mercoledì 11 settembre 2013

Leggo una pagina di Leonardo Sciascia (La corda pazza).

Leggo una pagina di Leonardo Sciascia (La corda pazza).

.... forse soltanto Greco, oggi poteva rendere attraverso la rappresentazione in figure, intatto il senso dell' "Ars amatoria:" quell'erotismo objectal compatto e luminoso come un corpo celeste in cui la donna si inscrive e in cui il piacere in se stesso ruota e si inebria librato sulle passioni e sulle angosce, intangibilmente sereno e armonioso; quella saggezza erotica insomma, in cui le componenti fisiche e psichiche dell'amore perfettamente si equilibrano e le prescrizioni tattiche e strategiche - d'ordine psicologico, comportamentale, cosmetico e positionnel - non dicono di una guerra ma di un gioco. Il gioco dell'amore: di quando l'amore non era legato alla morte e al male.

Da Ovidio bisogna fare un salto sino a Boucher. [...] In Boucher la dea dell'more non nasce dal mare ma dal letto; e il suo trionfo è tutto in un lenzuolo che i putti sollevano da lei, svelandola nuda ad una specie di conversazione tattile (lo schema compositivo fa un po' pensarealle sacre conversazioni). Il mare, in basso nell'ovale, èrappreso in pura decorazione; tanto Boucher, voleva tenersi sicuro da quella agitazione che appena qualche annodopo comincerà a trascorrere nel mondo di Fragonard



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Postfazione del tutto personale

Se non si ha DNA distillato in milioni di anni in questa tortuosa landa di un altipiano su cui si sparge un paesino dal brutto nome arabo, Racalmuto, se non si sogna contorti, se non si brama in un impotente lussurioso peccare, se non si è iniziati alla vita del sesso tra velleitari giochi al dottore e onanismi sotto rudi lenzuola, non  si scrive così, o non si pensa così o non si muore così.

Mi accusano spesso di fare molto ricorso a Sciascia, a scritti di Sciascia, a visioni di Sciascia, io che pur dovrei essere l'opposto di Sciascia, il nano a fronte del sardonico gigante. A prima scusante, il mio Sciascia non è quello degli amici della noce, o degli implumi aspiranti al verseggiare o allo scrivere in evirata prosa d'arte. In seconda battuta, vi sono le ataviche leggi della simiglianza che me lo impongono.
 

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