venerdì 26 aprile 2013

Come risposta venni dal sig. direttore della Fondazione Sciascia, mantenuta con i sodi nostri, insolentito come un "gran maleducato".


Preg.mo  Prof. Di Grado,

il 25 febbraio p.v. si terrà a Racalmuto una giornata di studio su Sciascia, il Castello Chiaramontano e … Regalpetra: i grandi interrogativi della piccola microstoria di Racalmuto.

La disturbo per vedere se Ella può dare un contributo scientifico all’iniziativa che prende a pretesto il castello Chiaramontano di Racalmuto, per indagare, a 360 gradi,  su tutta la vita passata che dalle ere geologiche sino ad oggi si è consumata intorno.

I lavori, affidati ad alcuni specialisti, dovrebbero arricchirsi di brevi contributi da parte di tutti gli addetti ai lavori racalmutesi, dagli archeologi ai cultori di scienze umanistiche, dagli storici ai togati etc.

Di sicuro  parteciperanno i due esponenti delle due scuole di pensiero che si agitano all’interno della Soprintendenza BB.CC. di Agrigento.

Personalità racalmutesi affermate come il prof. Giovanni Liotta o il Procuratore della Repubblica Nuccio Lo Re  o altissime autorità amiche di Sciascia e di Racalmuto, come sua Ecc. il Presidente del CGA della Sicilia, hanno dato il loro assenso.

Tra costoro, a mio avviso, la Sua presenza è d’obbligo.

Quanto agli altri consensi di politici, tecnici, ingegneri, studiosi, scrittori, sindacalisti, musicisti del luogo, sarebbe qui ozioso farne l’elencazione.

 

Spero di vero cuore che Ella ci dia la Sua qualificatissima adesione. Mi piacerebbe una Sua investigazione sul  rapporto tra Sciascia e “lu paisi”: naturalmente questa vuol essere solo una ingenua provocazione… nessun vincolo e nessuna direttiva. Ci mancherebbe altro!

 

 

Trepido fu il trasporto del grande Scomparso con i luoghi ed le antiche vestigia del suo paese.

 

«E’ stato detto - polemizza Sciascia in una prefazione alle sue “Parrocchie” - che nelle Parrocchie di Regalpetra sono contenuti i temi che ho poi, in altri libri, variamente svolto. E l’ho detto anch’io.» Ebbene, “Parrocchie” è libro fin troppo scopertamente raffigurativo di Racalmuto (alias Regalpetra), di uomini racalmutesi (Lascuda, Gaspare Martinez, don Ferdinando Trupia ed anche di ben precise località (non soltanto la Noce, ma Canalotto, Serrone, Pantanelle, Castello, Castelluccio, Matrice, S. Francesco, Monte, S. Giuliano, S. Maria di Giesu sic!, il Corso etc.), di eretici (invero alquanto stracci e paesani quali fra Diego La Matina), di ritrovi e di taverne (il circolo della Concordia ove uomini vani si consideravano il sale della terra in affabulazioni vacue, derelitte, oscene, è  ancora operante; da rievocare).»

 

Inoltre:

«Il territorio di Racalmuto ben si presta ad un ordito di transfigurazioni letterarie sulla scia delle varie, ineguagliabili visioni creative sciasciane. La Noce, ad esempio, fumiga in un paesaggio tizianesco, con visionarietà erotiche, con senili “alumbramienti”. La Chiesa del Carmine entra d’impeto nelle Parrocchie di Regalpetra “con un massiccio sarcofago di granito, due pantere rincagnate che lo sostengono”. Il Castello Chiaramontano è ancora altissimo ed imponente e là “il conte stava affacciato al balcone alto tra le due torri guardando le povere case ammucchiate ai piedi del castello”; allora (nel ‘600) come adesso. “Di zolfare e saline si dice nei privilegi reali relativi a Regalpetra”. Zolfare e saline costellano tuttora il territorio racalmutese, per una rivisitazione creativa alla Sciascia, per una rievocazione delle amare vicende sindacali come certi antichi contratti.

Località, fatti, figure, apologhi delle Parrocchie, di Morte dell’Inquisitore, degli Zii di Sicilia, di Occhio di Capra, del Mare colore del vino, di Kermesse, della vasta produzione minore, saranno puntualmente ricollocati negli anfratti in cui Sciascia li aveva allogati pur nella trasfigurazione della propria letteraria creatività. Il parco - se prescelto - saprà bene individuare una cosiffatta topografia. Racalmuto resta tutto sommato intatto. Certo, devastazioni, incurie, inculture danni ne hanno prodotti. Un motivo in più perché si dia vita ad un raduno di uomini “intelligenti” per sanare le ferite, rimandare ai posteri ancora integre le prische memorie dementi del paese di Sciascia.»

 Qualora volesse accettare di essere coinvolto nell’iniziativa, potrà dare il Suo assenso al Vice Sindaco, dott. Enzo Sardo, o al presidente dell’Archeoclub di Racalmuto rag. Carmelo Mulé o, anche, al sottoscritto.

Con molta cordialità.

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