giovedì 7 febbraio 2013

lettera inviata ad un onorevole professore di letteratura italiana


Gentilissimo professore

Ella di certo svetta in questo parterre diciamo di anime buone, sembrandomi eccessivo dirle “belle”: è di “superiore concetto”, ricorrere all’aulico “tenace” mi parrebbe scrivere da cane, è, nel suo gymnasium,  indiscusso maestro, direi aio.

Così ha obbligato l’atteggiamento non normale, sofisticato, da superiore pedagogo.  Mi perdonerà se non mi iscrivo alla sua scuola che un po’ sprezzantemente  reputo ridondante di banalità in belle parole. Si sa che gli uomini di pensiero sono poi gli inani nella prassi. La ciarla letteraria ha invero echi contratti in una Italia – figuriamoci la Sicilia, poi – che non legge. L’inutilità dell’intellettuale in questo nostro Paese è desolante. E quei pochi che intellettuali riescono almeno ad apparire blaterano luoghi comuni che  se non fossero coniati in bello stile sarebbero comicamente risibili. Da un lato il vacuo comico alla Grillo, dall’altro  il cialtronante già magistrato che mi vuol persino far credere che Dell'Utri ha ricattato Berlusconi o che sia un crimine se un ministro di Stato  in tempi calamitosi ha la saggezza di trattare fuori regola  per tamponare un mafioso anarchismo capace di sciogliere bimbi nella calce  o di architettare una bella bomba all’Olimpico di Roma.

Mai e poi mai Lei leggerà il Confiteor di Geronzi;  non saprà dunque mai cosa fu lo “sbarco bancario” di Capitalia in Sicilia, necessario per sopperire al disossamento monetario che anche paludate fondazioni  e parchi letterari ove poterono  gozzovigliare  bagasce nostrane,  praticarono; non avrà tempo per sapere che Capitalia, d’impulso delle autorità monetarie, ordì fusioni, incorporazioni, malvagità di bilancio per fare ”cassa” alla bisogna: dovrebbe cogliere il senso della pagina 143 di quelle insane confessioni.  Difficile poi riuscire ad arguire  che quella fu la matrice dello scoppio bancario di oggidì quale si collega a MPS e a quelle misteriose trame d’alta alea sui c.d.  “derivati”. Discorso lungo per dipanarlo qui. Ne va anche  di mezzo il buon nome di numi della superiore opinione  cui forse anche Lei si ascrive.

Se Berlusconi dovette cedere – io non lo amo, ma dei suoi vizi privati non me ne importa nulla – fu perché i tremendi potentati dell’economia globale  gli stavano pregiudicando il rinnovo di quattrocento miliardi di euro in titoli pubblici.  Sarebbe stato il crack di quello Stato che bene o male La paga con regolarità alla scadenza di ogni mese per un lavoro “accademico” che francamente non riesco ad apprezzare.

Un partito è solo quello che i suoi elettori vogliono che sia. Lei non vota PD, ne ha tutto il diritto di questo mondo; io voto PD: credo di essere persino nel giusto, convinto che un partito deve essere saggio nella “prassi” e Bersani lo è; deve perseguire il bene comune negli angusti limiti del “possibile” non della intellettualistica masturbazione; ed il PD cerca con di dignità di perseguire il bene comune possibile in questa congiuntura in Italia; D’Alema lo conosco; gli ho fatto visita nel mese scorso della sua fondazione sita in piazza Farnese. Studia, scrive, colloquia nel settore della politica estera: lo stimo e lo ammiro. Umanamente non è simpatico. Ma che importa. Chi di noi poi è simpatico?

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