martedì 10 dicembre 2013

Le prefiche del Serrone

Solo che Tammasi di Lampedusa era un grandissimo scrittore, io uno - a dire il vero molto incazzato per tutta questa ipocrisia imbroglio stoico marpioneria da sagrestani  però - che scarabocchia alla meglio. Di analogo con il grandissimo scrittore è che anche io quelle atmosfere là le ho vissute ed ance sulla mia pelle. Capisci, tu che sei medico, che rabbia vedere quelle schizzinose  nobilotte coetanee  che sembravano bellissime, riottose  a mostrarci i seni (magari) ma solo quelle estive vesti tenute da ammiccanti bretelle. I seni avevano invece voglia di sbatterleci in faccia le "popolane" che in campagna stavano nei pagliai. Non so se ai tuoi tempi c'erano ancora. Erano sporchette e forse le loro rotondità giovanili essere più allettanti oche che più agevolmente ghermibili; mai il pensiero era per quelle schizzinose che venivano da Caltanissetta. A vederle ora (ma molte sono morte) sono insulse vecchiette  grinzose  che molto si sono sacrificate all'arricchimento oltre misura.  Finito lo sproloquio credo che la sferrazzesca chiesetta del Serrone vada salvaguardata (del resto anche l'ing. Cutaia fa capire che un conto è tracciare linee e curve su planimetrie, un conto è realizzare, e quella chiesetta resterà lì per qualche altro secolo avvenire a prescindere da tutto questo protestare di prefiche o falsi amici delle ignote a tradizioni paesane.
 

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