domenica 20 luglio 2014

Garcia Lorca. IL CAPRONE



IL CAPRONE

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IL GREGGE DI CAPRE è PASSATO
ACCANTO ALL'ACQUA DEL FIUME
NELLA SERA DI ZAFFIRO ROSA,
CHE E' PIENA DI ROMANTICA PACE,
guardo
il gran caprone.
Salve, muto demonio!
sei il più forte
degli animali
Eterno mistico
d'inferno
carnale ...
Quanto incanto
nella tua barba,
e nella fronte così spaziosa
o rude don Giovanni!
Che grande accento è nel tuo sguardo
mefistofelico
e passionale!
Vai per i campi
con il tuo gregge,
dove sei stato fatto eunuco,
tu che sei un vero sultano!
La tua sete di sesso
non si placa mai;
imparasti bene
dal padre Pan!
La capra ti segue lentamente
innamorata ed umile;
ma sono insaziabili le tue passioni;
la vecchia Grecia
ti comprenderà.
Oh essere di profonde leggende sante
di deboli asceti e Satanassi
con mansuete fiere e profonde grotte,
alla cui ombra ti videro
soffiare la fiamma
del sesso.
Caproni cornuti
dalle brave barbe!
Nero concentrato di medioevo!
Voi siete nati con Filommeide
dalla pura schiuma di mare,
e le vostre bocche
l'adularono
sotto lo splendido ammasso di stelle.
Venite dai boschi pieni di rose
dove la luce è uragano;
venite dai prati di Anacreonte,
pieni di sangue dell'immortale.
Caproni!
siete metamorfosi
di vecchi satiri
ormai perduti.
Siete prodighi di lussuria vergine
come nessun altro animale.
Illuminati del mezzogiorno
Attenti,
ascoltate
là dal fondo delle campagne
il gallo che quando passate
vi dice: Salve!
[Garcia Lorca]

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