giovedì 30 maggio 2013

Rapsodia ibn nero


mercoledì 29 maggio 2013

Rapsodia in nero

Calogero Taverna
Risultati elettorali sorprendenti, direi travolgenti. Mi sembra patetico Mitraglia che pare immemore di quanto andava sciorinando ogni lunedì annunciando la parola del suo signor sondaggista, ricordate quel bel mezzobusto tutto supponenza e sornioneria; già due prefiche annuncianti la fine del PD. Una cosa era certa, Berlusconi aveva scavalcato e umiliato il PD di Bersani; e Grillo con i suoi presenti-assenti anticastali 162 giovinastri e signorine sempre lì, qualche piccola scollatura. Anche qui scavalco del PD. E quel vecchio vecchissimo nostro signor Presidente, saldo come una roccia, rinnovato persino come certe nozze del mio paese in articulo mortis, ormai giubilatore di Bersani, impositore dell'avv. Pitruzzella di Palermo, proprietario assoluto di questo Stato ormai sul ciglio del baratro per dichiarazione squinziana, poteva - e si doveva ubbidirgli - dare incarichi condizionati e l'incaricato a priori e pur essendoci certi risultati elettorali che erano quelli che erano, poteva ritornare da lui per accettare l'incarico solo se portava una solida maggioranza impossibile (appunto per responso elettorale). Certo tra gli applausi della stampa nel frattempo, quel vecchio vecchissimo nostro signor presidente poteva chiamare 10 suoi fidi, dargli la patente di SAGGI e ordinar loro di elucubrare il programma governativo del futuro impossibile governo. E già da allora il governo doveva essere di "larghe intese". insomma un iuciucio commissionato dall'alto, come se già fossimo uno stato presidenziale ancor più in là dell'America. E Mitraglia sempre ad applaudire ad osannare, capace di inchiodarsi nella sua poltrona televisiva per dieci ore consecutive senza aver bisogno di alzarsi per andare a pisciare. Beato lui che è così giovane, io ad esempio se non corro ogni due ore devo farmi un assortito guardaroba di calzoni.
A dire il vero i colleghi concorrenti di Mitraglia erano ancor più sussiegosi. E se Grillo parla di golpe - parola acconcia alla bisogna - apriti cielo, persino il redivivo candidato presidenziale grillino deve redarguire l'audace Grillo.
Tutto questo spazzato via nell'ultima domenica di maggio. Vincente soprattutto Bersani appunto perché perdente. Con l'invenzione delle primarie dappertutto ha spazzato via il vecchiume ormai indolente del suo partito (per fortuna il mio) e sindaco di Rom sarà al 90% un clerical-comunista di scialba professione ma di onestissimi intenti che l'ha già detto (e lo farà) e si accoppierà con i grillini romani che non penso avranno più voglia di seguire i veti (di dubbio disinteresse) di chi da comico scende a far comica politica. E ciò in ossequio della designazione che abbiamo voluto in sei mila a Roma (pochi ma sempre tanti rispetto alle imposizioni di un Berlusconi o di un socio affaristico del più votato comico d'Italia e anche del mio adorato Baffetto Massimo che pare volesse un soave dicitor televisivo capo della più ingarbugliata amministrazione comunale d'Italia. Certo così anche il mio preferito Marchini scende dal piedistallo di un ultratifoso romanista per un posticino di riserva nella lunghissima panchina di questa mia Roma politica. Voleva fare addirittura un partito... anche per lui ne ultra crepitam.
A questo punto non si può che ritornare al doveroso rispetto della ultima volontà politica nazionale. Niente governo di larghe intese: l'ottanta per cento del popolo italiano non lo volevamo. Il vecchio vecchissimo presidente viene beffeggiato. Se è un vecchio d'onore forse persino monarchico torni a galleggiare nel suo migliorista in mezzo al guado ma da solo in via Panisperna.
L'ottanta per cento del popolo italiano non volevamo più Berlusconi e non perché chiava troppo: se ad ottant'anni ce la fa ancora, beato lui, ma non c'è da credergli. Ma solo perché a noi non ce ne fotte un cazzo di salvare l'industria delle ombre della televisione targata la buonanima di Mike Buongiorno.
E questo loquace giovinastro, il trentenne nipote dello zio o meglio della moglie dello zio lasci il posto a chi puà reggere il barcone arduo della settima potenza del mondo. Come dire largo ai vecchi, immuni da manie per le quote rosa. Lasciamo le donne a continuare ad innamorarsi dell'amore. Non sono fatte per gestire uno stato, specie dopo le menopause.
  • Calogero Taverna

    Nessuna donna si è mai innamorata di qualcuno, ma sempre e solo di se stessa. Solo gioca troppo al gioco degli specchi. Ama imbrogliarsi credendo davvero che questo e poi codesto e poi quest'altro ancora e poi codest'altro ancora sia di volta in volta lo specchio delle sue brame. Lo specchio è fatuo e lei lo rompe contrita e computa ma incolpando sempre il povero ed incolpevelo specchio rotto. E le vittime siamo sempre noi poveri maschietti, specchi rotti, a cui non è concesso neppure lo sfogo del pianto. Perché che maschio è se per amore si mette a piangere!
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    A Alvaro Calabrese piace questo elemento..
    Oriana Cammilli la vita è un gioco di riflessioni.. anche per gli uomini è lo stesso..
    47 minuti fa · Non mi piace più · 1..
    Calogero Taverna Le riflessioni maschili sono ingenue e superficiali. SSono solo cerebrali. Come quelle di Laudisi il personaggio pirandelliano che si specchia per farsi rintuzzare che il "pazzo è lui". Le riflessioni delle donne sono "esistenziali", investono la matrice della vita: la maternità. L'HO APPRESO DA ALSO SPRACH ZARATHUSTRA, il mio vangelo.
    40 minuti fa · Mi piace..
    Oriana Cammilli la mia frase voleva essere solo una semplice...riflessione..
    38 minuti fa · Non mi piace più · 1..
    Calogero Taverna Tu ed io siamo troppo abili con le parole ... poveri lettori e lettrici FBeistici (ammesso che mi degnino di uno sguardo!)
    35 minuti fa · Mi piace..
    Oriana Cammilli sottovaluti un po..
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    Calogero Taverna Inevitabilmente valuto chi è ... SOTTO
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    Oriana Cammilli la modestia...non ti appartiene..
    30 minuti fa · Non mi piace più · 1..
    Calogero Taverna Te lo detto una volta e Paganini non concede bis. Nella mia vita ho dovuto fare lìispettore. E tutti mi dicevano che ero il migliore ispettore. L'ispettore se ne frega di ciò che è positivo, legale, corretto insomma SOPRA. Gode a beccare ciò che è sot...Altro
    24 minuti fa · Mi piace..
    Oriana Cammilli l'autoironia è importante..
    20 minuti fa · Mi piace..
    Calogero Taverna ùPer me vitale
    17 minuti fa · Mi piace..
    Calogero Taverna A non prendersi sul serio si sopravvive, forse addirittura si vive
    16 minuti fa · Mi piace
    • Oggi
    • Calogero Taverna
      Calogero Taverna
      Sguardi di donne romantiche ... sguardo omicida di Giuditta-Artemisia
      1934, anno della mia nascita. Non sarà mica per questo che questo splendido classico viso ha anche lei quel torbido guardo cupo?

      Artemisia Gentileschi. Giuditta che decapita Oloferne. particolare
      Oriana Cammilli se vuoi puoi anche rimuoverlo Calogero.. non so neanche se è quello a cui ti riferivi.
      Nessuna donna si è mai innamorata di qualcuno, ma sempre e solo di se stessa. Solo gioca troppo al gioco degli specchi. Ama imbrogliarsi credendo davvero che questo e poi codesto e poi quest'altro ancora e poi codest'altro ancora sia di volta in volta lo specchio delle sue brame. Lo specchio è fatuo e lei lo rompe contrita e computa ma incolpando sempre il povero ed incolpevelo specchio rotto. E le vittime siamo sempre noi poveri maschietti, specchi rotti, a cui non è concesso neppure lo sfogo del pianto. Perché che maschio è se per amore si mette a piangere!
      Calogero Taverna Te lo detto una volta e Paganini non concede bis. Nella mia vita ho dovuto fare lìispettore. E tutti mi dicevano che ero il migliore ispettore. L'ispettore se ne frega di ciò che è positivo, legale, corretto insomma SOPRA. Gode a beccare ciò che è sot...Altro
      Oriana Cammilli l'autoironia è importante..
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      Calogero Taverna Per me vitale
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      Calogero Taverna A non prendersi sul serio si sopravvive, forse addirittura si vive
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      Calogero Taverna
      11 ore fa
      .
      Risultati elettorali sorprendenti, direi travolgenti. Mi sembra patetico Mitraglia che pare immemore di quanto andava sciorinando ogni lunedì annunciando la parola del suo signor sondaggista, ricordate quel bel mezzobusto tutto supponenza e sornioneria; già due prefiche annuncianti la fine del PD. Una cosa era certa, Berlusconi aveva scavalcato e umiliato il PD di Bersani; e Grillo con i suoi pres...
      Oriana Cammilli Non sono del tutto d'accordo , le donne in politica hanno molto da insegnare...soprattutto nella capacità di saper dialogare.. ma non voglio addentrarmi in conflitti.
      11 ore fa · Non mi piace più · 1..
      Calogero Taverna mi piacerebbe, invece che ti addentrassi nei conflitti. Se si tratta di arte mi dichiaro soccombente e butto subito la spugna. Purtroppo in politica ho ragione io. Al massimo la donna può arrivare agli strilli bernasconplaudenti della Santanché. Certo...Altro
      Calogero Taverna !934. Il regime al suo acme. Per ordine supremo tutti doverosamente fieri orgogliosi italianissimi (anche noi siculi depressi). Un giovanottone meneghino, immerso nella nuova scapigliatura alla Ciano, forte di una valentissima maestria ritrattistica pu...Altro
      Oriana Cammilli secondo te Calogero I ritratti devono essere per forza sorridenti..o forse le donne lo debbono essere sempre? esiste persino una regola.. nella pittura cosidetta classica quale si ritiene un sorriso appena accennato, il massimo della possibilità.. i denti non sono concessi.. ed in realtà i ritratti con ampi sorrisi sono i più brutti.. sempre a mio parere..
      Calogero Taverna Può darsi che io volessi dire altro, perché, come detto, prescindo dall'estetica. Uomo o donna che sia se ride ha un senso se ha cupo lo sgurado il senso è tutt'altro. Se a cogliere quell'istante sorridente o incupito è una digitale moderna diremmo clericalmente sic transit gloria mundi, Se è un artista ha o messaggio da dare o un empito confessionale che gli irrompe fuori. Non ricordo: come è lo sguardo della donna omicida di Artemisia?
      na Cammilli in parte hai ragione.evidentemente l'artista Annigoni...ha saputo cogliere l'anima della fanciulla..e se la malinconia era in lei , ne ha fatto espressione sublime..
      Calogero Taverna Ma mandando in onda la Giuditta di Artemisia mi hai reso felice. Avevo ragione io: lì il romantico rammarico della fanciulla in fiore ( forse quel fiore che qualcuno prematuramente ha colto) va a farsi benedire. La donna sa anche uccidere. E il suo sguardo è chiuso: ha troppo disprezzo di un Oloferne brutto e bruto per degnarlo di un qualunque tipo di sguardo, sia che la donna uccida per commissione biblica sia che uccida nel ricordo di una violenza patita (se debbo credere alla storiella della vis ingrata puellae).
      Calogero Taverna
      1934 anno della mia nascita. Non sarà mica per questo che questo splendido classico viso ha anche lei quel torbido guardo cupo?

      Artemisia Gentileschi. Giuditta che decapita Oloferne. particolare
      Oriana Cammilli se vuoi puoi anche rimuoverlo Calogero.. non so neanche se è quello a cui ti riferivi.
      Nessuna donna si è mai innamorata di qualcuno, ma sempre e solo di se stessa. Solo gioca troppo al gioco degli specchi. Ama imbrogliarsi credendo davvero che questo e poi codesto e poi quest'altro ancora e poi codest'altro ancora sia di volta in volta lo specchio delle sue brame. Lo specchio è fatuo e lei lo rompe contrita e computa ma incolpando sempre il povero ed incolpevelo specchio rotto. E le vittime siamo sempre noi poveri maschietti, specchi rotti, a cui non è concesso neppure lo sfogo del pianto. Perché che maschio è se per amore si mette a piangere
      Calogero Taverna Te lo detto una volta e Paganini non concede bis. Nella mia vita ho dovuto fare lìispettore. E tutti mi dicevano che ero il migliore ispettore. L'ispettore se ne frega di ciò che è positivo, legale, corretto insomma SOPRA. Gode a beccare ciò che è sot...Altro
      8 ore fa · Mi piace..
      Oriana Cammilli l'autoironia è importante..
      Calogero Taverna A non prendersi sul serio si sopravvive, forse addirittura si vive
      Risultati elettorali sorprendenti, direi travolgenti. Mi sembra patetico Mitraglia che pare immemore di quanto andava sciorinando ogni lunedì annunciando la parola del suo signor sondaggista, ricordate quel bel mezzobusto tutto supponenza e sornioneria; già due prefiche annuncianti la fine del PD. Una cosa era certa, Berlusconi aveva scavalcato e umiliato il PD di Bersani; e Grillo con i suoi pres...
      iana Cammilli Non sono del tutto d'accordo , le donne in politica hanno molto da insegnare...soprattutto nella capacità di saper dialogare.. ma non voglio addentrarmi in conflitti.
      Calogero Taverna mi piacerebbe, invece che ti addentrassi nei conflitti. Se si tratta di arte mi dichiaro soccombente e butto subito la spugna. Purtroppo in politica ho ragione io. Al massimo la donna può arrivare agli strilli bernasconplaudenti della Santanché. Certo...
      1934
      Il regime al suo acme. Per ordine supremo tutti doverosamente fieri orgogliosi italianissimi (anche noi siculi depressi). Un giovanottone meneghino, immerso nella nuova scapigliatura alla Ciano, forte di una valentissima maestria ritrattistica pu...Altro
      illi secondo te Calogero I ritratti devono essere per forza sorridenti..o forse le donne lo debbono essere sempre? esiste persino una regola.. nella pittura cosidetta classica.. per la quale si ritiene un sorriso appena accennato, il massimo della possibilità.. i denti non sono concessi.. ed in realtà i ritratti con ampi sorrisi sono i più brutti.. sempre a mio parere..
      Taverna Può darsi che io volessi dire altro, perché, come detto, prescindo dall'estetica. Uomo o donna che sia se ride ha un senso se ha cupo lo sgurado il senso è tutt'altro. Se a cogliere quell'istante sorridente o incupito è una digitale moderna diremmo clericalmente sic transit gloria mundi, Se è un artista ha o messaggio da dare o un empito confessionale che gli irrompe fuori. Non ricordo: come è lo sguardo della donna omicida di Artemisia?
      Oriana Cammilli in parte hai ragione.evidentemente l'artista Annigoni...ha saputo cogliere l'anima della fanciulla..e se la malinconia era in lei , ne ha fatto espressione sublime..
      6 ore fa · Non mi piace più · 1..
      logero Taverna Ma mandando in onda la Giuditta di Artemisia mi hai reso felice. Avevo ragione io: lì il romantico rammarico della fanciulla in fiore ( forse quel fiore che qualcuno prematuramente ha colto) va a farsi benedire. La donna sa anche uccidere. E il suo sguardo è chiuso: ha troppo disprezzo di un Oloferne brutto e bruto per degnarlo di un qualunque tipo di sguardo, sia che la donna uccida per commissione biblica sia che uccida nel ricordo di una violenza patita (se debbo credere alla storiella della vis ingrata puella
    • Annigoni ed Artemisia ... sguardi di donne!

      1934, anno della mia nascita. Non sarà mica per questo che questo splendido classico viso ha anche lei quel torbido guardo cupo?


    • Calogero Taverna Disparità di vedute tra soggetti opposti per età e per sesso. Ma nel cimento il dilettante quale io sono ha ovvio la sbandata visiva.


      • Calogero Taverna Disparità di vedute tra soggetti opposti per età e per sesso. Ma nel cimento il dilettante quale io sono ha ovvio la sbandata visiva.

      • Calogero Taverna Mia crassa ignoranza; ma questo è un ritratto o un dipinto? Un ritratto a colori? Come dire imitazione di un inesistente vero o il rimorso di un maschio la cui modella ha cupi inespressi rimproveri? Quale segreto intimo? direbbe Sciascia.

      • Calogero Taverna Beh| Pietro Annigoni nel 1934 aveva solo 24 anni. Le mie insinuazioni sono cervellotiche. Le ritiro.

      • Calogero Taverna 1934. Il regime al suo acme. Per ordine supremo tutti doverosamente fieri orgogliosi italianissimi (anche noi siculi depressi). Un giovanottone meneghino, immerso nella nuova scapigliatura alla Ciano, forte di una valentissima maestria ritrattistica può dare consenso perché consenziente anche lui. E allora perché quelo sguardo cupo dissenziente quasi disperato? Non è forse perché in un mondo ormai imperativamente lieto solo alle donne, quelle che si dicono libere, è dato disperarsi perché vittime della libertà altrui? Non mi intendo di estetica e francamente non me ne importa molto. Solo che forse vorrei piangere (dentro) per chi un tempo remoto dovette di certo piangere (fuori). La vicenda umana, le vicende umane più dell'arte, più del bello. Ditemi quel che volete, ma questa donna - giovane, bella, di sicuro amata - è triste, inspiegabilmente triste


      • Calogero Taverna Può darsi che io volessi dire altro, perché, come detto, prescindo dall'estetica. Uomo o donna che sia se ride ha un senso se ha cupo lo sgurado il senso è tutt'altro. Se a cogliere quell'istante sorridente o incupito è una digitale moderna diremmo
      Può darsi che io volessi dire altro, perché, come detto, prescindo dall'estetica. Uomo o donna che sia se ride ha un senso se ha cupo lo sgurado il senso è tutt'altro. Se a cogliere quell'istante sorridente o incupito è una digitale moderna diremmo clericalmente sic transit gloria mundi, Se è un artista ha o un messaggio da dare o un empito confessionale che gli irrompe fuori. Non ricordo: come è lo sguardo della donna omicida di Artemisia?
    • Ne ultra crepitam, Marchini


      Risultati elettorali sorprendenti, direi travolgenti. Mi sembra patetico Mitraglia che pare immemore di quanto andava sciorinando ogni lunedì annunciando la parola del suo signor sondaggista, ricordate quel bel mezzobusto tutto supponenza e sornioneria; già due prefiche annuncianti la fine del PD. Una cosa era certa, Berlusconi aveva scavalcato e umiliato il PD di Bersani; e Grillo con i suoi presenti-assenti anticastali 162 giovinastri e signorine sempre lì, qualche piccola scollatura. Anche qui scavalco del PD. E quel vecchio vecchissimo nostro signor Presidente, saldo come una roccia, rinnovato persino come certe nozze del mio paese in articulo mortis, ormai giubilatore di Bersani, impositore dell'avv. Pitruzzella di Palermo, proprietario assoluto di questo Stato ormai sul ciglio del baratro per dichiarazione squinziana, poteva - e si doveva ubbidirgli - dare incarichi condizionati e l'incaricato a priori e pur essendoci certi risultati elettorali che erano quelli che erano, poteva ritornare da lui per accettare l'incarico solo se portava una solida maggioranza impossibile (appunto per responso elettorale). Certo tra gli applausi della stampa nel frattempo, quel vecchio vecchissimo nostro signor presidente poteva chiamare 10 suoi fidi, dargli la patente di SAGGI e ordinar loro di elucubrare il programma governativo del futuro impossibile governo. E già da allora il governo doveva essere di "larghe intese". insomma un iuciucio commissionato dall'alto, come se già fossimo uno stato presidenziale ancor più in là dell'America. E Mitraglia sempre ad applaudire ad osannare, capace di inchiodarsi nella sua poltrona televisiva per dieci ore consecutive senza aver bisogno di alzarsi per andare a pisciare. Beato lui che è così giovane, io ad esempio se non corro ogni due ore devo farmi un assortito guardaroba di calzoni.

      A dire il vero i colleghi concorrenti di Mitraglia erano ancor più sussiegosi. E se Grillo parla di golpe - parola acconcia alla bisogna- apriti cielo, persino il redivivo candidato presidenziale grillino deve redarguire l'audace Grillo.

      Tutto questo spazzato via nell'ultima domenica di maggio. Vincente soprattutto Bersani appunto perché perdente. Con l'invenzione delle primarie dappertutto ha spazzato via il vecchiume ormai indolente del suo partito (per fortuna il mio) e sindaco di Rom sarà al 90% un clerical-comunista di scialba professione ma di onestissimi intenti che l'ha già detto (e lo farà) e si accoppierà con i grillini romani che non penso avranno più voglia di seguire i veti (di dubbio disinteresse) di chi da comico scende a far comica politica. E ciò in ossequio della designazione che abbiamo voluto in sei mila a Roma (pochi ma sempre tanti rispetto alle imposizioni di un Berlusconi o di un socio affaristico del più votato comico d'Italia e anche del mio adorato Baffetto Massimo che pare volesse un soave dicitor televisivo capo della più ingarbugliata amministrazione comunale d'Italia. Certo così anche il mio preferito Marchini scende dal piedistallo di un ultratifoso romanista per un posticino di riserva nella lunghissima panchina di questa mia Roma politica. Voleva fare addirittura un partito... anche per lui ne ultra crepitam.

      A questo punto non si può che ritornare al doveroso rispetto della ultima volontà politica nazionale. Niente governo di larghe intese: l'ottanta per cento del popolo italiano non lo volevamo. Il vecchio vecchissimo presidente viene beffeggiato. Se è un vecchio d'onore forse persino monarchico torni a galleggiare nel suo migliorista in mezzo al guado ma da solo in via Panisperna.

      L'ottanta per cento del popolo italiano non volevamo più Berlusconi e non perché chiava troppo: se ad ottant'anni ce la fa ancora, beato lui, ma non c'è da credergli. Ma solo perché a noi non ce ne fotte un cazzo di salvare l'industria delle ombre della televisione targata la buonanima di Mike Buongiorno.

      E questo loquace giovinastro, il trentenne nipote dello zio o meglio della moglie dello zio lasci il posto a chi puà reggere il barcone arduo della settima potenza del mondo. Come dire largo ai vecchi, immuni da manie per le quote rosa. Lasciamo le donne a continuare ad innamorarsi dell'amore. Non sono fatte per gestire uno stato, specie dopo le menopause.

      domenica 26 maggio 2013

      I vecchioni delle porte Scee.

      Q
      Quei vecchioni delle porte Scee dell'Iliade, che la guerra l'han già fatta, ed ora saccenti e petulanti, se la godono come cicale sull'abero a perdersi in un parlre fiorito, mi paiono molto lo specchio del mio vaneggiare.
      Laggiù sulla battigia del mare di Troia danai e troiani se le danno di santa ragione e si uccidono e scorre sangue vero. Per loro è uno spettaclo come stasera alla televisione Lazio e Roma si battono magari per rendere infelice il mio romanista Marchini che chissà domani che destino politico gli riserba il destino che aleggia su Roma.

      E quel vcchio incorreggibile satiro, come qualche donna con doppia ventina e coccia vuole credere che io sia, atto quindi a non soddisfare la sua tritacarne che mi puzza di disusso prolungato, che sbrodola dinanzi all'afrore tanto erotico di una Elena già sazia del troiano e come nostalgica del veemente Meelao. Priapo che i beveroni dei moderni Priami non aveva vede nella nuora la donna e lascia il ritegno regale per un corteggiare da satiro ammosciato. Come si ripete la storia degli uomini, come i vecchi di ogni tempo adusi a prodighi coiti ora purtroppo dismessi, afflosciatosi il membro, amano rimembranze ardite. le lor coetanee rattrappite là dove dimorava Venere stanno cialiere con comari di pari vaneggio.

      Un grande prete: padre Puma, un minuscolo successore


      Mio stimatissimo sagace dottore oculista curante, e come posso dimenticare? Superato il piccolo scoglio di questo nome che mi risulta difforme ma spero di avere subito qui il chiarimento, dico che quello fu un momento topico del salto dall’imbroglio ultra foraggiato dell’inganno storico alla luce offuscante della genuina vicenda umana, sofferta, agguerrita, petulante, incoercibile, beffarda ma saggia, cosciente,meritevole, con preti da vidirici la missaa e subbitu stuccarici li rini, della verace RACALMUTO.

      Padre Puma non era un santo, ma questo grandissimo amico mio, sapeva vivere, fingere di salvare le anime ma salvaguardandone il corpo; non sapeva che farsene di prediche stucchevoli di falsi mistici per bambinelli dagli occhi sonnolenti. Padre Puma amava vivere, amava la vita, amava gioire e se un piacere l’aveva creato Dio era dunque cosa buona e giusta, e se una donna era peccatrice ma avvenente aveva diritto all’assoluzione pur senza confessione. E se una bigotta, due bigotte, tre bigotte gli rompevano le scatole ( e gliele rompevano. Varie volte assistetti) sapeva sorridere, sornione, da buon uomo di mondo. Sapeva che rimanere per tutta la vita virgines in capillis era stimolo alla farnicazione .. in mancanza di fornicazione. Una volta ne abbiamo riso insieme. Non dileggio il grande amico mio Alfonso Puma Pagliarello. Ora c’è al suo posto il nuovo santo: se io fossi foco come lo brucerei. Si permette persino di seppellire una secondavolta il grande Mons. Alfonso a piè di terra di una porta laterale in modo che nessuno se ne accorga. Come si fa a non essere anticlericali? Ma ‘sto Vescovo che ci sta a fare?

      Torniamo a noi: la scienza del dottor Piparo non accetta che il male oculare in quel brutto e illeggibile dipinto che tutti hanno decretato essere di Pietro D‘Asaro non può che essere male congenito o simile. Allora la mia indubitabile conoscenza del diritto canonico all’epoca neo-conciliare tridentina dice che quel quadro non raffigura nessun Pietro D’Asaro perché non sarebbe entrato in seminario con il suo coetaneo Marco Antonio Alajmo e dopo non poteva divenire chierico sia pure ammogliato.

      Salta un altro domma paesano targato Sciascia. Impossibile. Oggi non c’è più il Santo Ufficio a Racalmuto ma la scherani degli amici della noce hanno il potere storico. Anche le più evidente minchiate sciasciane sono intoccabili: fra Diego La Matina è martire e tenace concetto racalmutese. Ma padre Puma mi ha consentito di appurare che non è vero. E chi è padre Puma di fonte al nume della Noce?Di falso in falso, ora debbo credere che i castelli sono svevi. Perché svevi? Perché fa comodo a qualcuno.

      Quel momento topico delle felici ricerche del dottor Piparo io a mie spese l’ho traslato in un aureo libretto. Ma allora come ieri come oggi e pare anche per un anno e mezzo ancora il comune, la cultura, la storia è in mano di gente volpina. Riesce a salir di grado persino con Petrotto, per meriti affini pare, sta sodale con Petralia, le triadi di diomede, paese al tramonto e calata di nobili de romana gente. Poveretto me: nulla mi si deve per socializzare i miei risultati storici sul paese. Ma neanche ora che ho scandagliato il buco nero delle Favole della Dittatura di Sciascia, avallate nel 1951 dal gronchiano Pasoliniposso avere accesso nel miliardario castello chiaramontano in mano degli amici degli efebici scultorelli dell’alabastrino. E il mio grande amico preside pittore un nome nella pittura da mezzo secolo, può avere asilo nei palazzi dello spreco racalmutese per esporre ai racalmutesi le sue luminose riletture pittoriche di quelle favole datati editore baldi, 1950.

      Ha da passa’a nuttata!

      La Bibbia sensuale


      Giù
      Cantico dei Cantici

      Cantico dei Cantici

      Cantico dei cantici, che è di Salomone.
      Can 1,1
      Cantico dei Cantici, di Salomone.
      Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino.
      Can 1,2
      Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, migliore del vino è il tuo amore.
      Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi, profumo olezzante è il tuo nome, per questo le giovinette ti amano.
      Can 1,3
      Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza, aroma che si spande è il tuo nome: per questo le ragazze di te si innamorano.
      Attirami dietro a te, corriamo! M'introduca il re nelle sue stanze: gioiremo e ci rallegreremo per te, ricorderemo le tue tenerezze più del vino. A ragione ti amano!
      Can 1,4
      Trascinami con te, corriamo! M’introduca il re nelle sue stanze: gioiremo e ci rallegreremo di te, ricorderemo il tuo amore più del vino. A ragione di te ci si innamora!
      Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come i padiglioni di Salma.
      Can 1,5
      Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come le cortine di Salomone.
      Non state a guardare che sono bruna, poiché mi ha abbronzato il sole. I figli di mia madre si sono sdegnati con me: mi hanno messo a guardia delle vigne; la mia vigna, la mia, non l'ho custodita.
      Can 1,6
      Non state a guardare se sono bruna, perché il sole mi ha abbronzato. I figli di mia madre si sono sdegnati con me: mi hanno messo a guardia delle vigne; la mia vigna, la mia, non l’ho custodita.
      Dimmi, o amore dell'anima mia, dove vai a pascolare il gregge, dove lo fai riposare al meriggio, perché io non sia come vagabonda dietro i greggi dei tuoi compagni.
      Can 1,7
      Dimmi, o amore dell’anima mia, dove vai a pascolare le greggi, dove le fai riposare al meriggio, perché io non debba vagare dietro le greggi dei tuoi compagni?
      Se non lo sai, o bellissima tra le donne, segui le orme del gregge e mena a pascolare le tue caprette presso le dimore dei pastori.
      Can 1,8
      Se non lo sai tu, bellissima tra le donne, segui le orme del gregge e pascola le tue caprette presso gli accampamenti dei pastori.
      Alla cavalla del cocchio del faraone io ti assomiglio, amica mia.
      Can 1,9
      Alla puledra del cocchio del faraone io ti assomiglio, amica mia.
      Belle sono le tue guance fra i pendenti, il tuo collo fra i vezzi di perle.
      Can 1,10
      Belle sono le tue guance fra gli orecchini, il tuo collo tra i fili di perle.
      Faremo per te pendenti d'oro, con grani d'argento.
      Can 1,11
      Faremo per te orecchini d’oro, con grani d’argento.
      Mentre il re è nel suo recinto, il mio nardo spande il suo profumo.
      Can 1,12
      Mentre il re è sul suo divano, il mio nardo effonde il suo profumo.
      Il mio diletto è per me un sacchetto di mirra, riposa sul mio petto.
      Can 1,13
      L’amato mio è per me un sacchetto di mirra, passa la notte tra i miei seni.
      Il mio diletto è per me un grappolo di cipro nelle vigne di Engàddi.
      Can 1,14
      L’amato mio è per me un grappolo di cipro nelle vigne di Engàddi.
      Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi sono colombe.
      Can 1,15
      Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe.
      Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso! Anche il nostro letto è verdeggiante.
      Can 1,16
      Come sei bello, amato mio, quanto grazioso! Erba verde è il nostro letto,
      Le travi della nostra casa sono i cedri, nostro soffitto sono i cipressi.
      Can 1,17
      di cedro sono le travi della nostra casa, di cipresso il nostro soffitto.
      Io sono un narciso di Saron, un giglio delle valli.
      Can 2,1
      Io sono un narciso della pianura di Saron, un giglio delle valli.
      Come un giglio fra i cardi, così la mia amata tra le fanciulle.
      Can 2,2
      Come un giglio fra i rovi, così l’amica mia tra le ragazze.
      Come un melo tra gli alberi del bosco, il mio diletto fra i giovani. Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo e dolce è il suo frutto al mio palato.
      Can 2,3
      Come un melo tra gli alberi del bosco, così l’amato mio tra i giovani. Alla sua ombra desiderata mi siedo, è dolce il suo frutto al mio palato.
      Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore.
      Can 2,4
      Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore.
      Sostenetemi con focacce d'uva passa, rinfrancatemi con pomi, perché io sono malata d'amore.
      Can 2,5
      Sostenetemi con focacce d’uva passa, rinfrancatemi con mele, perché io sono malata d’amore.
      La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia.
      Can 2,6
      La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia.
      Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l'amata, finché essa non lo voglia.
      Can 2,7
      Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l’amore, finché non lo desideri.
      Una voce! Il mio diletto! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline.
      Can 2,8
      Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline.
      Somiglia il mio diletto a un capriolo o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia attraverso le inferriate.
      Can 2,9
      L’amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate.
      Ora parla il mio diletto e mi dice: "Alzati, amica mia, mia bella, e vieni!
      Can 2,10
      Ora l’amato mio prende a dirmi: «Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto!
      Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata;
      Can 2,11
      Perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata;
      i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna.
      Can 2,12
      i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna.
      Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza. Alzati, amica mia, mia bella, e vieni!
      Can 2,13
      Il fico sta maturando i primi frutti e le viti in fiore spandono profumo. Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto!
      O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro".
      Can 2,14
      O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole».
      Prendeteci le volpi, le volpi piccoline che guastano le vigne, perché le nostre vigne sono in fiore.
      Can 2,15
      Prendeteci le volpi, le volpi piccoline che devastano le vigne: le nostre vigne sono in fiore.
      Il mio diletto è per me e io per lui. Egli pascola il gregge fra i figli.
      Can 2,16
      Il mio amato è mio e io sono sua; egli pascola fra i gigli.
      Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, ritorna, o mio diletto, somigliante alla gazzella o al cerbiatto, sopra i monti degli aromi.
      Can 2,17
      Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, ritorna, amato mio, simile a gazzella o a cerbiatto, sopra i monti degli aromi.
      Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l'amato del mio cuore; l'ho cercato, ma non l'ho trovato.
      Can 3,1
      Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l’amore dell’anima mia; l’ho cercato, ma non l’ho trovato.
      "Mi alzerò e farò il giro della città; per le strade e per le piazze; voglio cercare l'amato del mio cuore". L'ho cercato, ma non l'ho trovato.
      Can 3,2
      Mi alzerò e farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amore dell’anima mia. L’ho cercato, ma non l’ho trovato.
      Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda: "Avete visto l'amato del mio cuore?".
      Can 3,3
      Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città: «Avete visto l’amore dell’anima mia?».
      Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l'amato del mio cuore. Lo strinsi fortemente e non lo lascerò finché non l'abbia condotto in casa di mia madre, nella stanza della mia genitrice.
      Can 3,4
      Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l’amore dell’anima mia. Lo strinsi forte e non lo lascerò, finché non l’abbia condotto nella casa di mia madre, nella stanza di colei che mi ha concepito.
      Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle e per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l'amata finché essa non lo voglia.
      Can 3,5
      Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l’amore, finché non lo desideri.
      Che cos'è che sale dal deserto come una colonna di fumo, esalando profumo di mirra e d'incenso e d'ogni polvere aromatica?
      Can 3,6
      Chi sta salendo dal deserto come una colonna di fumo, esalando profumo di mirra e d’incenso e d’ogni polvere di mercanti?
      Ecco, la lettiga di Salomone: sessanta prodi le stanno intorno, tra i più valorosi d'Israele.
      Can 3,7
      Ecco, la lettiga di Salomone: sessanta uomini prodi le stanno intorno, tra i più valorosi d’Israele.
      Tutti sanno maneggiare la spada, sono esperti nella guerra; ognuno porta la spada al fianco contro i pericoli della notte.
      Can 3,8
      Tutti sanno maneggiare la spada, esperti nella guerra; ognuno porta la spada al fianco contro il terrore della notte.
      Un baldacchino s'è fatto il re Salomone, con legno del Libano.
      Can 3,9
      Un baldacchino si è fatto il re Salomone con legno del Libano.
      Le sue colonne le ha fatte d'argento, d'oro la sua spalliera; il suo seggio di porpora, il centro è un ricamo d'amore delle fanciulle di Gerusalemme.
      Can 3,10
      Le sue colonne le ha fatte d’argento, d’oro la sua spalliera; il suo seggio è di porpora, il suo interno è un ricamo d’amore delle figlie di Gerusalemme.
      Uscite figlie di Sion, guardate il re Salomone con la corona che gli pose sua madre, nel giorno delle sue nozze, nel giorno della gioia del suo cuore.
      Can 3,11
      Uscite, figlie di Sion, guardate il re Salomone con la corona di cui lo cinse sua madre nel giorno delle sue nozze, giorno di letizia del suo cuore.
      Come sei bella, amica mia, come sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo. Le tue chiome sono un gregge di capre, che scendono dalle pendici del Gàlaad.
      Can 4,1
      Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo. Le tue chiome sono come un gregge di capre, che scendono dal monte Gàlaad.
      I tuoi denti come un gregge di pecore tosate, che risalgono dal bagno; tutte procedono appaiate, e nessuna è senza compagna.
      Can 4,2
      I tuoi denti come un gregge di pecore tosate, che risalgono dal bagno; tutte hanno gemelli, nessuna di loro è senza figli.
      Come un nastro di porpora le tue labbra e la tua bocca è soffusa di grazia; come spicchio di melagrana la tua gota attraverso il tuo velo.
      Can 4,3
      Come nastro di porpora le tue labbra, la tua bocca è piena di fascino; come spicchio di melagrana è la tua tempia dietro il tuo velo.
      Come la torre di Davide il tuo collo, costruita a guisa di fortezza. Mille scudi vi sono appesi, tutte armature di prodi.
      Can 4,4
      Il tuo collo è come la torre di Davide, costruita a strati. Mille scudi vi sono appesi, tutte armature di eroi.
      I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella, che pascolano fra i gigli.
      Can 4,5
      I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella, che pascolano tra i gigli.
      Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, me ne andrò al monte della mirra e alla collina dell'incenso.
      Can 4,6
      Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, me ne andrò sul monte della mirra e sul colle dell’incenso.
      Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia.
      Can 4,7
      Tutta bella sei tu, amata mia, e in te non vi è difetto.
      Vieni con me dal Libano, o sposa, con me dal Libano, vieni! Osserva dalla cima dell'Amana, dalla cima del Senìr e dell'Ermon, dalle tane dei leoni, dai monti dei leopardi.
      Can 4,8
      Vieni dal Libano, o sposa, vieni dal Libano, vieni! Scendi dalla vetta dell’Amana, dalla cima del Senir e dell’Ermon, dalle spelonche dei leoni, dai monti dei leopardi.
      Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa, tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana!
      Can 4,9
      Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, mia sposa, tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana!
      Quanto sono soavi le tue carezze, sorella mia, sposa, quanto più deliziose del vino le tue carezze. L'odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli aromi.
      Can 4,10
      Quanto è soave il tuo amore, sorella mia, mia sposa, quanto più inebriante del vino è il tuo amore, e il profumo dei tuoi unguenti, più di ogni balsamo.
      Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa, c'è miele e latte sotto la tua lingua e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano.
      Can 4,11
      Le tue labbra stillano nettare, o sposa, c’è miele e latte sotto la tua lingua e il profumo delle tue vesti è come quello del Libano.
      Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata.
      Can 4,12
      Giardino chiuso tu sei, sorella mia, mia sposa, sorgente chiusa, fontana sigillata.
      I tuoi germogli sono un giardino di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cipro con nardo,
      Can 4,13
      I tuoi germogli sono un paradiso di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cipro e nardo,
      nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo con ogni specie d'alberi da incenso; mirra e aloe con tutti i migliori aromi.
      Can 4,14
      nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo, con ogni specie di alberi d’incenso, mirra e àloe, con tutti gli aromi migliori.
      Fontana che irrora i giardini, pozzo d'acque vive e ruscelli sgorganti dal Libano.
      Can 4,15
      Fontana che irrora i giardini, pozzo d’acque vive che sgorgano dal Libano.
      Lèvati, aquilone, e tu, austro, vieni, soffia nel mio giardino si effondano i suoi aromi. Venga il mio diletto nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti.
      Can 4,16
      Àlzati, vento del settentrione, vieni, vieni vento del meridione, soffia nel mio giardino, si effondano i suoi aromi. Venga l’amato mio nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti.
      Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa, e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo; mangio il mio favo e il mio miele, bevo il mio vino e il mio latte. Mangiate, amici, bevete; inebriatevi, o cari.
      Can 5,1
      Sono venuto nel mio giardino, sorella mia, mia sposa, e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo; mangio il mio favo e il mio miele, bevo il mio vino e il mio latte. Mangiate, amici, bevete; inebriatevi d’amore.
      Io dormo, ma il mio cuore veglia. Un rumore! È il mio diletto che bussa: "Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, perfetta mia; perché il mio capo è bagnato di rugiada, i miei riccioli di gocce notturne".
      Can 5,2
      Mi sono addormentata, ma veglia il mio cuore. Un rumore! La voce del mio amato che bussa: «Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, mio tutto; perché il mio capo è madido di rugiada, i miei riccioli di gocce notturne».
      "Mi sono tolta la veste; come indossarla ancora? Mi sono lavata i piedi; come ancora sporcarli?".
      Can 5,3
      «Mi sono tolta la veste; come indossarla di nuovo? Mi sono lavata i piedi; come sporcarli di nuovo?».
      Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio e un fremito mi ha sconvolta.
      Can 5,4
      L’amato mio ha introdotto la mano nella fessura e le mie viscere fremettero per lui.
      Mi sono alzata per aprire al mio diletto e le mie mani stillavano mirra, fluiva mirra dalle mie dita sulla maniglia del chiavistello.
      Can 5,5
      Mi sono alzata per aprire al mio amato e le mie mani stillavano mirra; fluiva mirra dalle mie dita sulla maniglia del chiavistello.
      Ho aperto allora al mio diletto, ma il mio diletto già se n'era andato, era scomparso. Io venni meno, per la sua scomparsa. L'ho cercato, ma non l'ho trovato, l'ho chiamato, ma non m'ha risposto.
      Can 5,6
      Ho aperto allora all’amato mio, ma l’amato mio se n’era andato, era scomparso. Io venni meno, per la sua scomparsa; l’ho cercato, ma non l’ho trovato, l’ho chiamato, ma non mi ha risposto.
      Mi han trovato le guardie che perlustrano la città; mi han percosso, mi hanno ferito, mi han tolto il mantello le guardie delle mura.
      Can 5,7
      Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città; mi hanno percossa, mi hanno ferita, mi hanno tolto il mantello le guardie delle mura.
      Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se trovate il mio diletto, che cosa gli racconterete? Che sono malata d'amore!
      Can 5,8
      Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se trovate l’amato mio che cosa gli racconterete? Che sono malata d’amore!
      Che ha il tuo diletto di diverso da un altro, o tu, la più bella fra le donne? Che ha il tuo diletto di diverso da un altro, perché così ci scongiuri?
      Can 5,9
      Che cosa ha il tuo amato più di ogni altro, tu che sei bellissima tra le donne? Che cosa ha il tuo amato più di ogni altro, perché così ci scongiuri?
      Il mio diletto è bianco e vermiglio, riconoscibile fra mille e mille.
      Can 5,10
      L’amato mio è bianco e vermiglio, riconoscibile fra una miriade.
      Il suo capo è oro, oro puro, i suoi riccioli grappoli di palma, neri come il corvo.
      Can 5,11
      Il suo capo è oro, oro puro, i suoi riccioli sono grappoli di palma, neri come il corvo.
      I suoi occhi, come colombe su ruscelli di acqua; i suoi denti bagnati nel latte, posti in un castone.
      Can 5,12
      I suoi occhi sono come colombe su ruscelli d’acqua; i suoi denti si bagnano nel latte, si posano sui bordi.
      Le sue guance, come aiuole di balsamo, aiuole di erbe profumate; le sue labbra sono gigli, che stillano fluida mirra.
      Can 5,13
      Le sue guance sono come aiuole di balsamo dove crescono piante aromatiche, le sue labbra sono gigli che stillano fluida mirra.
      Le sue mani sono anelli d'oro, incastonati di gemme di Tarsis. Il suo petto è tutto d'avorio, tempestato di zaffiri.
      Can 5,14
      Le sue mani sono anelli d’oro, incastonati di gemme di Tarsis. Il suo ventre è tutto d’avorio, tempestato di zaffiri.
      Le sue gambe, colonne di alabastro, posate su basi d'oro puro. Il suo aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri.
      Can 5,15
      Le sue gambe, colonne di alabastro, posate su basi d’oro puro. Il suo aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri.
      Dolcezza è il suo palato; egli è tutto delizie! Questo è il mio diletto, questo è il mio amico, o figlie di Gerusalemme.
      Can 5,16
      Dolcezza è il suo palato; egli è tutto delizie! Questo è l’amato mio, questo l’amico mio, o figlie di Gerusalemme.
      Dov'è andato il tuo diletto, o bella fra le donne? Dove si è recato il tuo diletto, perché noi lo possiamo cercare con te?
      Can 6,1
      Dov’è andato il tuo amato, tu che sei bellissima tra le donne? Dove ha diretto i suoi passi il tuo amato, perché lo cerchiamo con te?
      Il mio diletto era sceso nel suo giardino fra le aiuole del balsamo a pascolare il gregge nei giardini e a cogliere gigli.
      Can 6,2
      L’amato mio è sceso nel suo giardino fra le aiuole di balsamo, a pascolare nei giardini e a cogliere gigli.
      Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me; egli pascola il gregge tra i gigli.
      Can 6,3
      Io sono del mio amato e il mio amato è mio; egli pascola tra i gigli.
      Tu sei bella, amica mia, come Tirza, leggiadra come Gerusalemme, terribile come schiere a vessilli spiegati.
      Can 6,4
      Tu sei bella, amica mia, come la città di Tirsa, incantevole come Gerusalemme, terribile come un vessillo di guerra.
      Distogli da me i tuoi occhi: il loro sguardo mi turba. Le tue chiome sono come un gregge di capre che scendono dal Gàlaad.
      Can 6,5
      Distogli da me i tuoi occhi, perché mi sconvolgono. Le tue chiome sono come un gregge di capre che scendono dal Gàlaad.
      I tuoi denti come un gregge di pecore che risalgono dal bagno. Tutte procedono appaiate e nessuna è senza compagna.
      Can 6,6
      I tuoi denti come un gregge di pecore che risalgono dal bagno; tutte hanno gemelli, nessuna di loro è senza figli.
      Come spicchio di melagrana la tua gota, attraverso il tuo velo.
      Can 6,7
      Come spicchio di melagrana è la tua tempia, dietro il tuo velo.
      Sessanta sono le regine, ottanta le altre spose, le fanciulle senza numero.
      Can 6,8
      Siano pure sessanta le mogli del re, ottanta le concubine, innumerevoli le ragazze!
      Ma unica è la mia colomba la mia perfetta, ella è l'unica di sua madre, la preferita della sua genitrice. L'hanno vista le giovani e l'hanno detta beata, le regine e le altre spose ne hanno intessuto le lodi.
      Can 6,9
      Ma unica è la mia colomba, il mio tutto, unica per sua madre, la preferita di colei che l’ha generata. La vedono le giovani e la dicono beata. Le regine e le concubine la coprono di lodi:
      "Chi è costei che sorge come l'aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati?".
      Can 6,10
      «Chi è costei che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come un vessillo di guerra?».
      Nel giardino dei noci io sono sceso, per vedere il verdeggiare della valle, per vedere se la vite metteva germogli, se fiorivano i melograni.
      Can 6,11
      Nel giardino dei noci io sono sceso, per vedere i germogli della valle e osservare se la vite metteva gemme e i melograni erano in fiore.
      Non lo so, ma il mio desiderio mi ha posto sui carri di Ammi-nadìb.
      Can 6,12
      Senza che me ne accorgessi, il desiderio mi ha posto sul cocchio del principe del mio popolo.
      "Volgiti, volgiti, Sulammita, volgiti, volgiti: vogliamo ammirarti". "Che ammirate nella Sulammita durante la danza a due schiere?".
      Can 7,1
      Vòltati, vòltati, Sulammita, vòltati, vòltati: vogliamo ammirarti. Che cosa volete ammirare nella Sulammita durante la danza a due cori?
      "Come son belli i tuoi piedi nei sandali, figlia di principe! Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mani d'artista.
      Can 7,2
      Come sono belli i tuoi piedi nei sandali, figlia di principe! Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mani d’artista.
      Il tuo ombelico è una coppa rotonda che non manca mai di vino drogato. Il tuo ventre è un mucchio di grano, circondato da gigli.
      Can 7,3
      Il tuo ombelico è una coppa rotonda che non manca mai di vino aromatico. Il tuo ventre è un covone di grano, circondato da gigli.
      I tuoi seni come due cerbiatti, gemelli di gazzella.
      Can 7,4
      I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella.
      Il tuo collo come una torre d'avorio; i tuoi occhi sono come i laghetti di Chesbòn, presso la porta di Bat-Rabbìm; il tuo naso come la torre del Libano che fa la guardia verso Damasco.
      Can 7,5
      Il tuo collo come una torre d’avorio, i tuoi occhi come le piscine di Chesbon presso la porta di Bat-Rabbìm, il tuo naso come la torre del Libano che guarda verso Damasco.
      Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo e la chioma del tuo capo è come la porpora; un re è stato preso dalle tue trecce".
      Can 7,6
      Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo e la chioma del tuo capo è come porpora; un re è tutto preso dalle tue trecce.
      Quanto sei bella e quanto sei graziosa, o amore, figlia di delizie!
      Can 7,7
      Quanto sei bella e quanto sei graziosa, o amore, piena di delizie!
      La tua statura rassomiglia a una palma e i tuoi seni ai grappoli.
      Can 7,8
      La tua statura è slanciata come una palma e i tuoi seni sembrano grappoli.
      Ho detto: "Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri; mi siano i tuoi seni come grappoli d'uva e il profumo del tuo respiro come di pomi".
      Can 7,9
      Ho detto: «Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri». Siano per me i tuoi seni come grappoli d’uva e il tuo respiro come profumo di mele.
      "Il tuo palato è come vino squisito, che scorre dritto verso il mio diletto e fluisce sulle labbra e sui denti!
      Can 7,10
      Il tuo palato è come vino squisito, che scorre morbidamente verso di me e fluisce sulle labbra e sui denti!
      Io sono per il mio diletto e la sua brama è verso di me.
      Can 7,11
      Io sono del mio amato e il suo desiderio è verso di me.
      Vieni, mio diletto, andiamo nei campi, passiamo la notte nei villaggi.
      Can 7,12
      Vieni, amato mio, andiamo nei campi, passiamo la notte nei villaggi.
      Di buon mattino andremo alle vigne; vedremo se mette gemme la vite, se sbocciano i fiori, se fioriscono i melograni: là ti darò le mie carezze!
      Can 7,13
      Di buon mattino andremo nelle vigne; vedremo se germoglia la vite, se le gemme si schiudono, se fioriscono i melograni: là ti darò il mio amore!
      Le mandragore mandano profumo; alle nostre porte c'è ogni specie di frutti squisiti, freschi e secchi; mio diletto, li ho serbati per te".
      Can 7,14
      Le mandragore mandano profumo; alle nostre porte c’è ogni specie di frutti squisiti, freschi e secchi: amato mio, li ho conservati per te.
      Oh se tu fossi un mio fratello, allattato al seno di mia madre! Trovandoti fuori ti potrei baciare e nessuno potrebbe disprezzarmi.
      Can 8,1
      Come vorrei che tu fossi mio fratello, allattato al seno di mia madre! Incontrandoti per strada ti potrei baciare senza che altri mi disprezzi.
      Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre; m'insegneresti l'arte dell'amore. Ti farei bere vino aromatico, del succo del mio melograno.
      Can 8,2
      Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre; tu mi inizieresti all’arte dell’amore. Ti farei bere vino aromatico e succo del mio melograno.
      La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia.
      Can 8,3
      La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia.
      Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, non destate, non scuotete dal sonno l'amata, finché non lo voglia.
      Can 8,4
      Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, non destate, non scuotete dal sonno l’amore, finché non lo desideri.
      Chi è colei che sale dal deserto, appoggiata al suo diletto? Sotto il melo ti ho svegliata; là, dove ti concepì tua madre, là, dove la tua genitrice ti partorì.
      Can 8,5
      Chi sta salendo dal deserto, appoggiata al suo amato? Sotto il melo ti ho svegliato; là dove ti concepì tua madre, là dove ti concepì colei che ti ha partorito.
      Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore!
      Can 8,6
      Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come il regno dei morti è la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma divina!
      Le grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio.
      Can 8,7
      Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che disprezzo.
      Una sorella piccola abbiamo, e ancora non ha seni. Che faremo per la nostra sorella, nel giorno in cui se ne parlerà?
      Can 8,8
      Una sorella piccola abbiamo, e ancora non ha seni. Che faremo per la nostra sorella nel giorno in cui si parlerà di lei?
      Se fosse un muro, le costruiremmo sopra un recinto d'argento; se fosse una porta, la rafforzeremmo con tavole di cedro.
      Can 8,9
      Se fosse un muro, le costruiremmo sopra una merlatura d’argento; se fosse una porta, la rafforzeremmo con tavole di cedro.
      Io sono un muro e i miei seni sono come torri! Così sono ai suoi occhi come colei che ha trovato pace!
      Can 8,10
      Io sono un muro e i miei seni sono come torri! Così io sono ai suoi occhi come colei che procura pace!
      Una vigna aveva Salomone in Baal-Hamòn; egli affidò la vigna ai custodi; ciascuno gli doveva portare come suo frutto mille sicli d'argento.
      Can 8,11
      Salomone aveva una vigna a Baal-Amon; egli affidò la vigna ai custodi. Ciascuno gli doveva portare come suo frutto mille pezzi d’argento.
      La vigna mia, proprio mia, mi sta davanti: a te, Salomone, i mille sicli e duecento per i custodi del suo frutto!
      Can 8,12
      La mia vigna, proprio la mia, mi sta davanti: tieni pure, Salomone, i mille pezzi d’argento e duecento per i custodi dei suoi frutti!
      Tu che abiti nei giardini - i compagni stanno in ascolto - fammi sentire la tua voce.
      Can 8,13
      Tu che abiti nei giardini, i compagni ascoltano la tua voce: fammela sentire.
      "Fuggi, mio diletto, simile a gazzella o ad un cerbiatto, sopra i monti degli aromi!".
      Can 8,14
      Fuggi, amato mio, simile a gazzella o a cerbiatto sopra i monti dei balsami!

      Bibbia CEI 1974

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