martedì 9 settembre 2014

P.S. Capisco che qualcuno dirà apocrifa questa lettera inviata al conte zio. Pazienza! Si sa i miti di famiglia non crollano mai.

Roma, 12 dicembre 1995

Carissimo Peppino,
con la trascrizione del documento del documento del Fondo Archivistico di Palagonia - Fondi Privati vol. n.° 636 (da pag. 372 a pag. 390), si conclude la mia trascizione del materiale fornitomi questa estate.
Resterebbe invero la “Confirmatio privilegi terrae Racalmuti pro Friderico del Carretto” [ff.1-12 del Fondo Palagonia vol. 630]. ma essa null’altro è se non la copia dei tanti privilegi  che abbiamo già visto nei “processi”.
Quanto all’importante documento del vol. 636, che riguarda la controversia tra Giovanni del Carretto ed il Monastero di Santa Rosalia di Palermo - controversia durata dieci anni, dal 1636 al 1645 - la faccenda mi richiama alla mente quanto avesti a scrivere sulla chiesa di Santa Rosalia di Racalmuto.
Hai invero riportato l’interessante notizia di Gioacchino di Marzo che qui trascrivo:
Da Giuseppe Nalbone: Santa Rosalia (dattiloscritto 1994): pag.  8: «Che i del Carretto fossero devoti a S. Rosalia è anche dimostrato dal fatto che le figlie del Conte di Racalmuto Girolamo, Margherita e poi Diana, Ippolito, Giovanna, Emilia, fondarono in Palermo, intorno al 1643, un Monastero intitolato alla Santa, sotto le regole di S. Benedetto, eretto di fronte alla Chiesa Parrocchiale S. Giovanni dei Tartari, e completato poi dal fratello Aleramo, nella sede dove don Giovanni Bonfante sacerdote palermitano, nel 1625, aveva già istituito sotto lo stesso titolo un conservatorio di donzelle (Gioacchino di Marzo. Biblioteca Storica Letteraria vol. XIII pag. 287)..
Secondo te, questo nuovo documento su Santa Rosalia di Palermo aggiunge solo qualcosa o modifica in parte quanto scrive il di Marzo?
Passando ad altro argomento, su Giovanni del Carretto del presente contratto abbiamo bizzarre elucubrazioni di tanti araldici e di molti storici racalmutesi. Ne annoto alcune:
Ex dicto don Hieronymo natus fuit illustris don Joannes de Carretto et de Viginti Milijs filius primogenitus qui duxit in uxorem illustrem donnam Mariam Branciforte filiam legitimam et naturalem quondam illustris don Nicolai Placidi Branciforte, principis Leonfortis, et Catharinae Branciforte, Barresi et Santapau. (da PALCLE.DOC)
Il terzo Girolamo, che era andato a cacciarsi in una congiura contro la sovranità di don Filippo IV, grazie ad un servo di nome Mercurio e al gesuita padre Spucces cui il servi svelava la trama, moriva giustiziato a Palermo, in buona compagnia di nobili e di giureconsulti;[ errore: Girolamo per Giovanni] [Da Leonardo SCIASCIA Le parrocchie di Regalpetra - ed. Laterza 1982 Bari U.L., pag. 19]
Da LA MORTE DELL'INQUISITORE [Pubblicato assieme alle Parrocchie di Regalpetra, prima citato - p. 182-3
I del Carretto non avevano vita lunga. E se il secondo Girolamo era morto per mano di un sicario (come del resto anche il padre), il terzo moriva per mano del boia: colpevole di una congiura che tendeva all'indipendenza della Sicilia. E non è da credere che si fosse invischiato nella congiura per ragioni ideali: cognato del conte di Mazzarino per averne sposato la sorella (anche questa di nome Beatrice), vagheggiava di avere in famiglia il re di Sicilia. Ma l'Inquisizione vegliava, vegliavano i gesuiti; e, a congiura scoperta, il conte ebbe l'ingenuità di restarsene in Sicilia, fidando forse in amicizie e protezioni a corte e nel Regno. Una congiura contro la corona di Spagna era però cosa ben più grave dei delittuosi puntigli, delle inflessibili vendette cui i del carretto erano dediti.
[Da San Martino Spucches] 3. - Girolamo del CARRETTO VENTIMIGLIA s'investì della Contea, Terra e Castello di Racalmuto. a 14 agosto 1610 (R. Cancelleria VIII Indiz. f. 458)), per la morte di Giovanni suo padre. Sposò Beatrice BRANCIFORTE e BRANCIFORTE, di Giovanni BRANCIFORTE BARRESE, secondo-genito del P.pe di BUTERA FABRIZIO e di Giovanna BRANCIFORTE LANZA (Raccuja). Questo conte prese parte alla congiura di alcuni nobili palermitani e di una classe eletta di intelligenti (1649) tendente a ristabilire in Sicilia un Re proprio, e curare la sua indipendenza. Di essa parla diffusamente Giovan Battista CARUSO nelle sue Memorie Storiche di Sicilia, volume II, parte III, pag. 132 e seguenti. Scoperta la congiura, il Conte di Racalmuto fu dichiarato reo di alto tradimento e giustiziato nel regio Castello di Palermo a 26 frabbraio 1650 (AURIA, Diario Palermitano). Subirono la stessa infelice sorte Antonino del Giudice e Giuseppe Pesce, famosi giureconsulti, l'Abate Giovanni Gaetano, fratello del Principe del Cassaro ... I beni di quest'ultimo furono confiscati.
[cfr. Diari della Città di Palermo a cura di Gioacchino di Marzo - Vol. III - pagg. 358 e segg.]
Eugenio Napoleone Messana: Racalmuto nella storia di Sicilia pagg. 126-135
Tinebra Martorana : pag. 132 che trae le notizie dal Caruso :”Il cronista Caruso narra in questo modo l’avvenimento: ...”
Da ultimo ci si è messo il compianto padre Salvo scricendo a pag. 26:
«La famiglia del Carretto .. si estinse con Girolamo IV, il cui padre Girolamo III fu decapitato per aver congiurato contro il Re delle Due Sicilie Filippo IV..»
E.N. Messana fa una bella frittata in proposito: un merito, però ce l’ha: parla di due documenti rinvenuti all’Archivio di Stato di Palermo: uno lo trascrive; dell’altro fornisce solo alcuni dati.
Ad ogni buon conto, è certo che il lungo fascicolo del fondo Palagonia faccia piazza pulita di tante fandonie. Così almeno io la penso.
Tra l’altro scopriamo di chi era figlia la moglie di Giovanni del Carretto e precisamente di quel Nicolò Placido Branciforti che trovo nientemeno in una vecchia guida del Touring Club del 1968 sulla Sicilia. A pag. 347 si legge, per Leonforte:
«Leonforte cittadina .. fondata al principio del ‘600 dal principe Nicolò Placido Branciforti..»
La faccenda che il conte Giovanni del Carretto fosse “cognato” del conte di Mazzarino è trattata dal Tinebra (pag. 132) che la trasse dal Caruso. Il testo di quest’ultimo non ho avuto ancora modo di consultare a questo proposito. Sciascia aderisce a tale tesi. A quei tempi era conte di Mazzarino un Branciforti. Costui non sposò certo Dorotea, l’unica sorella di Giovanni del Carrettoche l’altro era Marchesa di Geraci: [pro comitatu Racalmuti et Baronia Gibellini, filii filiaeque donnae Dorotheae Carrecto Marchionissae defunctae Hieratij et praefati d.ni Joannis Comitis Rahalmuti sororis - f. 267 v.].. Allora ebbe a sposare una sorella della moglie (che era Maria Branciforti figlia di Placido). Consta così pure a te?
Tanti problemi, dunque, che il fondo Palagonia suscita anche in tema di chiese e parentele dei del Carretto.
Tuo aff.mo
Calogero Taverna
P.S. Capisco che qualcuno dirà apocrifa questa lettera inviata al conte zio. Pazienza! Si sa i miti di famiglia non crollano mai.

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