venerdì 19 luglio 2013

Sono stato zittito ... infatti!

Regalpetra Libera Racalmuto La parole di Paolo Borsellino: "Non ci conoscevamo di persona, è la prima volta che lo incontravo in vita mia. Iniziò a parlare dicendomi del suo articolo sul «Corriere», mi disse che era stato travisato, strumentalizzato dalla malafede di molti, che lui non aveva l’intenzione di indicarmi come professionista dell’antimafia".

  • Calogero Taverna Manca la controprova. Audita una et altera parte. L'ho sentito Borsellino a Racalmuto. Mi sono detto se questo è un giudice. Bravo bravissimo uomo, sia chiaro. Ma la lingua italiana fremeva. Certo non si è fatta la villa là dove era inedificabile. Non spiccò assegni con lunga serie di zeri per giocare. Se essere onesti è sufficiente ... Ho tra le mani l'ODORE DEI SOLDI .. oh! che sollazzo se non fosse tragico ma non nel senso che piacerebbe a Regalpetra ... ma nel senso tutto opposto, cavalli che defecano all'hotel Palma, autrigts che si intrecciano con Padova a dire del mio caro amico dottor Francesco Giuffrida (giubilato poi dalla Banca d'Italia e non certo per simpatia verso Berlusconi e Dell'Utri). Costoro mi sono odiosissimi politicamente parlando ma se fossero quelli che Travaglio ci vuol far credere che così erano creduti da Falcone e Borsellino beh! metto la mano sul fuoco. Quando magistrati laureatisi se non alle scuole serali poco ci manca vogliono affrontare gli intrecci bancari e finanziari c'è da mettersi le mani nei capelli. Se Sciascia accenna alla macchinazione contro Sindona, gli dico ora che non ci fu solo quella ma ci fu anche quella. Se scrivo un romanzetto ove si parla della donna del Mossad, so quello che dico. E i magistrati nulla capirono erano tutti presi dal furore "antimafia". Sciascia scriveva: alt! solo così si fa carriera (in Sicilia ... ma anche a Milano, dico io). E cavolo se credo a Sciascia. Non posso mai credere che un uomo. un testardo come Sciascia che sapeva il fatto suo (se non altro c'era Iannuzzi che l'informava) lascia amici e parenti, timido com'era, e si precipita da Borsellino, gli bacia le pantofole, gli chiede scusa e scusa e cerca di farsi perdonare: Vittima della malafede era stato. Ed ha bisogno di confessarsi al futuro mito, a colui che a Racalmuto dovrebbe fare il miracolo di una pioggia di voti. ... Ma mi facciano il piacere. Io ho conosciuto un altro Sciascia ... non sempre come microstorico locale mi illumina, come politico fu troppo anarchico (pacifico) per doverlo amare. Ma Sciascia come nel Giorno della Civetta era un UOMO ... gli altri, beh! lasciamo stare anche se togati. Con questo mi dichiaro "mafioso": se "mafia" è quella del vescovo Ramirez del '700 o anche quella di Vittorio Emanuele Orlando potrei anche starci. Ma la mafia, in Sicilia, è cosa morta e sepolta, lo dice Sciascia: ci pensò il prefetto Mori. E a Racalmuto ebbe la sepoltura negli anni '20 quando S.E. il Cavaliere Benito Mussolini mandò fuori dal convento delle Clarisse la cupola dell'abigeato delle Anime Sante, I nomi? Un'altra volta!

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