giovedì 24 ottobre 2013

Il tenore Puma e Giuseppe Di Stefano


Il tenore Puma fu davvero un grande tenore. Direi che non ebbe mai, finché calcò i palcoscenici lirici di mezzo mondo, cali vocali, défaillance, declini  delle corde vocali. Ancora in forma si ritirò nell'insegnamento. Ebbi varie volte ad incontrarlo nella sua scuola al piano terra con giarinetto alla Nomentana qui a Roma. Possenti - taluno anche di corpo -  aspiranti tenori asiatici, come dire coerani o della Cina isolana, pendevano dalle sue labbra e lui ancora possente a contare il passaggio, a cercare di inculcare la giusta dizione italiana dei non agevoli fraseggi del Rigoletto o Traviata o Cavalleria Rusticana. Era bravo anche come insegnante. Insieme a Rosario Messinese, sempre più mistico, sempre più religioso, lo seguivamo anche noi come discepoli. Apprendevamo,ci spiegava, ci faceva capire. Era musicalmente liricamente addottrinato il tenore Salvatore Puma Pagliarello.  Si commosse quando gli lessi l'intervista che il fratello, ultimo arciprete degno di Racalmuto, mi aveva rilasciato. Totò Puma era anche un sentimentalone. Si commuoveva subito. Gli era proprio entrato dentro il melodramma dai sentimenti facili spesso lacrimevoli.
Verso l'occaso della sua carriere non venne molto scritturato il tenore Salvatore Puma: non faceva parte di caste. congreghe, camarille. Non aveva vecchie contesse, o smunte grandi attrici in declino o glorie al tramonto della lirica  a proteggerlo a segnalarlo ad imporlo. Il mondo della lirica è come tante altre frange dell'arte, così: protettivo. Ma io l'apprezzavo appunto per questo, per la sua adamantina refrattarietà al compromesso, all'asservimento. Il suo amico anche se più anziano conterraneo Giuseppe Di Stefano - che non voleva saperne di abbandonare anche quando le orde vocali avevano ceduto come può intuirsi da questa registrazione You Tube che riportiamo - lo avrebbe voluto come voce occulta dietro le quinte mentre lui fingeva sul palco di cantare. Puma naturalmente non ne volle sapere. Aveva dignità, anche se forse ne avrebbe potuto incassare di soldi.
Uscito molto presto dalle esibizioni teatrali, non ebbe quindi modo di fare delle buone registrazioni. Ne aveva pochine e mi pare siano andate disperse. Da un vecchio registratore suonava nel suo studio alla Nomentana una antica registrazione di un'opera minore che aveva diffuso alla RAI dei primordi. Un incanto. Chissà dove è andata a finire. Gli renderebbe giustizia.



http://www.youtube.com/watch?v=XX88_0GD2DU

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