martedì 19 febbraio 2013

Racalmuto non è Montedoro ... l'arciprete D'Averna (Taverna)

 
 
Questo antico "breve" papale parla della Chiesa di S. Antonio. i cui residui ruderi appaiono qui sopra fotografati. Il "breve" venne rilasciato per la concessione dell'arcipretura di Racalmuto a don Gerlando de' Averna.
Costui quindi viene molto probabilmente da Agrigento per il nome che porta.
Il documento è
 datato nell'ultimo foglio che qui non riportiamo, sotto il 13 novembre del 1561.
La cosa ci interessa molto da vicino perché, seguendo le discendenze di un fratello dell'arciprete, notiamo che il solito distratto amanuense in tonaca cambia i D'Averna in Taverna. Si arriva comunque alla fine del Seicento.
 I Del Carretto si dissolvono. A Racalmuto piomba una crisi economica ragguardevole. La si coglie seguendo gli innumerevoli e rivelatori "gratis pro deo" come dire che la famiglia del povero estinto non ha neppure l'obolo per pagare le quartuarie ai voraci preti, al vescono, alla confraternita ed alla chiesa nel cui sottosuolo v'è "carnaria" per tutti.


 
Resta evidente che i Del Carretto non erano poi questi aguzzini del popolo che Tinebra Martorana e successivi suoi adepti, anche di altissimo lignaggio, danno per verità indubitabile.


 
Nella mia famiglia vi è un salto: alla fine de Seicento non ce la fanno più a tollerare le angàrie che il nuovo duca venuo da Naro impone; emigra a Grotte; vi permane un secolo e ritorna a casa, a Racalmuto che non è Montedoro.

 
Non insisto temendo di ricadere in uno "scivolone grottesco". Ma grottesco ci sarà lui, perché Racalmuto non è Montedoro.

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