racalmuto in la R.G.C. esponino a Vostra Eccellenza che sono più anni che in detta R.G.C. ha vertuto lite fra detto conte e suoi antecessori in detto contato ex una, e li Sindaci di detta terra ex altera sopra diversi pretenzioni, particularmente addutti nel libello, e processo fra loro compilato per li quali intendiano detti Sindaci essere esenti, e liberi di certi raggioni e pagamenti, come in detto processo si contiene, e poichè s’have trattato certo accordio fra esso conte ed essi esponenti come deputati eletti per detta università circa le pretentioni predetti, e circa il detto accordio s’hanno da publicare per mano di publico notaro per comuni cautela dell’uno, e l’altro, e stante che è notorio che detti capitoli s’habbiano da publicare con vocarsi per consiglio onde habbiano da intervenire li genti di detta università, e la maggior parte di quella per ciò supplicano a V. E. si degni restar servita provedere che s’abbia a destinare uno delegato dottore degente degente in la città di Girgenti per manco dispendio (o di spesa) dell’esponenti, e benvista a V.E. il quale s’abbia da conferire in detta università di Racalmuto,, ed in quella abbia da congregare consiglio si la detta università è contenta si o no di pubblicare il detto atto d’accordio, li quali si abbiano di fari leggiri per il detto delegato a tutte le persone che interverrano in detto consiglio per potersi stipulare il detto atto con lo consenso di tutta l’università, o maggior parte di quella - e restando l’esponenti d’accordio V.E. sia servita al detto delegato concederli autorità, e potestà di tutto quello e quanto sarrà concluso per detto accordio che possa interponere l’authorità, potestà, e decreto di V.E. e sopra questo possa interponere perpetuo silenzio, e decreto con tutte le clausole, e condizioni solite, e necessarie farsi in detti atti ut Altissimus.

La cittadinanza è, quindi, initati a radunarsi per le deliberazioni del caso: è il 15 gennaio 1581, come si evince dal resto del documento:

Die decimo quinto januarij nonae ind. 1581- Consilium congregatum et eximium dominum Ascanium de Barone U.J.D. delegatum E. Suae virtute literarum datarum Panormi die tertio Junij octavae Ind. 1580 et aliarum literarum, ad sonum campanae in maiori Ecclesia terrae Racalmuti die dominicae, vocatis et congregatis duabus tertijs partibus populi  invenire [a.v.: intervenire] solitis in consilio pro ut cum juramento retulerunt mihi: Laurentius Justinianus, Jacobus Monteleone et Antonius de Alaymo Jurati dictae terrae esse duas tertias partes populi solitas intervenire in consilio super accordio facto infra universitatem dictae terrae et illustrem D. Hieronymum de Carrectis comitem dictae terrae, per quem dominum de barone delegatum fuit expositum in dicto consilio tenoris sequentis videlicet:

Magnifici Nobili, et persone decorate [a.v.: honorati] et altri populani, siti congregati in questo loco; sapiti ch’avendosi  tanto tempo  ed anni litigato infra l’università di questa terra con li spettabili illustri ed illustrissimi signori Baroni e Conti di questa terra sopra alcuni pretenzioni ed esenzioni di tirraggi di fora [a.v.: supra alcuni pretenzioni et exemptioni di alcuni soluptioni di dupli terragi di fora] et altri esenzioni come più largamente si contiene per lo libello e processocontenti nella R.G.C. con detti spettabili ed illustri signori Baroni e Conti di questa sudetta terra, ed avendosi tant’anni litigato non s’have mai finito per tanto si congregao consiglio, e si elessero deputati lo magnifico Gio: Vito d’Amella, Bartolo Curto, Pietro Barberi, Cola Capobianco, Angelo Jannuzzo, Antonuzio Morreale, Cola Macaluso, Pietro Macaluso, Antonino lo Brutto, Pietro d’Alaymo, Antonino Gulpi e Giacomo Morreale, li quali deputati esposiro a S.E. e R.G.C. che avendo più anni litigato in detta R.G.C. con li predecessori dell’illustre signor Conte di questa terra di Racalmuto ed anche con detto signor conte sopra diversi pretenzioni d’essere esenti e liberi di diversi raggioni e pagamenti in detto processo e libello addutti, e contenti, e che s’ave trattato accordio fra l’università e detto signor conte, e sopra ciò fatti certi capitoli li quali s’hanno da publicare per notaro publico per commune cautela ed era di publicarsi con la volontà della maggior parte del Popolo congregato per consiglio supplicando S.E. resti servita provedere e comandare che si destinasse un delegato in questa terra per congregare detto consiglio, ed essendo la maggior parte contenta dell’ accordio, farrà leggere li capitoli ed essendo contenti quelli detto delegato farrà publicare, e stipulare ed interponere l’authorità di S.E. e R.G.C. per ciò S.E. mi ha destinato delegato in questa terra, undechè personalmente mi conferisca a congregare detto consiglio, ed intendere la vostra volontà se volete accordio per questo siti convocati in questa maggior chiesa acciò ognuno di voi dasse il suo parere [a. v.: siti convocati in questa maggior Ecclesia a tal che ogn’uno di voi dugna lo suo pariri e vuci si vuliti accordio], se volete accordio con detto signor conte, perché volendo accordio si leggiranno li capitoli che mi sono stati presentati per detti deputati e notar publico, ed essendo contenti di detti capitoli per voi s’eligeranno dui Sindaci e procuratori per potere quelli publicare e fare instrumento pubblico con li soliti obligazioni,  renunciationi, stipulazioni giuramento firmato in forma, alli quali Io come delegato di S.E. e R.G.C. interponissi l’autorità e decreto acciò omni futuro tempore s’habbiano inviolabilmente osservare siché ogn’uno venga, e dona la sua vuci, e pariri, lo magnifico Gio: Vito d’Amella capo di detta terra di Racalmuto dice che è di voto, e parere, e si contenta che si faccia accordio stante li lite e questioni che sono stati et su infiniti e sono immortali e non hanno mai diffinizioni e sono dubbij ed incerti e per evitarsi tante spese che s’hanno fatto e si potranno fare tanto più che s’ha visto la buona volontà dell’illustrissimo signor conte lo quale per li capituli ni ha fatto molte grazie ed esenzioni in favore di quest’Università di Racalmuto e non facendosi accordio interim esigirà come per il passato s’have fatto e perché in l’accordio e in mancari quelle raggioni che siamo obligati paghari per questo è contente come è detto di sopra che si faccia detto accordio e si leggano li capitoli e doppo si contratta in forma; lo magnifico Lorenzo Justiniano giurato contiene [a.v.: concurri] con il detto magnifico Gio: Vito d’Amella.

 

Abbiamo, anche, l’elenco dei votanti ed al n.° 303 c’imbattiamo con il nostro Girolamo Savatteri:

 

303
 SAVATTERI GERONIMO
ut proximus

 

Il Sorge [3] crede di poter denominare quel particolare consesso come “Consiglio civico”. «Il Consiglio civico o Consiglio generale - soggiunge - era un’assemblea numerosa di buoni uomini, probiviri come oggi si direbbero, che deliberava intorno agl’interessi più gravi e più fondamentali del Comune. Composto di persone di vari ceti, atte a comprendere l’importanza della funzione, dal civile all’ecclesiastico, dall’artigiano al borgese, non esclusi gli ufficiali tutti dell’università, si occupava dell’imposizione delle gabelle, della trasformazione del patrimonio, della concessione di terre e di acque, del pagamento delle spese straordinarie, quelle ordinarie essendo riservate ai giurati; e poi dei provvedimenti di più alta importanza relativi all’annona, alla sanità, alla sicurezza, alle opere pubbliche e perfino alla polizia locale. [4] Il numero dei consiglieri non poteva essere minore di dieci; per la loro convocazione non era stabilita alcun’epoca speciale dell’anno.»

Girolamo Savatteri fu dunque in quell’adunanza del 1581 un consigliere della specie. Non doveva essere di grande risalto, visto che viene elencato al  n.° 303 ( i presenti furono n.° 374); non era sicuramente un maggiorante dato che nessun orpello di magnifico lo contraddistingue e neppure sembra essere stato un appartenente alle maestranze, che venivano registrati con la denominazione di “mastro” (quell’assemblea contava n.° 3 nobili, pari allo 0,8%; n° 14 magnifici, pari al 3,74% e n.° 35 mastri, pari al 9,36%. Il resto erano vassalli di una qualche dignità, presumibilmente piccoli enfiteuti di terre, ed erano la grande ossatura della struttura sociale del paese - oltre l’86% dell’aggregato considerato.)

Quale l’etimologia di Savatteri?: sicuramente spagnola. Eugenio Napoleone Messana si libra nelle più alte sfere dell’araldica e parla di nobiltà francese. [5] Egli ha voglia di farci credere che : «... In quell’occasione Giovanni IV [del Carretto] promise le figlie in moglie a quei cavalieri che gliele avessero ricondotte al castello sane e salve. La sorte arrise al milite Scipione Savatteri che sposò Maria ed ebbe in dote il feudo di Gibillini. Questo matrimonio diede inizio alla famiglia dei Savatteri di Racalmuto, che risulta essere la più nobile di tutte le altre. I Savatteri infatti discendono da Pable Zavatier, nobile francese al seguito del conte Ruggero [...]»

 Tranchant, invece, Francesco Renda che in suo recente studio [6] bistratta un po’ troppo i Savatteri facendone dei modesti calzolai, divenuti marrani nel 1492. «Cognomi - precisa a pag. 194 - indicativi di arte e mestiere esercitati. Quantità e - tra parentesi - comuni di appartenenza: Zapateri, Zabateri, Zavatteri, calzolaio, 8 (Paternò 4, Palermo3, Bivona) ....».

Mettiamo la verità nel bel mezzo e forse ci andiamo vicini.

 

Il milite (?) Scipione Savatteri.


 

Il 7 settembre 1586, una Margaritella Savatteri di Mussomeli, figlia di Paolino e di Belladonna si sposa con Mariano Terranova, senza altre indicazioni, evidentemente un vedovo.  Appena un mese dopo, il 12 ottobre 1586, il fratello Scipioni Savatteri (inequivocabilmente oriundo da Mussomeli) si sposa con Petrina Saguna, figlia di Antonino e di Marchisa. Marchisa è nome comune di donna in quel tempo: forse si deve anche a questo equivoco se Eugenio Napoleone Messana, riesumando un’epopea di famiglia, fa del modesto ma dignitoso Scipione Savatteri un “milite” che convola a nozze un po’ forzate con una figlia dei del Carretto (eventualità impossibile, per questioni di divario nobiliare). E’ certo invece che Scipione Savatteri è il capostipite racalmutese di una famiglia che ha cifrato la storia locale nel Seicento, nel Settecento e marcatamente nell’Ottocento, e non manca neppur oggi di cifrarla con il maggiorente politico prof. Calogero Savatteri e con il suo figliolo Gaetano, un giovane giornalista destinato a segnare un’impronta di ampio risalto nel giornalismo televisivo. 

 

I matrimoni dei componenti maschili della famiglia sono stati a fine del ‘500:

12
10
1586
Savateri
Scipioni
Paolino e Belladonna
con
Saguna
Petrina di Antonino e Marchisa
26
4
1587
Savateri
Mateo
 
con
Agro' (d')
Margaritella
6
2
1594
Savatteri
Paolino
 
con
Cuscacino di Mussumeli
Lauria di Mattheo
5
6
1594
Savatteri
Paolo
 
con
Vuseto
Margarita

 

Quanto al ramo femminile, risulta questo solo matrimonio:

 

7
9
1586
Carlino Vincenzo di Vito e Angila
con
Savateri di Mussumeli
Margaritella di Paolino e Belladonna
Sacerdote: Nicastro Francisco Testi: Montiliuni Gasparo notaro; Montiliuni Cola notaro e D'Amella Jo: Vito notaro.

 

I battezzati dell’intero nucleo familiare risultano:

 

 

12
8
1580
Savateri
Frabicio
Jo:
Joanna
1
8
1581
Savatteri
Petro
Jo:
Joanna
27
11
1588
Savateri
Antonino
Sapiyuni
Pitruzza
6
2
1590
Savateri
Agata
Sipiuni
Pina
26
9
1591
Savatteri
Paulino
Scipiuni
Pina
11
6
1593
Savateri
Barnaba
Nardo
Francesca
13
7
1593
Savateri
Deca
Paulo
Anna
25
9
1593
Savateri
Vichensa
Mateo
Margarita
4
1
1594
Savatteri
Antonedda
Sapiuni
Pina
 
 
1595
Savatteri
Nofria
Mariano
Calogera
24
8
1596
Savatteri
Bartholomeo
Mattheo
Margherita
5
10
1596
Savatteri
Francesco
Scipiuni
Pina
5
2
1599
Savatteri
Agatha
Mattheo
Margarita
19
9
1599
Savatteri
Gioanna
Sipiuni
Pina
22
11
1599
Savatteri
Francesco
Paulino
Lauria

 

Al matrimonio di Scipione Savatteri fanno da teste i due fratelli notai Monteleone (Gasparo e Cola), appartenenti, per parte di madre, al ramo cadetto dei del Carretto. Paolino Savatteri resta vedova e sposa nel  1594 (vedi sopra) una di Mussomeli,  Lauria Cuscacino  di Matteo: benedice le nozze l’arciprete di Racalmuto in persona, don Michele Romano. Sono indizi della rilevanza sociale dei Savatteri, che pur tuttavia non assurgono a livelli di nobiltà feudale.

 

Nel rivelo del 1593 questi sono i nuclei familiari (fuochi) dei Savatteri racalmutesi:

 

3
165
SAVATTERI MARINELLA
DONNA VIDUA

 

3
193
SAVATTERI MATTHEO
25 - MARGARITA M. - FRANCESCO F. 2

 

2
6
SAVATTERI NARDO
ANNI 23; CAPO DI CASO; FRANCESCHELLA SUA MUGLIERA; BERNARDINO DI ANNI 1

 

2
68
SAVATTERI PAOLO
40; DIANA SUA MOGLIE; ONOFRIO FIGLIO DI ANNI 5;

 

2
123
SAVATTERI SAPIUNI
CAPO DI CASA DI ANNI 35 - ANTONINA SUA MOGLERI

 

2
124
SAVATTERI BELLADONNA
DONNA VIDUA CAPO DI CASA - JOSEPPA SUA NIPOTE

 

[legenda: 2 sub I^ casella = contrada S. Giuliano; 3 sub I^ casella = contrada Fontana. II^ casella: n.° progressivo della contrada].

 

Se e quando gli eredi dei Savatteri avranno voglia di conoscere la consistenza patrimoniale dei loro lontani antenati, potranno soddisfare la loro curiosità consultando gli archivi di Stato di Palermo ([7]);  noi, purtroppo, stando lontano a Roma non abbiamo potuto sinora completare questa specifica  ricerca archivistica. Nel successivo capitolo suppliremo con i dati dei rolli delle confraternite racalmutesi.

 

I Savatteri nel XVII secolo.


 

All’inizio del Seicento sono presenti sulla scena racalmutese due capifamiglia che ora vengono chiamati Zavatteri: Paolo e Matteo. Sposatisi a fine del ’500, come abbiamo visto sopra, non sembrano neppure parenti con Scipione Savatteri. Questi ha ora conquistato un’invidiabile posizione sociale. Ha un ingente patrimonio: tutto il versante che dall’attuale casello ferroviario delle Anime Sante porta sino alla cima del Serrone, da dove discende la trazzera del Rovetto, gli appartiene, naturalmente sotto il vincolo del jus proprietatis del conte del Carretto. Come sia potuto arrivare ad una siffatta immensa possidenza immobiliare, resta oggi un mistero. Qualche malaccorto passo dei rogiti notarili può destare maligni sospetti, ma di certo non vi è nulla.

Matteo Savatteri


 

Matteo Savatteri fa capolino nei Rolli della confraternita di S. Maria di Gesù: siamo nel 1607 ed i diligenti “rettori” di quella antica consorteria laico-religiosa racalmutese ecco come annotano il contratto enfiteutico:

Die nono octobris sestae ind. 1607

Note:

emphiteus. contra Matteo Savatteri.

Rendi tt 15. M. Giuseppe Domenico. Si come appare per detto subiugatorio a f. 73. Questa casa si cangia con dui casi di m.° Pasquale di Napoli et hoggi dette casi di detto di Napoli si concessero a Isidoro Gulpi nell’atti di not. Morreale per onze 1.6 [anno 1650]-

Si come appare atto not. Morreale a f. 263 di questo Rollo.

Nota che li rettori cangiaro questa casa con m° Pasquale di Napoli appare a f. 263.

Nota che questa casa è la casa sopra la quale la confraternita haveva onze 1.1 di rendita assegnata da Paula d’Agrò contra Giuseppe Suttasanti et perché fu abbandonata li retturi la concessero a detto Matteo Savatteri.

 

Il dispositivo dell’atto notarile, in latino, recita:

 

Notum facimus et testamur quod m. Petrus Bayeri et Franciscus Lo Guasto  .. tamquam rectores ven. confr. S. Mariae Jesus emphitecaverunt ad rationem unc. unius Mattheo Savatteri ... unam domum terraneam existentem .. in quarterio S. Nicolai secus domum heredum Vincentii d’Agrò in frontispiciis domorum don Joseph Santophilippo ex una et secus locum Petri Lo Sardo cum janua in levante...

.. et pro maiori cautela ... unam domum terraneam in quarterio Sancti Nicolai secus domum Isabellae relictae condam magistri Petri Daydone et secus domum Orlandi Moscato

et unam clausuram in contrata S. Mariae Jesus secus clausuram magistri Matthei Milazzo et secus vineam Michaelis La Lattuca...

Testes don Joseph Santo Philippo, Antonius Alberto et magister Marcus de Gueli.

Ex actis quondam not. Simonis Arnone presens copia per me not. Michaelem Angelum Morreale.

 

La confraternita aveva quasi un monopolio delle case d’abitazione di Racalmuto: s’intende nei limiti del diritto feudale dell’epoca che riconosceva lo jus proprietatis al conte. Conte di Racalmuto era nel 1607 Giovanni IV del Carretto, (Eugenio Napoleone Messana accenna, come si è visto, ad un Giovanni IV, ma gli attribuisce paternità che codesto del Carretto non ebbe). Eclatante il mortale attentato in cui perse la vita codesto Giovanni IV del Carretto la sera del lunedì del 5 maggio 1608. Ce lo descrive un anonimo diarista palermitano. ([8])

 

A 5 di  maggio 1608, Lunedì sera, a ora una di notte. In questa città di Palermo, nella strada Macheda, alla calata a mano dritta dove si va alli Ferrari, successi uno orrendo caso, che venendo in cocchio lu ill.e conte di Racalmuto, chiamato D. Ioanni del Carretto, insemi con un altro gentilomo nominato D. Ioanni Bonaiuto (quali sempre era solito di andare con lui), come fu alla detta strata, ci accostorno dui omini, li quali non si conoscêro, allo palafango [parafango]di detto; e ci tirarono dui scopettonate nel petto a detto conti, chi a mala pena potti invocare il nome di Jesù, con gran spavento di quello che era con detto conti, e con gran maraviglia di tutti li agenti; e finìo.

 

« A 7 detto, mercori, ad uri 22. Si gittao un bando arduissimo della morti del ditto conti di Racalmuto: chi cui sapissi o rivilassi cui avissi occiso a detto conti, S.E. li donava scuti cincocento, dudici spatati, quattro testi, sei destinati [nota del di Marzo: .. non è agevole intendere il significato di spatati e testi, che davansi in premio a chi rivelasse.

 

«De’ sei destinati però (qual voce in siciliano vale esuli, relegati) intendo facilmente, che accordavasi facoltà al denunziante di ottenere per sei di loro la grazia del ritorno], purché non sia lu principali ci avissi fatto  detto delitto, et anco la grazia di S. M.».

 

Ci dispiace per il nostro Tinebra Martorana: è del tutto destituita di fondamento la notizia che riporta a pag. 123 e cioè: «..il conte di Racalmuto tornava al suo castello, seguendo con la sua carrozza la via che attraversa la contrada Ferraro, sita nel nostro territorio ed a quattro chilometri dal Comune.»

 

 Nello stesso Diario, pubblicato dal di Marzo (pag. 30-31),  leggesi che successivamente:

 

 «A 20 ottobre 1608. Fu martoriato il sig. Baruni dello Summatino. Lo primo iorno happi quattro tratti di corda, e lo secundo tre, ed il terzo dui, e li sùccari [Sùccari in sic. canape o fune, con cui si collava, ed era proprio per uso della tortura. Colla ] soliti; e tinni [intendi che tenne forte a non confessare]: avendo stato carcerato del mese di agusto passato.

 

«E fu perché il giorno che sindi andâli galeri di Franza, andando Scagliuni a vidiri cui era supra detti galeri, trovao uno calabrisi quali era di Paula, e travovauci certi faldetti che avia arrubati allo Casali.

 

«E pigliandolo, ci disse, che non ci facissero nenti, ché isso volìa mettiri in chiaro uno grandissimo caso.

 

«E cussì Scagliuni ci lo promisi; et isso dissi, che isso con il sig. D. Petro Migliazzo aviano tirato li scupittunati al conti di Racalmuto, essendoci ancora in loro compagnia  alli cantoneri il sig. D. Petro e il sig. D. Vincenzo Settimo; e che il detto di Migliazzo avia tirato il primo; e che il baroni del Summatino ci avea promesso onzi cento per fari detto caso. E chiamao ancora diversi personi».

 

 

In una pubblicazione dell’ARCHIVIO STATO PALERMO: L'ARCHIVIO DEI VISITATORI GENERALI DI SICILIA - ROMA 1977 pp.. 191 vengono fornite notizie sulla dovizia di documenti relativi al processo del presunto mandante dell’omicidio del conte Giovanni del Carretto.

 

Sono documenti che si trovano  nell’ «Archivo General» di Simancas e precisamente:

 

-  nel legajo n.° 254 è contenuta la copia del  "PROCESSO CAUSADO EN LA GRAN CORTE SOB RE LA MUERTE DEL CONTE DE RECALMUTO" CC. 123  - ANNO 1608 - VISITAS DE ITALIA 1) SICILIA.

 

Riportiamo integralmente quanto si legge nella pubblicazione dell’A.S.P.:

 

 «Si tratta degli accertamenti disposti dal visitatore ad istanza di don BLASCO ISFAR e CRUILLAS, barone di Siculiana, e don GASPARE LO PORTO, barone di SOMMATINO, suo nipote, nel processo subito da quest'ultimo, come presunto mandante dell'assassinio di Giovanni DEL CARRETTO, conte di Racalmuto. I due baroni sostengono che il processo fu messo su in base a false testimonianze dal procuratore fiscale della Corte capitanale di Palermo, GIACOMO SCAGLIONE, con la complicità del Presidente della Gran Corte RAO.

 

Il successivo Leg. 255.1. 1579-1611 contiene i discarichi di Giacomo Scaglione e vi sono le difese del funzionario in ordine alle accuse mossegli a proposito del processo contro i presunti mandanti dell'omicidio del conte Giovanni del Carretto.»

 

Ritornando al nostro Matteo Savatteri, ebbe dunque costui una casa in enfiteusi dalla predetta confraternita, cioè a dire una casa in affitto perpetuo per un’oncia all’anno (un affitto piuttosto salato per quel tempo, segno peraltro di cospicuità dell’immobile). La casa la deteneva Paula d’Agrò dopo lo sfratto per morosità avverso Giuseppe Suttasanti. L’Agrò ebbe ad abbandonarla per evidente esosità del canone di onze 1.1 annuo e lo stabile venne quindi concesso nel 1607 al nostro Savatteri. A concedergliela erano stati i rettori pro tempore mastro Pietro Baeri e Francesco Lo Guasto. Era una casa terranea sita nel quartiere di S. Nicola, confinante con l’abitazione degli eredi di Vincenzo d’Agrò e di fronte al corpo di case del sacerdote don Giuseppe Sanfilippo, nonché adiecente ad un locale di Pietro lo Sardo.

Per maggior cautela, la confraternita esige una specie di ipoteca sull’altra casa di Matteo Savatteri, sempre ubicata a S. Nicola, vicino alla abitazione di Isabella vedova del fu mastro Pietro Daydone ed a quella di Orlando Moscato; per di più pretende (ed ottiene) ipoteca su una chiusa in contrada Santa Maria nei pressi della chiusa di mastro Matteo Milazzo e della vigna di Michele La Lattuca. Fanno da testimoni all’atto, il sacerdote don Giuseppe Sanfilippo, Antonio Alberto e mastro Marco de Gueli. Redige il rogito un celebre notaio dell’epoca: Simone Arnone. Ne trae poi la copia il notaio Michelangelo Morreale. Entrambi sono racalmutesi.

Matteo Savatteri può dunque permettersi due vaste case, terranee sì ma molto dignitose, in un quartiere non proprio esclusivo come quello di S. Nicola, ma pur sempre  di spicco dato che vi abita un sacerdote di tutto rispetto come don Sanfilippo. Ha anche terre di proprietà (sia pure subordinate allo jus del conte) e, seppure non venga gratificato di titoli nobiliari, appartiene alla rispettabile categoria dei burgisi abbienti. Ma certo non può competere con Scipione Savatteri.

 

Scipione Savatteri, ricco proprietario a ridosso della peste del 1624.


 

 

Ci imbattiamo nel dominio di Scipione Savatteri in un preziosissimo Rollo custodito in Matrice relativo alla tenuta della contabilità della confraternita di Santa Maria di Gesù. La confraternita, attorno al 1634, s’insinua in una serie di atti giudiziari contro i tre eredi di Scipione Savatteri. Ritornerà alla carica nel 1651. In appendice, riportiamo i documenti. Qui scandiamo le fasi ed i tempi che c’illuminano sull’ascesa, sull’apice e sul declino del paradigmatico affermarsi economico di un burgisi nella società contadina della Racalmuto della prima metà del Seicento.

 

Già nel 1613, Scipione Savatteri è in grando di approntare della liquidità ai coniugi Francesco La Lumia e Margarita. Di conseguenza costoro, il 1° agosto del 1613, si accollano di corrispondere perpetuamente al Savatteri, un’oncia di reddito annuale, censuale e rendale. A garanzia offrono quattro case terranee con un cortile nel quartiere di S. Margherita vicino le case del sacerdote don Angelo Dardo, nonché una vigna di duemila e settecento viti, con sua chiusa, alberi, grotte, confini e mannare a Culmitella, nei pressi della vigna di Matteo d’Alfano e della vigna degli eredi di Vito Gulpi. L’atto - a rogito del notaio Simone de Arnone, e poi trascritto dal notaio Angelo Morreale - ha per testi Girolamo Martorana e Simone Bocculeri.

Il 18 agosto del 1618, Pietro La Licata di Leonardo vende, a rogito del notaio Simone Arnone, - sempre al Savatteri - una vigna de aratro con sua chiusa, alberi e confini, sita in contrada Casa Murata, vicino alla vigna di Gerlando di Gueli e ad un’altra vigna dello stesso Scipione Savatteri. Purtroppo quella proprietà è gravata di un censo di oce tre annuali nei confronti della venerabile confraternita di Santa Maria di Gesù. L’atto del Rollo - vedasi l’allegato apposito - fa la cronistoria della provenienza di quel reddito della confraternita. Il Savatteri è piuttosto malaccorto e si accolla quel greve censo: sarà la cagione degli affanni finanziari dei suoi eredi.

E’ così che il 22 gennaio 1634 (cfr. Allegato n.2) i tre fratelli Savatteri, Francesco, Giacomo e Sebastiano, vengono chiamati a rispondere alla venerabile confraternita di S. Maria di Gesù per l’ingente cifra di 43 once e 15 tarì a titolo di coobbligati dei censi morosi dovuti per 15 anni e mesi sei dagli inadempienti debitori principali.

Nel 1624, peraltro, era  scoppiata la famigerata pesteed in quel tempo era deceduto il nostro Scipione Savatteri. Lasciava, appunto,  come eredi i tre figli Francesco, Giacomo e Sebastiano. Ma seguiamo lo svolgimento del citato atto notarile. Tali eredi vengono chiamati dunque ad onorare i debiti per i quali risultano coobbligati. Il 22 gennaio 1634 non hanno modo né proventi per assolvere il debito che con l’annata in corso si porta a 45 onze. Pregano - per usare l’eufemismo del rogito - Francesco La Mendola, Antonino Pitroccella, Giacomo Borzellino e Francesco d’Acquista, rettori pro tempore della venerabile confraternita, affiché accontenao ad una rateazione del dovuto. Si ridefinisce la sorte capitale in questi termini:

onze           43.15 c.d. decorsi cioè a dire arretrati dei censi annuali;

onze           30.00 capitalizzazione al 10% del reddito annuale di onze 3;

         Totale        73.15.=

 

I pii rettori erano già comparsi dinanzi al rev.mo don Filippo de Marino, visitatore generale dell’ill.mo rev.mo vescovo di Agrigento e l’avevano “supplicato” affinché volesse loro concedere la licenza di potere accedere a siffatta transazione, licenza invero prontamente ottenuta. Pertanto erano in grado di èotere stilare il seguente contratto.

«Oggi, nel giorno pretitolato, i prefati Francesco, Giacomo e Sebastiano Savatteri del fu Scipione Savatteri, diedero ed assegnarono agli anzidetti Francesco La Mendola, Antonino Pitroccella, Giacomo Borzellino e Francesco d’Acquista, rettori della predetta venerabile confraternita di Santa Maria di Gesù, stante la licenza loro concessa per il tramite di don Filippo Marino, visitatore generale, in corso di visita, in forma debita e a cadenza annuale, quanto segue:

·   onze due, come cessione di quanto dovuto annualmente da Gerlando Gulpi in forza del contratto celebrato con mio atto del 15 ottobre 1619; 

·   onze 2 come sopra dovute, annualmente, da Michele, Giuseppe e Vincenzo di Giglia, fratelli, sopra una certa vigna in contrada Culmitella e sopra certe case nel quartiere di Santa Rosalia. (Le due once di rendita risalivano alla vendita fatta da Martino Curto, a nome ereditario di Leonora Curto, sua madre, a Scipione Savatteri con atto del notaio Angelo Castrogiovanni in data 19 dicembre 1616);

·   onza una di reddito dovuta, annualmente, da Francesco Manuele come detentore e possessore di una vigna in contrada Serrone;

·   onza una di reddito dovuta annualmente da Santo La Lumia;

·   tarì 21 di rendita annuale dovuti da Francesco Macaluso di Nuzzo.

«In tutto: onze 6.21.

 

«E per maggior cautela, si accorda ipoteca sopra le vigne, le chiuse, gli alberi con case e palmenti e quant’altro esistente, sito e posto in contrada Serrone vicino alle chiuse di Pietro Sferrazza, alla chiusa ed alle vigne di gerlando Gueli, alle chiuse di Giuseppe Lo Brutto ed alle vigne di Francesco Salvaggio Minore ed alle chiuse del venerabile convento di Santa Maria del Carmelo, nonché nel confino con la via pubblica.

«Testi: Vincenzo Capilli, don Mario Promontorio, mastro Francesco Bayeri e Salvatore Carlino.

«Dagli atti di Simone de Arnone.»

Nel Rollo viene altresì riportato un atto del 15 ottobre del 1619 tra i coniugi Gerlando e Caterina Gulpi, Antonino Gulpi fu Antonino ed il sullodato Scipione Savatteri. Questi aveva approntato ai Gulpi liquidità per 50 onze. I beneficiari furono presto morosi, irritando visibilmente il Savatteri che stava procedendo giudizialmente. Comuni - ed autorevoli amici - si erano intromessi e si era potuti addivenire ad una transazione, per cui parte del debito era stato rateizzato con i censi che ora si rigiravano alla confraternita. Si trattava delle predette due onze di reddito annuale garantite da due case terranee con cortile site nel quartiere di San Leonardo Lo Vecchio (nei pressi dell’odierna piazza Barona), contigua all’abitazione di Ercole de Franco, nonché da una vigna di 5 miglirara di piante in contrada Culmitella, a confine della vigna di Pietro Rizzo e della vigna di Pietro Gulpi, prospiciente la via pubblica e contigue alle terre dell’ill.mo conte. Erano stati testi: Lorenzo de Poma e Giovanni Scavuni. Dagli atti sempre del notaio Simone de Arnone.

 

Ma le controversie non finiscono qui: il 6 marzo del 1651, la questione si riapre. Nel frattempo è norto Sebastiano Savatteri ed al suo posto subentrano gli eredi - minori d’età - sotto tutela di Francesco Curto Cirami e Francesco Salvaggio. L’altro figlio di Scipione, Giuseppe, è sacerdote: morirà da lì a poco, il 23 novembre del 1654 a 35 anni.

Il Rollo ci tramanda un atto di straordinaria rilevanza storica che va seguito passo passo, sia pure attraverso una libera traduzione dal latino (l’originale è sub allegato 3):

«F. 204 - 6 marzo 1651: onze 5 contro D: Giuseppe Savatterio, Giacomo Savatterio ed eredi di Sebastiano Savatterio. In questo contratto si obbligano a pagare onze 3 cioè onze due per Gerlando Gulpi, onze due per Francesco Manuele e onze 2 per aver fatto atto soggigatorio per aver fatto onze 40 di decursi e vennero queste rendite dal contratto che soggiogò Gerlando Sferrazza (Cfr. f. 36) e del contratto obbligatorio ed assignatorio dei Savatteri (cfr. f. 184).

 

«.... per atti del notaio Simone de Arnone, Giacomo Savatteri, nonché il fu Francesco e Sebastiano Savatteri, fratelli, figli ed eredi di fu Scipione Savatteri ... assegnarono alla venerabile confraternita di Santa Maria di Gesù once sei e tarì venti di reddito .. [v. atto di f. 184].

«... fatta l’assegnazione dei detti redditi, dopo sono decorsi molti anni in cui la predetta contraternita non potè esigere i sopradetti redditi assegnati a tal fine a carico di Gulpi, giacchè la vigna sulla quale furono assegnati redditi per due once si distrusse e nello scorrere del tempo divenne terra vacua, di tal fatta che non possono sopra di essa percepirsi i frutti come prima si percepivano. Per di più il Convento di San Francesco è anteriore nella esazione di altre once tre soggiogate dal detto Gulpi prima della soggiogazione delle predette once due, in forza del contrattoin atti del notaio Simone de Arnone del 29 aprile 1615.

«Del pari, analoghe more si sono accumulate con i de Giglia e proprio a motivo della distruzione della vigna su cui gravava il censo di onze due annuali, vigna divenuta anch’esa terra vacua.

«Quanto ai de La Lumia, ai Manuele e ai Macaluso - anche loro debitori ad analogo titolo - è emerso che costoro non furono assegnati dai Savatteri alla detta confraternita con regolare contratto in forza del quale dovevano traslare i redditi, e ciò non ostante che varie volte i Savatteri ne erano stati richiesti, come appare ai miei atti, datati etc. ...

«Ciò premesso, risulta che i de Gulpi ebbero a pagare della 40.15 onze maturate sino a tutta la decorsa terza indizione, a ragione di onze due annuali, soltanto onze 10 e tarì 25 a discarico del Savatteri, rimanendo pertanto debitori di onze 29 e tarì 20.

«Il Manuele doveva onze 17 per l’identico periodo, ma ebbe a corrispondere solo once 6 e tarì 20, rimanendo debitore per altre onze 10 e tarì 10.

«Pertanto la sopradetta confraternita si ritrova creditrice dei predetti Gulpi e Manuele, e di riflesso dei predetti fratelli Savatteri - i quali non consegnarono i contratti predetto avverso il Manuele. I quali Savatteri hanno obbligato i loro beni per una più agevole esecuzione dei predetti redditi assegnati, ascendenti a 40 onze ponderis generalis.

«E non volendo la predetta confraternita aggredire i beni di Gulpi e di Manuele per le ragioni e le cause sopradette, tanto più che i beni di Gulpi furono aggiudicati e liberati per cedola del primo e del secondo decreto ad istanza del predetto Convento di S. Francesco per gli interessi delle cennate onze 3 annuali allo stesso dovute come sopra per causa anteriore, fu pertanto ad istanza della predetta confraternita causata esecuzione in conto interessi di mora contro gli eredi ed i beni ereditari del cennato fu Sebastiano Savatteri, e fu interoposto il primo decreto sopra la vigna  con due salme di  terra dei predetti eredi, sita nel feudo di Racalmuto ed in contrada dello Sirruni, come beni in special modo obbligati dal predetto fu Sebastiano per una più agevole esazione ed annua corresponsione dei predetti redditi siccome risulta negli atti della Curia capitolare di questa terra di Racalmuto in data 6 e 7 febbraio prossimo passato;  sopra le predette due salme di terra e sopra la vigna fu fatta oblazione da Carlo Torretta per once 30 e spese al fine di fare nuova soggiogazione giusta la forma della Bolla a ragione del 5% e conforme a quanto è contenuto ed appare  in margine del detto primo decreto in data 13 febbraio prossimo passato.

«Assolto ciò, Francesco Curto Cirami e Francesco Salvaggio, tutori dei predetti figli ed eredi del detto fu Sebastiano Savatterio, figlio ed erede del detto fu Scipione Savatterio, il sopradetto Giacomo Savatterio e don Giuseppe Savatterio, figli ed eredi del detto fu Scipione Savattario, considerando che la detta confraternita è nel pieno diritto e le si deve quanto maturato in linea interessi in ordine alla soggiogazione e considerando anche che non è più possibile differire il pagamento del dovuto, si dichiarano disponibili ad una transazione con la detta confraternità invece di esporsi ai rischi di una controversia giudiziaria; quanto alle 40 once in questione dovute in solido con Gulpi e Manuele s’intende fare un’unica soggiogazione in favore della confraternita sopra l’intero asse dei beni in ragione del 5%. Più espressamente si intendono obbligare ad un’annua soluzione delle  onze due annuali dovute dal Gulpi e dell’onza 1 dovuta dal Manuele con le clausole e le condizioni infrascritte. Pregano pertanto i rettori ed i deputati della detta venerabile confraternità affinché si contentino della sopra detta obbligazione come più proficua ed utile per la medesima confraternita rispetto all’oblazione fatta dal predetto de Torretta.

«Ciò premessofurono prodotti in detta Curia i testi ad istanza dei sullodati de Cirami e Salvaggio, tutori per mandato del giudice ... e fu ottenuta la debita licenza.

«Di conseguenza, oggi i prefati Francesco Curto Cirami, Francesco Salvaggio junior, Giacomo Savatterio e don Giuseppe Savatterio ... vendettero e soggiogarono ... a Giuseppe La mendola e Francesco de Acquista, quali rettori ... della detta  confraternita di Santa Maria di Gesù ... once 2 ponderis generalis annuali, rendali ...

«Le quali once due i detti de Savatterio imposero, onerarono e sottomisero ...

«in e sopra una vigna consistente in 3 migliara circa con salme 2 di terre vacue incirca del detto Giacomo Savatterio, site e poste nel territorio della detta terra di Racalmuto e in contrada Serrone, confinanti con la vigna degli eredi del fu Vito Lo Brutto e con la vigna di don Francesco Sferrazza, allo Judio, e con le chiuse denominate delli Mendoli Amari, al presente possedute da Antonino Tagliarino e con la chiusa di mastro Pasquale de Napoli, e con la chiusa degli eredi del fu Paolino Spatazza - venduta al detto Paolino dallo stesso Giacomo Savatterio, e con la vigna e le terre degli eredi della fu Beatrice de Arnone, che primariamente erano del detto Francesco Salvaggio junior, e con la chiesa di Santa Maria di Monserrato, e con la carcara, la via pubblica e con le chiuse dei detti eredi del detto fu Sebastiano Savatterio ed altri confini.

«Del pari in e sopra una vigna con terre scapole ammontanti a salme 2 e tumoli 4 incirca di terre dei detti eredi del fu Sebastiano Savatterio, site e poste nella detta contrada del Serrone e dello Judio, confinanti con le chiuse del detto Giacomo Savatterio, da una parte, e con la chiusa ed il sommacco di mastro Pasquale de Napolie con la trazzera denominata dello Rovetto e con le terre del sopradetto don Giuseppe Savatterio, per le altre parti, nonché con altri confini.

«Del pari in e sopra una salma e tumoli 11 incirca di terre vacue del detto don Giuseppe Savatterio, site e poste nella detta contrada dello Judio, confinanto con la vigna e le chiuse denominate delli Mendoli Amari del detto Antonino Tagliarino e con la chiusura di Gerlando di Gueli [f. 208] sopra la via e con la vigna del sopradetto mastro Pasquale de Napoli e con la chiusa degli eredi del fu Matteo Morreale, venduta al detto de Morreale dal detto fu Francesco Savatterio e con la fontana e la trazzera denominata dello Rovetto e con le sopradette chiuse dei detti eredi del detto fu Sebastiano Savatterio ed altri confini.

«Testi: Girolamo Mulé;  Angelo Martorana; Jo: Domenico Sferrazza e Giuliano Sferrazza.

«Dagli atti del notaio Michelangelo Morreale.

«Dagli atti della curia dei giurati .... Francesco Ugo»

 

Da quello che emerge da quanto sopra riportato e da quanto appare in altri Rolli della Matrice, Scipione Savatteri era divenuto, in breve tempo, un latifondista, disponeva di case date in affitto in varie parti del paese, mostrava uno spirito d’intrapresa come un moderno capitalista. Non fu però provvido nella scelta degli affari e mostra una qualche insipienza nell’accollarsi coobbligazioni di terzi nei riguardi del famelico convento di S. Francesco. I figli - lasciati in tenera età alla sua morte precoce nel terrificante sterminio della peste del 1624 - non ebbero certamente l’acume del padre e finiscono con il dilapidare quell’immenso patrimonio. Giuseppe Savatteri si fa prete ed a 35 anni cessa di vivere. Sebastiano[9] muore anch’egli giovane lasciando dei figlioletti in mano a due tutori - Francesco Curto Cirami e Francesco Salvaggio - pessimi amministratori. Si salva appena Giacomo Savatteri che perpetuerà la stirpe con figli migliori di lui e che riusciranno ad imporsi nella difficile società feudale racalmutese della dine del Seicento.

Quello che ancor oggi desta sorpresa è comunque il fatto che un modesto immigrato da Mussomeli sia riuscito ad accaparrarsi l’intera fiancata nord-est del Serrone e cioè la fertilissima landa che dalle Anime Sante sale lungo le Grotticelle, lo Judio,  sino a portarsi al passo tra il Serrone e la discendente trazzera del Rovetto. Ai primi del Seicento, la proprietà di Scipione Savatteri confina con la chiesetta rustica di Santa Maria, a quel tempo chiamata di Monserrato e poi divenuta la tradizione chiesa del Serrone, una chiesetta che alcuni ora fanno coincidere con quella esistente nel versante opposto degli Sferrazza. Noi, in base ai dati dei documenti dei Rolli, stentiamo ad avvalorare una simile congettura.

Dai registri della Matrici si traggono molti elementi anagrafici su Scipione Savatteri, ma non tali da renderci estesamente sulla sua biografia. Nel rivelo del 1593, viene segnato come “capo di casa di 35 anni”. Sarebbe dunque nato - crediamo a Mussomeli - nel 1558; figura anche nei registri matrimoniali per il suo matrimonio con Pietrina Saguna; gli atti di battesimo dei figli recano però un nome diverso per la madre: forse un diminutivo; forse il nome della moglie presa in seconde nozze. Come si è visto sopra, Scipione ha nel 1588 un bambino di nome Antonino da “Pitruzza” (bambino, sicuramente deceduto molto presto); ma altri quattro bambini - Agata,  Paolino, Francesco e Giovanna, avuti nel 1590, nel 1591, nel 1596 e nel 1599 - figurano figli di “Pina” (diminutivo o persona diversa?). Petra Savatteri è di certo deceduto al tempo del matrimonio del proprio figlio Giacomo (30 aprile 1623): a questa data Scipione è ancora vivo. Dopo, quando nel 1630 ebbe a sposarsi l’altro figlio Sebastiano, anche Scipione risulta già defunto.

Ritorniamo alla già citata pagina del Messana su Scipione Savatteri. Il Messana trasse lo spunto da un episodio del 1625 per la sua epopea familiare. L’episodio è narrato dal Cascini, un padre gesuita del ‘600 incaricato dal cardinale Giannettino Doria per un’inchiesta sulla santa, incarico che si risolse in un libro non spregevole ai fini delle ricostruzioni storiche dell’epoca. Il gesuita [10]  narra che: "Ne si mostrò poco divota verso S. Rosalia la terra di Rahalmuto, la quale come si è detto nel primo libro, fin dal suo principio, nacque sotto la protettione di questa Santa e vi dedicò  la sua prima chiesa, havendola hora rifatta di nuovo; è incredibile la divotione, con che viene visitata a piè scalzo ogni sera non da pochi, ma d'una moltitudine grande. Però con molto maggior mostra di pietà, e humiltà ciò fecero il  giorno quando accompagnarono la sua Santa reliquia, che fù l'ultimo di Agosto 1625, erano andati a portarla da Palermo, ben 80. a cavallo, e quella mattina, che fù Domenica, si cantò prima [pag. 375] la Messa nella Chiesa dei Padri Minori Osservanti colla solennità solita; e si liberò una spiritata; dopo il  Vespro pur solenne si fece la processione, nella quale, benché vi fosse molta pompa d'apparato con tre archi trionfali,  di luminarie per tre giorni, di concerto di Musiche, e salve di schioppi, nondimeno superava ogni cosa la devotione, che s'udia delle voci, e sospiri, e pianti, e si vedea della moltitudine tutta a piè scalzo.

Accettò la Santa la pietà loro, e gli mostrò a chiari segni, che la sua protettione l'havea liberati dalla pestilenza; imperoché havendo la terra delle Grotte presso à due miglia molto mal menata da quel morbo, colla quale così infetta per un buon pezzo, prima che fosse dichiarata, vi fù pratica stretta, per essere in buona parte parenti fra loro e haver molta communicatione, non si attaccò però male veruno; anzi entrandoci dentro appestati diversi, si di questa terra, come d'altre, i medesimi che la portavano poi in altri luoghi, quivi non vi lasciarono vestigio alcuno.»

Ed ecco, di rincalzo il nostro Eugenio Napoleone Messana, rifare quella storia, ampliarla, manipolarla, modificarla ed elevare il peana ai suoi parenti Savatteri:

 

«Giovanni IV del Carretto, marito di donna Beatrice Ventimiglia, figlia unica del principe di Castelbuono, quando ascese alla contea [di Racalmuto] aveva tre figli, Girolamo Aldonza e Porzia. Girolamo per la legge del maggiorasco vigente era destinato alla successione della contea.

 

«Le figlie erano entrambi ospiti della zia Marzia del Carretto, figlia di Giovanni III, abbatessa di Santa Caterina in Palermo fino al  1598, data della sua morte e vi sarebbero forse rimaste se non fossero state riportate in paese nel 1600, per volontà del padre, allarmato dell'insurrezione contro il nuovo pretore. In quell'occasione Giovanni IV promise le figlie in moglie a quei cavalieri che gliele avessero ricondotte al castello sane e salve.

 

«La sorte arrise al milite Scipione Savatteri che sposò Maria ed ebbe in dote il feudo di Gibillini. Questo matrimonio diede inizio alla famiglia dei Savatteri di Racalmuto, che risulta essere la più nobile di tutte le altre.

 

«I Savatteri infatti discendono da Pable Zavatier, nobile francese al seguito del conte Ruggero [...]

 

«Non si hanno notizie dei motivi per cui Aldonza non contrasse mai nozze, si sa soltanto che lei nel 1605 a proprie spese fece costruire l'Abbazia di Santa Chiara  ...».  

 

Stando al Villabianca (Sicilia Nobile),  l’abbadessa si chiamava Maria e non Marzia. Lo stesso marchese riporta le lapidi funeree delle due sorelle nei seguenti termini, dopo aver premesso che:

 

«Di esso [Giovanni, il padre del primo conte di Racalmuto] fu nobile prole GIROLAMO , che fu lo stipite della presente investitura,  ..., e le due femmine MARIA e PORZIA; la prima delle quali si vede sepolta nella Chiesa del Monastero di Santa Caterina di Palermo dentro un tumolo marmoreo adorno della seguente iscrizione:

 

MARIAE de CARRETTO Joannis Domini RAHALMUTI filiae antiquissima, et

praeclarissima SAXONIAE Ducum stirpe, et quadam animi probitate

excellenti foeminae, quae annum aetatis agens septimum se ad Divae

Catharinae Coenobium religiosissimum aggregavit vixitque singu-

lari probitatis exemplo itaque anno 1566 Coenobii Antistita dele-

cta familiam meliore vitae ratione informandam curavit, eiusdem

deinde Coenobii Templo, quod condere inceperat absoluto, vitam omni

laude cumulatam explevit D. PORTIA de CARRETO uxor D. Gasparis

de Barresio illustris vir carissimae sorori hoc amoris, et doloris

monumentum posuit. Vixit annos 70. Antistita annos 30. Obiit

anno 1598.

 

«Scorgendosi la seconda cioè PORZIA testè avvisata dentro un altro tumolo, eretto nella Cappella di Nostra Signora della Grazia della Chiesa de' Padri di S. Cita di Palermo col seguente epitaffio:

Conditur hoc tumulo BARRESIS PORTIA, paris

CARRETTI illustris, candida progenies.

Vivit nobilitas, vivit post funera virtus.

Sic moriens Coeli gaudia laeta subit.

Obiit anno 1607 mense Julii die 25.

«Accanto di questo tumolo se ne vede un altro appartanente ad essa casa CARRETTO, ove si legge:

CARRECTI genere et claro jacet orta Beatrix

virtutum ardenti lumine splendior.

Vixit cara viro moriens, coeloque recepta est,

Inde Beatricis nomen, et homen[sic, ma forse honorem n.d.r.] habet.

D. ARDENTIA ARCAN D. Betricis CARRETTOS PHILADELPHI olim Baro-

nissae matri suae suavissemae tumulum propriis expolitum la-

crymis moestissima[11]

 



I Savatteri a metà del secolo XVII.


 

Il ricco archivio della Matrice di Racalmuto ci ha conservato due “numerazioni delle anime” - cioè a dire due censimenti religiosi - che sono databili, rispettivamente, intorno al 1660 ed al 1666. La compagine racalmutese risulta a quell’epoca arricchita di vari nuclei familiari dei Savatteri, e cioè:

 
 
NUMERAZIONE D'ANIME del 1660
 
329
SAVATTERI
GIACUMU C.TO CARLU F. C. FRANCISCU F. C.TO
 
466
SAVATTERI
MINICU MASTRO C. ANGELA M. C.TA
MASTRO
879
SAVATTERI
SEBASTIANU MASTRO C.TO
MASTRO
882
SAVATTERI
FILIPPU C.TO FILIPPA M. C.TA BARTHOLA F. MARIA LA BOSCA SORO SCHETTA C.TA
944
SAVATTERI
SIPIUNI C.TO CARLA M. C.TA
 
1414
SAVATTERI
MICHELI MASTRO C. MARGARITA M. C. FRANCISCU F. GIOSEPPA ANTONINA DI SALVU FAMULA SCHETTA
MASTRO

 

Censimento del 1666 ca.

 

256
SAVATTERI
SIPIUNI
 
C.
3
1
4
NIPOTE DI SCIPIONE SAVATTERI DI CUI PARLA MESSANA
 
SAVATTERI
CARLA
M.
C.
 
 
 
 
 
SAVATTERI
STEFANU
 
 
 
 
 
 
 
SAVATTERI
JACUPU
F.
 
 
 
 
 
257
SAVATTERI
FRANCESCO DI IACUPU
C.
2
1
3
 
 
SAVATTERI
LISABETTA
M.
C.
 
 
 
 
 
SAVATTERI
MARIANU
F.
 
 
 
 
 
258
SAVATTERI
CARLO DI IACUPU
 
C.
1
 
1
 
389
SAVATTERI
DOMINICU
 
C.
1
2
3
MASTRO
 
SAVATTERI
ANGELA
M.
 
 
 
 
44
 
SAVATTERI
URSULA
F.
 
 
 
 
 
734
SAVATTERI
BASTIANO
 
C.
2
2
4
 
 
SAVATTERI
ANGELICA
M.
C.
 
 
 
 
 
SAVATTERI
ANTONINO
F.
 
 
 
 
 
 
SAVATTERI
GIOVANNA
 
C.
 
 
 
SORU SCHETTA
736
SAVATTERI
FILIPPO
 
C.
1
3
4
 
 
SAVATTERI
FILIPPA
M.
C.
 
 
 
 
 
SAVATTERI
BARTOLA
 
 
 
 
 
 
 
SAVATTERI
URSULA
F.
 
 
 
 
 
777
SAVATTERI
GIUSEPPA
 
C.
 
1
1
VID.

 

Ci risultano, dunque, sei nuclei per il 1660 e sette per il 1666. Nuovi nati e nuovi matrimoni spiegano le variazioni dei nuclei familiari che il lettore avrà avuto voglia di riscontrare. Presso Filippo Savatteri, alloggiava nel 1660 Maria la Bosca. Un personaggio - Isabella la Bosca - è venuto alla ribalta di recente in studi sulle “magare” inquisite dal Sant’Ufficio. Parente o mera omonimia?

Il padre Girolamo M. Morreale vorrebbe un Gaetano Savatteri donante nel 1627 per devozione verso Maria SS. Del Monte; [12] pensiamo che il dotto gesuita sia incorso in un duplice errore: quello di considerare donazione un mero obbligo di soggiogazione e quello di leggere in Gaetano un nome diverso, forse Giacomo. A quell’epoca non risultano Savatteri con il nome di Gaetano (ben diversamente da ciò che avverrà nel XIX e XX secolo).

Altri dati anagrafici dei Savatteri del ‘600 - in base alle nostre risultanze, basate tutte sulla elaborazione dei registri della Matrice - vengono qui di seguito riepilogati:

DATI GENERICI:

Comunicate del 1643: Antonina la Savattera.

 

                ELENCO DEI MORTI DI RACALMUTO A  PARTIRE DAL 1652

                                                                        

28-10-1652 Savatteri Giovanni di mesi 2, figlio di Filippo e Filippa, tumulato nella chiesa di S. Maria del Carmelo, accompgnato dal sacerdote d.Michele Prato.

 

MORTI NELLA PESTE DEL 1672

 

 
INCIPIT INDICTIO X:a AMARISSIMA
 
 
 
20
2
1672
Giacomo
Scipiuni Carla q.
Savatteri
1
Or. S. Sacr.to
20
3
1672
Giacomo
f. di Sapiuni
Savatteri
1
Matrice

 

PRETI E MONACI IN CASA SAVATTERI


 

Può tracciarsi questo quadro sinottico sui sacerdoti, chieri e religiosi che si sono avuti lungo quattro secoli nell’ambito dei diversi ceppi dei Savatteri:

 

17
1608
FRANCISCUS
SAVATTERI
CHIERICO
3
1615
FRANCESCO
SAVATTERI
CHIERICO
16
1654
GIUSEPPE
SAVATTERI
 
1
1677
FRANCESCO
SAVATTERI
DIACONO a  23
19
1731
MICHALANGELO
SAVATTERI
 
16
1731
FRANCESO
SAVATTERI
CHIERICO TONSURATO
14
1736
MICHELANGELO
SAVATTERI
ANNI 4O CONFES.DEP.MONASTERO
24
1736
GIOVANNI
SAVATTERI
 
14
1736
VINCENZO
SAVATTERI
ANNI 23 CHIERICO
14
1736
STEFANO
SAVATTERI
CHIERICO LICENZIATO
11
1748
MICHELANGELO
SAVATTERI
ANNI 54 MANSIONARIO
11
1758
MICHELANGELO
SAVATTERI
 
12
1758
GIOVANNI
SAVATTERI
 
41
1758
NICOLO'
SAVATTERI
 
3
1758
GASPARE
SAVATTERI
CHIERICO LICENZIATO
4
1758
VINCENZO
SAVATTERI
CHIERICO LICENZIATO
36
1797
GIUSEPPE
SAVATTERI E BRUTTO
A.42
46
1797
NICOLO'
SAVATTERI
A.35 IN CASTROFILIPPO
25
1801
NICOLO'
SAVATTERI
 
30
1807
NICOLO'
SAVATTERI
A.46 CONFESSORE PRO UTROQUE
51
1807
CARMELO
SAVATTERI
A.42 PRIORE CONVENTO CARMELO
54
1807
ELISEO
SAVATTERI
A.38 CONVENTUALE CARMELO
5
1807
GAETANO
SAVATTERI
SUDDIACONO
6
1830
NICOLO'
SAVATTERI
A.68 MANS.CONF.UTROQUE ORDINARIO
44
1830
CARMELO
SAVATTERI
A.60 CARMELITANO PRIORE
4
1839
NICOLO'
SAVATTERI
BENEF. CONFES.PRO UTROQUE
34
1839
ELISEO
SAVATTERI
CARMELITANO,PRIORE.CONF.UTROQUE
38
1847
ELISEO
SAVATTERI
A.70 CARMELITANO CONF.UTROQUE
36
1851
ELISEO
SAVATTERI
A.72 CARMELITANO

 

chierico Francesco Savattero (1608)


Il primo religioso è dunque un chierico che rimarrà tale sino alla morte. Nella visita dell’ordinario diocesano del 1608 Francesco Savatteri è appena annotato come chierico:

Clerici

Cle. Marcantonio di Alaimo - Cle. Jacomo Amella - Cle. Gasparo Lo Brutto - Cle. Gioseppi Lo Brutto - Cle. Bartolo lo Ciciro - Cle. Francesco Fimia - Cle. Francesco Lattuca - Cle. Antoni Baruni (?) - Cle. Francesco Lauricella - Cle. Gerlando di Gueli - Cle. Francesco di Alessi - Cle. Zaccaria Rizo - Cle. Domenico di Salvo - Angelo di Alfano - Francesco Lo Sardo - Francesco Savatteri - Vincenzo Macaluso - Antonino di Salvo - Vincenzo di Gueli - Vincenzo Bellomo - Vincenzo Ragusa - Mariano Sferrazza - Francesco Buffalino (?) - Francesco Sciangula - Giseppi d'Ugo - Grispino Capilli - Bastiano Macaluso - Antonio Capobianco.

 

Come si è visto, nell’elenco del vescovo Bonincontro, figura nel mezzo di una folta schiera, capeggiata dal futuro celebre medico Marcantonio Alaimo. Negli atti della Matrice del 1615, appare sempre come semplice chierico. Crediamo trattarsi del primo figlio maschio di Scipione Savatteri, quello che abbiamo sopra riportato conn questi dati:

5
10
1596
Savatteri
Francesco
Scipiuni
Pina

 

Sac. Giuseppe Savatteri (1619-1654)


 

L’altro figlio di Scipione Savatteri, Giuseppe raggiunge inceve gli ordini sacerdotali, come si è detto prima. Nato nel 1619 ca., muore giovane nel 1654. Non può dirsi che abbia lasciato tracce profonde, ove si eccetuino gli episodi che lo coinvolgono nella sistemazione della pesante situazione finanziaria ereditata dal padre (vedasi sopra).

Sac. Francesco Savatteri (1654-1712)


 

Appena diacono nel 1677, svolge poi un ruolo di un qualche rilievo il sacerdote Giuseppe Savatteri. Lo incontriamo per la prima volta così contrassegnato:

1
1677
FRANCESCO
SAVATTERI
DIACONO a  23

 

Nel registro della Matrice “in quo adonata reperiuntur nomina plurorum sacerdotum  vi sono queste altre scarne notizie:

n.° 170 della c. 8: D. Francesco Savatteri, collegiale obiit 8 7bris 1712 di anni 58.

Nasce dunque nel 1654 e dopo il marzo del 1676 dovette venire consacrato sacerdote come risulta da un libro della Matrice intestato: "Liber Denunciationum in hac Matrici Eccl.a Racalmuti XII. ind. 1673 - S.T. D.re D. Vincentio Lo Brutto Archipresbitero" . Nel marzo del 1676 vi è annotato:

s'havi da ordinare in sacris nella prossima ordinazione di marzo cl. Francesco Savatteri; cl. Vincenzo Castrogiovanni; cl. Davide Corso; cl. Antonino d'Amico; cl. Vincenzo Casuccia.                                                                                                                               

Nel 1686 è di sicuro confessore “adprobatus”;  per lo meno dal 1693 è uno dei cappellani della matrice. Quando, nel 1690, l’arciprete d. Vincenzo Lo Brutto riesce ad organizzare l’istituto delle celebrazione delle messe per i morti, la cosiddetta “communia”, il nono dei dodici “mansionari” è appunto don Francesco Savatteri: la sua famiglia, nel contesto della società contadina, esce dall’opaco burgisato per cominciare ad aspirare al ruole eminente dei “galantuomini”.

I documenti della istituzione della “communia” li abbiamo rinvenuti nell’archivio vescovile di Agrigento e sono riportati nell’allegato n. 6. Il padre Morreale nel suo libro sulla Madonna del Monte s’imbatte per due volte - pag. 43 e pag. 44 - nel nostro padre Francesco Savatteri: come “dirigente” della confraternita della Madonna del Monte (bolla vescovile del 1679) e come coadiutore del sac. Lo Sardo nella rettoria della chiesa sacramentale di Maria SS. Del Monte.

In un atto datato: A 29 ottobre X^ Indizione 1687 [rectius 1686], il sac. Francesco Savatteri risulta proprietario di vigne in contrada Bovo, giusta il passo seguente:

Vendizione di una vignia con sue alberi ed altri existente nello fego di questa Terra di Racalmuto e nella contrata di Bovo confinante con la vignia di d: Francesco Savatteri e con la vignia dell'infrascritto d. Gio:Battista Baeri che fà mastro Pietro Facciponti di Racalmuto al su detto di Baera di Racalmuto: Suggetta in tt. quattro per raggione di proprietà dovuta all'Ill.mo Conte di Racalmuto. La possessione della quale ci la diede lo stesso giorno, per lo prezzo di -/ novi giusta la stima fatta per Isidoro Pitrozzella e Marco Ristivo presente etc. il prezzo della quale il detto di Facciponti lo confessò de contanti.

 

 

 

Ch. Stefano Savatteri (+1742)


 

Un fugace accenno nel Liber in quo ... di tal chierico Stefano Savatteri, qui obiit primo februarii 1742. Disponiamo anche dei seguenti  altri dati:

1736
STEFANO
SAVATTERI
CHIERICO LICENZIATO

 

Sac. Michele Savatteri ( +1756)


 

Nel liber prima citato troviamo (n.° 255 c. 13) D. Michele Savatteri, obiit 24 7bris 1756.

 

Sac. Michelangelo Savatteri (nato: 1696 + 1765).


 

E’ personaggio di spicco. Ecco come viene anotato nel Liber n.° 274 - c. 14: D. Michelangelo Savatteri, collegiale, obiit die 28 7bris 1765 - d’anni 65. Nel rivelo del 1763 non è indifferente la rispondenza patrimoniale del Savatteri che dispone di ben 11 salme di frumento come dalla seguente specifica:

Savatteri sac. d. Michel'Angelo,  rivela s. 21 ff. raccolto XI ind. 1763, delli quali mi bisognano s. 2.8 ff. per simenza, s. 5 per soccorso di detto sem.° e sem.° di legumi ed orzo, s. 4  dati in accordo e s. 10 per mangia e commodo di casa.

 

Su 125 dichiaranti è il 29° anche se è ben lontano da quello che rivela il sac. Don Benedetto Nalbone (360 salme): è ancora lontana la competizione tra le due grandi famiglie, competizione che toccherà l’acme alla fine dell’Ottocento. Ma è già un sintomo il fatto che rispetto a Giovanni Nalbone (salme 10) il sac. Michelangelo Savatteri appaia facoltoso più del doppio.

 

Risulta altresì che nel 1736 il Savatteri fosse confessore approvato per il monastero:

1736
MICHELANGELO
SAVATTERI
ANNI 4O CONFES.DEP.MONASTERO

 

Nei riveli del 1754, don Michelangelo Savatteri figura come un magistrato locale:

Die 13 Maij 1754 Presentat. deci. que.   d. Michael. Savatteri Mag. ...

Un paio d’anni prima v’era stato l’ordine di denunciare tutti gli atti di compravendita aventi per protagonisti i religiosi locali, preti secolari compresi. Tanto doveva avvenire:

 

nell'Officio di questa Deputazione locale per ordine dell'Ill.mo Monsignor Vescovo di Girgenti per sua significat.a sotto li setti Maggio. In virtù di bando di S.E. promulgato in questa sotto li 10 dicembre 1752..

In un inciso, c’imbattiamo nel sac. Michelangelo Savatteri, definito “magister notariorum”:

Presentatione de ordine quo supra D.  Michel. i Savatteri Mag. Not.

 

Nel corpo di quegli atti, affiorano, incidentalmente, alcune proprietà del Savatteri come una bottega in piazza:

E più tarì 6 da don Giuseppe Bellavia sopra la speziaria nella piazza confinante colla bottega di d. Michelangelo Savatteri, e case del d.o Bellavia ............................ -/ 4

 

terre in contrada Bovo:

Esigo di più da Soro Angela La Matina tt. tre e gr. 6 e piccioli tre sopra terre contrada Bovo confinanti con terre del Rev. Sac. don Michelangelo Savatteri d'ogni parti che ragionati al 5% il capitale importa -/ due e tarì se e grana tre, d.o ................................................................ -/2.6.3

 

 

D. Giovanni Savatteri (1713-1778)


 

Il Liber annota: n.° 289 c. 15  D. Giovanni Savatteri - predicatore, morì a Palermo il giorno 1° maggio 1778 - anni 65. In un registro delle pubblicazioni parrocchiali, l’ascesa agli ordini sacri è seguita passo passo con i seguenti bandi:

 

2 FEBBRAIO 1732

Il Cl. Giovanni SAVATTERI di questa terra di Racalmuto desideran­do ascendere all'Ordini Sacri si ha costituito il suo patrimonio, pertanto  se alcuno sapesse che il d.to patrimonio sia  simulato, fiduciario o che non sia bastante o di realta' dal detto Cl. o che il sud.to di SAVATTERI sia di mali costumi, inquisito, querelato,processato,  o  che  habbia altro impedimento  canonico  per  non potere  ascendere  all' ordine del Suddiaconato,  come  se  fosse irregolare, illegitimo o simile impedimento lo venghi a rivelare.

2 FEBBRAIO 1732

Il Cl. Giovanni SAVATTERI di questa terra di Racalmuto desideran­do ascendere all'Ordini Sacri si ha costituito il suo  patrimoniouna Cappella di onze 10 annuali con l'onere di Messi dieci fonda­ta nell'altare di. S. Leonardo in Serra di Falco come appare  per contratto  di fundat.e ed elettione stipulato per l'atti  di  N.o Simone BONI' sotto li 14 Gennaro 1732 ed in Supplimento una Vigna consistente  in migliara cinque con Tumuli due e Mondelli due  di terre  vacue  confinata con la Vigna di N.o  Michael  Vaccaro,  e altri confini nella contrada di BOVO e numero cinque case  conla­terali confinati con le casi di d. Vincenzo La Matina nel quarte­ri  del Monte in virtu' di donatione stipulata per l'atti di  N.o Nicolo'  Pumo. pertanto se alcuno sapesse che il d.to  patrimonio sia  simulato fiduciario o che non sia bastante o  di  realta' dal detto Cl. o  che il sud.to di SAVATTERI sia  di  mali  costumi, inquisito, querelato, processato, o che habbia altro  impedimento canonico  per  non potere ascendere all' ordini  sacri,  come  se fosse  irregolare,  illegitimo o simile impedimento lo  venghi  a rivelare.

24 31 AGOSTO, 4 SETTEMBRE 1732

Il  Sudiacono  Giovanni SAVATTERI di questa  terra  di  Racalmuto desiderando  ascendere all' ordine Diaconale si ha costituito  il suo patrimonio, pertanto se alcuno sapesse che il d.to patrimonio non  essere  bastante o di realta'dal detto Suddiacono o  che  il sud.to  di SAVATTERI sia di mali costumi,  inquisito,  querelato, processato,  o  che  habbia altro impedimento  canonico  per  non potere ascendere al Diaconato, come se fosse irregolare,  illegi­timo o simile impedimento lo venghi a rivelare.

30 NOVEMBRE, 7 DICEMBRE XI Ind. 1732

Il Diacono Giovanni SAVATTERI di questa terra di Racalmuto  desi­derando ascendere all' ordine Sacerdotale si ha costituito il suo patrimonio, pertanto se alcuno sapesse che il d.to patrimonio non essere bastante o di realta' del detto Diacono o che il sud.to di SAVATTERI sia di mali costumi, inquisito, querelato,  processato, o che habbia altro impedimento canonico per non potere  ascendere al d.o Ordine Sacerdotale, come se fosse irregolare, illegitimo o simile impedimento lo venghi a rivelare.

Sac. Francesco Savatteri (operante dal 1731 a dopo il 1763)


 

 

Il Liber lo ignora, ma di lui si hanno notizie sin dal 1731 allorché era un chierico tonsurato:

 

16
1731
FRANCESO
SAVATTERI
CHIERICO TONSURATO

 

E’ però presente nel rivelo frumentario del 1763 ove, con le sue 8 salme di frumento dichiarate, è alla pari con il celebre sacerdote d. Elia Lauricella:

 

Savatteri don Francesco, rivela s. 4 per raccolto f.f per 1763, quali f.f. li bisognano s. 3 per simenza, s. 2 per soccorso di d.° sem.° e s. 3 a comp. di dette s. 8 per mangia

 

Il servo di Dio p. Lauricella aveva infatti dichiarato:

 

Lauricella sac. d. Elia, rivela s. 8.8 ff. raccolto XI ind. 1763, delle quali mi bisognano s. 7 per simenza e mi bisognano salme 10 per mangia almeno di dieci persone

 

Sac. Giuseppe Savatteri e Brutto (1755-1802)


 

Bello, elegante, colto, raffinato, ricco, sprezzante - quanto casto non è dato sapere - questo prete svetta sia nelle vicende della famiglia sia in quelle della locale storia. Leonardo Sciascia, avvalendosi di dati di seconda mano, tenta di infilzarlo, ma commette una delle sue solite manipolazioni storiche per prevenzioni ideologiche. Il sac. Giuseppe Savatteri ha coraggio, cultura e intraprendenza tali da osare un’impari contrapposizione con il suo potente (e dispotico) vescovo agrigentino. Entra nell’intricata storia del beneficio del Crocifisso, su cui ci diffonderemo altrove.

Quando, il Tinebra Martorana - un famiglio della discutibile consorteria dei Tulumello - si accinge, nel 1897, a scrivere la storia del paese, non gli sembra vero di dilatare il senso di un documento giudiziario - che invece di venire custodito negli archivi del Comune, sta fra le carte private del barone Tulumello - per dileggiare un Savatteri, la famiglia ostile ai suoi protettori, che fra l’altro lo facevano studiare da medico a spese dell’Amministrazione comunale.

Quello su cu il Tinebra trama è un carteggio del Caracciolo su cui abbiamo avuto modo di effettuare nostre personali ricerche. Iniziano dal 16/2/1785 gli appunti del Caracciolo sulla questione[13]:

«17. La Gran Corte dia le pronte provvidenze di giustizia, onde li cittadini non soffrano aggravij - A febbraio p.p. in die 16 - Li naturali della terra di Racalmuto, sentendosi molto gravati di questo esattore ed amministratore Prete d. Giuseppe Savatteri nell’esigenza del terragiolo dentro e fuori di questo stato, quanto nell’avere agumentato la Baglìa a tutti li poveri giornalieri, formando una Cascia o Statica come anche esatte a forza di prepotenze pignorando sin anco gli utensili delle loro moglie e pratticando molte estorsioni.

«Pregano l’E.V. di ordinare il conveniente per non vedersi pur troppo soverchiati

 

E, quindi, in data 12.3.1785:

 

«32. [14]L’avvocato fiscale Vagginelli proceda quel che convenga ed avendo di riferirlo, dica- A 12 Marzo detto - Li singoli di Racalmuto: V. E. rimise le pendenze loro col barone all’avv.to sig.re Vagginelli. Innanti a costui facendosi dui contraddittorij vi interviene il Cav.e fratello del principe di Pantelleria, che ha procura. E poiché per rispetto che vuole esigere molte cose  bisognano trovarsi e li professori  concepiscono qualche timore, prega V.E. di ordinare che tal Cav.e non  intervenga più nei contraddittori ma con i singoli e il Barone 

 Ed in data 22.3.1785:[15]

«12 - L’avv.to fiscale barone Vagginelli informi col parere - 22 marzo - Li singoli di Racalmuto. Il suggello della verità lo tiene in potere il governatore baronale, ed occorrendo di suggellarsi l’investitura questa si deve suggellare dal Barone e si suggella quando a costui piaccia. Ciò essendo un inconveniente molto più quando occorre a singoli di suggellare scritture contrarie al ripetuto Barone.

«Pregano l’E.V. di ordinare che il suggello si riformi con il ricorso al Re, e che debba riservarsi al mastro notaro della Corte Giuratoria.»

E’ del successivo 28 marzo[16] il seguente appunto:

«4. L’avvocato fiscale Barone Vaggianelli disponga perché urgendo le provvidenze che siano convenienti per la superiore, che riferisca col parere - 29 marzo 1785 -  Don Stefano Campanella arciprete di Racalmuto - Dietro un raccolto sterilissimo ed una tirannica esazione fatta dall’arrendatario di questa terra don Giuseppe Savatteri ... trovasi in oggi questa Popolazione in somma necessità a segno che non si può riparare, e si teme di qualche tumultuazione per la fame, e dal ricorrente e da altri preti si à soccorso per quanto debolmente si è potuto, ma si prevede maggior necessità in questi mesi che sono li più poveri.

«E’ perciò da credere opportuno che dovendo dal amministrare pagare per maggio onze 1000 al Principe della Pantelleria gliene paghi medietà, e l’altra medietà distribuirsi per aiuto a poveri, che si obbligano in agosto pagare; prega V.E. di ordinare l’esecuzione di tale distribuzione a quattro persone elette da chi invochi, dapoiché quei Giurati son poveri e senza veruna abilità

Il dato di maggior risalto è quello contenuto nel biglietto datato 11 aprile 1785:[17] abbiamo questo richiamo storico:

«13 - L’avvocato faccia quel che convenga per l’accertamento della giustizia e della legalità.  - 11 aprile 1785 -  Li singoli di Racalmuto. - Nel 1559 don Giovanni del Carretto ebbe venduto il mero, e misto impero dal viceré don Giovanni della Cerda sopra la Baronia di Regalmuto per il prezzo di onze seicento, cioè cinquecento l’ebbe allora il Governante, e le onze 100 le dovea dare qualora veniva continuata la vendizione da S. M. fra il termine di un anno.

«Sino al presente giorno non è stato possibile dimostrarsi detta rattifica, o confirma; ed è segno evidente che la M.S. non l’abbia concessa. Che perciò li ricorrenti .. pregano l’E.V. di ordinare che il Barone di Ragalmuto che è oggi il Principe di Pantellaria, che per esercitare il mero, e misto dimostri all’E.V. il titolo.»

Al Tinebra Martorana mancano competenza e penna per fronteggiare la complessa vicenda della lotta al baronaggio siciliano da parte del discutibile Caracciolo (l’agiografica visione dei laici del Settecento e del postumo Sciascia lascia oggi il tempo che trova). Il Tinebra, dunque, compatta scarne e disparate “notizie storiche” in un capitoletto sul Settecento e velenosamente rubrica (pag. 184): «1785 - Soprusi praticati dal sac. Giuseppe Savatteri, arrendatore di Racalmuto, verso i poverelli.» Non parve vero a Leonardo Sciascia di rigonfiare quell’appunto per una delle sue solite tiritere anticlericali.  Nessuna ricerca storica, da parte sua; nessun approfondimento; nessuno spunto critico. Scrive dunque lo Sciascia[18]:

«Ecco il rapporto di un altro funzionario al Tribunale della Real Corte sui “soprusi praticati dal sacerdote Giuseppe Savatteri, verso i poverelli”» e giù, senza analisi critica, il testo di un’evidente lettera anonima, che crediamo essere dovuta alla penna del malevolo arciprete Campanella, o peggio del sac. Busuito, contro cui il Savatteri aveva affilato le armi per l’usurpazione del beneficio del Crocifisso. Per una di quelle strane coincidenze storiche, il Busuito era parente stretto della moglie del notaio Nalbone.

Prosegue Sciascia: «Il bello è che dopo questo rapporto il Tribunale della Real Corte ordinava al giudice criminale di Regalpetra [alias Racalmuto] “di far restituire ai borgesi tutti gli oggettiche il sacerdote Savatteri aveva ad essi pignorati”, forse i lettori non lo crederanno ma la cosa è andata davvero così”.» Con buona pace di Sciascia, a noi pare che le cose erano molto più complesse e coinvolgono la poltica dei re Borboni di Napoli, che è quanto dire.

 

D. Giuseppe Savatteri e Brutto morì nella peste del 1802; il Liber annota: n.° 312, c. 19, D. Giusppe Savatteri e Brutto, 27 februarii 1802 d’anni 47. Il vescovo non lo aveva voluto come beneficiale della Communia. Il Savatteri faceva però parte della neo-confraternita della Mastranza. Non pare molto diligente nell’annotare le messe che era tenuto a celebrare per i confrati defunti: subisce delle sanzioni. Vediamole:

GIUSEPPE SAC. D.
SAVATTERI
n. undeci messe cioè n. 9 per l' ... e n. 2 per pena d'essere stato negligente in scrivere le d. messe.

 

Così risulta annotato in registri della confraternita. Dopo di lui, i religiosi della famiglia Savatteri appaiono come scialbe figure. Eccole.

Diacono Gaetano Savatteri (+ 1809)


 

Viene così annotato nel liber: n.° 323 c. 20 D. Gaetano Savatteri, Diacono - obiit 21 7bris 1809 - d’anni 23.

Sac. Nicolò Savatteri (+ 1842)


 

Viene così annotato nel liber: n.° 374 c. 22 D. Nicolò Savatteri - obiit 16 7bris 1842 - d’anni 80, mesi 8. E’ varie volte citato nei registri della Mastranza come sacerdote celebrante. Aliunde, apprendiamo che:

30
1807
NICOLO'
SAVATTERI
A.46 CONFESSORE PRO UTROQUE

 

6
1830
NICOLO'
SAVATTERI
A.68 MANS.CONF.UTROQUE ORDINARIO

 

Padre Carmelo Savatteri, carmelitano.


 

Il Liber non accenna ai religiosi carmelitani della famiglia Savatteri. Il primo è appunto il padre Carmelo che fu priore del locale convento, come si apprende dalle seguenti annotazioni:

 

51
1807
CARMELO
SAVATTERI
A.42 PRIORE CONVENTO CARMELO

 

44
1830
CARMELO
SAVATTERI
A.60 CARMELITANO PRIORE

 

4
1839
NICOLO'
SAVATTERI
BENEF. CONFES.PRO UTROQUE

 

Padre Elisio Savatteri, carmelitano.


 Valgano anche per lui le precedenti note. Sappiamo, inoltre:

54
1807
ELISEO
SAVATTERI
A.38 CONVENTUALE CARMELO
34
1839
ELISEO
SAVATTERI
CARMELITANO,PRIORE.CONF.UTROQUE
38
1847
ELISEO
SAVATTERI
A.70 CARMELITANO CONF.UTROQUE
36
1851
ELISEO
SAVATTERI
A.72 CARMELITANO

 


La controversa questione del beneficio del Crocifisso.


 

Nell’intricata controversia giudiziaria del beneficio del Crocifisso di Racalmuto, i Savatteri vi entrano prepotentemente per due volte: nella prima, è attore il sac. Giuseppe Savatteri e Brutto, a ridosso dell’Ottocento; nella seconda un patetico personaggio: Giuseppe Savatteri, sposato con una Matrona. Siamo nell’ultimo quarto del secolo scorso. In entrabi i casi i Savatteri finirono soccombenti e gabbati. Ma procediamo con ordine.

 

La vicenda del beneficio del Crocifisso è lunga, tortuosa ed intrigante ed ha dato adito ad almeno un paio di complicate vertenze giudiziarie. Leggiamo nella bolla che si tratta dei seguenti beni:

in oppido praedicto reperiatur Ecclesia Sancti Antonij jam diruta cum Immagine SS.mi Crucifixi quae detinet salmas tres et tumulos quatuor terrarum in pheudo Mentae Status Racalmuti cum onere proprietatis unciae 1.6. aliam clausuram terrarum salmae unius tumulorum quatuordecem et quarti unius cum dimidio in dicto Statu et pheudo Racalmuti et contrata di Garozza cum onere proprietatis unciae 1.6.7.3. et tarinorum viginti quatuor Conventui Sancti Francisci de Assisia dictae Terrae.

Negli atti giudiziari dell’arciprete Tirone avverso i coniugi Giuseppe Savatteri e Concetta Matrona abbiamo la ricostruzione della provenienza di tali beni. Come risulta da un atto del 3 settembre 1659, la Confraternita del SS. Crocifisso di Racalmuto aveva diritto ad un canone di proprietà «primitivo veluti jus pheudi et proprietatis su terre della Menta e Culmitella». Trattavasi, in base a quel che si desume da altri atti, di un fondo di quattro salme e tumoli sei di terre ubicate nel feudo Menta, contrada Fico Amara, detta - secondo l’arc. Tirone - «in quei tempi Mercanti». Del resto aggiunge l’arciprete che «il nome di contrada fico amara e Mercanti andiede in disuso. Questa contrada prese nome di SS. Crocifisso.»

Non essendo stato pagato tale canone per più di un triennio, ed essendo state le suddette terre abbandonate, la confraternita del SS. Crocifisso esperì il diritto domenicale di avocazione del fondo per distruzione di migliorie, mancata corresponsione del canone ed abbandono delle terre dell’enfiteuta che era tal Giaimo Lo Brutto. Essa, pertanto, fu immessa nel pieno possesso delle cennate terre della Menta secondo il rito del tempo con atto notarile del 3 settembre 1659,  redatto innanzi a quattro testimoni.

Gli atti giudiziari tacciono sulle vicende che intercorsero tra il 1659 ed il 1767, un intervallo di tempo in cui si colloca la dotazione dell’Oratorio Filippino. Intanto non so su che cosa basi l’arc. Tirone il ruolo sostenuto dalla Confraternita del SS. Crocifisso. Di questa conosco il vago accenno contenuto nell’elenco della Giuliana della Curia Vescovile - voce Racalmuto, pag. 205 - che riguarda la «conferma della Conf.ta del SS. Crocifisso - reg.tro 1669-70, pag. 488».  Ma qualche chiarimento lo troviamo in quest’atto del 10 ottobre 1648 del notaio Michelangelo Morreale. Trattasi della «recognitio pro Archiconfraternitate SS.mi Crucifixi contra Donnam Vittoriam del Carretto e Morreale». In esso la Del Carretto (del ramo collaterale dei locali conti) si obbliga di corrispondere  al «Rev. D. Joseph Thodaro .. uti procuratori venerabilis Archiconfraternitatis SS.mi Crucifixi fundatae in Ecclesia Sancti Antonii huius terrae Racalmuti .. uncias quinque red. ann. cens. et red.bus dictae Archiconfraternitatis cession. nomine Petri Piamontesio et alijs nominibus in scripturis debitas, et anno quolibet solvendas supra loco qui olim erat dicti quondam de Monteleone vigore contractus emphiteuci celebrati in actis notarij Nicolai Monteleone die XXIIIJ Maij XII ind. 1584 et contractus solutionis donationis et assignationis  in actis not. Simonis de Arnone die 31 aug. 1605 et aliorum contractum  in eis calendatorum.» inoltre «supradicta Donna Victoria .. solvere promisit .. seque sollemniter obligavit et obligat eidem de Thodaro dicto nomine pro se et pro successoribus in dicta Archiconfraternitate in perpetuum uncias centum quatraginta una p.g. tempore annorum decem in decem equalibus solutionibus et partitis anno quolibet facere numerando et cursuro a die date literarum Civitatis Agrigenti ... Et sunt uncias 141 in totalem complimentum omnium censuum decursorum annorum retropreteritorum enumerandorum ab anno 1608 usque et per annum presentem inclusive , ratione d. unc. quinque anno dictae Archiconfraternitate debitae super dicta vinea.»

Quell’arcicofraternita era dunque operante dentro la chiesa di S. Antonio e siamo nel 1648. Ne è procuratore il sac. d. Giuseppe Todaro che muore il 7 maggio 1650.[19]Successivamente alla morte del sacerdote Todaro, si rinviene l’atto del 3 settembre 1659 di cui sopra; dopo dell’arciconfraternita si perdono le tracce e tutto fa pensare che si sia estinta: si spiega forse così perché in un primo tempo i benefici di quel sodalizio finirono all’Oratorio di S. Filippo Neri, per volere del Vescovo Rini.

Nel 1767 il vescovo Lucchesi Palli si ritrova vacanti quei beni dell’Arciconfraternita del SS. Crocifisso e con bolla dell’8 luglio 1767 li assegna al sac. D. Francesco Busuito. La ricostruzione di un successivo beneficiario, il sac. Don Calogero Matrona, fatta il 15 giugno 1870, è particolarmente vivace ed intrigante.

«Con Bolla di erezione in titolo dell’8 luglio 1767 - vi si legge fra l’altro - da Monsignor Lucchesi fu eretto nella Cappella del SS.mo Crocifisso dentro la Chiesa Madre di Racalmuto un beneficio semplice in adjutorium   Parochi di libera collazione da conferirsi a concorso ai naturali di Racalmuto con le obbligazioni di coadiuvare il Parroco nell’esercizio della sua cura, di celebrare in diverse solennità dell’anno nell’anzidetta Cappella numero trenta Messe, costituendosi in dote del beneficio taluni beni, che esistevano nella Chiesa senza alcuna destinazione, dandosene anche l’amministrazione allo stesso Beneficiale. Riserbavasi però il Vescovo fondatore il diritto di conferire la prima volta il beneficio, di cui si tratta, senza la legge e forma del concorso in persona di un soggetto a di lui piacimento.

«In seguito di che con bolla di elezione del 10 luglio 1767 dallo stesso Monsignor Lucchesi fu eletto per primo Beneficiale il Sac. Don Francesco Busuito di Racalmuto, allora Rettore del Seminario di Girgenti dispensandolo dall’obbligo del concorso, e dalla residenza, e facoltandolo ad un tempo a sostituire a di lui arbitrio un Ecclesiastico, per adempire in di lui vece le obbligazioni e pesi tutti al beneficio inerenti.

«Appena verificatasi tale elezione, come risulta da un avviso dato dal Parroco locale di quel tempo, dal Sac. Don Giuseppe Savatteri qual uno degli eredi e successori di D. Giaimo Lo Brutto di Racalmuto impugnavasi la fondazione e ricorrendo al Tribunale della Reggia Gran Corte Civile, otteneva lettere citatoriali contro il detto Reverendo Busuito, affine di rivendicare i fondi constituiti come sopra in dote al beneficio come appartenenti al suddetto Lo Brutto. Sostenevasi dal Savatteri che la Confraternita del SS.mo Crocifisso dentro la suaccennata Chiesa Madre percepiva onze cinque annue per ragion di canone enfiteutico sopra quattro salme di terre esistenti nello Stato di Racalmuto contrada Menta dotate alla moglie del suddetto D. Giaimo Lo Brutto dalla di lei zia D. Vittoria del Carretto, annuo canone destinato per legato di maritaggio di un orfana. Nel 1659 i Rettori della cennata Confraternita per attrarsi di pagamento del canone anzidetto e per deterioramenti avvenuti nei suddivisati fondi, unitamente all’Arciprete e Deputati dei Luoghi Pii senza figura di giudizio e senza le debite formalità giudiziarie s’impossessavano di quei fondi e melioramenti in essi fatti dal predetto Lo Brutto. Si credettero autorizzati a far ciò senza ricorrere alle procedure giudiziarie da un patto enfiteuco solito apporsi in simili contratti, in cui espressavasi, che venendo meno il pagamento o deteriorandosi il fondo fosse lecito all’Enfiteuta di propria autorità ripigliarsi il fondo enfiteuco, come tutto rilevasi dagli atti di possesso presso Notar Michelangelo Morreale di Racalmuto sotto il 3 settembre 13 Ind. 1659. Così postasi la Chiesa in possesso dei fondi, conosciutosi che pagate le onze cinque per legato di maritaggio ed i pesi efficienti, il resto delle fruttificazioni rimaneva senza destinazione, pensavasi dal Vescovo Monsignor Lucchesi per di esse fondare il beneficio anzidetto, che indi conferivasi al sopra indicato Sac. Busuito. Impugnavasi questo fatto dal sac. Savatteri e facevalo come sopra citare a fin di chiarirsi nulla la suddivisata fondazione. Ma il beneficiale frapposti buoni amici persuase il Savatteri a rimettere tutto al saggio arbitrio di S.E. Rev.ma Monsignor Vescovo di Girgenti, il quale tutto riponendo sotto lo esame dell’Assessore Canonico d. Nicolò A. Longe, fattesi varie sessioni inanzi a lui con l’intervento dell’arciprete di Racalmuto per parte del Beneficiale e di altra persona per parte del contendente Savatteri, dichiaravasi dall’Assessore nullo l’impossessamento dei fondi e riconosciuta evidentemente la usurpazione dei fondi fatta dalla Chiesa. Ma protrattosi a lungo l’affare, pria di definirsi pubblicavasi la prammatica della prescrizione del 22 settembre 1798, quindi il Beneficiale avvalendosi di tal legge non volle più fare ulteriori trattamenti della causa, né arrendersi alle pretensioni del Savatteri.

«Morto però il Beneficiale, il cennato Savatteri fece ricorso al Re e dalla Segreteria Reale abbassavasi biglietto alla Giunta dei Presidenti e Consultori per informare. Moriva intanto il Savatteri ed il di costui erede Don Pietro Cavallaro e Savatteri agendo con più di moderazione pensava di mettere l’affare in mano del Vescovo Monsignor Granata, e desiderandosi dal ricorrente che il beneficio rimanesse, si contentava soltanto che divenisse patrimoniale e proprio della di lui famiglia e suoi discendenti.

«Il Vescovo conosciuta la validità delle ragioni e la pienezza del diritto del ricorrente, perché fondato il beneficio sopra beni proprii di D. Giaimo Lo Brutto di lui autore, a vista della patente usurpazione fattasi dalla Chiesa, della non ecclesiasticità del beneficio, perché fondato senza la volontà del padrone dei fondi, pensò accordarne la prelazione ai discendenti della famiglia Brutto. Quindi perché conobbe la verità delle cose per conscienzioso temperamento pensò conferire anche in minore età quel beneficio ad un chierico erede dei beni, che è l’attuale investito Cavallaro. Ed infatti il conferì con decisione del 16 giugno 1804. [...] Ottenne per ciò pria dispensa della Santa Sede, perché al detto chierico avesse potuto conferire il beneficio nella minore età di anni 14, lo dispensò dalla legge del concorso e dell’obbligo della coadiuvazione del Parroco nello adempimento degli offici parrocchiali sino all’età del sacerdozio e gli diede l’amministrazione dei beni dotalizii [...]»

Al beneficiale don Ignazio Cavallaro succede il nipote (figlio della sorella) don Calogero Matrona, con bolla di Monsignor Domenico Turano del 1° marzo 1875. Ma non fu una successione pacifica. Vi si rivoltò contro Giuseppe Savatteri, unitamente alla moglie donna Concetta Matrona, con cause, ricorsi, appelli che durarono decenni. Eugenio Messana, nello scrivere le sue memorie su Racalmuto, risente ancora di quel clima infuocato che in proposito si respirava ancora nella sua famiglia.

Il beneficio del Crocifisso è quindi oggetto di una bolla di collazione nel 1902 (cfr. reg. Vescovi 1902 pag. 703). Viene poi assegnato al padre Farrauto, per passare nelle mani di padre Arrigo. Attualmente è accentrato presso la Curia vescovile di Agrigento.

I Savatteri nel corso dei secoli.


Dati sui Savatteri del ‘700


 

Le numerazioni delle anime della Matrice di Racalmuto riprendono a metà del settecento. Spigoliamo questi dati sui Savatteri di quel secolo.

Elenco dei capifamiglia nel censimento del 1753


 

1)  Giuseppe Savatteri di Giacomo, di anni 32; Rosa, sua madue di anni 70.

2)  Vincenzo Savatteri di Giacomo di anni 48; Giovanna, moglie di anni 38; Domenica, figlia di anni 20; Nicola figlia di anni 18; Giuseppa figlia di anni 15; Calogera figlia di anni 12; Stefana figlia di anni 10; Giacomo figlio di anni 2.

3)  Francesco Savatteri di Giacomo di anni 32; Angela moglie di anni 24; Maddalena figlia di anni 3; Calogero figlio di anni 5.

4)  Vincenzo Savatteri di Ignazio di anni 44; Rosa moglie di anni 33; Giovanna figlia di anni 13; Carmela figlia di anni 11; Grazia figlia di anni 9; Mariano figlio di anni 8.

5)  Antonia Savatteri vedova d’Ignazio di anni 66.

6)  Mastro Antonino Savatteri di anni 59; Maria moglie di anni 56; Sr. Angela Maria figlia di anni 27; chierico Giuseppe figlio di anni 22.

7)  Giuliano Savatteri d’Ignazio di anni 34; Antonia moglie di anni 21; Sebastiana figlia di anni 1.

8)  Francesco Savatteri di anni 39; Dorotea moglie di anni 28; Giuseppa figlia di anni 15; Filippa figlia di anni 11; Vincenzo figlio di anni 9; Gaspare figlio di anni 6; Stefano figlio di anni 2.

9)  Don Sac. Michel’angelo Savatteri di anni 55; Francesca Maria sorella di anni 41; Cruci serva di anni 52.

 

Dalla Numerazione delle anime del 1762.


1.    Francesco Savatteri di Giacomo di anni 28; Angela moglie di anni 22; Maddalena figlia di anni 8; Giuseppa figlia di anni 1; Calogero figlio di anni 4.

2.    Vincenzo Savatteri di Giacomo di anni 52; Giovanna moglie di anni 42; Giuseppa figlia di anni 19; Calogera figlia di anni 16; Stefana figlia di anni 14; Giacomo figlio di anni 6; Angela figlia di anni 4.

3.    Giuseppe Savatteri di anni 36; Maria moglie di anni 30; Antonia figlia di anni 4; Calogera figlia di anni 1.

4.    Antonino Savatteri di anni 44; Rosa moglie di anni 43; Carmela figlia di anni 17; Grazia figlia di anni 13; Mariano figlio di anni 12.

5.    Giuliano Savatteri di anni 38; Antonina moglie di anni 30; Raffaele figlio di anni 3; Carmela figlia di anni 1.

6.    mastro Antonino Savatteri di anni 63; Maria moglie di anni 50; don Giuseppe figlio di anni 28.

7.    Don Francesco Savatteri di anni 43; donna Dorotea moglie di anni 39; Giuseppa figlia di anni 20; Vincenzo figlio di anni 13; Gaspare figlio di anni 10; Stefano figlio di anni 6; Calogero figlio di anni 4; Giuseppe figlio di anni 2; Leonardo figlio di anni 1; Antonia serva di anni 39.

8.    Reverendo don Michelangelo Savatteri di anni 65; Mita sorella di anni 50; Apollonia serva di anni 40.

9.    Nicolò Savatteri [parte del foglio abrasa]; Grazia moglie; Vita figlia; Calogero figlio.

 

Dalla Numerazione delle anime del 1795


 

1.   Don Stefano Savatteri; donna Catarina moglie.

2.   Don Gaspare Savatteri; Donna Angelica moglie; Concetta figlia di anni 16; Gaetano figlio di anni 12; Leonardo figlio di anni 5; Antonia di anni 10.

3.   Calogero Savatteri libero; Giuseppa sorella libera.

4.   Mariano Savatteri; Vincenza moglie; Domenica figlia di anni 8; Santa figlia di anni 14; Rosa figlia di anni 6; Santo figlio di anni 19; Antonio figlio di anni 17.

5.    Giuseppe Savatteri; Antonia moglie; Biaggio (sic) figlio di anni ...

6.   Don Giuseppe Savatteri; Giuseppa; Rev. Don Nicolò figlio; Raffaela figlia di anni 23; Fidela figlia di anni 21; Luiggi (sic) di anni 17.

7.   Don Vincenzo Savatteri.

8.   Rev. Don Giuseppe Savatteri; donna Dorotea madre; D. Giachino Brutto; donna Giuseppa di anni 46; Rosa nipote di anni ...; Pasquala serva.

 

Censimento del 1809-1810


 

512
SAVATTERI
VINCENZA
 
60
VID.
 
SAVATTERI
ROSA
F
18
 
 
SAVATTERI
ANTONINO
 
20
 
521
SAVATTERI
SANTO
 
25
 
 
SAVATTERI
ROSALIA
M
20
 
655
SAVATTERI
RAFFAELE
 
40
DON S.
 
SAVATTERI
NICOLO' SAC. DON
 
47
SACERDOTE DON FRATELLO
 
c/o SAVATTERI
ANTONIA
 
60
SERVA
 
c/o SAVATTERI
LUCIA
 
9
SERVA
1211
SAVATTERI
STEFANO D:
 
58
DON
 
SAVATTERI
CATERINA D:
 
42
DONNA
 
C/o Savatteri
GERLANDA
 
18
SERVA
1213
SAVATTERI
GASPARE D:
 
58
DON
 
SAVATTERI
GIUSEPPA D:
M
42
DONNA
 
SAVATTERI
GAETANO D:
F
21
DIACONO
 
SAVATTERI
LEONARDO D:
F
18
 
1
SAVATTERI
CARMELO
 
42
PRIORE (CARMELO?)
4
SAVATTERI
ELISEO
 
36
PADRE
37
SAVATTERI
Sr. MARIA FRANCESCA
 
SUORA

 

 

Censimento del 1822


 

 
G.M.G. 1822
 
 
 
 
2768
SAVATTERI
VINCENZA
VEDOVA
 
 
2817
SAVATTERI
SANTO
 
 
 
2818
SAVATTERI
ROSALIA
MOGLIE
 
 
2819
SAVATTERI
GIUSEPPE
F.O
12
 
2820
SAVATTERI
SALVADRICE
F.A
9
 
2821
SAVATTERI
GIOVANNI
F.O
8
 
2822
SAVATTERI
GIUSEPPA
F.A
6
 
2823
SAVATTERI
ROSA
F.A
1
 
3407
SAVATTERI
NICOLO' SAC.
 
 
R. D.
3408
SAVATTERI
RAFFAELE
 
 
DON
3409
SAVATTERI
ANGELA
MOGLIE
 
DONNA
4274
SAVATTERI
GASPARE
 
 
D.
4275
SAVATTERI
M. ANNA
MOGLIE
 
DONNA
4946
SAVATTERI
BIAGIO
 
 
 
4947
SAVATTERI
GIUSEPPA
MOGLIE
 
 
4948
SAVATTERI
FRANCESCO
F.O
8
 
4949
SAVATTERI
FRANCESCO MIN.
F.O
5
 
4950
SAVATTERI
SALVADORE
F.O
2
 
5240
SAVATTERI
GAETANO
NIPOTE
10
 

 

 

Da quel censimento si rileva che i Savatteri abitano nei seguenti quartieri:

 

1. Vincenza Savatteri nel QUARTIERE DIETRO LA ROCCA, STRADA DELLA GUARDIA:

2. Santo Savatteri nel QUARTIERE PANILUPO, STRADA DI LAURICELLA;

3. il sac. Nicoò Savatteri e don Raffaele Savatteri nel QUARTIERE DI CERRI LONGHI;

4. don Gaspare Savatteri nel QUARTIERE S. GIOVANNI DI DIO, E S. ANNA;

5. Biagio Savatteri nel QUARTIERE E STRADA SOTTO IL CALVARIO COLLATERALE.

 


I fratelli Savatteri, dopo l’Unità d’Italia.


 

 

 

Con i due carmelitani, Carmelo ed Eliseo, si esaurisce l’apporto dei Savatteri alle schiere di preti e religiosi. Sino ai nostri giorni, non v’è ombra di preti in quella famiglia, passata armi e bagagli alla massoneria dopo l’unità d’Italia. Nell’immediato dopoguerra, la famiglia ritorna all’antico prestigio con il prof. Calogero Savatteri, che giovanissimo entra in politica, dapprima in movimenti nazionalistici, ma subito dirotta verso il mondo cattolico militando in partiti fiancheggiatori della chiesa e dando vita ad associazioni collaterali cristiani a sfondo sociale. Lungi però da lui ogni bigottismo ed i suoi figli, uno dei quali è brillante giornalista, hanno ampie aperture culturali, non avverse alla chiesa, ma neppure fideistiche.

Due fratelli s’impongono nella società racalmutese, appena Giuseppe Garibaldi, nel 1860, ebbe la ventura di passare come conquistatore per Racalmuto: Gioacchino e Calogero Savatteri. Eugenio Napoleone Messana - loro parente - ne fa la consueta esaltazione nel libro di storia locale qui più volte citato. [20] Noi ci limitiamo ad alcuni contrappunti.

Calogero Savatteri, notaio


 

Calogero Savatteri muore giovane il 5 giugno 1878 “alle ore 10,45 colpito da eresipola” - scrivo di lui i suoi amici in un opuscolo pubblicato a Favara nel 1879 (pag. XX). Nato il 17 giugno 1833 da Gaetano Savatteri e Maria Antonia Grillo Cavallaro, non aveva ancora compiuto i 45 anni. A nove anni fu mandato in seminario, ove vi rimase sino a sedici anni, per sette lunghi anni, dunque, assorbendone tutta la cultura clericale di cui ne rimase irrimediabilmente intriso, anche quando ritenne di essere un massone. Vi apprese molto bene il latino e ciò gli fu utile quando notaio - spesso al servizio dell’arciprete Tirone, suo parente - ebbe a decifrare, mirabilmente, gli antichi rogiti in latino dei vari Rolli delle locali confraternite secentesche.

I giovanili ardori nella Sicilia del dopo Quarantotto gli procurano qualche guaio con la polizia borbonica ma la forze persuasiva dei Savatteri racalmutesi era allora già cospicua e dopo 15 giorni di carcere, Calogero Savatteri può tornare libero e tranquillo in paese. I meriti “partigiani” furono preziosi con l’avvento di Garibaldi. “Il Savatteri - scrivono gli amici (pag. XV) - ritorna in paese nel 1863 laureato Notaro”, ma qualcosa era cambiato. Non riusciamo a ben comprendere il senso di queste parole: « vide che di governo era cambiata la sola forma ed il solo nome, stante le sorti del comune essere affidate a quelle stesse persone che non avevano idea d’innovazione». Si dà il caso che le “sorti del comune” erano tenute dai neo-convertiti Matrona, dopo essere passati dalle file dei Borboni alle patrie galere per le vicende controrivoluzionarie dei briganti del 1862.

Calogero Savatteri «per conseguire lo scopo nel 1864 si affiliò alla Loggia Massonica col titolo di Roma e Venezia. I Massoni facevano progressi giganteschi giorno per giorno. Essi prevennero la popolazione con ispettacoli pubblici, tra i quali rappresentarono il dramma stupendo di Agesilao Milano con tale naturalezza e forze, che si attirarono la simpatia del popolo.» Sarà, ma noi abbiamo rinvenuto questa informativa della polizia del tempo[21]:

 «Racalmuto 5 agosto 1868 - Associazioni politico-miste.

«Riservata - Al sig. Ispettore di P.S. Girgenti.

«Dalle avute informazioni, esistono soltanto due loggie (sic) Massoniche, una in Racalmuto diretta dal signor Gioacchino Savatteri ed altra in Grotte diretta dal signor Vincenzo Simone, aventi scopo morale e umanitaria, per come si ha mantenendosi nei limiti del proprio statuto, di cui tuttora chi scrive non è potuto averne copia; come pure ignora i mezzi di cui dispongono non che il numero dei soci e quindi di conseguenza la loro condotta politica e morale, mentre poi l’Ufficio Scrivente non à nulla da osservare in contrario sulla condotta politica e morale dei due detti Presidenti Savattieri e Simone che la P.S. e il Pese ritiene onesti .... Il Delegato Mingo (?)»

«Racalmuto - Ufficio di P.S. - Dicembre 1870 - Relazione politica riservata per i mandamenti di Racalmuto e Grotte ...

«Racalmuto: Non esistono nello stretto senso della parola partiti politici, ma invece dei gruppi più o meno numerosi di varie opinioni. Il primo è composto di uomini amanti delle attualità; il secondo, retrivo, con a capo il clero, ed è il più numeroso; il terzo di principi spinti non è ristrettissimo: tutti però mancanti di individualità positive alla testa, non esercitano forte influenza sulla generalità dei cittadini, i quali sono alieni dalla politica, tanto più che la Gioventù Civile, generalmente parlando, sanno appena leggere e scrivere, e tranne qualche mese all’anno in cui accudiscono ai propri affari di campagna, il rimanente lo passano nei giochi, e nell’ozio per cui il paese non ha avvenire.

«Il partito che esiste realmente è tutto Municipale, ed è diviso in due campi: il primo dominante composto dal Sindaco sig. Alaimo, dei sig. Matrona, Picataggi, Abbate Chiarenza, Sferrazza, Savattieri, ed altri di minor conto, il quale in verità ha dato una spinta di miglioramento al Comune nelle Opere Pubbliche, ma non gode alcuna fiducia negli amministrati:

«Il secondo capitanato dai Signori Grillo, Farrauto, Cavallaro ed altri, i quali riunito (?) quasi alla generalità dei Comunisti accusano l’attuale Amministrazione Comunale di arbitri, rubberie (sic) ed intrighi negli appalti; e ciò specialmente pei maneggi dei Matrona e Chiarenza per cui si agogna lo scioglimento del Consiglio composto per lo più da uomini inetti e deboli, come si asserisce.

«Si lagna pure politicamente il pubblico delle deferenze e ruberie del Ispettore dell’Annona Cavallaro Calogero desiderandosi perciò che gli venga tolto l’incarico.

«La popolazione nella generalità è docile, ed ha di che comodamente vivere coi lavori agricoli, e più specialmente l’industria delle zolfare, però è proclive piuttosto all’ozio, e la massa ha una certa tendenza ai reati di sangue ed alle grassazioni,  ma si è sommamente modificata dal 1860 in qua, colla leva, con la penale e specialmente coll’attività, ed impegno delle autorità preposte al mantenimento dell’ordine pubblico. [...]»

 

In altro fascicolo (n.° 24) rinveniamo:

«Racalmuto 14 aprile 1872 - Mene repubblicane - Dal delegato di Sicurezza pubblica di Racalmuto.

«Qui sono pochi che sentono una devozione alla memoria dell’estinto Giuseppe Mazzini, e questi pochi sono troppo onesti da non lasciarsi convincere dalle voci sovversive che potrebbero far correre talune vecchie masserizie borboniche-clericali.

«Trovo al contrario che il pretume ed i borbonici, che sino ad ieri tenevano la via dell’indifferentismo, pare che abbiano levato il capo dopo l’arrivo in Girgenti di Mons. Turano, e sperano nel prossimo trionfo della religione e della Chiesa.

«Il Turano è qui aspettato, e sarei d’avviso che sia impedita ogni manifestazione di piazza, giacché reputo che se non non represse possono produrre tristi conseguenze.»

 

«Racalmuto 20 giugno 1868 - “Loggie Massoniche”.

«La loggia Massonica di Racalmuto come pure quella di Grotte, fino dai primi di ottobre decorso, fu per ordine del Grande Oriente  di Palermo fatta sciogliere.

«Tanto le significo in riscontro al contrassegnato di Lei foglio. - Il Delegato di Sicurezza pubblica all’Ispettore di P.S. di Girgenti.»

 «Racalmuto 9 dicembre 1871 - Mene Mazziniane.

«In questo mandamento, e molto più in Racalmuto, non ci sono uomini che s’ispirano a massime Mazziniane, e le opere dello stesso Giuseppe Mazzini vengono osservate più dal lato letterario, che dal lato politico. Né qui le dottrine dell’internazionale allignano, giacché la parte Signorile occupasi del miglioramento della sua proprietà, ed il popolo minuto, composto di picconieri e contadini, vive di non iscarsa fortuna, e si mantiene alieno a qualunque idea politica; che d’altronde non sarebbe compresa, in qualunque senso gli si volesse presentare, attesa la crassa ignoranza in cui vive.

«Delegato di Sicurezza Pubblica di Racalmuto - al Prefetto di Girgenti - Il delegato Salonico (?)».

Chi avrà avuto pazienza e seguito questa sfilza di citazioni, avrà chiaro che i fratelli Savatteri bazzicarono sì la massoneria,  ma con tanta accortezza e tanta deferenza verso le autorità da averne il plauso alla fin fine non troppo scoperto. Le rappresentazioni teatrali - nei locali di loro proprietà, se non andiamo errati - avevano più valore prossenetico, alla stregua di quanto avverrà negli anni 50 di questo secolo nel teatrino della Matrice, che vero peso propandastico di chissà quali idee rivoluzionarie, o mene mazziniane, per usare il linguaggio del delegato di Sicurezza Pubblica.

I Savatteri avevano una concessione mineraria a Gibillini, che nel 1886 risultava inattiva (cfr. Rivista del Servizio Minerario - anno 1886).

Avv. Gioacchino Savatteri, sindaco di Racalmuto


 

Gioacchino Savatteri, ufficiale in congedo.


 

 

 

 

 

«

 

 

 


ALLEGATO N.° 1


 

[f. 321]

1° augusti 1613

Viene da f. 186 assegnato dalli Savatteri

Notum facimus et testamur quod Franciscus La Lomia et Margarita jugales vendiderunt Scipioni Savatteri un. unam redditus annualem censualem et rendalem

in et super quatuor domibus terraneis cum eius cortile in quarterio S. Margaritelle secus domos don Angeli Dardo et alios confines

Item in et super una vinea in miliarijs duobus et vitibus septemgentis cum eius clausura arboribus tugurijs limitibus mandris in contrata vocata di Culmitella secus vineam Matthei de Alfano et vineam heredum quondam Viti Gulpi

Testes Hieronimus Martorana et Simon Bocculeri

Ex actis not. Simonis de Arnone extracta est presens copia per me not. Michalem Angelum Morreale

Ex actis not. Michaelis Angeli Morreale

 

 

ALLEGATO N.° 2


 

 

[f. 184]

Die XXIJ januarii 2 ind. 1634.

viene da 37 f. - vedi 204

Quia Franciscus Jacobus et Sebastianus Savatterio uti filii et heredes universales quondam Sipionis Savatterio eorum patris reperiuntur debitores ven. confraternitatis Sanctae Mariae Jesus  .. in unciis quatraginta tribus et tarenis quindecim debitis, ex resto et ad computum censuum decursorum annorum quindecim et mensium sex numerandorum ab anno ind. 1618 usque et per totum presentem annum computatis unciis tribus solutis don Conrado Bonincontro vi. ge. inclusive ex causa illorum reddituum unc. trium per dictum quondam Sipionem Savatteri accollatorum solvere super quadam vineam de aratro cum eius clausura arboribus limitibus et aliis in ea existentibus sita et posita in feudo ditte terrae et in contrata vocata di Casa Murata secus vineam Gerlandi di Gueli et vineam ditti Sipionis  ... venditam et alienatam per Petrum La Licata Leonardi ditto quondam Sipioni virtute contractus huiusmodi venditionis cum accollatione dictarum unc. trium redditus solvendarum ven. confraternitati Sanctae Mariae Jesus  celebrati in actis meis die xviii augusti p. ind. 1618 et pro causa in eo contenta ad quem relatio habetur et me refero dittaeque ven. confraternitati Sanctae Mariae Jesus dictae unc. tres redditus solvantur specialiter venditae et subiugatae per quondam Gerlandum Sferrazza et consortes ex causa illarum unc. 4.1 redditus venditarum et subjugatarum per dittum de Sferrazza dittae ven. confraternitati S. Mariae maioris super omnibus eius bonis et precise specialiter et expresse super dittis unc. tribus redditus super quamdam vineam in feudo Gibillinorum et in contrata de li Zubii seu di Logiato venditis et subjugatis per Antoninum Curto quondam Francisco Bucculeri virtute contractus celebrati in actis quondam Jo Viti de Amella die viiij januarii XIJ ind. 1568 et deinde venditi et alienati dictae unc. 3 reditus per Joannem Bucculerio et consortes heredis universalis ditti quondam Francisci Bucculerio Enrico Garlisio tutori cle: Joseph de Girgenti filii et heredis universalis quondam Juliani di Girgenti virtute contractus celebrati in attis quondam not. Nicolai Monteleone die viiii septembris viii ind. 1572 et deinde dictus redditus prefatarum unc. 3 fuerunt venditi et alienati per dittum Joseph de Girgenti Alfonsinae Baldoni uxori Francisci Baldone virtute contractus celebrati in actis ditti quondam de Amella die XXXI ottobris p. ind. 1582 et per dittam Alfonsinam ditte redditus in solutum dati et assignati per dittam Alfonsinam dicto de Sferrazza tutori Francisci Sferrazza eius fratris virtute contrattus celebrati in attis not. Michaelis de Avanzato Panormi die xiiii aprilis viij ind. 1595 et rathificati per dittam Alfonsinam in attis quondam not. Joseph Sauro et Grillo die xxiiij ditti mensis aprilis viii ind. predicta 1595 et pro causa in eis contenta ad quos relatio habeatur et me refero et quia ditti de Savatterio non habent modum neque vim unde dittis unc. 45 solvere possunt rogaverunt Franciscum La Mendola, Antoninum Pitroccella Jacobum Borzellino et Franciscum de Acquista rectores ditte ven. confraternitatis Sante Marie Jesus ut dignaretntur tam pro dittis censibus decursis prefatarum unc. 45 quam etiam pro capitale dittarum unc. trium redditus quod est unc. 30 in tantum quod summam capiunt unc. 73.15 capere et habere infrascriptos redditus solvendos per infrascriptas personas pro summis et rathis inferius expressandis qui rectores comparuerunt coram rev.mum don Philippo de Marino visitatori generali ill.mi et rev.mi Episcopi Agrigentini et supplicaverunt ut voluisset licentiam eis concedere ut potuissent dittam assegnationem dittarum reddituum capere et ab eo dittam licentiam habuerunt quibus stantibus ad presentem contractum devenire decreverunt modo et forma quibus infra.

 

Ideo hodie presenti die pretitulato prefati Franciscus Jacobus et Sebastianus Savatteri  ... quondam Sipionis Savatterio  .. dederunt et assignaverunt ... dittis Francisco La Mendola, Antonino Pitroccella Jacobo Borzellino et Francisco de Acquista rectoribus  ditte ven. confraternitatis Sante Marie Jesus ... stante licentia eis concessa per don Philippum Marino visitatorem generalem  ... in discursu visitae ..

.. debitis et anno quolibet solvendis videlicet

unc. duas per Gerlandum Gulpi virtute contractus celebrati in attis meis die XV° octobris iij ind. 1619 una cum unc. 6.25  ..  pro causa dittarum unc. duarum redditus  .. solvendas per Michaelem Joseph et Vincentium de Giglia fratres super quadam vineam in contrata di Culmitella et super certis domibus in quarterio Sanctae Rosaliae  specialiter subiugatis per magistrum Pasqualem et Petram de Giglia jugales et Julianum de Giglia eorum filium quondam Alionorae Curto (in virtù di atto soggiogatorio  a rogito del notaio Giovan Battista Monteleone del 9 dicembre 1575 e dopo tale rendita di due once fu venduta per Martino Curto ereditario nomine ditte Leonorae Curto eius matris a detto Scipione con atto del notaio Angelo Castrogiovanni del 19 dicembre 1616).

Item unci. una redditus solvenda per Franciscum Manueli come possessore e detentore di una vigna in contrada Serrone.

Item unc. una solvenda per Santo la Lumia

Item tt. 21 per Francesco Macaluso di Nuzzo.

Totas unc. 6.21

 

Et pro maiori cautela  .. super eorum vineas clausuras arbores cum domibus torcularibus et aliis in eis existentibus sitas et positas in contrata Serronis secus clausuras Petri Sferrazza clausuram et vineas Gerlandi di Gueli et clausuras Joseph Lo Brutto et vineas Francisci Salvaggio minoris et clausuras ven. conventus Sanctae Mariae Carmeli, via publicam et alios confines ..

...

testes Vincentius Capilli, don Marius Promontorio m. Franciscus Bayeri et Salvator Carlino.

ex actis Simonis de Arnone.

[f. 190]

In relazione al precedente contratto è riportato quest’atto del 15 10 1619 tra i coniugi Gerlando e Caterina Gulpi nonché Vito Gulpi fu Antonino e Scipione Savatteri a tacitazione in un prestito di onze 50.

Due onze di reddito annuale sopra duabus domibus terraneis cum suo cortile in quarterio Sancti Leonardi lo Vecchio secus domos Hercolis de Franco ..

in et super quadam vinea in miliaribus quinque  in contrata Culmitella secus vineam Petri Rizzo et vienam Petri Gulpi viam publicam et terras ill. comitis

Testes Laurentius de Poma et Joannes Scavuni.

Ex actis Simonis de Arnone.

 

 

ALLEGATO N.° 3


 

 

[f. 204]

6 marzo 1651

onz. 5 contra D: Joseph Savatterio, Jacobum Savatterio et her: Sebastiani Savatterio.

In questo contratto si obligano a pagare onz. 3 cioè onz. 2 per Gerlando Gulpi onz. 2 per Francesco Manuele e onz. 2 per avere fatto atto sugiogatorio per havere fatto onze 40 di decursi et vinnero queste rendite del contratto che sogiogao Gerlando Sferrazza cf: 36 et del contratto obligatorio et assignatorio delli Savatteri cfr. f. 184.

 

-Quia per acta not Simonis de Arnone Jacubus Savatterio nec non et quondam Franciscus et Sebastianus Savatterio fratres filii et heredes quondam Scipionis Savatterio  ... assignaverunt Ven. Confraternitati Sanctae Mariae Jesus unc. sex et tt. viginti redditus ... [v. atto di f. 184]

 

Et post factam assignationem dictorum reddituum postea plures anni sunt decursi in quibus dicta confraternitas non potuit exigere supradictos redditus assignatos ex eo quo videlicet a dicto de Gulpi quoniam vinea super qua fundatae fuerunt s.dite onc. 2 redditus destructa fuit et in progresso temporis devenit terra vacua et non possunt super ea percipi fructus sicut antea percipiebantur et tanto magis quo Conventus Sancti Francisci est anterior in exatione aliarum onc. trium subiugatarum per dictum de Gulpi ante subiugationem dictarum unc. duarum vigore contractus in attis notarii Simonis de Arnone die 29 aprilis xiij ind. 1615.  Item a dictis de Giglia quoniam vinea super qua fuit fundatum censum onc. 2 annualium quoque destructa fuit et est terra vacua et a dictis de La Lomia Manueli et de Macalusio annuis debitoribus predictis ex eo quo non fuerunt assignati per dictos de Savatterio dictae confraternitati contractus vigore quorum dicti redditus debeantur non obstante quod pluries dicti de Savatterio requisiti fuerunt et pro ut patet vigore contractorum in actis meis diebus etc.  adeo quod s.d. de Gulpi de onc. 40.15 maturatis per totum annum 3 ind. prox. pret. ratione d. onc. 2 annualium solummodo fuerunt solutae onc. decem et tt. viginti quinque per dictum de Savatterio pro eorum ratis et summis in tantum quod remanet debitor in unc. viginti novem et tt. viginti dictus de Manueli de onc. decem et septem per totum annum 3 ind. prox. pret. debitis ex causa interusuriorum dictae unc. unius annualis non solvit nisi tantum unc. sex et tt. viginti in tantum quod sup.dic. de Manueli quoque remanens debitor in alijs unc. decem et tt. decem.

Et ob id supradicta confraternitas reperitur creditrix dictorum de Gulpi et Manueli et per consequens dictorum fratruum de Savatterio qui non consignaverunt contractos predictos pro dicto de Manueli et obligaverunt eorum bona pro faciliori excutione dictorum reddituum assignatorum in unc. quadraginta po: ge:

Et non volens dicta confraternitas se dirigere contra bona dicti de Gulpi dictique de Manueli rationibus et causis supradictis et tanto magis  quia bona dicti de Gulpi fuerunt adiudicata et liberata per cedulam primi et secundi decreti ad istantiam s.dicti Ven: Conventus Santi Francisci pro interusurijs dictarum onc. 3 annualium sibi debitarum ut supra pro causa anteriori fuit propterea ad instantiam dictae confraternitatis causata executio in computum interusuriorum decursorum contra heredos et bona heredia dicti quondam Sebastiani Savatterio et interpositum primum decretum super vinea eius salm. duabus terrarum dictorum heredum in feudo Racalmuti et in contrata dello Sirruni tamquam de bonis specialiter obligatis per dictum quondam Sebastianum pro faciliori executione et annua consecutione dictorum reddituum pro ut patet in actis Curiae capitularis huius terrae Racalmuti die VI et VII februarii prox. pret. super quibus salm. 2 terrarum et vinea fuit facta oblatio per Carlum Torretta pro unc. triginta et expensis ad effettum faciendi novam subiugationem juxta formam Bullae ad rationem de quinque pro centenario et pro ut in margine dicti primi decreti sub die 13 februarij prox. pret. continetur et apparet.

Quibus peractis Franciscus Curto Cirami et Franciscus Salvaggio tutores dictorum filiorum et heredum dicti quondam Sebastiani Savatterio filius et heres dicti quondam Scipionis Savatterio,  s. Jacobus Savatterio et don Joseph Savatterio filii et heredes dicti condam Scipionis Savatterio consederantes dictam confraternitatem maximum fovere jus et se omnino teneri ad subiugationem dictorum decursorum et non posse diffugere executionem eorum contenti fuerunt potius cum dicta confraternitate se commodare quam litigare et de s. onc. 40 debitis per eos in solidum cum dictis de Gulpi et Manueli facere unam subjugationem dictae Confraternitati super omnibus eorum bonis ad rationem de quinque pro centenario  et expressius se obligare ad annuam soluptionem dictorum onc. duarum annualium assignatarum contra dictum de Gulpi et dictae unc. unius assignate contra dictum Manueli cum clausulis et conditionibus  infrascriptis et rogaverunt propterea Rectores et deputatos dictae ven. confraternitatis quatenus de s. oblatione se contentarent tamquam magis profiqua et utiliori pro ditta confraternitate quam non est oblatio fatta per dittum de Torretta quibus premissis fuerunt quoque in dicta Curia producti testes ad instantiam dictorum de Cirami et Salvaggio tutorum de mandato judicis  ... et fuit obtenta licentia...

Id circo hodie prefati Franciscus Curto Cirami, Franciscus Salvaggio junior Jacobus Savatterio et don Joseph Savatterio  .. vendiderunt et subiugaverunt  ...  ... Joseph La Mendula et Francisco de Acquista  veluti rectoribus ... dictae ven. Confraternitatis Sante Marie Jesus  ... uncias duas po: ge: annuales rendales  ..

Quas quidem unc. duas dicti de Savatterio imposuerunt oneraverunt submiserunt  ..

in et super una vinea consistente in miliaris tribus in circa cum salmis duabus terrarum vacuarum in circa dicti Jacobi Savatterio sitis et positis in territorio dictae terre Racalmuti et in contrata Serronis confinante  cum vinea heredum quondam Viti Lo Brutto et cum vinea don Francisci Sferrazza a lo Judio et cum clausuris nominatis delli Mendoli Amari ad presens possessis per Antoninum Tagliarino et cum clausura magistri Pasqualis de Neapoli et cum clausura heredum quondam Paulini Spatazza vendita dicto quondam Paulino per dictum Jacobum Savatterio et cum vinea et terris heredum quondam Beatricis de Arnone que primitus erant dicti Francisci Salvaggio iunioris et cum Ecclesia Sanctae Mariae Montis Serrati et cum calcaria et via publica et cum clausuris dictorum heredum dicti quondam Sebastiani Savatterio et aliis confinibus.

 

Item in et super vinea cum terris scapulis ad summam salmarum duarum et tt.lum quatuor in circa terrarum dictorum heredum quondam Sebastiani Savatterio sitis et positis in dicta contrata Serronis et dello Judio confinantibus cum s. clausuris dicti Jacobi Savatterio parte ex una et cum clausura et sommacco magistri Pasqualis de Neapoli et cum trazzeria nominata dello Rovetto et cum terris s. Don Joseph Savatterio partibus ex aliis et alijs confinibus.

 

Item super salma una et tt.lis undecim in circa terrarum vacuarum dicti don Joseph Savatterio sitis et positis in dicta contrata dello Judio confinantibus cum vinea et clausuris nominata delli mendoli Amari dicti Antonini Tagliarino et cum clausura Gerlandi de Gueli  [f. 208] supra via et cum vinea s. m.ri Pasqualis de neapoli et cum clausura heredum quondam Matthei Morreale dicto de Morreale vendita per dictum quondam Franciscum Savatterio et cum fontana et trazzeria nominata dello Rovetto et cum s. clausuris dictorum heredum dicti quondam Sebastiani Savatterio et alijs confinibus. ..

 

....

Testes Hyeronimus Mulè et angelus Martorana

Jo: Domenicus Sferrazza et Julianus Sferrazza

Ex actis not. Michaelis Angeli Morreale.

Ex actis curiae iuratorum ... Franciscus Ugus

 

ALLEGATO N.° 4


 

 

[229v]

8 marzo 1651

tt. 21

Francesco Macaluso Nuzzo alias Potighella

Contro il detto vi è contratto bullale di tt. 6.12 a f. 214

Joseph Gentile veluti procurator ven. confr. S. Marie .. dixit habuisse a Francisco Macaluso quondam Nuttii  ...

jus et causam a filis et heredibus quondam Scipionis Savatterio super quadam domo terranea in quarterio S. Margaritellae confinante ex parte retro cum domo not. Hieronimi Castrojoanne et a latere cum domo heredum Cosimi Lo Rè et ex alio latere in cantoneria cum viis publicis et in frontespitio domus Francisci Lo Ciciro ..

Testes Damianus Sferrazza et Antoninus Morreale

Ex actis not. Michaelis Angeli Morreale

 

ALLEGATO N.° 5


 

8 ottobre 1657

Hoggi paga don Franc. Savatteri

Testamur quod Franciscus Grillo concedit Gerlando Lo Sardo  et Vito Gagliano uti rectoribus ven. confr. s. Marie tt.5.10

in et super una vinea in 3 miliaribus cim suis terris in contrata Bovi confinante cum vinea Joseph La Matina alias Calello et cum clausura Antonij de Marchisia  et cum via publica et cum planta Joseph Bordonaro

Item in et super duobus domibus terraneis simul coniunctis et collateralibus in quarterio Montis seu Matricis Ecclesiae confinantibus cum domo Petri La Mendula que olim erat quondam Gregorij La Matina alias Calello et in frontispitio cortilis domorum Sebastiani de Amico

Testes Joseph Gentile Gerlando La Mendola

Ex actis not. M.A. Morreale

 

 

 

 

 

ALLEGATO N.° 6


 

MANSIONARI 1690

 

[DALL’ARCHIVIO VESCOVILE DI AGRIGENTO - REGISTRI VESCOVI 1689-1690 - F. 898 E SS.]

 

“Racalmuto - Concessione di insegne corali pei 12 mansionarii”

 

Nos frater don Xaverius Maria Rhini ex ord. min. reg. observantiae Sancti Principis nostri Francisci Dei et Sanctae Apostolicae sedis gratia Agrigentinus Regiusque Comitus etc:

Dilecto in Cristo filio Ill.ri Domino nostro D. Hieronimo del Carretto principi comiti terrae Racalmuti huius nostrae agrigentinae dioecesis et salutem in Domino et nostram episcopalem benedictionem.

 

Perillustres hae imperialis familiae, et antiquissimae nobilitatis genus, multiplica servitia, quae ad suorum perillustrium Antenatorum imitationem, invictissimo nostro Catholico Hispaniarum Regi in muneribus militaris campi ad bellum in revolutionibus Civitatis Messanae, et in bello regio Galliae evidenti cum tuae vitae periculo in fonte inimicorum tuis maximis dispensiis manutendo societates militum siculorum, alemannorum et calabriensium, et vicarij generalis prius in civitate neti, et postea in hac Civitate Agrigenti, eamque repartimentis toto d. belli et revolutionum tempore contra Gallos ad singularem benefitium, et huius regni hi tamen prestiti, et in diem prestare non curans (?), quorum intuitu à predicto invictissimo Rege pias (?) ceteras mercedes habuisti munus Pretoris predictae Siciliae regni et clavem auream uti illius eques; aliaque innumera laudabilia  merita nobis satis superque cognita nos inducunt, ut te specialibus favoribus, et gratiis prosequamur. Praemissa igitur prae oculis habentes in exequtione provisionis de ordine nostro factae in domo tuae suppicationis, tenore pretium Bullarum perpetuo valiturum concedimus facultatem, Reverendissimum Archipresbyterum et duodecim Mansionarios, et Chorales distributionarios à nobis eligendos, et qui pro tempore erunt in Sacra distributione de numero duodecim iam ex nostra facultate erecta et fundata pro divini cultus incremento, et Sanctissimi Purgatorii anumarum suffragio, per alias nostras Bullas expeditas sub die 12 Januarii currentis posse deferre capuccium sive Almutium sericum, quò ad rev.m Archipresyiterum et Vicarium nigri, et subtus rubri colorum, et quò ad alios nigri, et subtus violacii colorum..

 

Mandantes etc. ....

 

die 13 januarii 1690

 

Officiati

1.    Santo d’Acquista terrae Racalmuti (ex 12 coristi);

2.    don Antonio de Amico;

3.    don David Corso;

4.    don Vincentio Casuccio Racalmuti;

5.    don Francesco Pistone;

6.    don Nicolao Carnazza;

7.    don Filippo Cino;

8.    don Giovanni Sferrazza;

9.    don Francesco Savatteri;

10. don Pietro Casuccio;

11. don Vincenzo Castrogiovanni;

12. don Santo la Matina.

 

1.    don Caetanus Cirami (un casu vacationis mansionarium);

2.    don Fabritio Signorino (de suprannumerariis);

 

·      don Sthefanus Faija (soprannumerario della sacra distribuzione);

·      don Calogero Cavallaro (       ‘’               ‘’      ‘’         ‘’             );

·      don Pietro d’Agrò          (       ‘’               ‘’      ‘’         ‘’             ).


SOMMARIO

QUADRI PROSOPOGRAFICI:...................................................................................................................................

LA FAMIGLIA SAVATTERI DI...................................................................................................................................

RACALMUTO...............................................................................................................................................................

QUADRI PROSOPOGRAFICI:...................................................................................................................................

LA FAMIGLIA SAVATTERI DI RACALMUTO.....................................................................................................

Introduzione.................................................................................................................................................................

I Savatteri da Mussomeli a Racalmuto.....................................................................................................................

La pretesa nobiltà dei Savatteri............................................................................................................................

Il milite (?) Scipione Savatteri..............................................................................................................................

I Savatteri nel XVII secolo.......................................................................................................................................

Matteo Savatteri........................................................................................................................................................

Scipione Savatteri, ricco proprietario a ridosso della peste del 1624..............................................................

I Savatteri a metà del secolo XVII......................................................................................................................

PRETI E MONACI IN CASA SAVATTERI........................................................................................................

chierico Francesco Savattero (1608).............................................................................................................

Sac. Giuseppe Savatteri (1619-1654)............................................................................................................

Sac. Francesco Savatteri (1654-1712)...........................................................................................................

Ch. Stefano Savatteri (+1742)........................................................................................................................

Sac. Michele Savatteri ( +1756).....................................................................................................................

Sac. Michelangelo Savatteri (nato: 1696 + 1765).......................................................................................

D. Giovanni Savatteri (1713-1778)...............................................................................................................

Sac. Francesco Savatteri (operante dal 1731 a dopo il 1763)....................................................................

Sac. Giuseppe Savatteri e Brutto (1755-1802).............................................................................................

Diacono Gaetano Savatteri (+ 1809).............................................................................................................

Sac. Nicolò Savatteri (+ 1842)........................................................................................................................

Padre Carmelo Savatteri, carmelitano...........................................................................................................

Padre Elisio Savatteri, carmelitano................................................................................................................

La controversa questione del beneficio del Crocifisso..............................................................................

I Savatteri nel corso dei secoli................................................................................................................................

Dati sui Savatteri del ‘700...................................................................................................................................

Elenco dei capifamiglia nel censimento del 1753.......................................................................................

Dalla Numerazione delle anime del 1762.....................................................................................................

Dalla Numerazione delle anime del 1795.....................................................................................................

Censimento del 1809-1810.............................................................................................................................

Censimento del 1822........................................................................................................................................

I fratelli Savatteri, dopo l’Unità d’Italia............................................................................................................

Calogero Savatteri, notaio...............................................................................................................................

Avv. Gioacchino Savatteri, sindaco di Racalmuto......................................................................................

Gioacchino Savatteri, ufficiale in congedo..................................................................................................

ALLEGATO N.° 1.....................................................................................................................................................

ALLEGATO N.° 2.....................................................................................................................................................

ALLEGATO N.° 3.....................................................................................................................................................

ALLEGATO N.° 4.....................................................................................................................................................

ALLEGATO N.° 5.....................................................................................................................................................

ALLEGATO N.° 6.....................................................................................................................................................

 



[1] ) Giuseppe Sorge: Mussomeli - dall’origine all’abolizione della feudalità - Volume II - Edizioni Ristampe Siciliane, 1982 - pag.
 131.
 
[2]) Archivio di Stato di Palermo: Fondo Palagonia  n.° 631.
[3] ) Giuseppe Sorge: Mussomeli .. op. cit.  Vol I,  pag. 302 e segg..
[4] ) Luigi Siciliano-Villanueva. Raccolta delle Consuetudini siciliane (Documenti per servire alla storia di Sicilia, Serie 2a, Vol. IV, Fasc. I)
[5] ) E.N. Messana - Racalmuto nella storia della Sicilia - Canicattì 1969, pag. 104.
[6] ) Francesco Renda: La fine del giudaismo siciliano - Sellerio editore Plaermo 1993 - pag. 194.
[7] ) ibidem - Real Segreteria - Incartamenti - B. 3605. N.° 131
[8]) Aggiunte al diario di Filippo Paruta e di Nicolò Palmerino, da un manoscritto miscellanio segn. Qq C 28 in Diari della città di Palermo dal secolo XVI al XIX, per cura di Gioacchino Di Marzo, Vol. II - Palermo 1869, pag. 24 e ss.
 
[9] ) Riscontriamo negli atti di morte della matrice questa registrazione che ci illumina sulla figura di Sebastiano - sposato con una certa Bartola - cui tocca la sciagura di vedere morire un suo figliolo appena diciottenne: i funerali sono di riguardo: tariffa piena (tt. 5.10); è presente l'i’tero clero:
 
27
11
1653
Savatteri
Santo
18
Sebastiano e Bartola
S. Maria del Carmelo
5.10
Morreale Antonino presente clero
 
[10] ) P. Giordano Cascini : S. Rosalia, Vergine Romita palermitana  - Palermo  1651 - pag. 373.
[12] ) Girolamo M. Morreale, S.J. - Maria SS. Del Monte di Racalmuto - Racalmuto 1986, pag. 41.
[13]) ibidem - Real segreteria - Incartamenti - B. 3604.
[14]) ibidem - Real Segreteria - Incartamenti - B. 3605.
[15]) ibidem - Real Segreteria - Incartamenti - B. 3605.
[16]) ibidem - Real Segreteria - Incartamenti - B. 3605.
[17]) ibidem - Real Segreteria - Incartamenti - B. 3606
[18] ) Leonardo SCIASCIA Le parrocchie di Regalpetra - ed. Laterza 1982 Bari U.L., pag. 21.
[19]) Secondo l’elenco della Matrice sarebbe invero deceduto il 7 aprile 1650 a 52 anni (cfr. col. 3 n.° 62). Si rilevano però due inesattezze. Nessun dubbio sulla data di morte può sorgere stante il seguente atto della Matrice:
7
5
1650
Todaro
Giuseppe Sacerdote
sepolto nella chiesa di S. Maria del Monte
gratis
 
Sull’età del  Sacerdote Todaro è da precisare che era già chierico nel 1598 come risulta del tuo elenco:
4
1598
GIUSEPPE
TODARO
CHIERICO
12
1600
GIUSEPPE
TODARO
CHIERICO
9
1632
GIUSEPPE
TODARO
 
4
1634
GIUSEPPE
TODARO
 
e nella visita del 1608 è già sacerdote abilitato alle confessioni. Sono portato a pensare che il sacerdote sia morto settantenne e questo potrebbe essere il suo atto di battesimo:
26
12
1580
Todaro
Joseppi
Vincenzo Mastro
Violanti
 
[20] ) E.N. Messana Racalmuto .. op. cit. p. 220 e segg.; p. 222 e per Calogero Savatteri p. 224 e segg.. Inoltre p. 242; p. 245; p. 264; p. 266; p. 271; p. 273; p. 280 e segg. per la sindacatura di Gioacchino Savatteri; p. 316.
[21] ) Archivio di Stato di Agrigento - Inventario n. 18 - fasc. 23 (1869-70)

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