mercoledì 2 gennaio 2013

I dispetti di Sant'Ivo

Ieri all'hotel Cappugi di Pistoia, approfittando di un computer collegato, mi sono messo ad abborracciare una disattenta nota. Preso dalle ubbricanti visite ai musei e alle chiese, pale d'altare, e quadri e noiose opere miniori, mi sono messo ach'io a scrivere un "trittico": rammarco per una Banca d'Italia che ha perso le generossa propensione alla munificenza dei tempi miei; il sarcasmo e l'autoironia nel constatare a Lucca che i marchesi del Carretto di Finale Ligure con i "carretteschi" racalmutesi o regapetresi che dir si voglia non hanno legame alcuno ove si eccettuino omonimie che sanno di falso quattrocentesco; e in fondo le asimmetrie che mi ha suggerito un quadretto (esteticamente parlando) di un sant'uomo SANTO IVO, insomma, che da un lato è misericordioso tanto è prodigo di consigli e di lettere con una vedovella e dall'altro arraffa facendo finta di niente una pesantissima borsa stracolma di moneta aurea.
Promisi che avrei in serata illustrato meglio il concetto ma intanto manco il nome del santo segnavo a risprova della mia abulia verso santi e cose sacre di cattolica fattura. Dovevo farlo ieri sera, ma ero stanco e così procedo ora a dipanare l'ordito dei miei sgangherati accostamenti.
Ha iniziato il mio amico anche se distante dalle mie convinzioni l'ex sindaco della commissariata Racalmuto Totò Petrotto con gli insolenti suoi (e di altri) accostamenti tra derelittissimi pensionati e le munificentissime liquidazioni di meteore alle presidenze di assicurazioni nazionali o di ex enti pubblici economici o di decrepite superbanche e dintorni. Io ho qualche volta commiserazione per i poveri pensionati - dovrei iniziare dall'autocommiserazione - e la estendo ai precari, agli LSU, agli imboscati nei sottoscala di comuni, province, regioni, uffici postali e via discorrendo. Ma in cuor mio resto sempre vittima della mia educazioe liberista - e forse massone, non per mia vocazione ma perché intrisi ne sono stati i miei docenti - e dico anche se arrivano solo a quel milione al mese promesso da Berlusconi e subito dopo ridotto a 500 euro da Ciampi, codesti signori quella pensione se la sono (me la sono) guadagnata? Quando penso al mio caro Riddiliu che non avendo mai fatto un giorno di pirrera e mentendo al sanitario ufficiale che vi aveva subito rabbuiamento della vista per una vriccia cadurta in miniera poté locupletare una pensione astronomica (per quel lavoro) di quattromilioni di lire al mese e sbrodellava ricchezza offensiva nei confronti dei suoi tanti beneficiati al caffé Taibi, beh! tanta pietà per i poveri pensionati non ce l'ho più. I nichilisti grillini dell'ultima ora possono pure linciarmi io resto della mia idea, non per nulla sono tra quelli che Sciascia e Regapletra vogliono di "tenace concetto".
Ritorniamo a Sant'Ivo: un santo che mentre con la mano destra si profonde in consigli, chiacchiere, denunce, moralismo, accuse ed anche credo in voluminose confessioni autoassolutorie, dall'altra arraffa quella nutrita borsa di cui dicevamo. E così dopo otto-undici mesi di evanescente presidenza in una multimazionale assicurativa chi si prende quasi quattro miloini di euro di indennità di anzianità e chi invece rintuzza il suo intervistatore impertinente con una sola parola "volgarità". Volgarità perché? perché, che male c'è a prendere "una buonauscita di 16,6 milioni di euro che si aggiungevano ai 3,4 del compenso annuale". Poi, siccome siamo in clima ecclesiale alla Santo Ivo insomma, il pio penitente specifica la natura del suo 27 (pagina s'intente): "non mi è stato versato nulla di più di quanto era stato previsto dagli accordi stipulati al momento dell'incarico. In piena trasparenza fiscale, ci tengo a dirlo. Del resto il compenso alle Generali era in linea con quanto in precedenza ricevevo a Medio Banca, socetà di rilievo grande, e però minore rispetto alla compagnia. Inoltre, come può constatare lei stesso, diversamente da tanti altri presidenti e amministratori delegati in uscita, non ho preso impegni al silenzio che, di solito, vengono lautamente retribuiti a parte. Ero e sono un uomo libero".
Perché lui è uno di quelli che direbbe sornionamente il pingue Ferrara rientra nella congrega di quelli del "LORO PUO". Ed a proposito del Foglio di Ferrara, debbo qui dire che ora mi ributta indietro i miei e-mail come posta indesiderata dopo avere ricevuto sì tanti miei post ma averli invero
fatti marcire nelle consunte memorie dei computer. Come capirete io sono indigesto alla letteratura (sono troppo ipotattico) alla stampa (sono troppo birichino) non sono accetto neppure a Regalpetra Libera (Fiero mi accusava di essere desueto ed antiquato). Allora mi accontento di scrivere in FB ove sì mi censura una volta per una settimana ed un'altra per due ma io avendo due fb li cogliono. Mi accontento con qualche soddisfazione a diluviare in quest mio blog CONTRA OMNIA RACALMUTO che progredisce in ascolto di giorno in giorno. Il commento al penitente confesso lo diluirò in tante puntatine e così non solo voi, lettori della prima ora, ma anche quelli che potete avvicinare sarete costretti a seguirmi nelle mie note e nei miei appunti e contrappunti che già mi stanno alienando tante simpatie (invero scarse) e tante benevole amicizie (invero rade).
Mi limito all'intervistatore, forte come sono per essere stato uno dei soli tre validi ispettori della banca d'italia a dire di Sarcinelli (ma per gli altri due si sbagliava) e per essere stato anche per meno dei sette anni canonici SUPERISPETTORE del SECIT il tremendo ispettorato tributario inventato da Reviglio e seppellito dopo trent'anni da Tremonti.
Costui si dichiara intervistatore d'alto bordo: 18 anni fa già aveva avuto accesso alle confidenze del grande banchiere all'occaso, lo aveva irritato ed era finito fuori dal suo giornale di dimensioni nazionali. Aveva sicuramente raggranellato anche lui una "buonauscita": buona quanto? tributariamente come trattata? Ma si sa, i giornalisti fanno domande, non danno risposte; Il giornalista è il re delle interviste e poi si fa anche intervistare nelle televisioni. Gratis? Con quale trattamento fiscale? Anche qui top secret.
Il giornalista è ora al soldo del più grande giornale italiano: dovrebbe essere pagato bene, dovrebbe però in cambio fornire la esclusività della sua attività professionale. Ha fatto al banchiere del Confiteor qualche migliaia di ore d'inrevista. In esordio è tanto francescano da venire a Roma con IL FRECCIAROSSA e si accontenta di "acqua fredda e un caffè", non vuole che lo si vada a prendere in macchina per portarlo dalla Stazione Termini a Piazza Venezia. Stese un libro di 362 pagine; televisioni nazionali e della 7 vi dedicano ore di trasmissioni che di pubblicità surettizia ne fanno tanta. Attività che rientra nella esclusività del rapporto di lavoro con il corrierone? Che vuol dire? guardate quello che fanno certi magistrati con il vezzo televisivo, con la penna a pagamento, con le querele per diffamazione ultra lucrative: che fanno? si attengono ai divieti assoluti di percepire compensi extra? Fanno come ai tempi miei in Banca d'Italia quando eravamo costretti a restituire alla banca ogni provento riveniente da incarichi per distacco? (ma non valeva per tutti e ora mi risulta che la norma viene considerata "desueta")?
Domandine facili, facili le mie e qualche eco l'avete mai trovato ovunque o comunque? Manco Travaglio ne parla. Figuratevi si partirebbe da lui. Quindi se volete addottrinarvi leggete qui in CONTRA OMNIA RACALMUTO e qualche risposta la troverete; il piccolo paese del sale e dello zolfo (e del truffaldino peso del caciummo anche) è in grado di sussurrare qualcosa tacitato ovunque e chi scrive non è nessuno ma ha avuto la ventura di essere stato il servo (credo poco sciocco) di tanti potenti ed alcuni potentissimi e nessun grande uomo è grande per la sua cameriera. Io"cameriera" lo sono stato e mi hanno anche adeguatamente ma legalmente retribuito - e io lo posso dire - in totale regolarità tributaria. Ma sono stato sempre molto insolente, dispettoso e in vario modo "messo alla porta". Sono stato però per trent'anni silenzioso, non ho mai RICATTATO nessuno (e lo potevo fare). Forse a ottant'anni il gusto di poter dire "amicus Plato sed magis veritas" mi si è inopinatamente risvegiato. Qui a CONTRA OMNIA RACALMUTO

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