mercoledì 28 maggio 2014

botta e risposta Lillo contro Tanu

Il voto di Racalmuto: cinque insegnamenti per chi ha vinto e per chi ha perso
di Gaetano Savatteri | 27 maggio 2014

 



Dopo tre anni di commissariamento ritorna la vita amministrativa. Emilio Messana non è un sindachino, ma un sindaco legittimato dal voto. Un consiglio comunale interamente rinnovato, penalizzati gli uscenti. Senza peso i perdenti, rimasti fuori dal podio a due. La lezione che viene dalla urne.


Emilio Messana è il nuovo sindaco di Racalmuto. Era dal 23 giugno 2011 che il paese non aveva più un sindaco, dopo le dimissioni di Salvatore Petrotto. Tre lunghi anni di commissariamento, prima quello regionale e in seguito quello disposto dal governo per infiltrazioni mafiose. E ora questo voto che insegna cinque cose.
Emilio Messana si insedia in Comune
Emilio Messana si insedia in Comune (Foto Salvatore Alfano)
Primo: adesso c’è un sindaco, non un sindachino. Eletto con il 35,33 per cento dei voti, in una competizione elettorale con una discreta affluenza alle urne, Messana è pienamente legittimato dal voto. Nonostante sei candidati alla poltrona di primo cittadino, i 1437 voti per lui e i 1756 per la sua lista, rappresentano un considerevole capitale di fiducia. Non ha vinto sul filo di lana, ma con un distacco di quasi quattrocento voti dal suo avversario prossimo.
Secondo. Il rinnovamento c’è stato. Se ai voti della lista Messana si aggiungono i 1200 e passa voti andati alla lista di Carmelo Borsellino, significa che il nuovo consiglio comunale si insedia con un consenso che ha coinvolto oltre la metà dei votanti.
Carmelo Borsellino si congratula con Messana
Carmelo Borsellino si congratula con Messana (Foto Salvatore Alfano)
Il buon successo della lista di Borsellino, considerata “debole” perché non presentava né esponenti politici radicati, né consiglieri comunali uscenti, né delfini designati da gruppi o movimenti specifici è un altro segno di novità. Ma su ogni cosa si impone il fatto che gli elettori hanno penalizzato fortemente chi faceva parte del precedente consiglio comunale, ritenuto, a torto o a ragione, causa politica di molti mali del paese, compreso lo scioglimento per mafia.
Perfino nella scelta delle preferenze, l’elettorato non ha voluto premiare alcuni consiglieri uscente come Carmelo Collura, candidato con Messana, che è rimasto fuori. Ma, ancor più clamorosamente, non ha dato fiducia alla lista guidata da Biagio Adile che si era trasformata nel contenitore di sei ex consiglieri comunali e che si è piazzata al quarto posto con poco più del 15 per cento dei voti. Il nuovo consiglio comunale è praticamente tutto nuovo, rispetto al passato, tranne per uno o due esponenti con un’esperienza amministrativa o consiliare.
Terzo. Le donne hanno vinto. La loro presenza ha reso migliore la campagna elettorale. Se ci sono stati toni civili, lontani dalle contumelie e dagli insulti del passato, grande merito, secondo me, va reso alle donne che hanno dato entusiasmo, freschezza e serietà di accenti al confronto. Otto di loro entrano in consiglio comunale, quasi la metà. Il voto di genere è stato utile: porta esperienze che per troppo tempo erano rimaste congelate ai margini del dibattito politico, dà energie nuove a vecchi riti consunti.
Quarto. Ridimensionate le ambizioni. Il nuovo sistema elettorale maggioritario ha tagliato via di colpo molte ambizioni. Ormai è chiaro che in una competizione che prevede un podio solo per il primo e per il secondo, è inutile gettarsi in avventure senza sbocco. Partecipare non serve a niente, soprattutto per chi pensava di poter contrattare qualcosa. Senza ballottaggio e senza proporzionale, chi resta fuori non ha più voce: non pesa niente.
Emilio Messana con consiglieri e assessori (Foto Salvatore Alfano)
Emilio Messana con consiglieri e assessori (Foto Salvatore Alfano)
Generosi salti in avanti, come quello di Angelo Cutaia che ha deciso la sua candidatura pochi giorni prima della presentazione delle liste, non portano risultati perché forse sono stati avvertiti come repentini e non chiaramente motivati.
Più complessa la lettura del flop elettorale del Movimento 5 Stelle di Racalmuto che pur avendo davanti una prateria di voti (e i 1200 consensi al M5S alle Europee lo dimostrano) ha  attirato sul proprio simbolo per le amministrative solo un sesto dei voti espressi alle Europee per il movimento di Beppe Grillo, cosa che sembra la prova di uno scarso radicamento nel paese.
Quinto. Adesso coinvolgere gli esclusi. Se non hanno peso i candidati sindaci e consiglieri comunali rimasti fuori dal podio, pesano invece gli elettori (e di questo il sindaco, la giunta e il consiglio comunale devono tener conto) per evitare che quattro cittadini su dieci che hanno votato per le liste perdenti si sentano estromessi dalle vicende amministrative e politiche. E’ necessaria una politica di inclusione, soprattutto tra chi già si è sentito escluso in questi tre anni di gestione commissariale e che adesso non può più essere tenuto al di fuori della vita quotidiana del paese.
 Queste sono solo alcune prime considerazioni. Il voto non ci lascia solo queste cinque cose, ma molte di più. Ma ci sarà il tempo di parlarne nei prossimi giorni. Per il momento, buon lavoro al nuovo sindaco , agli assessori e ai consiglieri comunali. La gente di Racalmuto si aspetta molto da voi. Non deludetela perché non ve lo perdoneranno.
Calogero Taverna Rispondi
28 maggio 2014 a 0:47

Stanno esplodendo polemiche incandescenti e eccovi una soave esposizione di quello che in filosofia si chiama post hoc propter hoc. E’ una narrativa alquanto tautologica. Solo che qui o là affiorano visioni politiche ed opzioni culturali preoccupanti. Se questa è la intellighentja politica di chi in fondo ci ha trascinato in questo triennio di necrosi civile ed economica, io mi preoccupo. Malgrado Tutto da foglietto olim sciasciano deve tornare a quelle belle analisi e coraggiose denunzie di un tempo. La camomilla non serve.

 

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