venerdì 18 aprile 2014

Storia di un prete imprenditore nella Racalmuto dell’Ottocento
Il padre Antonino Burruano non fu certo un prete esemplare della Racalmuto ottocentesca: tutto preso da enfiteusi, miniere di zolfo, francesi ed inglesi, re borbonici, calcheroni, sconfinamenti nel sottosuolo del Dammuso, mulini d’Ercaro e di San Mattè, ed anche amanti prolifiche, fratelli maldestri, padre gravato da figlioli non eccelsi e tante figlie femmine da maritare ed altre beghe, cause, rapporti di mal vicinato ed altro ancora (prima di una peste esiziale contratta a Palermo), aveva ben poco da dedicare agli uffici divini (meno le messe per i morti dei legati a suo beneficio ed anche a suo carico) ed ai doveri verso il suo abito talare, che spesso non portò o portò trasandatamente.


Il mio carissimo amico Giuggiu Di Falco (clericale intelligente ma intransigente) ebbe a passarmi un documento fotocopiato dagli archivi dell‘ufficio del Registro, che dirigeva, ed ebbe a passarmelo più a discarico della sua invero adamantina coscienza che per scambio della nostra culturale ricerca sulla storia di Racalmuto.

Ed io protervo – cattolico non credente – mi premuro qui di pubblicarlo, impavido dinnanzi a rischi di scomuniche ecclesiali.



 

 

 

 

 

 

 

 

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