domenica 12 gennaio 2014

Qualche tempo fa

Ape Maga
Calogero, A di Audacemente sono io.
Raramente mi capita di leggere pensieri divergenti che siano anche intelligenti, seppure irati... quindi, grazie a te per l'attenzione.
Serena notte.
.Calogero Taverna
Non credevo di essere in preda all'ira. Solo che questa faccenda dei maschi sempre colpevoli, flosci, insignificanti e le femminucce plurilustri sempre umiliate ed offese, usate senza contropartite, concupite soltanto per il frettoloso piacer nostro, mi torna un po' uggiosa. Par condicio, vivaddio!
Ape Maga
Viva l'anima, Calogero. Quella che non mente, non si nasconde, non tace. Maschio o femmina che sia.
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Ora ti lascio. La mia anima ha bisogno di silenzio e pace.
.Calogero Taverna
Quale anima secondo te (sono diventato romano e il tu da noi è d'obbligo) si mostra scoperta e schietta. Ma se noi mentiamo a noi stessi. Il subconscio e il superIo, l'Es e l'Ego non son poi frottole, anche se c'è molto falso nelle scuole di Vienna.
Ape Maga
Certo. Noi mentiamo persino a noi stessi. Ma ne abbiamo consapevolezza. E questo significa che conosciamo bene la nostra 'anima' e siamo capaci, sebbene raramente, di renderla schietta e 'nuda'.
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Calogero Taverna
Una donna, specie se bella donna, è meglio che la sua anima la tenga nascosta sotto gli avvenenti veli del suo diuturno truccarsi. Non sono bigotto, tutt'altro ma comprendo santa romana chiesa specie se considera quest'altra metà del cielo una sulfurea distesa di simiae diabuli, protese tutte - meno la dantesca vergine madre - a dannare noi ingenui figli di mamma- Oh! come sono stato felice quando qualcuna di codeste diaboliche scimmie (purché di bell'aspetto) ha deciso di indurmi al "peccato". Avrà dannato la mia anima ma ho reso beato il mio corpo.
Calogero Taverna
Un mio grande concittadino Leonardo Sciascia, divino nello scrivere, rimasto a mio avviso "rondista" anche dopo la sua dichiarata abiura, non sempre però stralucido nei concetti, ebbe a scrivere: "Comunque la donna possa dentro di sé e per sé cambiare in rapporto a quel che di nuovo e di diverso viene giustamente conquistandosi, mai arriverà a mutare nell'uomo, per l'uomo, il fatto di essere nell'amore, al vertice dell'amore, la porta del nulla. Questo farà sì che sempre sarà dall'uomo innalzata o degradata, innalzata e degradata: mai portata e tenuta come "compagna" abusatissima parola che mai è stata vera. Potrà soltanto, a tentare una definitiva liberazione, negarsi all'amore dell'uomo; come pare si indirizzi qualche esile ramo del femminismo. Ma negarsi non soltanto all'atto dell'amore (ché saremmo ad Aristofane), ma all'amore: facendo cioè in modo che nell'uomo si cancelli il pensiero dell'amore, e quindi l'istinto. Al che si può arrivare, per come siamo arrivati. Ma resta da vedere se con ciò non finirà con negare se stessa o con restare, come l'Orlando della Woolf, a un incompiuto, mai compiuto, poema." (da NERO su NERO)
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Calogero Taverna
Sciascia - non si può negare che grondi di cupa misogenia - è qui arduo quanto profondo, non ama la DONNA. Fu pervicacemente astretto alla moglie, tenero ed amabile con le due figlie, come Pirandello con Marta Abba, ecco un altro figlio dell'agrigentina terra che ha peccaminoso quanto casto trasporto per la Sellerio, e fotografi di corte lo ritraggono persino con occhio cupido verso l'appariscente retrobottega femminile. Misogeno quasi quanto me, quanto ogni buon racalmutese di antico lignaggio che giammai fa assurgere la moglie ad amante e si limita solo a concupire la moglie del vicino o dell'amico - e forse diviene persino audace - o si accontenta di sortite nicomedee nelle lontane terre vicine.
.Calogero Taverna

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