mercoledì 25 giugno 2014

a Racalmuto, inventato l'esproprio consensuale

Ho letto e riletto questa lettera e mi sono domandato, imbarazzatissimo: ma se ad essere sindaco ero io o assessore come credo di averne titolo, come risolvevo una così complessa questione? Mi dispiace per il direttore Terrana, ma non vi sono soluzioni tecniche. E neppure giuridiche e neppure di equità. Le cennate ordinanze mi paiono decadute oltre che illegittime. In questione qui vi è un edificio a doppio vincolo: orbita nel centro storico e soprattutto è indubitabilmente un palazzo storico, che non  si può certo abbattere con una sapiente carica di tritolo, In via normale bisognerebbe fare ricorso alla famosa norma dello scuci e cuci. Ve l'immaginate voi i costi! E chi in grado di sostenerli.? Forse solo un'entità pubblica quale un Comune o una Provincia. Con quali fondi? Forse anche qui potrebbe essere praticabile la via - che mi fa però storcere il muso - per l'acquisizione e il rifacimento che si è seguita per il Castello Chiaramontane, sempre che si possa ripetere quello strano istituto inventato lì per lì dai nostri ingegnosi amministratori dell' esproprio consensuale (sic!), E l'interesse pubblico? Via, perché non pensare ad una casa di accoglienza dei nostri fratelli del terzo mondo: Invece di sperperare fondi pubblici e euro CE per i furbastri di Grotte o per faraonici progetti di inverosimili monumenti al camposanto per i caduti in mare, qui l'opera sarebbe meritoria, sempreché naturalmente si evitino i  solititi sperperi valutativi e progettuali. Troppe complicazioni comunque per una soluzione davvero ardua. Non vedo borgomastri con le palle che non si lascino intimidire dalle difficoltà o dai rischi (invero tenui) per la straordinaria amministrazione; abbiamo solo fiorellin del prato pronti a fuggire da ogni incombenza appena rischiosa; come dire persone amabili  inidonee a scelte appena complesse quali il governo di un Comune sforna a iosa quotidianamente.

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