lunedì 24 febbraio 2014

Tenente Federico di Vita nato a Racalmuto il 25 marzo 1899, caduto nella guerra di Etiopia. Medaglia d'Argento alla memoria


Nelle carte fornitemi dal prof. Di Vita leggo: Federico Di Vita cade appunto durante la battaglia del Lago Ascianghi, a Passo Mecan, combattendo con gli intrepidi ascari del IV battaglione "Toselli". Per inquadrare il contesto storico militare e ubicare il sacrificio di quella nobile vita racalmutese, riporto qui sopra dati e note prese da WIKIPEDIA.



La battaglia del lago Ascianghi è stata combattuta dopo la battaglia di Mai Ceu, ed è stata l'ultima combattuta durante la guerra d'Etiopia. Lo scontro ebbe luogo il 2 aprile 1936 e vide le forze del Negus Haile Selassie sconfitte dagli italiani.


Antefatti[modifica | modifica sorgente]

Hailé Selassié, dopo la sconfitta di Ras Immirù, radunò la propria guardia imperiale e mosse verso nord, incontro all'esercito italiano. Gli italiani si diressero verso la conca di Mai Ciò e, giunti prima dei loro avversari, si occuparono di predisporre le fortificazioni e di disboscare il terreno. Il 31 di quello stesso mese (1936), all'alba, gli abissini attaccarono gli alpini della "Pusteria" ma furono bloccati e infine respinti, ma la guardia imperiale riuscì a conquistare diverse posizioni. Il contrattacco italiano fu portato dagli ascari del IV Battaglione "Toselli" a cui si affiancarono poi gli stessi alpini. La battaglia terminò con gravi perdite per entrambi gli schieramenti.
Il giorno seguente Hailé Selassié ordinò la ritirata verso Dessiè, perdendo numerose truppe, decimate dalla popolazione locale in rivolta.[2] Presso Lalibela le truppe abissine furono attaccate anche dagli Azebo Galla.
Il 15 aprile il generale Alessandro Pirzio Biroli occupò Dessiè.

La tragica ritirata[modifica | modifica sorgente]

Nella notte del 2 aprile, il Negus infine decise di ordinare la ritirata. Le colonne di soldati in ritirata si fermarono per tutto il giorno successivo presso le rive del lago Ascianghi e gli altipiani di Quoram. Hailé Selassié, indossando un pith helmet e cavalcando un cavallo bianco, iniziò la propria ritirata in maniera ordinata, ma gli Azebo Galla incominciarono ad attaccare i fianchi dell'esercito etiope e, oltre a ciò, seguirono alcuni bombardamenti da parte della Regia Aeronautica. La Guardia Imperiale, parte della retroguardia al comando dell'Asmach Getachew, perse il doppio degli uomini morti il giorno della battaglia.[3]
Successivamente, il 3 aprile, le colonne etiopi raggiunsero Quoram e i sicuri altopiani che circondano la città. Giunti in questo luogo molti soldati si allontanarono, rendendo ancor più evidente la disorganizzazione dell'esercito africano.[3]
La mattina del 4 aprile 20.000 etiopi oltrepassarono le pianure presso il lago Ascianghi e vennero nuovamente attaccati dagli italiani, che effettuarono bombardamenti utilizzando armi chimiche che inquinarono le acque del lago rendendole inutilizzabili. In poco tempo si dice che il lago si riemp di cadaveri di etiopi che galleggiavano e che, di fronte a questa visione, il Negus decise di ritirarsi non appena ve ne fu l'occasione.[4]

Il pellegrinaggio a Lalibela e i piani per l'insediamento a Dessié[modifica | modifica sorgente]

Gli etiopi a questo punto progettarono di accamparsi a Dessié. Il principe ereditario Asfa Wossen era stato inviato in quel villaggio per costituire un nuovo esercito insieme al Shum (governatore) Wadajo Ali ed al Fitawrari (comandante della guardia avanzata) Fikremariam. Wadajo Ali fu de facto il vero governatore di Wollo e Fikremariam comandò la guardia a Dessié. Fu in questa occasione che vennero accumulate munizioni e provviste per protrarre le operazioni belliche a nord.[5]
Prima di recarsi a Dessié, l'Imperatore decise di compiere un pellegrinaggio alla città santa di Lalibela assieme agli Abuna (abati) copti Petros e Gabre Giyorgis, al Ras Kassa, al Dejazmach Adafersaw Yenadu, al Dejazmach Wondosson Kassa ed al Dejazmach Aberra Kassa. Dal 12 aprile[6] l'Imperatore trascorse tre giorni in preghiera.[7] Il 15 aprile, Hailé Selassié lasciò Lalibela e si riunì all'esercito che marciava verso Dessié. A Magdala l'Imperatore apprese che il principe ereditario aveva abbandonato Dessié il 14 aprile senza aver sparato un colpo e che la stessa città era stata occupata dagli eritrei. Le colonne di soldati del Negus pertanto si portarono a Worra Ilu, ma anche qui apprese che la città era stata catturata. Con una marcia a tappe forzate, l'Imperatore si portò a Fiche nel Salale.[6].
Il 20 aprile, il maresciallo Badoglio si spostò a Dessié. Qui fu accolto da grandi lenzuola, appese sulle case per decorare le strade della città appena conquistata, su cui era scritto: "Il Falco è volato via."[5]

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. ^ a b Barker 1971, 97
  2. ^ Domenico Quirico Lo squadrone bianco Edizioni Mondadori Le Scie 2002 p. 321 "Il massacro più metodico e orribile subito dall'esercito di Hailè Selassiè non lo compiono i nostri ascari, gli aeroplani o i gas di Badoglio, ma gli Azebo Galla e gli Zabagnà che fanno a pezzi, derubano ed evirano migliaia di guerrieri intenti penosamente a tornare a casa. E questo per rubare loro il fucile, i talleri che hanno in tasca, un mantello più colorato, un muletto, e per saldare i vecchi conti. Sono loro che hanno sgozzato il vecchio signore della guerra, ras Mulughietà, mentre affranto, vegliava il corpo del figlio, anch'egli vittima di quegli instancabili sciacalli."
  3. ^ a b Mockler, p. 121.
  4. ^ Barker, p. 105.
  5. ^ a b Mockler, p. 122
  6. ^ a b Barker, p. 106
  7. ^ Mockler, p. 123

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]


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